Elimination game – La seconda settimana del Giro

2015, Giro d'Italia, tappa 13 Montecchio Maggiore - Jesolo, Team Sky 2015, Porte Richie, Jesolo

Per capire il Giro d’Italia sin qui disputato ed in particolar modo la seconda settimana, bisogna far ricorso a reminiscenze della nostra infanzia, quando alle feste si beveva the al limone bello fresco e tra le varie attività ludiche ci si intratteneva con il gioco delle sedie musicali: le regole sono piuttosto semplici, c’è una musica che suona, ci sono un quantitativo di sedie necessarie per far sedere tutti tranne uno, una volta che la musica si ferma bisogna accaparrarsi la sedia più vicina, chi resta in piedi esce dal gioco e si porta via una sedia….e alla fine ne resta soltanto uno.

Impariamo sin da piccoli l’importanza della poltrona, ma questo è un altro discorso. Tornando al nostro Giro d’Italia, la competizione sembra una gara ad eliminazione, proprio come il gioco delle sedie musicali. Il primo a rimanere senza sella, pardon sedia, è stato Pozzovivo, che ora si starà mangiando i gomiti: lui non faceva parte dei fab 4, ma un giro così costruito con tappe così baldanzose lo metteva già in fase di preview tra i possibili outsider per il podio di Milano, stando alle difficoltà incontrate poi dai favoriti, nulla (o quasi) gli sarebbe stato precluso anche per un eventuale “medaglia d’argento”. Purtroppo però la musica per lui è finita quasi subito, per l’ennesima caduta di una carriera piuttosto sfortunata.

Di Pozzovivo però sapevamo già, in questa seconda settimana in due si sono usciti dal gioco: Rigoberto Uran e Richie Porte rappresentano le più grandi delusioni di questo Giro. Il colombiano ha faticato molto nella prima settimana, ma era arrivato al giorno della crono probabilmente dove non aveva paura di essere. La crono l’aveva fatto sbalzare ai piedi del podio, su Aru si poteva guadagnare di più (solo 16″), ma guardando la classifica a quel punto solo 38″ lo separavano dal terzo posto e con un’ultima settimana che poteva essere in crescendo l’obiettivo di entrare nei primi tre era più che alla portata.

Ieri però ci siamo accorti che il piano non aveva gambe su cui reggersi, sprofondare ad 8 minuti dai primi l’ha fatto retrocedere al 15esimo posto della generale e gli ha fatto perdere definitivamente quella sedia che nelle prime settimane aveva difeso in qualche modo, pur soffrendo, senza mai abbattersi. Le Dolomiti però sono tutt’altra cosa e se non c’è la condizione, non vale la pena nemmeno avere rimpianti.

Quanto meno “Ciccio” può consolarsi con l’affetto della De Stefano (ai limiti dello stalkeraggio…), stessa cosa non può dire Porte, che nemmeno rilascia le interviste alla RAI (ed infatti sono settimane che martellano lui e la sua squadra al processo). Sette giorni fa eravamo quasi affascinati dalla conduzione di corsa del Team Sky: mai al vento, mai a tirare il gruppo, praticamente mai uno scatto con il proprio capitano, eravamo lì estasiati al pensiero “adesso quando arriva la terza settimana questi dominano la corsa….”, non avevamo fatto i conti con la seconda di settimana.

Una settimana che potenzialmente poteva portarlo al secondo giorno di riposo in rosa e che invece lo vede oggi volare via con il suo elicottero, lasciandosi forse definitivamente dietro ogni aspettativa di successo in un grande giro. Ok, Porte è stato sfortunato, però anche Contador lo è stato. La sfortuna è una scintilla, è un inizio di incendio, da una parte si sono fatti trovare pronti per spegnerlo, dall’altra un po’ tutti sembra si siano prodigati nel buttare benzina sul focolaio. Clarke dell’Orica non può passargli la ruota: io, come la gran parte dei ciclisti, a quanto pare, ammetto la mia ignoranza. Ma al momento dell’incidente doveva esserci un manipolo di compagni di squadra pronti anche ad allacciargli le scarpe se necessario. Rientrare poi in un gruppo che andava a tutta negli ultimi km era francamente impensabile, specie se aiutato solo da tre/quattro “amici”, ma la cosa che ha fatto ancora più sospettare è che lo stesso Porte facesse difficoltà a tenere le loro ruote. Una 40ina di secondi di distacco alla fine erano un campanello d’allarme, la sirena antincendio si è accesa poco dopo quando l’australiano per ringraziare il corridore dell’Orica, suo amico, che si era fatto anche suo meccanico, ha pubblicato sui social la foto del misfatto. Una ingenuità che ci riporta all’ignoranza del regolamento di cui sopra, che rendeva vano ogni possibile ricorso o lamentela. Possiamo discutere sulla logica della regola messa per evitare alleanze trasversali, possiamo ritenere la sanzione eccessiva, ma in entrambi i casi non è durante un Giro d’Italia che si possono fare questi discorsi regolamentari.

In un clima da caccia alle streghe (il Contador fotografato senza casco è ai limiti del compassionevole per la stampa anglosassone) si è ripreso a correre, ma l’Odissea di Richie era solo agli inizi, altra tappa pianeggiante ed altra imboscata della sorte: dicevo prima delle sfortune di Contador, altra caduta che lo vede coinvolto, con bicicletta inutilizzabile, a 300 metri dalla neutralizzazione della corsa. Le immagini di Tosatto che arriva di corsa bici in spalla per consegnarla al suo capitano sono l’esemplificazione del pompiere che spegne l’incendio ancor prima che divampi. Anche qui il gruppo va a velocità sfrenata ed è impossibile rientrare, distacco contenuto in pochi secondi (che comunque consegnano la maglia rosa momentaneamente ad Aru, l’unico dell’Astana a non essere rimasto rallentato dalla caduta). Porte si trova nella stessa situazione di Contador, dopo il disastro di Forlì il team Sky avrà imparato la lezione, no? Ni. Stavolta la bici gliela passa un compagno di squadra, che però è ben più alto del minuto australiano. Morale della sfiga? Porte arriva al traguardo costretto a pedalare senza mai potersi sedere. Inquadrato dalle telecamere si lascia scappare un sorriso quasi fantozziano, ormai rassegnato, perde altri 2 minuti.

Treviso, partenza della crono tanto aspettata, più che un trampolino verso la Rosa è un supplizio: in pratica raddoppia il suo distacco da Contador, da 5 a quasi 9 minuti. Lo stesso giorno, mentre il suo compagno di squadra Kiryienka vola e vince la crono, Konig prende i gradi di capitano del team Sky. Ieri poi Porte ci toglie ogni dubbio sul fatto che possa essere d’aiuto per il ceco, arrivando a Madonna di Campiglio con 27 minuti, giusto in tempo per abbandonare la corsa.

Il ragazzo ha 30 anni, quindi anagraficamente potrebbe avere altre chance in futuro, chissà magari proprio dalla Vuelta a fine anno (se non sarà portato al Tour in appoggio a Froome), ma la delusione per lui e per la squadra ora è molto alta: si presentava a questo Giro con risultati altisonanti, non era mai stato così in forma come questa volta, era l’occasione della sua vita e l’ha fallita, è stata una sconfitta più a livello mentale che fisico. Difficilmente si riesce a vincere un grande giro senza incontrare contrattempi, nessuno ti porta in carrozza, devi sempre lottare per sederti sulla sedia vuota per cercare di non restare in piedi ed a piedi. L’australiano in questo giro ne esce ridimensionato soprattutto a livello caratteriale, quel sorriso di resa nella caduta verso Jesolo dice tutto, più dei 27 minuti presi a Madonna di Campiglio. Potrà ora il team Sky (il più ricco e il più attrezzato team del panorama ciclistico) presentarsi ad un prossimo grande giro con Porte capitano?

Il gioco delle sedie non è però finito, ma qualcosa è cambiato: in realtà Contador siede (al contrario del suo inconfondibile stile in bicicletta) sul trono, anzi addirittura sembra essere lui l’addetto ad accendere o spegnere la musica. Aru, sempre più maturo, forse nella tappa di ieri ha capito che non solo il corridore della Tinkoff non è attaccabile, ma che forse il resto del podio può essere riempito anche da un suo compagno di squadra, Mikel Landa. Potenzialmente in due potrebbero metter in difficoltà dapprima la squadra di Alberto (già non brillantissima di suo) e poi il capitano stesso, con il rischio però di saltare addirittura tutti e due, il gioco vale la candela? Nell’era dei punteggi World Tour in cui anche un piazzamento è essenziale, forse no.

E mentre Contador accende e spegne la musica a suo piacimento, ai suoi piedi sempre più disparati sono i corridori che arrivano con la loro sedia per aggiungersi al gioco, gente come Kruijswijk o Hesjedal che è uscita di classifica già dalla prima settimana e che ora invece si ritrova a ridosso della top 10, anche grazie ai distacchi abissali degli ultimi due giorni. Una manciata di corridori che forse sulla singola salita non ha chance di dare la zampata alla propria classifica e che quindi da domani potrebbe essere pronta ad improvvisare fughe da lontano con vista sulla generale, rendendo la corsa ancora più bella e meno gestibile. Contador dall’alto della sua classe e della sua esperienza non può che restare il favorito, ma la corsa è corsa e da qui a Milano lui per primo sa che nessuno lo porterà in carrozza, la strada è ancora piena di imboscate.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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2 risposte

  1. mlbarza ha detto:

    Pozzovivo si starà veramente mangiando le manine, anche perchè credo proprio che avrebbe fatto il diavolo a 4 a Campitello Matese e tappe limitrofe per attaccare Contador e visti i miglioramenti a crono degli scorsi anni, poteva anche rendere la corsa più interessante.

    Il povero Uran probabilmente starà chiamando disperatamente Andy Schleck chiedendogli di rientrare dal ritiro, pur di levarsi di torno la De Stefano.

    Porte e più in generale il Team Sky: non so se avessero annusato un possibile calo di forma del tasmaniano e quindi abbiano condotto di conseguenza meno da protagonisti il tutto, però in fin dei conti fino all’episodio foratura non c’erano stati segni di possibili cali di forma. Poi la gestione ha assunto livelli grotteschi tra ruote passate da avversari, biciclette passate da compagni vatussi (…) e dichiarazioni di dolori che è meglio curare a casa. Non credo Porte possa fare granchè alla Vuelta, anche se non conosco il percorso di quest’anno e non so se e quanto si discosti dallo schema rampe di garage+arrivi in salita duri senza interruzione di continuità. Per caratteristiche, il Grande Giro che gli si adatta meglio è il Tour, il problema è che finchè starà in squadra con Froome, non potrà mai fare pienamente la sua corsa.

    L’Astana, parere mio, deve ringraziare che chi punta(va) al podio per un motivo o per l’altro non c’è più: per come sta correndo, rischia di bruciarsi sia Aru, sia Landa, che Contador a parte mi sembra il più forte in salita. Ma sembra solo a me che da inizio Giro la loro tattica sia più “proviamo a vincere più tappe possibile, il resto viene di conseguenza” che “proviamo a mettere in difficoltà Contador per vincere il Giro”?

    Il Condor/pistolero è il più forte, gli avversari in un modo o nell’altro si sono autoesclusi e lui ha passato in maniera relativamente tranquilla i primi giorni del problema alla spalla. Gli basta solo non trovare una crisi e gestire in maniera +/- ecumenica il resto delle tappe, che può portarsi a casa il Giro senza troppi patemi. Certo è, che se vuole provare a vincere anche il Tour, deve sperare di avere dei compagni un po’ più in forma.

    • azazelli ha detto:

      Rispondo solo ora….perché nel frattempo ero impegnato nel trasloco 😀

      Su Porte: Dopo Wiggins, Froome farà ritirare anche lui? 😀 Vabbé gli basterà cambiare squadra…

      Sulla tattica dell’Astana abbiamo avuto altri saggi in questi giorni, però è davvero strano, va detto che si sono trovati spesso in situazioni intricate (a volte se le sono cercate, ok), e quindi in giro si legge ogni tipo di parere a riguardo ed il bello è che si svaria sulla stessa tappa da “grande astana” a “ma che cazzo fanno?!”, se guardiamo solo ai risultati se oggi si conferma il tutto, avranno 2 uomini sul podio e avranno vinto una manciata di tappe, non è male, sul come si può discutere e di massima sono d’accordo con te.

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