A Torino abbiamo visto il David

Michelangelo Ventura

Michelangelo Ventura

Erano i primi anni del 500 e a Firenze Michelangelo Buonarroti scolpiva il David, o meglio come avrebbe detto lui, toglieva dal David presente nel blocco di marmo la roccia in eccesso. Oltre che ad un’opera d’arte senza eguali nasceva una visione del pastore Davide forte, pensieroso e convinto dei suoi mezzi mai vista prima di allora. Il David di Michelangelo è robusto e muscoloso, convinto di poter battere Golia con la propria forza e intelletto e non solo perché guidato da Dio. Così il Torino ieri è sceso in campo determinato e convinto dei propri mezzi sapendo di avere le potenzialità per poter battere il gigante bianconero.

Ne nasce così una vittoria che fa apprezzare ancor di più il gioco del calcio, uno sport in cui per vincere bisogna sempre dare il massimo, dove la vittoria non è mai scontata e qualche volta può accadere che il più debole batta il più forte. Anche se ieri qualche segno del destino c’è stato: va detto che i ragazzi granata hanno cercato e ottenuto una vittoria meritata. Quando parlo di destino penso a Fabio Quagliarella, ragazzo cresciuto nel vivaio del Toro, che da Torino si è spostato in diverse squadre di serie A prima di far ritorno nella città sabauda, sponda bianconera. Il ragazzo campano si è fatto voler bene dai supporter bianconeri dimostrandosi all’altezza della maglia indossata, regalando gol di pregevole fattura ed eccellenti prestazioni che hanno contribuito al primo scudetto post calciopoli. Il gol dell’ex di ieri, che regala il derby ai granata ha un sapore particolare, perché dopo un lungo digiuno il Torino torna a prevalere sugli acerrimi nemici. A fine partita dando un’occhiata al’esultanza dei giocatori e supporter ci si è resi conto di quanto fosse stato pesante per loro un’astinenza dalla vittoria da 20 anni.

Pensate che emozione possano aver provato quei ragazzi che a 20-25 anni di età non sapevano cosa volesse vincere un derby. Non capisco i commenti di alcuni ragazzi juventini sui vari social network che prendono in giro i ragazzi del Toro perché esultavano come se avessero vinto lo scudetto. Il fatto di tifare una squadra blasonata, abituata alla vittoria, non ci deve dar perdere di vista quale sia la bellezza di questo sport dove non si tifa solamente per vedere vincere il campionato ai propri beniamini. A volte non si riesce a capire che per realtà come il Torino, una volta ottenuta la salvezza, il derby diventa LA partita e vincere il derby è come vincere lo scudetto. Penso inoltre che ieri, a fine partita, nel fondo del cuore di ognuno di noi scorreva un goccio di sangue granata. Anche io che sono juventino ho pensato che, come avrebbe detto Prandelli, questa è una bella storia da raccontare. La storia di Davide che batte Golia, la storia del povero che batte il ricco e potente, la storia del lavoro di un uomo dalle grandissime capacità mai abbastanza apprezzato dal calcio che conta. Infatti la vittoria di ieri è stata di fatto anche la ciliegina sulla torta di Giampiero Ventura, uomo in grado di forgiare un gruppo eccezionale che in questi anni è riuscito a ottenere ottimi risultati sportivi coniugandoli con le esigenze societarie.

Ventura non ha mai chiesto campioni, ha semplicemente allenato chi aveva a disposizione tirando fuori dal nulla il miglior terzino italiano, il capocannoniere della passata stagione (venduto per fior fior di quattrini) e il suo pupillo Alessio Cerci ceduto non di certo a gratis. Con il suo gruppo Ventura è riuscito a partecipare all’Europa League, togliendosi diverse soddisfazioni come il passaggio del turno con l’Athletic Bilbao, e il trionfo di ieri che rappresenta il suggello su di un biennio a dir poco eccezionale.

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Una risposta

  1. azazelli ha detto:

    Col cazzo che nelle mie vene scorre sangue granata! 😛

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