Riflessioni dal deserto del Qatar

Il gioco delle coppie, scoppieranno?

Il gioco delle coppie, scoppieranno?

La prima gara del mondiale 2013 di MotoGp è stata archiviata. Una gara molto attesa dagli appassionati. E’ la prima gara senza Stoner, sostituito nel team HRC dal campione di Moto2 Marc Marquez, ma soprattutto è la prima gara della seconda vita di Valentino Rossi in Yamaha. Dopo 2 anni in Ducati, il Dottore è tornato in sella alla M1 per tentare di conquistare il decimo (e forse ultimo) mondiale. Le aspettative ovviamente erano alte. La qualifica è una mezza catastrofe (solo 7°). Davanti a lui si piazza Dovizioso (eroico 4° tempo) che fa gongolare i tifosi della Ducati e fa venire dubbi sul fatto che, anche cambiando moto, il risultati siano gli stessi. La Domenica però il Dottore mette le cose in chiaro. Dopo una buona partenza, Rossi nel tentativo di superare Dovizioso arriva lungo sprofondando all’ottavo posto. Da quel momento gli si chiude la vena e mette in pista tutta la voglia di lottare riuscendo a sfruttare al massimo il potenziale della M1. Ne scaturisce una rimonta strepitosa che gli permette di risalire fino al secondo posto. L’impressione è quella di un pilota rinato, in grado di poter lottare al vertice. Ma deve fare i conti con il suo compagno di team.

Jorge Lorenzo ha dominato il week-end. Partito dalla pole ha spinto fin da subito creandosi un vantaggio che gli ha permesso di controllare la situazione per tutta la seconda parte di gara. L’impressione è quella che sia più maturato e forte della passata stagione, ed egli stesso ne pare consapevole. E questo è un gran problema per i suoi avversari.

93, 1993

93, 1993

La vera sorpresa della notte Qatariana è Marc Marquez. Il giovane pilota della Honda (classe 1993 come recita anche il numero sulla carena della sua Honda) mostra subito tutto il suo potenziale e talento piazzandosi nella gara del debutto in MotoGp al terzo posto, davanti al compagno di team Dani Pedrosa. Ci troviamo davanti ad uno dei più grande talento degli ultimi. Talento che dimostra nello scontro con Rossi per il secondo posto, quando riesce a mettere in difficoltà il Dottore nella lotta corpo a corpo, specialità di quest’ultimo, cedendo solo nel finale la posizione al pilota italiano. Sicuramente è il nome del futuro e già si è portato a casa il primo record come pilota più giovane a salire sul podio della MotoGp.

Rimanendo in casa HRC se da una parte c’è un ventenne proiettato verso l’Olimpo del motociclismo, dall’altra parte del box c’è un pilota che da anni vive sulla linea che divide l’essere un Campione dall’essere un gran talento. Ovviamente parliamo di Dani Pedrosa. Nel 2012 ha concluso al secondo posto il mondiale, dimostrando progressi buoni, soprattutto nel corpo a corpo suo punto debole. Ed ha dimostrato che senza essere tormentato da problemi fisici il titolo è alla sua portata. Questo sembra essere l’anno buono, l’ottavo in HRC; sa di non poter più attendere e che la fiducia della casa nipponica non è infinita. Inoltre rischia di essere incalzato dal compagno di squadra Marquez nella gerarchia interna del team. L’inizio non è dei migliori, solo un quarto posto dietro proprio al compagno di squadra. Ma bisogna attendere la seconda gara del mondiale ad Austin, dove nei test Pedrosa è volato, per poter capire se sarà il suo anno e soprattutto se riuscirà ad avvicinare la furia Lorenzo.

Ed ora veniamo ai cosiddetti “umani”.

A sorpresa

A sorpresa

Cal Crutchlow è l’altra sorpresa del week-end. Piazza la sua Yamaha Tech3 al secondo posto in qualifica (risultato strepitoso se si pensa che il pacchetto clienti monta step meno evoluti rispetto agli ufficiali). In gara rimane attaccato al trenino Honda fin quando in fondo al rettilineo di partenza si “scorda” di frenare e arriva lungo precipitando al quinto posto. Sicuramente il britannico non può lottare per il titolo, ma potrebbe essere un Jolly in mezzo ai “fantastici quattro”.

La Ducati mostra gli stessi limiti degli scorsi anni. Andrea Dovizioso riesce eroicamente a piazzarla al quarto posto in qualifica ma in gara escono allo scoperto i limiti della rossa di Borgo Panigale. Il distacco finale dal vertice è di 24 secondi (9 in meno rispetto al risultato di Rossi nel 2012), ma c’è ancora molto da lavorare. Il progetto messo in piedi dall’Audi per la casa italiana è un progetto a lungo termine (3 anni per tornare al vertice) e questo è il punto da cui partire. Una menziona anche per Andrea Iannone che in sella alla Ducati del Team Pramac fa il suo debutto in MotoGp chiudendo al nono posto dietro alle due Ducati ufficiali e davanti al compagno Ben Spies, gran talento e campione SBK nel 2009 che sembra da un paio d’anni sempre più spaesato accompagnato dalla sfortuna che dall’anno scorso lo perseguita.

Le domande che ci lascia in eredità questo primo week-end sono molteplici: Lorenzo è così inavvicinabile? Rossi ha il potenziale per lottare con il compagno di team? Pedrosa riuscirà a ripetere la stagione dell’anno precedente? E Marquez fino a dove può spingersi per la lotta al vertice? Tutte domande che hanno un legame tra di loro. In particolare le ultime tre daranno una risposta alla prima. Il potenziale di Rossi è noto (il suo curriculum alla voce mondiale vinti dice 9), ha una moto competitiva e la voglia riscattarsi dagli ultimi deludenti anni. E a 34 le possibilità di portare gli allori iridati in doppia cifra (davanti a lui solo Angel Nieto e Giacomo Agostini) si restringono sempre più. Pedrosa è il nome indicato fin dalla pre-season ad essere l’anti-Lorenzo. Marc Marquez vuole tentare il colpaccio già nell’anno da rookie in MotoGp.

E le prime certezze a questi quesiti si potrebbero avere già tra 2 settimane in Texas, dove la MotoGp debutterà sul nuovo circuito di Austin.

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4 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Intanto scusate per il fastidioso dejavu nel leggere l’articolo, colpa mia che ho fatto un casino stanotte nel programmarlo!

    Io non sono un gran tifoso del valerossi nazionale, per questo ho deciso di farne scrivere a qualcuno che sarà molto più moderato di me 🙂 e do il benvenuto ad emanuele su quelchepassa, che scriverà anche di F1, ma ovviamente non mancherò dal commentare 😀

    Sarà un bel campionato, secondo me rossi finirà per lottare per vincerlo e si toglierà anche qualche soddisfazione di vittoria. D’altronde nessuno vince con il triciclo e la competitività della yamaha esalterà poi le doti nella bagarre che tutti gli riconoscono.

    Pedrosa secondo me è quello che ha tutto da perdere e temo che alla fine non gli andrà benissimo.

    Spies ormai è in caduta inarrestabile.

  2. piescic ha detto:

    Visto che siamo solo alla prima gara dell’anno e, a quanto pare, Camomillo già le ha prese da Marquez, quand’è che alla Honda smetteranno di coccolarlo manco fosse un pilota campione del mondo? Pedrosa avrà anche fatto step in avanti, ma da uno che doveva vincere almeno un mondiale, credo non bastino per arrivare davanti a tutti in classifica. Ho come l’impressione che gli manchi un po’ di ingoranza, per dirla alla romagnola…

    • piescic ha detto:

      Era chiaramente “ignoranza” la parola che volevo scrivere 😀

    • emafossen ha detto:

      Il fatto che Pedrosa sia ancora alla HRC in buona parte è dovuto allo sponsor Repsol. La Repsol ha sempre spinto per avere un pilota spagnolo in Honda e i giapponesi (che di certo non schifano i soldi Repsol) ha tutto l’interesse nell’accontentare lo sponsor. Inoltre all’epoca Pedrosa era uno dei piloti piú talentuosi che arrivavano dalla penisola iberica. ome detto la pazienza dei nipponici non è infinita. Hanno provato l’anno scorso a ingaggiare Lorenzo, puntando sul fatto che l’arrivo di Rossi nel box avrebbe potuto incrinare il rapporto Lorenzo-Yamaha. L’arrivo di Marquez nel box (un altro spagnolo) suona come campanello d’allarme. Insomma per Camomilla è giunta l’ora di ricambiare la fiducia se vuole ancora una sella ufficiale in HRC in futuro

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