NFL Draft Stories – 2009

Non tutti i draft escono con il buco (del Pro Bowl)

Non tutti i draft escono con il buco (del Pro Bowl)

L’edizione 2009 mi mette veramente in difficoltà: inizialmente avevo in mente di raccontarvi 12 storie, una per ogni singolo giocatore che i Dallas Cowboys hanno scelto in questo draft (dal terzo al settimo giro) e che a 4 stagioni di distanza non sono più presenti a roster e nei peggiori dei casi non sono nemmeno più in NFL. Nel frattempo su True Blue Blog è uscito questo articolo, quindi perché ripetersi?

Restavano:

1-gli onomastici di Kansas City (Tyson Jackson alla terza assoluta è stato scelto per il nome? Questo spiegherebbe anche la scelta di Ryan Succop, mr.irrilevant, generata dal suo cognome?).

2-i feticisti delle 40 yard di Oakland (Darrius Heyward-Bey prima di Crabtree, Maclin, Harvin, Nicks)

3-i compagni di acidi di Buffalo e San Diego (Aaron Maybin e Larry English fanno casistica, ma sulla difficoltà di pescare il pass rusher giusto abbiamo già detto in abbondanza con le storie trattata nel draft 2008)

4-gli ottimisti di New York, sponda Jets (avete presente quando uno va all in con 7 e 8 suited, giustificando il tutto con “sono le mie carte”? Ecco sintetizzato la mossa stile banzai dei Jets per arrivare a draftare Mark Sanchez)

Poi però, anche imbeccato da una discussione con uno degli altri redattori di questo fantastico blog, ho notato una particolarità di questo draft, che, per essere diretti, è costellato da una quantità di seghe da competizione.

Prima curiosità: l’impatto grafico della lista dei giocatori per come viene gestita da wikipedia fa balzare subito l’attenzione su una cosa: quanti pochi giocatori evidenziati. Il che vuol dire pochissimi pro-bowler (o per i draft più lontani con il tempo, hall of famer). Rapida ricerca: siamo davanti all’unico draft nella storia della Super Bowl Era (….e anche di più) che al momento non presenta nessun votato/convocato al Pro Bowl tra i primi 8 selezionati.

Ho voluto la bicicletta...

Ho voluto la bicicletta…

Non scomodiamo il draft del 1989 che ha visto 4 hall of famer nelle prime 5 scelte (Troy Aikman, Barry Sanders, Derrick Thomas, Deion Sander, manca solo Tony Mandarich, l’incredible Bulk che era più pieno di un body builder), ma per restare ai giorni d’oggi il 2004 ne ha 7 su 8 (solo Robert Gallery, OL, Oakland, non ce l’ha fatta e non ce la farà), quello del 2005, ricordato come uno dei peggiori, ne ha già comunque 3 (Ronnie Brown, Braylon Edwards e Antrel Rolle). Qui, se non fosse per B.J. Raji (foto a lato) arriveremmo alla scelta numero 13 per trovare il primo già-pro-bowler.

Alcune riflessioni su questa curiosità: innanzitutto lungi da me prendere il Pro Bowl a mo’ di prova inconfutabile, la partita (come già scritto su queste pagine) è una farsa e non è attraverso ad una convocazione per la partita “delle stelle” che un giocatore può essere ritenuto più forte di un altro (l’aver nominato Braylon Edwards fa capire molte cose). Certo che avere un caso unico su praticamente 50 anni fa un po’ pensare. La farsa delle convocazioni del Pro Bowl, per come viene gestito attualmente, acuisce questo senso di stupore davanti a questo fatto, perché ormai sono talmente tanti i giocatori che annualmente possono definirsi dei pro-bowler che è ancora più irreale avere le prime 8 scelte che mai sono state sfiorate dalle collane di fiori hawaiane.

Ovviamente quelli del 2009 hanno avuto molti meno Pro Bowl per poter essere convocati rispetto a chi è stato scelto 10 15 30 anni fa e che ha quindi avuto tutto il tempo della sua carriera per giocare ad Honolulu, ma occhio che il draft 2010 ha già mandato 5 giocatori tra i primi 8, quello del 2011 ben 6 e l’anno scorso, da rookie, non solo il magico duo Luck-Griffin è stato già selezionato, ma anche l’offensive lineman Matt Kalil.

Poi c’è stata anche un po’ di sfortuna: quella che ha colpito per anni Matthew Stafford, prima assoluta di questo draft, che è stato spesso fermato da infortuni e, nell’unica stagione in cui ha potuto mostrare tutto il suo talento, lanciando per più di 5000 yard, ha avuto davanti a sé 3 QB della NFC (Vick, Ryan e Brees) e nessuno dei tre ha rinunciato alla partita.

Ovviamente questo triste record sarà cancellato nei prossimi anni: il futuro è intellegibile, ma il già citato Stafford e probabilmente anche il tackle Eugene Monroe potrebbero farsi almeno un Pro Bowl a giudicare dalle loro prestazioni di questi anni, sugli altri c’è qualche dubbio (eufemismo):

Jason Smith (OT, Rams): nei suoi 3 anni a Saint Louis è stato più anonimo del suo nome e cognome, spedito ai Jets con la classica mossa “scambiamoci i nostri bust”, è stato tagliato da poco anche da loro, protagonista di una delle linee più disastrate dell’ultima stagione, una linea che tornerà protagonista tra qualche riga. (ndr: nel frattempo è arrivato il contratto con i Saints)

Tyson Jackson (DL, Chiefs): che fosse una mezza cazzata scegliere un DE da 3-4 così presto l’avevano pensato sin da subito, poi non tutti interpretano il ruolo come J.J. Watt, ma 5 sack in 4 anni confermano la prima impressione.

Aaron Curry (LB, Seahawks): una quarta scelta assoluta, che 3 anni dopo viene scambiato per un settimo giro fa abbastanza scalpore. Finito improvvisamente ai margini della squadra dei Seahwaks dopo che, nel pieno del boom dei contratti dei rookie, era diventato il giocatore “non-QB” esordiente ad essere più pagato nella storia della NFL, con il suo contratto da 34 milioni garantiti. A far crollare il suo valore c’hanno pensato dei problemi fisici non meglio specificati che peraltro l’hanno portato al taglio anche da parte della sua nuova squadra (Oakland Raiders). Attualmente è fuori dalla NFL.

Mark Sanchez (QB, Jets): non so se era più folle criticarlo quando, nei suoi primissimi anni di carriera, con la sua squadra, raggiungeva l’AFC championship per ben due volte consecutive o è più folle difenderlo ora che è totalmente spaesato e anche mal difeso dal suo coaching staff. Il tempo ce lo dirà, intanto c’ha regalato una delle azioni più imbarazzanti (per i tifosi jets) e più divertenti (per gli altri), in collaborazione con la sua linea offensiva, che ha riscritto i confini del termine “dignità”: il butt fumble.

Sputtanamento in 3 mosse

Sputtanamento in 3 mosse

Andre Smith (OT, Bengals): ecco, dignità? Chi era costei (semi-cit.). Andre non doveva averla già conosciuta, quando al pro-day di Alabama decise di correre le 40 yard a petto nudo. L’avevano accusato di essere sovrappeso e di non essersi presentato alle combine per lo stesso motivo, e lui cosa fa? “Aaaaah, adesso corro nudo, così lo vedete che non sono grasso…” quello che ne viene fuori è una delle immagini più agghiaccianti che la storia sportiva recente ricordi. Non la mettiamo per buongusto. Il ragazzo, pur dopo un lungo periodo di assestamento, nell’ultimo anno è riuscito a ricavarsi un ruolo decente in NFL. Il problema ora è un altro, le voci che ha nella testa sono tornate, dopo avergli consigliato di correre nudo, ora gli stanno dicendo “tu vali 40 milioni, forse anche 50”, finché non trova qualcuno che abbia la testa abitata dalle sue stesse vocine, temo che se ne resterà free agent.

Darrius Heyward-Bey (WR, Raiders): quando il concetto di “imparare dai propri errori” va a cozzare con l’arteriosclerosi galoppante, ecco che ad Oakland scelgono Heyward-Bey. E dire che ormai dovevano averlo capito che puntare sui freak fisici è una cosa che puoi fare con i late rounds pick e dovresti evitarlo con le scelte dei primi giri. Al Davis se lo sarà dimenticato e alla settima assoluta va a scegliere il prodotto di Maryland, uno di cui, in fase di mock draft, si diceva “talento da secondo/terzo giro, tutto da scoprire, boom or bust, ecc ecc…, che solo i Raiders potrebbero scegliere al primo giro” ed è così che è stato, mentre dall’altro lato della baia stappavano il classico Dom Perignon tenuto lì per le occasioni buone. Poi Crabtree ha avuto un processo di crescita molto più complesso di quanto si poteva pensare, ma il discorso cambia di poco. DHB nel frattempo è stato scaricato dai Raiders ed ha appena firmato un annuale (a 3 milioni) con i Colts. Considerando la stagione da rookie conclusasi con 9 ricezioni e tante partite da inattivo i miglioramenti sono straordinari. In termini di valore assoluto però siamo ancora abbondantemente sotto al par e se i tanti drop potevamo anche aspettarceli da uno “solo” veloce, le sole 11 ricezioni in 4 anni con palloni che viaggiavano più di 20 yard sono il classico emblema di quello veloce da pista, ma non da football. Magari adesso chez-Luck le cose cambieranno….

Tirando le somme siamo davanti a gente che a 4 anni di distanza ha già cambiato squadra e non per meriti. L’unico di questi 6, esclusi quindi Stafford e Monroe, che non l’ha ancora fatto è Mark Sanchez che è ancora ai Jets, dove evidentemente il culo di Rex Ryan protegge meglio di quello degli uomini della sua linea.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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Una risposta

  1. azazelli ha detto:

    Errata corrige: ovviamente nel 1989 fu scelto Tony Mandarich (OT, Packers), che io avevo sbadatamente confuso con Todd Marinovich, scelto 2 anni dopo (QB, Raiders): fratelli di bust e di desinenza finale nel cognome. La storia di Tony meriterebbe uno spazio tutto per lui, considerando la quantità di materiale che ha fornito alle cronache e a mo’ di cenere sul mio capo per cercare di riparare il mio equivoco. Scusate!

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