NFC North 2014 – Preview

Chicago Bears

Nuova maglia, stessa attitudine

Nuova maglia, stessa attitudine

Cosa è cambiato: il cambiamento più grosso riguarda lo slot di DE: è stato rilasciato il 33enne Julius Peppers, 38 sack nei 4 anni ai Bears, 119 nelle 12 stagioni tra i pro, di lui avremo modo di parlare ancora tra qualche riga; per sostituirlo è arrivato un altro veterano forte dei suoi 128,5 sack spalmati in 10 anni tra Kansas City e Minnesota: Jared Allen è di 2 anni più giovane di colui che è chiamato a sostituire e va in doppia cifra di sack dal 2007. Probabilmente un upgrade rispetto a Peppers, anche se in molti si aspettavano un ringiovanimento di una difesa che ha sofferto non poco nella passata stagione. La coppia nuova di DE titolari è completata dalla firma per 5 anni di Lamarr Houston: l’arrivo dell’ex raiders, mai in doppia cifra di sack, sancisce il fallimento, come pass rusher puro, di Shea McClellin, primo giro 2012, che sin da subito aveva fatto storcere la bocca ai tifosi di Chicago, sia per qualità tecnico/atletiche che per un inquadramento tattico difficile all’interno di una 4-3; quest’anno inizierà sin da subito come SLB, anche se Khaseem Greene potrebbe rubargli il posto da titolare. L’aspetto difensivo è quello che più preoccupava; oltre ai già citati interventi in linea, per le secondarie sono arrivati ben 5 nuove safety: Brock Vereen (quarto giro, fratello di Shane, RB ai Pats) e Ryan Mundy saranno i titolari, mentre Adrian Wilson o quel che ne resta, Danny McCray e M.D. Jennings (la cui dipartita da Green Bay è stata celebrata come un TD di Rodgers) lotteranno per fare il roster; completano le acquisizioni difensive la scelta di primo giro Kyle Fuller, CB che in prospettiva dovrà sostituire i non più giovani titolari Tillman e Jennings, e che al momento sarà un ottimo nickel back, e il DT da LSU, scelto al secondo giro, Ego Ferguson, che avrà bisogno di tempo per completare il suo gioco troppo run stuff oriented. Dal punto di vista offensivo invece c’era poco da aggiungere, l’annoso problema della linea è stato derubricato con l’arrivo del centro Brian de la Puente, mentre per i ruoli di skill, sono stati per lo più tagliati rami secchi come Devin Hester, Earl Bennett e Michael Bush, mentre toccherà al fresco Ka’Deem Carey (quarto giro da Arizona) dare respiro a Matt Forte.

Coaching staff: l’anno scorso era la parte più interessante dei nuovi Bears, vedere come Trestman dopo l’esperienza canadese potesse inserirsi in un contesto così competitivo come la NFC North division: a giudicare dalla conferma in toto sua e del suo staff, direi bene. Difensivamente s’è fatta molta fatica, ma in attacco, anche grazie a del materiale di primissimo livello e piuttosto completo, abbiamo iniziato a vedere ottime cose anche tenendo conto che era appunto il suo primo anno.

Punto forte: sono poche le squadre che possono dare al proprio QB giocatori del calibro di Matt Forte, Brandon Marshall, Alshon Jeffery e Martellus Bennett, Trestman peraltro ha ben mostrato come sia in grado di riuscire a coinvolgere tutti in più modi diversi.

Punto debole: anno numero 2 della ricerca di un nuovo MLB in grado di non far rimpiangere Urlacher. Se tutto ciò mai avverrà in tempi brevi temo che non sia grazie a Jon Bostic (che peraltro ai Florida Gators aveva ben figurato) o D.J. Williams. Il probema grave è che presto avremo anche l’anno numero 1 della ricerca di un nuovo WLB considerando l’invecchiamento di Lance Briggs. Del duello McClellin/Greene si è già detto, il quadro dei LB è (in)completo…

Sorpresa: parlare di Jeffery come sorpresa non ha più senso, me ne rendo conto, ma era giusto per bullarmene (per una volta che ci azzecco…), quindi più che sorpresa direi una curiosità: al momento a roster (fonte rotoworld) ci sono due giocatori che hanno giocato QB al college, ma che non hanno mai fatto e mai faranno i QB in NFL: Armanti Edwards, ora WR, e Jordan Lynch, in lizza anche per l’Heisman (settimo nel 2012, terzo nel 2013), ora aspirante RB. Difficilmente faranno la squadra a settembre, ecco questa sì che sarebbe una sorpresa.

Detroit Lions

Cosa è cambiato: la continua ricerca di target affidabili da poter affiancare a Megatron vedrà scritti la prossima stagione due nuovi capitoli: quello di Golden Tate, che riceverà 31 milioni complessivi nei prossimi 5 anni, grazie ai quali ha salutato i neo campioni NFL, i Seattle Seahawks, e quello di Eric Ebron, che, attraverso la decima scelta assoluta dello scorso draft, porta i suoi 193 cm e i suoi 111 kg a disposizione delle anatre belle palle lanciate da Matthew Stafford, andando a rafforzare un reparto, quello dei TE, che aveva già visto la riconferma più che onerosa di Brandon Pettigrew. Storicamente però è la difesa quella che mette più pensieri in casa lions e qui non sembra si sia fatto molto a livello di “soldati”: si sono persi due DE magari di rotazione (entrambi andati a Chicago) come Willie Young e Isreal Idonije, Ziggy Ansah può far ben sperare ma è un po’ troppo solo. L’arrivo di un suo ex compagno di college (BYU), come Van Noy, a rinforzare sia la pass rush che il reparto di LB è molto interessante, ma basterà a far rinsavire l’intera difesa? James Ihedigbo, scopertosi safety titolare a 30 anni, ha lasciato Baltimora per Detroit, non so se avrà mai la qualità di Delmas (anche se proprio come lui fa dell’arte del colpire il suo punto di forza), ma ai Lions gli chiedono almeno maggiore continuità del suo predecessore e di stare alla larga dagli infortuni.

Caldwell è l'uomo giusto?

Caldwell è l’uomo giusto?

Coaching staff: Ihedigbo troverà come DC un volto a lui piuttosto conosciuto: Teryl Austin ha lavorato con le secondarie di mezza NFL (e non solo) negli ultimi 10 anni: Seattle, Arizona, Florida (nel senso dei Gators) e appunto Baltimora, per la prima volta in carriera si troverà a ricoprire un ruolo così importante. Ma è tutto il coaching staff che è stato rivoluzionato, dopo il breve seppur intenso regno di Schwartz. HC sarà Jim Caldwell, uno che ai Colts non ha per nulla convinto, al di là dell’attenuante di essersi trovato senza Peyton Manning al suo secondo ed ultimo anno come capo allenatore tra i pro. Anche lui viene dai Ravens dopo un biennio passato ad allenare i QB e a fare da offensive coordinator, ruolo che nei nuovi Lions sarà ricoperto da Joe Lombardi, altro debuttante per un ruolo così importante, il quale però è cresciuto negli ultimi 7 anni nello staff dei Saints prima come semplice assistente e poi, dal 2009 come allenatore dei QB (leggasi Drew Brees).

Punto forte: finché c’è Megatron c’è speranza, è pur vero che un WR, da solo, non può vincerti un SB (anche se Fitzgerald c’era quasi riuscito….), ovviamente nessun giocatore da solo, al di là del ruolo, può farlo, costruire finalmente qualcosa di buono attorno a lui, evitando di sprecare la sua carriera, dovrebbe essere un obbligo. Dopo Barry Sanders, un altro dei giocatori più dominanti di questo gioco, che chiude la carriera senza un reale tentativo per il titolo, sarebbe davvero imperdonabile per Detroit.

Punto debole: la disciplina. Aver cambiato completamente il coaching staff si spera dia una ventata di miglioramente sotto questo aspetto. Schwartz, l’ex HC, da questo punto di vista aveva lasciato soltanto macerie, citofonare Suh e Fairley per conferme.

Sorpresa: Giorgio Tavecchio, se solo si convincessero a dargli una chance di fare il roster e calciare anche a settembre. Il problema è che dal draft, al settimo giro, è arrivato Nate Freese, di Boston College. Detroit sembrava essere finalmente la situazione ideale per lui, speriamo bene.

Green Bay Packers

Cosa è cambiato: un po’ la solita offseason a Green Bay, poche partenze, ancor meno arrivi. L’unico arrivo tra i veterani che farà parte dei titolari è Julius Peppers. Sarà curioso capire come verrà utilizzato in uno schema per lui del tutto nuovo. La 3-4 dei Packers aveva comunque assoluto bisogno di maggiore forza nella pass rush: di fatto Clay Matthews deve imparare a stare lontano dagli infortuni e Nick Perry deve ancora imparare come raggiungere i QB avversari con continuità. L’ex bears però dovrebbe giocare sia nel fronte dispari, partendo con le mani a terra, sia appunto come OLB da pass rusher puro, resta da capire quanta benzina ci sia ancora nel suo serbatoio per sobbarcarsi un utilizzo così estensivo e così variegato, in un contesto per lui del tutto nuovo. La free agency in entrata finisce praticamente qui, in attacco le dipartite di James Jones e di Jermicheal Finley (almeno per il momento, considerando che è ancora senza contratto) sono state compensate pensando al lungo termine con le scelte di 3 WR ed un TE (e mezzo…leggere poi il paragrafo “sorpresa”): Davante Adams (2° giro), Jared Abbrederis (5° giro), Jeff Janis (7° giro) e Richard Rodgers (3° giro). In realtà il giocatore a cui chiederanno maggior impatto, sin da subito, è Clinton-Dix, safety da Alabama, preso al primo giro che dovrà rivitalizzare le prestazioni di una difesa troppo spesso messa sul banco degli imputati e, quanto meno sulla carta, formerà un duo con Morgan Burnett di primissimo livello. Notizia delle ultime settimane, il ritiro, prematuro, di Jonathan Franklin, scelto l’anno scorso e costretto all’abbandono per un infortunio al collo, davvero un peccato per uno che dietro a Lacy poteva avere il suo spazio.

Capers: "Cos'altro devo fare per farmi cacciare?"

Capers: “Cos’altro devo fare per farmi cacciare?”

Coaching staff: francamente mi è ancora incomprensibile come Dom Capers sia riuscito ancora una volta a salvare il suo posto di lavoro. Il defensive coordinator sarà al sesto anno sulla sideline dei Packers con la sua 3-4 che non mette pressione ai QB avversari e, nonostante un buon materiale nelle secondarie, difficilmente riesce a coprire chicchessia. Dopo un primo anno di assestamento e un secondo anno (il 2010) in cui a gennaio i suoi sono saliti di livello, consentendo la vittoria del SB, per il resto la difesa di Green Bay ha sempre deluso. Confermato lui, confermati tutti, con Mike McCarthy HC e Tom Clements OC.

Punto forte: finché c’è Aaron, tutto gira attorno a lui. La capacità di Rodgers di creare e crescere bersagli è innegabile, ragion per cui l’infornata di giovani WR può essere vista con un occhio diverso, rispetto a quanto si sarebbe detto se fosse accaduta altrove.

Punto debole: Rodgers è il punto forte di questa squadra e al tempo stesso rappresenta la debolezza. Per troppi anni il coaching staff si è un po’ seduto sulle qualità da fuoriclasse del proprio QB, l’anno scorso forse hanno capito la lezione, cercando di implementare un running game che potesse essere affidabile, ora si chiede il salto di qualità anche alla difesa, per evitare di diventare una squadra a cui manca sempre il centesimo per fare l’euro.

Sorpresa: una per l’attacco e una per la difesa. Colt Lyerla ha qualità atletiche fuori dal normale, riuscisse a stare lontano dalla droga e dalle sue convinzioni strampalate sarebbe veramente un upgrade notevole nella posizione di TE, che al momento, senza contare l’eventuale ritorno di Finley, conta altri 3 giocatori che si daranno battaglia nel training camp (Quarless, Bostick e il rookie Rodgers). Per la difesa, attenzione a Mike Neal, che ha ben figurato seppur in un utilizzo limitato la passata stagione e dio solo sa quanto abbiano bisogno a Green Bay di qualcuno che faccia dei sack.

Minnesota Vikings

Cosa è cambiato: l’anno scorso molti li aspettavano al varco, dopo un’ottima stagione abbinata al quasi record di Adrian Peterson; poi, in realtà, le prestazioni 2013 sono state alquanto deficitarie, tant’è che viene da chiedersi quale sia il reale valore dell’attuale roster. In realtà, al di là dei risultati ottenuti, Minnesota continua il suo lento cammino di ricostruzione, dopo il tentativo (andato male) di vincere il titolo con Favre. Il colpo più duro da assorbire in questo processo è stato l’aver scelto un QB 3 anni fa, Christian Ponder, già rivelatosi inadatto: questo è quantomeno l’idea del management dei Vikings che quest’anno ha già impegnato un’altra prima scelta nel ruolo, andando a pescare, a fondo primo giro, con una trade up, quello che probabilmente è il miglior QB della classe, su cui si hanno meno dubbi, ovvero Teddy Bridgewater. Offensivamente questa è praticamente l’unica novità, abbinata all’ennesimo vice-AD, arrivato via draft (Jerick McKinnon, 3° giro) e, sempre via draft, l’acquisizione di una guardia molto ben considerata in fase di pre draft, poi scesa sino al quinto giro (David Yankey, da Stanford). Gli scossoni più grossi sono avvenuti in difesa: in linea s’è deciso di tagliare definitivamente col passato, lasciati andare Kevin Williams e Jared Allen, si è deciso di puntare su Everson Griffen (rinnovato con un quinquennale a 42 milioni complessivi), atteso finalmente all’esplosione. Stesso contratto per lunghezza, anche se con peso leggermente diverso (32 in 5 anni) l’ha preso il 25enne Linval Joseph, che già ai Giants aveva mostrato lampi di classe e potenza. Wooton (via FA, da Chicago) e Crichton (3° giro al draft) completeranno la rotazione dei rushatori. Anche due dei tre LB il prossimo anno saranno nuovi: ok, Audie Cole del tutto nuovo non è, ma si trova per la prima volta come titolare designato. Dopo due anni ad entrare ed uscire dal campo, non dovrà far rimpiangere Erin Henderson (arrivato probabilmente alla frutta, anzi all’ammazzacaffé considerando che il taglio è arrivato per l’ennesimo DUI) e avrà come backup Jasper Brinkley, di ritorno dopo un anno nell’Arizona. L’altra novità nel reparto è rappresentata da Anthony Barr, giocatore dal talento e dalla esplosività di prima categoria, scelto al primo giro. L’unico a confermare il suo posto è in sostanza Chad Greenway. Ma anche le secondarie non fanno eccezione, tra i CB, via FA, sono arrivati Captain Munnerlyn e Derek Cox, forse è la volta buona che i tifosi vikings non vedano più in campo quella sciagura di Josh Robinson.

Coaching staff: qualcuno per la passata stagione ha pagato. Il coaching staff è stato azzerato, finito il tentativo con Leslie Frazier, inizia l’era Mike Zimmer, un DC che ha sempre lavorato benissimo nella lega sin dal 2000 e che finalmente ha la sua chance per essere capo allenatore. Sicuramente le due cose richiedono capacità differenti e c’è tanta curiosità nel vederlo all’opera. Stando al suo stampo difensivo, i tifosi si aspettano da lui un deciso giro di vite nelle prestazioni di un reparto, come abbiamo visto, decisamente rinnovato. Nominalmente il DC sarà George Edwards, uno che proprio ai tempi di Dallas, tra il 1998 e il 2000, ha lavorato con Zimmer. Per l’attacco ci si affiderà alle idee, più o meno brillanti, di Norv Turner, all’ennesima chance, dopo anni insoddisfacenti a San Diego come HC e dopo aver pagato per colpe non sue nella passata stagione come OC ai Browns.

Punto forte: Adrian Peterson è il fulcro di questa squadra, inizia ad essere sull’urlo dei 30 anni quando appunto i RB subiscono un improvviso declino, vedremo, prima o poi, se il ragazzo è umano e si piegherà all’età che passa o continuerà a produrre le sue 100 yard a partita. Norv Turner ha affermato di volerlo coinvolgere molto di più nel passing game, ecco…Turner e RB in queste ultime stagioni non sono andati molto d’accordo (sentire Ryan Mathews per info)

Teddy B: "Ma davvero Jared Allen ammazza gli orsi?!"

Teddy B: “Ma davvero Jared Allen ammazza gli orsi?!”

Punto debole: l’incertezza che regna nel ruolo di QB (partirà titolare Cassel? Buttare subito nella mischia Bridgewater?) e in generale una varietà di bersagli non così affidabile, capitanati da un Jennings abbastanza impalpabile nella sua prima stagione a Minnesota, lontano da Aaron Rodgers. Molto dipenderà dalla crescita, già intravista, di Cordarrelle Patterson e il ritorno di Kyle Rudolph, chiamato a confermare e a migliorare quanto fatto nei primi 2 anni e mezzo tra i pro.

Sorpresa: 45 ricezioni, per 469 yard e 4 TD, una prima stagione buona, ma non eccelsa per un primo giro. Patterson però ha mostrato lampi di talento atletico che potrebbero farne in tempi brevi uno dei top WR della lega (anche se è un ruolo pieno di competizione in questi anni). Intrigante sarà vedere il modo in cui lo utilizzerà Norv Turner, considerando che già dall’anno scorso oltre alle palle ricevute, l’ex Tennessee Volunteers ha aggiunto 12 corse, di cui ben 3 finite in TD.

Tirando le somme

Come richiesto in un commento dal nostro lettore Rorschach, aggiungo a fine articolo anche un breve pronostico (sì, dai, sbagliamolo!!) su ogni singola division. Parto dal presupposto che vedo la NFC North una division a livello assoluto in regressione, rispetto ad annate per cui è stata, secondo me, la division più dura e più competitiva quanto meno della NFC. I favoriti restano oggi, come allora, i Green Bay Packers, ma i rivali sono un po’ più distanti e non sono così sicuro che riusciranno a conquistare un posto in post season attraverso una wild card. Chicago, sia per un concetto di continuità (è l’unica tra le altre 3 a non aver stravolto il coaching staff), che perché ha un valore medio superiore, dovrebbe arrivare seconda, mentre tra le restanti due trovo più intriganti le novità dei Vikings, che con un paio di scommesse vinte potrebbe anche rappresentare una bella sorpresa per questa stagione.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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5 risposte

  1. Rorschach ha detto:

    Oltre ad un grosso grazie per l’articolo, puoi dirmi come vedi in termini di pronostico la classifica di questa division, che l’anno scorso è stata equilibratissima?

    • azazelli ha detto:

      I pronostici cerco sempre di evitarli, da vile, perché non ne azzecco mai uno 😀 però, prendendo spunto da questo tuo commento e da questa tua richiesta, cercherò di aggiungerli qui e nelle altre 2 preview che ho già fatto e di metterli direttamente a fine articolo nelle prossime che farò.

      Secondo me, questa è stata per anni la division più dura almeno della NFC (anche quando in molti decantavano le insidie della East), però, a livello assoluto, la vedo un po’ calata in queste ultime due stagioni. Se devo ordinarli vedo Green Bay vincere abbastanza agilmente, dietro Chicago, con Minnesota possibile sorpresa, mentre l’offseason di Detroit non mi convince un granché. In tutto ciò non sono così convinto che una wild card possa venir fuori da questa division.

  2. Rorschach ha detto:

    Quindi ritieni Stafford non in grado di fare la differenza, lo vedi più come problema che come fattore positivo per i Lions?

    • azazelli ha detto:

      Un problema no, al di là della battuta sul pezzo circa le anatre che lancia (e più di una volta un pessimo lancio viene trasformato in ricezione se non addirittura in un TD dal fenomeno che ha in squadra), Stafford non penso sia un problema o il problema dei Lions, almeno sino a quando riesce a restare sano. Ma al tempo stesso non so quanta differenza, in positivo, riesca a fare in questa squadra. E’ un QB normale (o meglio me lo aspettavo molto più incisivo), che riesce a mettere su tante yard. Di contro però i veri problemi dei Lions risiedono altrove, in primis l’efficacia difensiva, poi la disciplina generale e la continuità di rendimento. Ad esempio un giocatore come Bush (che personalmente apprezzo) ne è un po’ l’emblema: capace di flash incredibili e di finire nella cuccia del coach, causa turnover/drop inopinati nella gestione di una partita.

      Ovviamente è la mia opinione eh 🙂 fossi poi smentito dal campo non mi sorprenderei 😀

  1. 23 Luglio 2014

    […] pur avendo meriti nella crescita generale della squadra. In realtà come abbiamo già visto QUI e QUI entrambi sono andati a “comandare” altrove e così i tifosi “tigrotti” si […]

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