La Prima volta

La prima volta

La prima volta

Due gare. Solo due gare. Queste sono bastate a Marc Marquez per ottenere la sua prima vittoria in MotoGp. A 20 anni 2 mesi e 4 giorni è il pilota più giovane a vincere nella classe regina. Un week-end condito pure dal record di pilota giù giovane a far segnare la pole. Perfetto.  Niente lo ferma. Neanche la violenta caduta che lo vede protagonista nella terza sessione di Prove Libere. Anzi, 5 minuti dopo si rimette in sella alla sua HRC e fa segnare il tempo più veloce della sessione. Un corpo da ventenne in cui giaciono una mentalità, una determinazione, una sicurezza da veterano. Pacato nelle dichiarazioni fuori dal circuito e nei rapporti con gli altri piloti, calcolatore e freddo in pista, aggressivo ed estremo nella guida. La Honda già se lo coccola, e come dargli torto uno così non passa spesso. La domanda sorge spontanea: può vincere il titolo? Lui dice che è quasi impossibile, ma i numeri per fare il colpaccio ce li ha. Ovviamente tra lui e la gloria ci sono Lorenzo, Rossi, Pedrosa, ossi duri (anzi durissimi) che per vari motivi sono alla caccia del titolo. Ma battere loro renderebbe ancora più leggendaria l’impresa. Ed intanto il baby-fenomeno comanda la classifica mondiale (in coppia con Lorenzo)

Dani Pedrosa è il grande sconfitto della Domenica. La Honda sul circuito texano mostra una superiorità imbarazzante. Lui è l’indiziato principale per la vittoria. Dani comanda per la maggior parte del tempo la gara, ma a 9 giri dalla fine il compagno lo passa e niente può fare per riprendersi la posizione. 0-2 nello scontro interno in HRC; uno 0-2 che solo alla seconda gara suona già come campanello d’allarme. Ed il rischio è quello che finisca per fare anche quest’anno la figura del Bersani della MotoGp. Conclude il podio Jorge Lorenzo che nulla può per stare attaccato al duo Honda: troppo superiori.

46-93. Passaggio di testimone?

46-93. Passaggio di testimone?

Rossi? Non pervenuto. Si perde a centro gruppo e finisce in sesta posizione, battuto anche dall’altra Yamaha di Crutchlow (4°).  E la stretta di mano a fine gara tra il Dottore e Marquez sa tanto di passaggio di testimone tra passato e futuro. Timidi segnali positivi in casa Ducati. E’ vero che Dovizioso non va oltre il settimo posto ma il passo gara dell’italiano è buono, sempre sotto il 2”06. Comunque c’è ancora molto da lavorare a Borgo Panigale. Monopolio spagnolo anche in Moto2 e Moto3, con vittorie rispettivamente di Terol e Rins. Gara di Moto 3 condizionata da una bandiera rossa dovuta a una brutta caduta di Iweta che è stato portato via prima in ambulanza e poi trasferito in elicottero all’ospedale di Austin. Il pilota è in buone condizioni e non sembra aver riportato lesioni a schiena e arti dopo la violenta botta.

Nel pomeriggio è scesa in pista anche la Formula 1. Lo scenario del quarto Gran Premio è il deserto del Bahrain. Il dominatore di giornata è Sebastian Vettel che, dopo essersi sbarazzato nei giri iniziali di Rosberg (che partiva dalla pole) e Alonso, inizia una cavalcata in solitaria che lo porta a concludere il week-end sul gradino più alto del podio. Niente lo impensierisce, neanche il valzer dei pit-stop impensierisce la leadership del tedesco.

Spaziale Vettel

Spaziale Vettel

Il duello che tutti si aspettavano era quello tra il tedesco e Alonso. Scontro acceso nei primi giri ma subito spento dopo soli 7 giri quando il DRS dello spagnolo rimane aperto costringendolo ad una sosta forzata per risolvere il problema. Problema che però si ripresenta il giro dopo costringendolo ad un altro stop e relegandolo in fondo al gruppo. Un problema, quello al DRS, molto raro e mai successo in 3 anni. Ma c’è sempre una prima volta.

E con il senno di poi la domanda sorge spontanea: perché non disattivare subito il DRS di Alonso evitando così l’ulteriore sosta? E’ vero che a caldo in certe situazioni non è mai facile prendere una decisione ma di fatto questa la seconda decisione errata del muretto rosso dopo il disastro di Sepang (sempre protagonista Alonso). Ovviamente non avrebbe potuto lottare per il podio ma qualche punto in più avrebbe potuto portarlo a casa. Anche così si vincono i mondiali. In una F1 schiava del DRS, KERS e di gomme che si sgretolano dopo pochi giri per ottenere un po’ si show, i vari Perez, Button, Rosberg ci ricordano che i piloti contano ancora qualcosa nei sorpassi. Il mattatore di giornata è il messicano della McLaren che a colpi di sportellate e sorpassi rende la vita difficile a molti suoi avversari e si rende profeta della frase “il compagno di squadra è il tuo primo avversario”. Lo scontro tra lui e il compagno Button è il più avvincente dell’intera gara. Il muretto McLaren non si intromette mai nella sfida “fraticida” tra le due frecce d’argento lasciando alla pista il verdetto finale. A spuntarla è il giovane messicano che ottiene il suo miglior risultato della stagione con un sesto posto. Saldo il primato nelle mani di Vettel, a contendersi gli altri due posti sul podio sono Di Resta, Raikkonen, Grosjean. Ci sarebbe anche Massa che, partito con le dure, avrebbe potuto dire la sua per la Top3, ma la sua strategia viene vanificata da una doppia foratura alla posteriore destra che lo costringe alla sua solita prestazione a centro gruppo. Ad ottenere il secondo posto è Raikkonen, che approfitta della strategia su 2 soste, e terzo si piazza Grosjean che ha la meglio su Di Resta. Ancora una volta la Lotus dimostra di non essere una macchina perfetta ma di poter contare su un’ottima gestione delle gomme che gli permette di lottare sempre per il vertice.  Ad accendere il finale di gara sono Hamilton, Webber, Perez (sempre lui) che fino all’ultimo giro lottano per la quinta posizione con il pilota Mercedes che la spunta sul messicano e l’australiano. Concludono la zona punti Rosberg, che partito dalla pole è costretto per tutta la gara a lottare con le gomme (il vero avversario in casa Mercedes) e Button. Dopo le prime 4 gare extra-europee la classifica dice Vettel primo a 77 punti seguito da Raikkonen (67), Hamilton (50) e Alonso (47).

La prima del "kamikaze"

La prima del “kamikaze”

Nota dagli States. Una vecchia conoscenza della F1, e mio idolo personale, è stato protagonista  nella gara di Long Beach di Indycar. A vincere infatti è Takuma “kamikaze” Sato che, quando non è indaffarato a testare i muretti americani, dimostra di saperci fare. Prima vittoria americana per lui dopo aver sfiorato il colpo alla 500 Miglia d’Indianapolis 2012. Good Job Takuma

Potrebbero interessarti anche...

5 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Questo weekend non sono riuscito a vedere nulla e apprendo da te dell’impresa di Takuma che mi rende più che felice!! Scheggia impazzita all’interno della indycar, finalmente è riuscito a centrare la vittoria!!

  2. piescic ha detto:

    Su Pedrosa concordo su tutto. Su Marquez, per quanto si intraveda in lui la stoffa del fenomeno, credo sia ancora presto per giudicare, anche se sicuramente ha il talento (e soprattutto il mezzo) per lottare fino alla fine. Per quanto riguarda la F1, ho come l’impressione che, in casa Ferrari, senza la sfiga che li ha colpiti domenica, Alonso sarebbe finito sul podio mentre Massa avrebbe comunque fatto la solita gara anonima. Mi aspettavo una menzione in più per il mio idolo e compagno di bevute Kimi Raikkonen, che quando c’è da andare a bere una buona boccia di frizzante aggratis, non si tira mai indietro, anzi. Campione di costanza nonostante l’auto non sia proprio all’altezza delle big del circus. Ma nessuno in casa Ferrari si mangia le mani?

    • emafossen ha detto:

      Stavolta al nostro amico Kimi è andata male perchè in Bahrain non si festeggia con lo spumante ma con un tipo di acqua di rose non alcoolica. Un Ferrari-Raikkonen bis non era fattibile a mio avviso, visto che Kimi è sempre alla ricerca di nuove sfide e la Lotus era l’auto giusta. Certo che rivederlo in rosso era (ed è) un mio sogno. Io, da tifoso, mi mangio le mani per non essere riuscito a portare in rosso Di Resta che da due anni fa vedere di saperci fare con la Force India; ed è stato campione del DTM nel 2010, un campionato tutt’altro che facile.

  3. piescic ha detto:

    Io però intendevo cosa ne pensavano i tifosi Ferrari se, al posto di silurare lui nel 2010, avessero silurato il brasiliano e preso comunque Nando. Su Di Resta credo ci sia poco da dire: è sicuramente meglio di Massa con una macchina decisamente peggiore della rossa 😀

    • emafossen ha detto:

      Il divorzio Ferrari-Raikkonen nel 2009 è stato consensuale. Le prestazioni di Kimi dopo la vittoria del titolo nel 2007 stavano calando (complice anche la scarsa competitività della Ferrari) e Massa a gli arrivava spesso davanti. Quindi la decisione, visti i risultati, era un po’ scontata. Massa dall’incidente in Ungheria in poi non è stato più quello di prima (vice-campione 2008). Inoltre Raikkonen si stava annoiando in F1 e aveva voglia di nuove sfide. Ora da tifoso (Ferrari e di Kimi) io ti dico che avrei tenuto Raikkonen tutta la vita, ma nel 2009 la scelta fatta sembrava giusta. Di Resta da tenere d’occhio, anche se credo che le possibilità che possa arrivare alla rossa sono basse, visto che se non sbaglio è ancora sotto l’ala protettiva della Mercedes (casa con cui ha vinto nel DTM e che lo ha lanciato in F1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *