Froome sbriciola i Pirenei

Thomas sullo sfondo controlla.

Thomas sullo sfondo controlla.

Chris Froome ha macinato anche i Pirenei, è bastata la prima giornata con una frullata prepotente per renderli polvere, negli altri chilometri poi c’hanno pensato Porte e Thomas a passare con l’aspirapolvere per pulire via tutto. Il team Sky, specie in questi tre uomini, sta viaggiando su altri livelli, Movistar martedì, Astana ieri e Tinkoff oggi hanno anche cercato di fare il ritmo, staccando più (la Movistar) o meno gli avversari, ma non il rivale principale. Oggi Thomas è stato impressionante, poco da aggiungere in questi casi.

Dopo l’azione devastante a La Pierre-Saint-Martin che ha distrutto ogni autostima altrui, Froome ieri ed oggi s’è goduto la paura sul volto dei suoi avversari: nessuno s’è azzardato ad attaccarlo sul Tourmalet, qualcuno ha provato a fargli il solletico verso Plateau de Beille, tant’è che a forza di farsi stuzzicare ha provato anche lui a farsi sentire, senza infierire troppo. Sono arrivati tutti assieme sia ieri (in 11) che oggi (in 9), qualche nome è cambiato, ma i big che puntano alla vittoria o al podio non hanno fatto alcuna differenza in queste ultime due difficili tappe pirenaiche.

Oggi per lo meno, in ordine cronologico, Contador, Nibali, Valverde, Quintana, poi ancora i due della Movistar c’hanno provato, ma con poca convinzione, chiaramente non possiamo giudicare il loro stato di fatica, ma la sensazione è che dopo aver guadagnato 20 25 metri si voltassero e provassero sconforto nel vedere il Porte, il Thomas e a volte lo stesso Froome di turno che continuavano incessanti nel loro ritmo. Bisognava dare continuità all’azione, magari sperando che uno degli altri contender potesse aggregarsi ed invece puntualmente ci si fermava per far partire l’ennesimo inutile contropiede.

Per avere un minimo di appiglio per le tappe alpine (sì inizia lunedì) possiamo dire che soprattutto dalla tappa di oggi, abbiamo visto dei corridori con un colpo di pedale molto più brillante: Contador sembra in ripresa, Quintana è sembrato quello più esplosivo, Nibali addirittura è parso in controllo, anche se non brillantissimo nella sua azione (che è stata peraltro quella più duratura, non in quanto al vantaggio, sempre i soliti 20 30 metri, quanto alla lunghezza in cui è stato a bagno maria). Sarà stata la pioggia a renderli un po’ più in palla, la respirazione sicuramente ne avrà giovato, Froome di contro oggi non è sembrato bellissimo, anche nella frullata sua solita non ha fatto una gran differenza (magari non voleva farla….chi lo sa…), ma l’inglese è sempre ingiudicabile sino a quando non te lo trovi a frenare per fare i tornanti in salita.

Se c’è un unico vincitore, dopo questa tre giorni (anche se estenderei davvero il premio al trio meraviglia di Sky), ci sono molti sconfitti. Tra di loro il più battuto è il nostro Vincenzo Nibali. Tra martedì e ieri ha vissuto forse i momenti peggiori della sua carriera. Meglio oggi, niente di trascendentale, considerando appunto che sono arrivati tutti assieme in una decina, ma ha fatto davvero piacere vederlo reagire, chiaramente il processo attorno a lui è iniziato da giorni. Da una parte si può notare come anche Aru, al Giro, nella seconda settimana, ha sofferto molto, per poi riprendersi salita facendo e riconquistando un podio che sembrava insperato.

Il volto della crisi

Il volto della crisi

Qua però la situazione sembra molto più critica sia per le condizioni personali anche nell’affrontare le sconfitte, sia per un parco di avversari molto più elevato. Continuo a ritenere uno spreco utilizzare lo Squalo di Messina in questo modo, lo avrei pensato a prescindere dalle fatiche di questa prima metà di Tour, ma una preparazione così esasperata forse anche a livello psicologico lo mette spalle al muro senza che ci fosse il bisogno. Mentalmente gli riesce anche difficile ricordarsi l’ultima volta in cui è andato forte (lasciamo stare il campionato nazionale…), starà cercando di uscire dalla crisi anche aggrappandosi a ricordi positivi che sono ormai lontani un anno, non ha più corso in mezzo al gruppo, le gambe non ci sono, non è nemmeno facile trovare la forza di reagire se sono mesi che non corre gare ufficiali.

Poi non voglio fare un processo al nostro miglior ciclista, ormai da anni, la corsa storta capita a tutti e comunque c’è la speranza di ritrovarlo protagonista nell’ultima settimana, ma quando la corsa è sinonimo di annata, qualcosa s’è sbagliato, il ciclismo non è la finale olimpica di fioretto, che ce l’hai una volta ogni 4 anni ed esiste solo quella. Nibali paga anche colpe non sue, è bastato seguire le dichiarazioni di Vinokourov in questi giorni per capire che stanno gestendo una situazione con i piedi: continui cambi di leader, poi smentiti, Fuglsang che prima avanza pretese sui gradi da capitano e poi fa retromarcia, sembra quasi di vivere la situazione di Griffin QB ai Redskins (chiedo scusa a chi non è avvezzo al mondo NFL), con lo stesso risultato di avere poi una disfatta ancora maggiore rispetto alla semplice sconfitta, sconfitta che nello sport esiste e bisogna saperci convivere.

Cosa dobbiamo aspettarci dalle Alpi ora? Io voglio sperare che oltre ad averne l’intenzione (ed oggi ce l’hanno avuta), i big ritrovino il colpo di pedale giusto, un GT dura tre settimane e la condizione può venire strada facendo, come se ne può andare. Il mio amico Van Garderen conosce i suoi limiti e pur essendo secondo credo non attaccherà nemmeno sotto minaccia o rapimento del suo cane. Quintana/Valverde, un Majka ritrovato mandato di nuovo in fuga magari come punto d’appoggio per lo stesso Contador, Nibali e Purito Rodriguez seppur lontani in classifica ma con voglia di far succedere qualcosa e quindi potenziali alleati dei più immediati inseguitori di Froome, saranno questi gli uomini da tenere d’occhio. Saranno già interessanti gli arrivi di Gap (lunedì) e di Pra Loup (mercoledì, dopo il riposo), dove non solo la salita, ma soprattutto un paio di discese potranno fare la differenza e lì Froome, dopo aver domato i demoni del vento e del pavé, dovrà dimostrare di non aver paura di quelli della discesa. Specie se ci sarà il brutto tempo come nell’arrivo di oggi, la discesa dopo il col d’Allos mercoledì è veramente selettiva (questa è la tappa che abbiamo già visto al Delfinato).

Ma per le Alpi c’è tempo, i Pirenei si sono appena conclusi e allora un ultimo applauso a chi ha trovato soddisfazioni su queste montagne: perché mentre Froome le sbriciolava e Porte con Thomas passavano a ripulire, Majka già nominato e soprattutto un mai domo Purito Rodriguez oggi hanno dato lustro a montagne che hanno fatto la storia di questa corsa centenaria. Assieme a loro un pensiero anche a due piazzati come Daniel Martin e Romain Bardet. Il corridore della Cannondale ha problemi di riflessi che l’hanno tenuto ancora una volta lontano dalla vittoria in questo Tour, dopo il Mur-de-Bretagne. Sul col d’Aspin ha reagito tardi alla fuga, recuperando da solo 7 minuti per poi perdere l’attimo giusto per chiudere su Majka durante l’ascesa al Tourmalet; il francese ha vissuto un inizio difficile per lui e per tutta la Francia che ha visto sparire i suoi due migliori aspiranti al podio finale (il calvario di Pinot ve l’abbiamo già riassunto lunedì scorso), oggi però è entrato nella fuga giusta ed ha risposto per quanto ha potuto agli attacchi di un Purito attivissimo verso Plateau de Beille. Le Alpi aspettano anche loro: il Tour ha un padrone, ma Parigi è ancora lontana.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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