Gli errori difensivi del calcio moderno

Non è un mistero che negli ultimi anni il valore dei difensori che si vedono nei campionati d’Europa è notevolmente peggiorata, anche ad alto livello, e che trovare un difensore dominante è tremendamente difficile.

Non a caso il prezzo d’acquisto dei pochi campioni della difesa, sia centrali che esterni, è arrivato a picchi quasi impensabili 10-15 anni fa e quando si trova una gemma nascosta, magari giovane, non si fanno conti e si rischia spesso di strapagare giocatori, che poi si possono dimostrare non all’altezza dei soldi pagati.

Questa analisi sulla pochezza delle impostazioni difensive e dei difensori, mi ha colpito nella settimana europea tra Champions League ed Europa League, guardando partite e highlights dei goal subiti (tanti) dalle varie squadre, in cui gli errori di posizionamento tattico, marcatura e atteggiamento difensivo sono stati molteplici.

Quello che colpisce di più di questo calo del rendimento difensivo sono tre fattori fondamentali: gli spazi nella difesa in fase di non possesso, l’adeguamento tattico e la marcatura sia nella palla in movimento che nella palla ferma.

Lo spazio nell’impostazione difensiva moderna, in cui il movimento nella metà campo offensiva è spesso portato all’eccesso e i punti di riferimento sono minimi, è importantissimo perché evita di dare quello spazio di campo in cui il taglio dell’esterno offensivo, della mezzala o di una delle due punte può far male e presentare l’avversario davanti alla porta per la battuta a rete.

Spesso si vedono situazioni di palla scoperta con un taglio tra terzino e centrale o tra i due centrali in cui lo spazio tra difensori è troppo ampio, consentendo al passatore di servire il compagno e a quest’ultimo di eseguire il movimento senza che nessuno dei difensori riesca ad essere puntuale nella chiusura.

In fase centrale la compattezza difensiva è fondamentale, non più di 5-6 metri tra compagni, in quanto l’adeguamento esterno è molto più facile proprio per la zona di campo più piccola da difendere, mentre spesso si vedono terzini che stanno troppo larghi e troppo preoccupati dell’ampiezza offensiva della squadra avversaria, lasciando una zona troppo ampia dove sia i centrocampisti che le punte possono creare pericoli.

Oltre a questo c’è da dire che anche i centrocampisti devono essere più accorti, in particolare sul movimento senza palla in aiuto alla difesa, perché quegli spazi che a volte si creano dovrebbero essere chiusi dall’aiuto del centrocampista.

Per fare un esempio, nell’immagine presa dall’ultimo derby di Milano, si vede come la difesa interista sia molto compatta, avendo in più l’aiuto di Cambiasso che permette di chiudere tutte le possibili soluzioni sulla giocata a palla scoperta di Muntari.

compattezzadifensiva

A questo errore si aggiunge anche quello dell’adeguamento tattico perché in questi ultimi anni i problemi sulle diagonali difensive e sull’elastico difensivo sulle palle coperte e scoperte determinano spesso occasioni e goal.

La scarsa qualità dei terzini moderni dal punto di vista difensivo comporta che la diagonale sia spesso tardiva e eseguita non al meglio, il ché comporta spazio per il taglio offensivo, giocatori liberi di attaccare la porta alle spalle dei centrali e stessi centrali che non possono compattarsi al meglio per non dare libertà alla giocata esterna-interna.

Oltre a questo la poca intelligenza tattica di molti difensori comporta situazioni che mandano all’aria tutto l’impianto difensivo, quando invece un minimo di accortezza potrebbe annullare il pericolo, anche in azioni di estrema libertà di giocata da parte di chi ha il possesso della palla.

L’immagine della partita Napoli-Milan porta all’evidenza entrambi gli errori perché la diagonale difensiva del laterale destro dei partenopei è tardiva e dà la possibilità al portatore di palla di servire il taglio libero verso la porta, mentre dall’altra parte lo show difensivo è fatto in contemporanea da due giocatori, con l’errore del terzino sinistro che dovrebbe mantenere la posizione in grado di aiutare il compagno che esce e nel contempo la possibilità di non dare la libertà di giocata sull’esterno per Abate.

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L’elastico a palla scoperta in molte occasioni è fatto in maniera disgiunta, con giocatori che fanno un movimento ed altri che ne fanno un altro, dando la possibilità all’attacco di eludere il fuorigioco e avere lo spazio facile di giocata verso la porta.

In questo caso sempre in Napoli-Milan, l’elastico milanista è fatto in modo scomposto, con Mexes che esce troppo in anticipo sull’azione a palla scoperta, Abate che è ancora in ritardo sulla diagonale, costringendo Rami a restare nella terra di nessuno, in marcatura sia sul taglio centrale che su quello alle sue spalle, mentre Emanuelson, pur essendo compatto, è troppo orientato col corpo verso la palla e non verso il taglio esterno, cosa che lo renderebbe inutile in caso di passaggio.

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Da quest’ultimo movimento ci possiamo collegare all’ultimo errore che i difensori moderni eseguono in modo troppo marcato, sia che si parli di azione in  movimento che a palla ferma. La propensione a porre corpo e visuale troppo sulla palla e poco sull’uomo da seguire/marcare.

E’ un errore che si vede a tutti i livelli e che porta moltissimi goal e occasioni subite, soprattutto nel calcio di questi tempi, fatto di pochi punti di riferimento e molti tagli senza palla.

La visuale esclusiva sulla palla porta il difensore a non riuscire ad avere l’attenzione giusta sull’uomo più vicino da marcare ed adeguarsi in modo rapido al movimento senza palla, che molte volte fa la differenza tra goal salvato e goal subito.

Il posizionamento di Emanuelson è emblematico per analizzare questo tipo di errore, ma se si guarda molti dei goal delle partite di Champions League ed Europa League dei giorni scorsi si vedranno errori anche più marcati di quelli dell’esterno milanista, con azioni sviluppate sulla fascia in cui il difensore opposto si dimentica l’uomo alle sue spalle o resta troppo basso sulla porta, non seguendo il movimento a smarcarsi indietro dell’attaccante, perché troppo concentrato su dove sia la palla.

E questo tipo di errore è molto evidente anche e forse in maniera molto più marcata nelle situazioni di palla ferma, dove molte squadre di alto livello hanno problemi grossi nel difendere le varie situazioni di gioco offensivo create.

Proprio per questo alcuni allenatori hanno puntato sulle marcature a zona, che tolgono pressione sull’1vs1 a difensori scarsi dal punto di vista del controllo diretto dell’avversario, ma che alla lunga risultano deficitarie, proprio per gli errori di adeguamento sui movimenti che negli ultimi anni sono stati creati per questo tipo di azioni.

Un esempio lampante è il goal preso dalla Roma contro la Juventus nell’ultimo scontro al vertice del nostro campionato.

Tutti i giocatori della Roma in area hanno gli occhi su Pirlo che sta battendo la punizione, in particolare Castan posto sul secondo palo che guardando solo chi batte non vede il movimento dietro di Bonucci, che servito in modo perfetto devia verso la porta e segna il goal del 2-0 per la Juve.

juveroma

Questi errori sono strani per squadre di alto livello che hanno moltissimo tempo per allenare i movimenti giusti, ma sono dettati anche da un impoverimento dal punto di vista prettamente difensivo di molti difensori, che negli ultimi anni sono stati costruiti più come giocatori dall’atletismo marcato, in grado anche di essere i primi costruttori di gioco.

Le stesse superpotenze come Barcellona o Bayern Monaco hanno difensori che sembrano di estremo valore, ma se visti da un punto di vista puramente di marcatura o difesa dell’1vs1 sono sopravvalutati e allenatori come Guardiola, Heynches o lo stesso Klopp hanno sviluppato impostazioni che li aiutano molto come il pressing  ultraoffensivo o il possesso palla marcato, che nascondono le lacune dei singoli.

In Italia invece molti allenatori hanno puntato su moduli che riempissero di uomini la metà campo difensiva, a discapito della manovra offensiva, proprio per preservarsi dagli errori.

Forse il ritorno ad un insegnamento più diretto di quelli che sono i dogmi della difesa, porterebbe al ritorno di un maggiore di campioni, come quelli visti a fine degli anni 80 e soprattutto nella prima metà degli anni 90, quando vedere una partita dal punto di vista difensivo era uno spettacolo a volte anche maggiore delle giocate d’attacco.

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Una risposta

  1. azazelli ha detto:

    Abate è l’emblema del terzino “moderno” nel senso dei deficit che hai espresso. Inizia da ala in un tridente…e poi lo portano dietro, pensando di sfruttare comunque le sue qualità offensive, senza riuscire però a plasmarlo nella fase difensiva…e come lui tanti altri, lo stesso Asamoah, che viene però aiutato da un marcatore alla chiellini dalla sua parte, presenta lacune di questo genere.

    Bel pezzo teo!!

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