NFL Draft Stories – 2003

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Nel 2003 succede una cosa che pensavo potesse accadere solo a chi, facendo un fantasy draft online, si trovasse proprio nel momento del bisogno senza connessione, con il tempo che scorre a zero senza che si abbia la facoltà di scegliere e il proprio turno viene “skippato” con la possibilità di recuperarlo una volta che la connessione ha il buongusto di tornare attiva. I Minnesota Vikings sono i proprietari della settima scelta assoluta, i 15 minuti a disposizione stanno velocemente andando a 0, mentre il front office sta tentando una trade. Qualcosa non va per il verso giusto, qualcuno ha tolto le batterie alla sveglia? Quella che viene fuori è una delle gaffe più tremende della storia recente del draft, il tempo scade e dietro ai Vikings, come falchi, prima i Jaguars e poi i Panthers colgono l’occasione al volo.

Avendo notato le difficoltà del front office dei Vikings nel chiudere l’affare o nel trovare un nome nel tempo consentito, i GM di Jacksonville e Carolina avevano annusato la possibilità di sopravanzarli incredbilmente nell’ordine di scelta, così non si erano fatti trovare impreparati e pochi secondi dopo che il cronometro segnava il triplo zero si erano affrettati a consegnare i loro nominativi al commissioner: i Jaguars così scelsero subito Byron Leftwich (QB), mentre appena dopo i Panthers selezionarono Jordan Goff (OT). A quel punto i Vikings ebbero l’occasione di scegliere finalmente il loro primo giocatore del draft 2003 e andarono su Kevin Williams, DT. Per la cronaca, successivamente i Baltimore Ravens scelsero in tutta calma Terrell Suggs….la gatta frettolosa, fa i gattini ciechi.

Jacksonville e Carolina

Jacksonville e Carolina

A bocce ferme poi venne fuori come andarono effettivamente le cose: Minnesota era alla disperata ricerca di un DT dominante, da affiancare ad Hovan; il sogno bagnato si chiamava Dewayne Robertson; non a caso i Jets salirono dalla 13 sino alla 4 per prenderlo. A quel punto nella big board dei Vikings il piano B era rappresentato proprio da Kevin Williams. Però la sensazione era che nessuna delle squadre dopo di loro avesse la necessità di un DT, da lì il tentativo di scambiare a scendere per guadagnare qualche altra scelta successiva. Chi fece scadere il tempo fu proprio Baltimora; la trade prevedeva che, oltre allo scambio di prime scelte, a Minnesota andasse anche un quarto ed un sesto giro, l’ok dei Ravens arrivò fuori tempo massimo, mentre Jaguars e Panthers si erano già catapultate con il loro nome sul podio del draft. Alla fine, nonostante gli insulti dei propri tifosi, Mike Tice (HC dei Vikings) si affrettò a far sapere che avevano preso comunque il giocatore che realmente volevano. A 10 anni di distanza come dargli torto? Kevin Williams è diventato uno dei DT più dominanti della lega ed, assieme all’altro Williams, Pat, una delle coppie più terrificanti per i centri e le guardie avversarie. Kevin ha giocato 6 Pro Bowl (tutti dal 2004 al 2010, tranne quello del 2005), è stato nominato per il first team All-Pro per 5 volte e fa parte del secondo lineup della squadra NFL della decade 2000-2010.

L’unica macchia è una positività ad un diuretico e la successiva (molto successiva…) squalifica, vicenda che lo accomunò al suo compagno di cognome e di reparto Pat, i due furono inizialmente squalificati nel 2008 per 4 partite che gli avrebbero fatto perdere i playoff di quell’anno, i giocatori fecero ricorso ad un tribunale federale che bloccò la squalifica fino a una revisione seguente, così che i Williamses poterono scendere in campo nei playoff, dove però i Vikings persero nella wild card, in casa, contro i Philadelphia Eagles. La “revisione successiva”, come già accennato, fu tardiva, tant’è che le stagioni 2009 e 2010 passarono senza che si sapesse nulla di nuovo, infine, con i due giocatori ormai sul viale del tramonto, arrivarono le giornate di squalifica che nel frattempo erano passate da 4 a 2: una storia molto “italian-calcistica” nella gestione delle sanzioni.

Se a Minnesota, nonostante il pasticcio del cronometro andò benissimo e a Carolina comunque non andò proprio male considerando che Jordan Gross è stato il right tackle titolare di quella linea praticamente sin dal momento in cui ha messo piede nella NFL, l’aspetto più interessante colpisce (toh…guarda che strano, ndr) i Jacksonville Jaguars: la scelta di Leftwich si è poi rivelata abbastanza mediocre, ma questo non è l’unico aspetto da approfondire, infatti, nonostante nel front office, ad anni di distanza, tutti assicurino che non c’era alcun dubbio sulla scelta da fare in quel primo giro, Jack Del Rio, all’epoca appena nominato capo allenatore e mente prettamente difensiva, era molto più orientato nello scegliere un pass rusher puro, il nome, ve lo potete immaginare, era quello di Terrell Suggs, che invece poi finì tra le braccia dei Ravens, che ancora oggi se lo godono dopo 84,5 sack e un anello appena messo al dito.

E' una questione di centimetri

E’ una questione di centimetri

Ma c’è un altro giocatore che ha sollevato per la prima volta il Vince Lombardi Trophy pochi mesi fa, che proviene proprio dal draft 2003: Anquan Boldin quel trofeo l’aveva sfiorato nella stagione 2008, sì proprio la stessa in cui i Williamses giocarono dei playoff che probabilmente non dovevano giocare causa abuso di sostanze…coprenti. All’epoca era uno dei due target più invidiati della NFL, giocava con un Kurt Warner illuminante e nel lato opposto di Larry Fitzgerald. Veder giocare i suoi Cardinals era uno spettacolo che arrivò a tanto così (foto a lato) dallo “scioccare il mondo”. Ma di lui parliamo perché entrò in NFL in pratica come elemento “secondario” di una trade che ha già lambito queste pagine.

I New Orleans Saints avevano due scelte ravvicinate all’interno del primo giro, la 17 e la 18, residuo della trade che portò Ricky Williams ai Dolphins. Ne fecero un pacchetto assieme alla 54esima scelta assoluta, per salire alla sesta scelta assoluta in possesso degli Arizona Cardinals che per riequilibrare la trade aggiunsero anche un loro secondo giro (37esima assoluta) e il quarto giro (102esima assoluta). Messi così sono solo dei numeri, ma andiamo a vedere i nomi che ci sono scritti affianco:

New Orleans Saints

-6a scelta (1° giro): Johnathan Sullivan (DT). Se ci fosse ancora bisogno di sottolineare l’imperscrutabilità del drat, questo che doveva essere il pezzo principale della trade, che spinse i Saints a salire per averlo nella loro linea, rappresenta in realtà la più grossa delusione tra tutti i giocatori coinvolti. Nel giro di 3 anni i Saints lo scaricano dopo un sack e mezzo in 36 partite e un 2005 in cui non parte mai titolare. Nel 2006 i Patriots lo prendono scambiandolo per Bethel Johnson (WR, niente che meriti più di una riga di commento e che fu scelto proprio in quello stesso draft al secondo giro, scambio di delusioni), ma lo rilasciano senza dargli mai l’occasione di scendere in campo, ponendo fine alla sua carriera sportiva.

Dietro a me corre anche Reggie Bush

Dietro a me corre anche Reggie Bush

-37a scelta (2° giro): Jon Stinchcomb (OT). Fratello d’arte di Matt, anche lui offensive tackle, scelto al primo giro del draft 1999. Jon inizia con difficoltà il suo percorso tra i pro, 2 stagioni da backup ed una terza da infortunato. Nella quarta però entra in pianta stabile nel lato destro della linea che proprio dal 2006 in avanti è chiamata a difendere le gesta di Drew Brees. È uno dei protagonisti della squadra che nel 2009 si laurea campione del mondo. Problemi fisici interrompono la sua carriera a 31 anni nel 2010, ma al netto dei successi non credo che né lui né la squadra si possano lamentare di questa pedina della trade.

-102a scelta (4° giro): Montrae Holland (OG). Se Stinchcomb sboccia dopo le prime tre stagioni, lui dopo la quarta stagione è fuori dai piani dei Saints, una guardia onesta, che poi troverà un contratto annuale da parte dei Broncos che lo scambieranno per un quinto giro ai Cowboys. Giocatore da rotazione, senza infamia e senza troppa lode.

Arizona Cardinals

-17a scelta (1° giro): Bryant Johnson (WR). È il terzo (ed ultimo) WR scelto al primo giro, gli altri due? Charles Rogers (2a assoluta) e Andre Johnson (3a assoluta). Diciamo che Bryant si posiziona esattamente a metà tra i due. Il primo è uno dei maggiori bust nella storia del draft, il secondo è un hall of famer in divenire. Bryant Johnson gioca in NFL fino al 2011 tra Arizona (soprattutto), San Francisco, Detroit e Houston, con una media di 34 ricezioni a stagione, quasi 4mila yard complessive ricevute e 15 TD. Ci si aspetta di più da una prima scelta.

-18a scelta (1° giro): Calvin Pace (DE). Un colpo all’attacco e uno alla difesa. Con la scelta successiva viene preso uno dei migliori pass rusher della classe, assieme al già citato Terrell Suggs. Pace si costruisce una carriera onesta che subisce una discreta impennata una volta che cambia squadra e sistema difensivo, da OLB nella 3-4 allenata da Rex Ryan, ai New York Jets, la sua produttività aumenta. Nei 5 anni ad Arizona invece fa un po’ fatica, soprattutto nei primi 3 in cui viene schierato DE in una linea a fronte pari.

-54a scelta (2° giro): Anquan Boldin (WR). È una scelta che arriva ad Arizona per riequilibrare la trade, i cui prezzi forti erano rappresentati dalle 3 prime scelte che venivano scambiate e che come abbiamo visto non hanno fatto una gran figura. Per di più Arizona aveva già scelto un ricevitore al primo giro il che faceva sembrare questa scelta tatticamente non del tutto condivisibile. E poi aveva corso le 40 yard con un rivedibile 4.71 (….ma “voi” continuate pure a basarvi unicamente sulle misurazioni delle combine per (pre)giudicare un giocatore, mi raccomando….). Boldin era arrivato a Florida State come QB e dopo un anno e mezzo a non trovare spazio era stato convertito a WR proprio per sfruttare le sue doti atletiche. Ai Cardinals per fortuna le gerarchie le fa il campo (né le combine, né l’ordine di scelta al draft): nella prima partita riceve 217 yard, al termine della stagione saranno 1.317 grazie alle 101 ricezioni che mette a segno. Riuscirà a fare di meglio solo nel 2005 quando ricevette 102 palloni per un totale di 1402 yard. I suoi numeri sono da prendere con termini relativi, perché dal 2004 in poi si trova a giocare affianco ad un altro fenomeno che di nome fa Larry e di cognome, Fitzgerald. A questo si aggiungono infortuni sempre fastidiosi che gli fanno saltare partite un po’ qua un po’ là, ma ciò non gli vieta di superare le 1000 yard in 5 delle 7 stagioni in maglia cardinals.

Ho avuto ragione io.

Ho avuto ragione io.

A 30 anni, senza più Warner, decide che è il momento di trovare una squadra che possa dargli un’altra chance per raggiungere quel trofeo che è riuscito solo a vedere da vicino, abbandona Fitzgerald alla depressione generata dai lanci di Derek Anderson, John Skelton, Max Hall, Kevin Kolb, Ryan Lindley, Brian Hoyer, e va alla corte di Joe Flacco (per una terza scelta ed una quarta) per coronare il sogno di chiunque: ci mette 3 anni, saltando solo 3 partite, alla faccia dei problemi fisici. In maglia viola non supera più le 1000 yard e nemmeno le 70 ricezioni a stagione, cosa che in Arizona gli era successa solo una volta (2004) dove per di più giocò solo 10 partite, ma quel che conta è che, storia dei giorni nostri, vince il Super Bowl con una prestazione che, se non fosse obbligatorio darlo al QB vincente, gli varrebbe anche il premio di MVP della partita finale, con 6 ricezioni, 102 yard, 1 TD e LA giocata della partita, con San Francisco in rimonta e lui che chiude a modo suo un terzo down decisivo, danzando con le punte dei piedi sulla sideline e prendendo il pallone con la punta dei polpastrelli. A proposito di San Francisco, Anquan non ha nessuna intenzione di fermarsi (né tanto meno di rinunciare a dei soldi): nonostante la frase di circostanza “una volta che sei un raven, sarai sempre un raven”, non accetta la proposta di ridursi di 2 milioni (da 6 a 4) il suo stipendio negli ultimi due anni di contratto, Baltimora che dopo aver vinto il titolo è intenzionata a ricostruire decide di scambiarlo per una scelta di sesto giro, va nella baia, abbandona il viola e l’anno prossimo si vestirà in oro-cremisi…e la storia continua…..

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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