Giro delle Fiandre 2015: i nuovi eroi

Cycling: 93e Tour of Flanders / Elite Men

Seconda Monumento dell’anno e già scende una lacrima. Avevamo perso Tom Boonen per infortunio qualche settimana fa e adesso rimaniamo pure senza Fabian Cancellara: due vertebre fratturate per una caduta ad Harelbeke e stagione delle classiche compromessa. Tommeke e Spartacus hanno vinto sei delle ultime dieci edizioni della Ronde, ma non è solo questo: quando corrono loro c’è sempre nell’aria la sensazione dell’impresa, degli attacchi a 50km dal traguardo senza voltarsi indietro. C’è reverenza da parte di tutti gli altri, anche timore.

Senza di loro si aprono scenari interessanti: di gente pronta a vincere la prima monumento in carriera ce n’è in abbondanza e gli scenari di gara si fanno più complessi. Perché se è vero che senza i due mostri, squadre come la BMC e la Lotto Soudal potrebbero fare corsa d’arrembaggio, è anche vero che molti, con quella vittoria che sembra un po’ più alla portata, magari correranno in maniera più conservativa, confidando di poter fare la differenza nel finale.

Il percorso

L’anno scorso fu spettacolo, e non a caso gli organizzatori hanno deciso di lasciare sostanzialmente invariato il percorso. La prima parte di corsa non presenta grosse difficoltà, ma già al km 113 si affronta per la prima volta l’Oude Kwaremont. Poi arrivano 80 km durissimi con 9 muri, di cui almeno 3 sul pavé, di norma preparativi alla bagarre vera che si scatena la seconda volta in cui si affronta il vecchio Kwaremont. A questo punto di chilometri ne mancano poco più di 50 e subito dopo c’è il Paterberg, 300 metri durissimi che spesso fanno la differenza. Qui di solito il gruppo conta già meno di 50 unità e si è capito chi sicuramente non può vincere. Dopo altri 4 muri, tra cui Koppenberg e Taaienberg, a circa 15 chilometri dal traguardo si ripete la combo che è il trampolino per le azioni decisive. Chi ne ha prende in testa il Kwaremont e fa selezione, per poi involarsi definitivamente sul Paterberg. Dalla cima di quest’ultimo mancano solo 13 km, completamente pianeggianti.

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Favoriti

Geraint Thomas (SKY) L’uomo più in forma del momento. Ad Harelbeke ha prima fatto selezione sul vecchio Kwaremont, e poi staccato Stybar e Sagan con un’azione da finisseur ai -4 km dall’arrivo. Alla Gent – Wevelgem aveva una gamba talmente pazzesca che gli altri lo lasciavano chiudere su tutti i buchi, tanto che quando ha scosso la testa sull’allungo di Paolini, nessuno l’ha più ripreso. Strepitoso sia sui colli che sulle pietre, è probabilmente il corridore più completo di tutto il gruppo insieme a Kwiatkowski, ma ha due punti deboli. Il primo è che cade spesso, e se fino a quest’anno ha vinto poco è soprattutto per quello. Il secondo è che quando vai così forte nelle semi-classiche, poi al Fiandre ti guardano tutti. E, al contrario di Cancellara, lui non può aspettare lo sprint per vincere.

Zdenek Stybar (Etixx-Quickstep) – Il campione nazionale ceco è l’altro grande favorito. Ormai tra i migliori interpreti delle corse al nord, ha già dimostrato di essere uomo da Roubaix (un sesto e un quinto posto per lui), ma anche tre vittorie di tappa e la classifica generale dell’Eneco Tour nel 2013. Quest’anno è stato protagonista in quasi tutte le corse su strade sporche, vincendo le Strade Bianche e arrendendosi solo a Thomas ad Harelbeke. Stybar sta molto bene e può contare sulla squadra più forte del gruppo, anche se non sempre riesce a sfruttare il suo potenziale a dovere.

Pronti a vincere

Alexander Kristoff (Katusha) – Quinto l’anno scorso, quarto due anni fa, top10 nelle ultime sei monumento che ha concluso. E’ uomo da classiche come pochi altri, perché più le corse si allungano più è dura staccarlo. A Sanremo l’ha bruciato solo John Degenkolb, dopo uno sprint infinito in cui tutti si erano riparati dietro le sue spalle possenti. Bene sul pavé nel 2015, viene da tre vittorie in fila e classifica generale alla Tre Giorni di La Panne. Pagherà qualcosa sui muri finali, specie il Paterberg, ma nessuno vuole portarselo all’arrivo.

Sep Vanmarcke (Team LottoNL-Jumbo) – Già il fatto che non sia tra i favoriti, ma solo tra i pronti a vincere è indice della parziale delusione della sua stagione sinora. Ovviamente va tutto calibrato rispetto alle altissime aspettative che si avevano sul 26enne della ex Belkin, che sostanzialmente sta replicando i buonissimi risultati dell’anno scorso, ma a cui manca il guizzo della vittoria in una WT. Quinto alla Omloop, quarto alle Strade Bianche, di nuovo quinto alla E3 Harelbeke e sesto alla Gent Wevelgem, ma gli è sempre mancato qualcosa nei finali. Non può non essere considerato un contender, non può essere considerato un favorito (con sole 5 vittorie in carriera): saprà sorprenderci?

Niki Terpstra (Etixx-Quickstep) – Un po’ in ombra fino a domenica scorsa, quando alla Gent ha mostrato una condizione irreale, a tratti anche superiore a Thomas. Più che gli avversari, deve temere il suo direttore sportivo, che quest’anno non ne ha azzeccata una, e i troppi galli nel pollaio della sua squadra. L’anno scorso alla Roubaix sfruttò l’immenso lavoro di Boonen, che però domenica non ci sarà.

Quelchepassa Outsider

Greg Van Avermaet (BMC Racing Team) – Il classico bello, ma che non balla. Forse, tra i nuovi eroi, è quello sul quale si avevano le aspettative più alte. A inizio stagione andava fortissimo, ma è caduto sia ad Harelbeke che alla Gent. Il Fiandre in condizioni normali è la sua corsa. Bisogna solo capire come ci arriva.

Alejandro Valverde (Movistar Team) – Saper andare sul pavé non è una cosa che si improvvisa a 35 anni: delle 54 vittorie conquistate in carriera su tappe in linea o corse di un giorno, il murciano ne ha 0 sulle pietre, dove peraltro non ha praticamente mai corso. Però è in uno dei momenti di forma migliori in carriera, esce da un gran giro di Catalogna e non ha nulla da perdere. (Edit: notizia dell’ultime ore, il corridore della Movistar non prenderà parte a quello che sarebbe stato il suo primo Fiandre, per paura di cadere e complicare poi quelle che saranno le classiche sulle Ardenne, da sempre suo terreno di caccia. Peccato, c’avevamo creduto.)

John Degenkolb (Team Giant-Alpecin) – I muri delle Fiandre non sono il massimo per un corridore con le sue caratteristiche e il tedesco della Giant-Alpecin sembra aver staccato un po’ la spina dopo la vittoria ubriacante alla Sanremo. Ma in corse sopra i 250 km non si può tenerlo fuori dai possibili protagonisti, anche perché in volata lo battono in pochi.

Jurgen Roelandts (Lotto Soudal) – Oh alla Gent è stato da solo al vento (e quando dico vento, dico raffiche che hanno buttato la gente nei fossi) per tipo 70km e a un certo punto ho creduto nell’impresa del secolo. Non ha paura di niente e la sua squadra, con Benoot e Debusschere da scudieri, è tutt’altro che male.

Mancherebbe il nome di Peter Sagan, che a 22 già era sul podio della Ronde e tutti dissero da qui in poi son tutte sue. E invece no. Allo slovacco sembra sempre mancare la benzina negli ultimi chilometri delle classiche e adesso ci sono anche tutti i casini dirigenziali della Tinkoff. Il talento rimane abbacinante, ma una sua vittoria sarebbe a sorpresa. La Etixx gioca a due punte con Stybar e Terpstra, ma non dimentichiamoci di Stijn Vanderbergh, uno che sulle pietre mette giù la testa e non molla mai, talvolta anche a danno della sua squadra. La Trek orfana di Cancellara si affida a Stijn Devolder, che però non fa risultato qui dal 2009, quando peraltro vinse. L’Astana quasi orfana di una licenza WT punta tutto su Lars Boom, vincitore l’anno scorso della tappa sul pavé al Tour e forse più adatto alla Roubaix. Se invece siete gente da scommesse rischiose, allora buttatevi su Sylvain Chavanel, Bjorn Leukemans, Ian Stannard o Heinrich Haussler.

Gli italiani

L’ultimo a vincere il Fiandre è stato, nel 2007, Alessandro Ballan. Che poi è anche l’ultimo ad essere andato a podio, insieme a Pippo Pozzato tre anni fa. Il corridore della Lampre è l’italiano che, per talento e motore, dovrebbe sempre stare coi migliori in una corsa del genere, ma non ha iniziato il 2015 come si sperava e se non è in grande condizione tende a correre lontano dalla posizioni di testa, finendo per rimanere tagliato fuori quando la corsa si decide sui berg. Chi invece quest’anno sta andando fortissimo è ovviamente Luca Paolini, che dopo un’incredibile Sanremo in cui da solo ha svolto il lavoro di tre ottimi gregari, si è preso la libertà di un assolo alla Gent – Wevelgem, vincendo una delle corse più belle degli ultimi dieci anni. Sulla carta lavorerà per Kristoff, ma se il norvegese non avesse la gamba, si giocherà sicuramente le sue carte. Daniel Oss e Matteo Trentin sono ottimi corridori da Nord: potenti, solidi e anche veloci. Il problema è che corrono in squadre fortissime (BMC e Etixx), che quasi sempre li utilizzano da gregari oppure in attacchi impossibili per far scoprire le altre squadre. Chi potrebbe sorprendere è Oscar Gatto, bene alle Strade Bianche e nel gruppo buono anche ad Harelbeke. Il corridore dell’Androni ha vinto in passato una semiclassica importante sulle stesse strade, la Dwars Door Vlaanderen, e sembra in buona condizione. Marco Marcato e Mirko Selvaggi sono abituati a questi terreni e potrebbero provarci nelle fughe della prima ora, mentre per Niccolò Bonifazio e Davide Cimolai sembra ancora presto in corse così dure.

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