AFC West 2014 – Preview

Denver Broncos

Ware ha ancora i pugni nelle mani

Ware ha ancora i pugni nelle mani

Cosa è cambiato: dopo il disastro nel Super Bowl qualcosa andava cambiato. I Broncos sono intervenuti pesantemente soprattutto a livello difensivo, a farne le spese sono stati i CB, lasciati andare Dominique Rodgers-Cromartie e il veterano di mille battaglie Champ Bailey, il posto di titolare toccherà ad Aqib Talib da un lato (mentre suo fratello Yaqub sembra abbia preso il suo posto nelle vicissitudini con le forze dell’ordine) ed al rientrante Chris Harris, infortunatosi nel championship dell’anno scorso e già pronto ad allenarsi con tempi di recupero record, nello sot si farà le ossa il rookie, scelto a fine primo giro, Bradley Roby, prodotto di Ohio State che molto bene ha fatto al college. A dare meno tempo ai WR avversari per liberarsi ci penserà poi DeMarcus Ware, giunto a 32 anni al suo primo reale tentativo di vincere il titolo: la sua ultima stagione a Dallas è stata la peggiore, sia a livello statistico, che a livello fisico, ma con delle motivazioni così forti non credo sia andato a Denver per concludere beatamente la sua carriera e anche stando fermo è un upgrade rispetto ai vari Robert Ayers, Jeremy Mincey e Shaun Phillips che se ne sono andati in altri lidi (Giants, Cowboys e Titans). Ultimo innesto difensivo di un certo livello è quello di T.J. Ward, safety punitiva che dovrà portare ad un altro livello l’intensità fisica anche delle secondarie. In attacco si è limato un po’: innanzitutto si è evitato di dare il contrattone a Knowshon Moreno, liberando lo spazio per Montee Ball, che però è un RB piuttosto differente. Stessa sorte di Moreno è toccata ad Eric Decker, i suoi soldi sono stati riversati su Emmanuel Sanders ed anche in ottica invecchiamento di Wes Welker è stato draftato al secondo giro Cody Latimer, WR che fisicamente e tatticamente non centra nulla con il furetto ex Patriots, ma che sul lungo periodo può diventare, assieme a Demaryius Thomas, una bella coppia. Ma l'”aggiunta” più interessante resta quella di Ryan Clady, il left tackle che ha saltato quasi tutta la passata stagione e che ritorna disponibile sin da subito per difendere i lanci e il collo di Peyton Manning. Sempre in linea è stato aggiunto Michael Schofield, qualsiasi battuta che associ il rookie alle fughe di galera di Talib è assai gradita.

Coaching staff: Tutti confermati, dopo l’ottima passata stagione, parzialmente devastata dall’epilogo. John Fox HC, Jack Del Rio DC e tale Adam Gase come prestanome a favore di Peyton Manning come OC.

Punto forte: bisogna essere banali per dire Peyton Manning e sostanzialmente l’abbiamo già nominato due volte in queste poche righe, quindi facciamo tre. È indubbio che questa squadra va dove la porta lui ed è indubbio che quando Denver ha vinto l’asta che si era scatenata attorno al suo nome due anni fa, l’obiettivo fosse vincere in 2, massimo 3 anni. Denver è migliorata sotto molti aspetti in questa offseason. Tocca ancora a PM.

Punto debole: il reparto LB lascia un po’ a desiderare, hanno perso Wesley Woodyard, non che fosse Ray Lewis, ma come MLB era l’unica alternativa presentabile. Nate Irving al momento non si è capito se sia carne o pesce, anche se in questo periodo dell’anno sta mostrando quanto meno di saper tirare colpi; Danny Trevathan è letteralmente esploso a livello statistico la passata stagione, ma dovrà confermarsi e non sempre è una questione di numero di placcaggi; per di più, notizia di questa settimana, dovrà saltare forse tutto il primo mese della stagione per infortunio. Completa il terzetto di titolari Von Miller, ancora indeciso se infortunarsi o farsi squalificare, giocare 16 partite per lui sarà un obbligo quest’anno. Dietro a loro poi una marea di carneadi e/o rookie da quinto o successivi giri.

Sorpresa: c’è poco da sorprendersi qui, la squadra è solida e mediamente con ingranaggi ben oliati, servirebbe un RB in grado di fare 40+ ricezioni, non credo che Ball possa esserlo, che lo sia uno tra Hillman e C.J. Anderson?

Kansas City Chiefs

Black Mamba, pronto a mordere anche in NFL

Cosa è cambiato: molto, forse troppo, considerando la bella stagione 2013. Hanno salutato Kansas City: Branden Albert (OT, Miami), Jon Asamoah (OG, Atlanta), Geoff Schwartz (OL, NY Giants), Tyson Jackson (DL, Atlanta), Dexter McCluster (Veloce, Tennessee) e Brandon Flowers (CB, San Diego), più altri personaggi che meritano di essere dimenticati. Come si nota facilmente la linea offensiva è stata notevolmente colpita da questa diaspora e la sola crescita richiesta alla prima assoluta 2013, Eric Fisher, di per sé temo non basterà a mantenere sugli stessi livelli le prestazioni di un reparto fondamentale per i risultati raggiunti l’anno scorso. Il dover far giocare sin da subito titolare un rookie pescato al sesto giro lascia poi ancora meno sereni. In entrata ci sono state per lo più mosse di contorno: Vance Walker in linea difensiva sinora è stato un giocatore situazionale, un onesto mestierante; Joe Mays era uno special teamer a Denver, quando all’improvviso decisero, un paio di stagioni fa, di pagarlo come LB titolare, status che è rimasto solo sul contratto; l’anno scorso poi ad Houston, ha vivacchiato. Temo che averlo come ILB titolare affianco a Derrick Johnson non sia una grande idea. Poi c’è stato il draft, ma anche qui niente per cui sognare: al primo giro è arrivato un pass rusher (Dee Ford) che al momento non sarà titolare, ma entrerà in rotazione. Scelta fatta in ottica free agency 2015, quando probabilmente Tamba Hali chiederà una vagonata di dollari. De’Anthony Thomas e Aaron Murray (quarto e quinto giro) sono due scelte intriganti: il primo ricoprirà in fretta il ruolo tattico che avevano cucito addosso a McCluster, sperando che affianco alla velocità allucinante si riesca a costruire anche un giocatore di football per la NFL. Il QB ex Georgia, se recupererà a pieno dall’infortunio, potrebbe essere un’alternativa sul lungo periodo rispetto ad Alex Smith, in scadenza di contratto (come Tamba Hali) e già in ufficio con le carte dell’accordo firmato da Andy Dalton per prendere ispirazione.

Coaching staff: il vero valore aggiunto della stagione 2013 è stato l’arrivo di Andy Reid. Non c’era quindi necessità di cambiare nulla quest’anno, confermati sia lui che i suoi più stretti collaboratori: Doug Pederson come OC (con cui aveva lavorato per anni a Philadelphia) e Bob Sutton come DC.

Punto forte: il running game. Jamaal Charles ha fatto durare il suo hold out nemmeno mezza mattinata, poi ha ottenuto tutti i soldi che non ha guadagnato sinora e che si merita. È un RB completo, tra i migliori 3 della lega, attorno al quale sei quasi costretto a costruire il tuo attacco. Knile Davis e De’Anthony Thomas, con caratteristiche diverse, completano il quadro del reparto.

Punto debole: le secondarie sono sospette, ma resto comunque in attacco, per l’altra faccia della medaglia, ovvere il passing game. Dwayne Bowe è l’incosistenza fatta a WR, gli vedi fare delle cose allucinanti e poi ti chiedi perché la prossima la vedrai fare tra un mese. Viene per di più dalla sua peggior stagione in carriera, guarda caso appena successiva al contratto da 56 milioni di dollari in 5 anni firmato a marzo 2013. Dietro a lui poi ci sono due piccoli suoi emuli, come consistenza: Donnie Avery e A.J. Jenkins.

Sorpresa: un rookie (De’Anthony Thomas) e uno che è come se lo fosse (Travis Kelce), considerando che ha saltato tutta la sua prima stagione per infortunio. Il primo porta quella imprevedibilità, anche e soprattutto negli special team, di cui i Chiefs hanno assoluto bisogno e sulla quale hanno costruito buona parte dei successi 2013. Il secondo consegna ad Alex Smith un bersaglio, che seppur inesperto, può essere sin da subito il più decisivo del passing game di questa squadra.

Oakland Raiders

E' cambiato tutto, ma è sfumato DeSean Jackson

E’ cambiato tutto, ma è sfumato DeSean Jackson

Cosa è cambiato: ad Oakland cambia sempre tutto e troppo in fretta, senza mai peraltro cambiare nulla in sostanza. Dalla free agency è arrivato un nuovo QB, un nuovo RB, un nuovo (nuovi) WR, dei nuovi OL, una DL completamente nuova e dei nuovi CB, ho dimenticato qualcosa? Le uniche cose che non sono ancora nuove sono lo stadio/la location e Charles Woodson, rifirmato per il più classico dei “one more year”. Ma andiamo nel dettaglio: Matt Schaub è stato un investimento a basso costo (sesto giro 2014) e con un contratto quanto meno contenuto nel tempo (biennale a 13,5 complessivi), parte come QB titolare, ma dovrà dimostrare di non essere il giocatore finito che abbiamo visto nell’ultima stagione ad Houston. Dietro a lui scalpitano il rookie Derek Carr e l’onesto Matt McGloin. Darren McFadden ha avuto una sola stagione convincente e senza infortuni, bisognava aggiungere un RB ed è stato preso il Matt Schaub dei RB: Maurice Jones-Drew dopo la stagione da 343 portate nel 2011 è un po’ sparito, perso tra hold out e infortuni. L’anno scorso ha corso a 3.4 di media, quanta benzina è ancora rimasta? Il nuovo ricevitore è James Jones, non abbiamo nemmeno fatto in tempo a chiederci se fosse solo figlio di Aaron Rodgers che già da Oakland arrivano voci di un giocatore che non sta per nulla entusiasmando in questa pre stagione. Bisogna essere calmi, vediamo a che punto sarà ad inizio della vera stagione. Il problema è che affianco a lui ci sono i soliti WR che non si capisce mai se e quanto valgano, peraltro ne hanno aggiunto un altro di questi: Greg Little, da drop land. In linea offensiva sono arrivati Austin Howard dai Jets e Donald Penn da Tampa (dopo che era sfumato per motivi fisici l’accordo per Saffold dai Rams), con Kevin Boothe, ripreso dai Giants, visto che era stato un sesto giro, proprio dei Raiders, nel 2006, giusto per dare un po’ di profondità. Qui le aggiunte sembrano essere più consistenti, ma grosso modo vale lo stesso discorso fatto per gli altri. In difesa, seppur parliamo sempre di usato, le cose sembrano andare meglio: la DL ora è composta da LaMarr Woodley e Justin Tuck sui lati, provenienti da Pittsburgh e New York, Antonio Smith e Pat Sims nel mezzo, quest’ultimo unico riconfermato dal 2013 (giunse da Cincinnati) e con il primo che ha lasciato Houston e torna a giocare in un fronte a 4. La 4-3 è un po’ un enigma, almeno sulla carta per LaMarr Woodley, forgiato dalla 3-4 degli Steelers, ma non credo sia un problema reale; in definitiva siamo davanti ad una delle migliori linee della lega, non di primo pelo, ma sicuramente efficace. Pass rush che poi sarà potenziata dalla presenza della quinta scelta assoluta, Khalil Mack, che potenzialmente può essere un giocatore determinante alla Von Miller. Completano il restyling Carlos Rogers e Tarell Brown, due che hanno semplicemente attraversato la baia, da San Francisco ad Oakland, e saranno la nuova coppia di CB titolari, restituendo in generale una sensazione molto più serena per quel che riguarda la difesa, rispetto a quella che si ha guardando alle mosse fatte in attacco.

Coaching staff: mai ho capito e a questo punto mai capirò il siluramento di Hue Jackson, ma, considerando che è successo 2 anni fa, dovrò farmene una ragione. Da allora la squadra è nelle mani di Reggie McKenzie (GM) e di Dennis Allen (HC). I risultati e in generale la crescita non è parsa soddisfacente sinora, ma tanta poca pazienza si era avuta con i predecessori che ora sarei incoerente nel dire che non apprezzo l’insistenza su Allen e i suoi collaboratori.

Punto forte: l’ho già detto e lo ribadisco, a meno che non siano voluti andare ad Oakland per rubare i soldi, ma quella linea difensiva può far sognare i tifosi dei Raiders. È vero che si tratta di una linea che può avere due, massimo tre stagioni ad altissimo livello, è altresì vero che in questo lasso di tempo, anche dovessero essere dominanti, non sembra che Oakland abbia una squadra per il resto in grado di competere agli stessi altissimi livelli. Potrebbe essere un punto forte fine a sé stesso, ma questo passa il convento.

Punto debole: a me l’attacco, in toto, non convince per nulla c’è pochissimo margine di miglioramento nei giovani (su Carr metto comunque un asterisco che può fare eccezione a questa visione, ma non sono così convinto…) e c’è pochissima benzina nel serbatoio dei veterani. Per completare il quadro non c’è nessun giocatore di talento nel pieno della sua carriera.

Sorpresa: Mychal Rivera è l’unico giocatore offensivo che può essere intreressante sin da subito ed in linea di massima negli ultimi anni i TE ad Oakland hanno spesso regalato buone soddisfazioni.

San Diego Chargers

Cosa è cambiato: lo scossone grosso era arrivato la scorsa off season, con gli Spanos (suona sinistramente uguale ai “Sopranos”) che hanno posto fine all’era A.J. Smith (GM)-Norv Turner (HC), dando inizio a qualcosa di diverso. Telesco, il nuovo GM, quest’anno ha operato in maniera contenuta, liberandosi degli ultimi rami secchi rimasti dalla vecchia gestione (qualcuno ha detto Larry English e Jonas Mouton?) e puntando per lo più nell’aggiunta di giovani e crescita di quelli già a roster. L’aspetto che più ha faticato la passata stagione è stato quello difensivo: il CB Cox è stato lasciato andare senza tanti ripensamenti, ma anche qui non si registrano free agent di grido in entrata, se non si vuole contare Brandon Flowers come tale, dopo una pessima stagione ai Chiefs. Jason Verrett è arrivato dal primo giro del draft e, nonostante una struttura fisica non eccezzionale (non arriva al 1,80 di altezza), ha già dimostrato di potersi conquistare un posto tra i 3 CB titolari, alla peggio diventando un ottimo nickel-back, ruolo che inizia ad assumere un’importanza notevole nella NFL degli slot-receiver. Ci si aspetta poi un grosso salto di qualità nella pass rush: in particolar modo gli OLB dovranno far salire il loro livello; Melvin Ingram avrà finalmente una stagione e una preparazione completa per mostrare il suo valore intravisto a South Carolina? Dwight Freeney, sempre più relegato ad un ruolo situazionale, ha ancora da dare, dopo aver scoperto l’esistenza degli infortuni una volta messo il naso fuori da Indianapolis? Jarrett Johnson è un giocatore completo, ma interpreta il ruolo di OLB in una 3-4 a modo suo. Completa il quadro il nuovo arrivato, ovviamente via draft, il terzo giro Jeremiah Attochu, che per ora ha solo il cognome interessante, ma peggio di Larry English non potrà fare. L’attacco resta pressoché identico, ma questo può far ben sperare, dopo quanto intravisto nella prima stagione sotto l’illuminata guida di Mike McCoy.

Coaching staff: lavori con i Broncos e il loro attacco dal 2009, ti sei trovato a pensare degli attacchi guidati da Kyle Orton, Brady Quinn e Tim Tebow; poi all’improvviso arriva Peyton Manning e si accorgono di te. Sinteticamente questa la parabola di Mike McCoy, HC dei Chargers dall’anno scorso, che in una offseason e mezzo è già riuscito a dare un senso all’accozzaglia di giocatore che era diventata San Diego nelle ultime stagioni di Norv Turner. I suoi meriti sono tanto quindi nello spumeggiante gioco offensivo, quanto nella gestione del personale. Per l’aspetto strettamente prestazionale vedremo quanto peserà la dipartita dell’OC Ken Whisenhunt, sostituito con Frank “don’t call me third” Reich, già comunque presente all’interno del coaching staff, come QB coach, l’anno scorso. Mentre suona davvero strana la pessima stagione difensiva: al di là del materiale umano forse non ancora all’altezza o in via di sviluppo, John Pagano (fratello di Chuck) era stato l’unico a salvarsi dal terremoto 2013 e ha fatto sempre rendere al meglio le sue difese, quest’anno ha comunque la possibilità per rifarsi.

Philip Rivers, bolo-tie version: "Comunque ci metto sempre la faccia"

Philip Rivers, bolo-tie version: “Comunque ci metto sempre la faccia”

Punto forte: ovviamente bisogna pescare su un aspetto offensivo ed io voglio soffermarmi un po’ su Philip Rivers. Per anni abbiamo pensato che il sistema di Turner fosse perfetto per mettere in mostra i QB e quindi, nel caso specifico, il QB dei Chargers ne avesse approfittato per sembrare statisticamente molto più forte di quello che in realtà era. Il buco nero in cui era finito nell’ultima stagione di Turner quindi ci restituiva un giocatore che in molti davano sulla via del tramonto. In realtà poi, anche grazie alla scorsa stagione e al lavoro di McCoy e soci, abbiamo scoperto un Rivers forse ancora più forte e più determinante sulle prestazioni offensive di quanto pensassimo potesse mai essere. Andrà a finire che anche lui rinnegherà gli anni di Turner….

Punto debole: …ed ovviamente qui bisogna pescare su un aspetto difensivo. Il non voler cambiare il manico (conferma del defensive coordinator) e nemmeno le lame (i giocatori), costringe ad un salto di qualità interno: Liuget, Reyes, Ingram, Te’o, Attaochu, Verrett, Gilchrist sono tutti giocatori titolari ed under 25, spetterà a loro innalzare il livello, altrimenti questa squadra vivrà e morirà con le partite da 30 o più punti segnati….e storicamente spesso ci si muore.

Sorpresa: Keenan Allen più che una sorpresa, dovrà essere una riconferma, dopo una stagione da rookie strabordante. Chi è chiamato ad esplodere è Ladarius Green, TE, che prima o poi prenderà dalle mani di Antonio Gates lo scettro.

Tirando le somme

Oakland è la squadra che mi lascia più perplesso (e lo dico a malincuore, simpatizzando un po’ per loro), con poco presente e, con questa struttura, ancor meno futuro. Denver farà un campionato a sé, è pur vero che ci sono delle imperfezioni (ma chi non ce l’ha?), ma se saranno determinanti, nel verso negativo, lo scopriranno solo tra fine gennaio ed inizio febbraio. Nel mezzo Kansas City e San Diego non sono così distanti tra loro: i Chiefs sono molto più solidi ed oliati, ma forse con meno margine di crescita, i Chargers più intriganti e giovani, ma con meno punti solidi ed una difesa troppo sospetta per garantire qualcosa di più di quanto conquistato la passata stagione, ovvero qualificarsi ai playoff (poi non capiterà tutti gli anni di incontrare Dalton al Wild Card Game)

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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