Kristoff spiana i muri

Tutto il resto sbiadisce

Kristoff e tutto il resto sbiadisce

Semplicemente il più forte, il più potente, Alexander Kristoff ha dimostrato lungo i 19 muri, specie negli ultimi due, di essere il migliore sia da un punto di vista fisico che tattico. Il Fiandre 2015 è stata una corsa che ha risentito dell’assenza dei fari Boonen e Cancellara, soprattutto nel suo districarsi: in gruppo hanno atteso un po’ troppo prima di incendiare la competizione, tutti hanno aspettato che fosse qualcun altro a premere l’interrutore e quando Kristoff e Terpstra hanno allungato a 27 km dall’arrivo gli altri big hanno ancora stentato a riconoscere che quello era il momento in cui si poteva decidere la corsa.

Parliamo dei vincitori della Roubaix e della Sanremo dell’anno scorso, parliamo di due dei corridori più in forma di quest’ultima settimana al nord, eppure BMC e SKY soprattutto, ma anche altri cani sciolti (su Sagan poi ci torneremo…), non sono stati in grado di leggere il momento della corsa. Il vantaggio del duo, una volta riassorbita l’azione del potente Lutsenko (che ha la grazia in bici di un rinoceronte su uno skateboard), non ha mai superato i 30″, in cima all’ultmo Kwaremont erano 16, ritornati attorno al mezzo minuto ai piedi dell’ultimo muro di giornata, il Paterberg, sul quale Greg Van Avermaet e Peter Sagan hanno dato sfoggio della loro potenza, giusto per far ritornare lo svantaggio sui 15″ e per alimentare rimpianti.

La BMC, che in quel tratto aveva anche la carta Oss da giocarsi un po’ meglio, deve mangiarsi i gomiti, perché Van Avermaet continua nel suo ruolo di corridore talentuoso, intrigante, ma che fatica a raggiungere la vittoria da punto esclamativo ed a giudicare dagli ultimi 30 km forse era quello che ne aveva di più tra i non Kristoff, quanto meno quello che poteva insidiarlo se si fosse trovato con lui sull’ultimo muro.

E poi c’è Sagan: questa volta non s’è lanciato in azioni scriteriate a 50 km dall’arrivo per poi finire la benzina sia fisica che mentale troppo presto, è stato attendista, forse troppo, certo avesse avuto un compagno di squadra nel tratto di cui sopra, forse lui l’avrebbe messo a lavorare e avremmo vissuto un altro tipo di finale (lui si che in una volata con Kristoff avrebbe reso il tutto molto più indeciso), ma alla Cannond….ah no, vero, quest’anno ha cambiato squadra proprio per trovarsi in quei momenti della corsa non più da solo ed invece…

Uno dei rari momenti di Sagan con i suoi compagni

Uno dei rari momenti di Sagan con i suoi compagni

L’unico a provarci sull’ultimo Kwaremont è stato Geraint Thomas: la Sky ha lavorato molto ad inizio gara, forse troppo (sugli scudi del gregariato il nostro Puccio), da padrona della corsa ha dettato i ritmi iniziali, ma non è stata colpa dell’inglese se l’unico a reagire con lui in quel frangente sia stato Stybar, più in versione da stopper, che da aiutante nella rimonta (anche se in cuor suo ci sperava), con Terpstra davanti. Ecco forse lì se uno dei due di cui sopra che si sono poi mossi sul Paterberg, avesse avuto gambe e spirito per farlo prima, avremmo raccontato anche in questo caso un altro finale.

Ma il finale e in generale gli ultimi 30 km ci raccontano di un norvegese che ha fatto secondo all’altra monumento corsa quest’anno, ha tutto per piazzarsi anche tra una settimana sul velodromo di Roubaix e che sinora ha vinto 10 (dieci!!) gare quest’anno, più di tutti (dietro a lui Porte a 7, Cavendish a 6), dopo aver dominato la tre giorni di La Panne: se dopo la Sanremo vinta l’anno scorso in molti avevano storto il naso, possiamo sbilanciarci ormai, ci troviamo davanti ad un purosangue.

A proposito di purosangue: Tiesj Benoot si è trovato nuovamente coi grandi, nel gruppo dei primi inseguitori, nei momenti caldi della corsa (gli è già accaduto spesso in queste ultime settimane), lui che grande al momento, almeno anagraficamente, non lo è (classe 1994, 21 anni compiuti poco più di 3 settimane fa). Poi sull’arrivo s’è tolto anche la soddisfazione di staccare gli altri e piazzarsi dietro alle due coppie Kristoff/Terpstra e VanAvermaet/Sagan: quinto al primo Fiandre corso in carriera, impressionante.

Tutta la Lotto Soudal merita comunque un plauso, pur non essendo tra le squadre con la punta di diamante per la vittoria finale (Roelandts, ottavo al traguardo, sembra più corridore da grandi azioni, più che capitano su cui basare una tattica, Debuscherre non vale i big su questi tracciati), ha movimentato la corsa, per tutto il giorno ha fatto attaccare Greipel (un monumento a lui, si sono contati ben 3 attacchi seri del campione tedesco, a -100, -70 e -45 km dall’arrivo) anche se poi è parzialmente mancata nel finale quando pur numericamente in forze non è riuscita ad organizzare un ultimo disperato tentativo.

Sempre per un discorso di differenti aspettative, esce male la Etixx: ne piazza certo due nei primi 10, ma ancora una volta il fatto di avere troppi galli a poter cantare in qualche modo castra la loro tattica e la loro potenzialità. Per carità, Terpstra non può battere Kristoff in volata, ma anche sul Paterberg il norvegese sembrava già più pimpante. Stybar arriva nono, ma anche avesse avuto più energia, non ha avuto modo di poterlo dimostrare.

Esce malissimo Sep Vanmarcke, non abbiamo ancora capito come mai fosse finito nel gruppetto dei ritardatari, non l’abbiamo mai visto nel vivo della corsa ed ancora più invisibili sono stati i suoi compagni di squadra (eppure la divisa gialla è piuttosto sgargiante); proprio mentre davanti Terpstra e Kristoff se ne andavano, Sep ha tentato di rientrare da solo sul gruppo dei migliori ed è rimasto ad espiare le sue colpe nel mezzo dei due gruppi, facendo la figura del “né carne, né pesce”: delusione.

Non possiamo parlare di delusione per gli italiani, visto le aspettative pressoché nulle: dopo l’ubriacante vittoria di una settimana fa alla Gent-Wevelgem di Paolini, sapevamo che le cose sarebbero state molto più complicate oggi (peraltro, a lato, la Katusha non ha smesso di vincere da allora…). Lo stesso Paolini ha corso per lo più in fondo al gruppo trovandosi continuativamente staccato quasi per inerzia che per reale fatica, a forza di continui distacchi causati da cadute e forature varie sia sue che altrui. Non siamo stati protagonisti in prima persona di azioni vincenti: detto del lavoro faticoso, benché poi inutile, di Puccio con il Team Sky, sia Oss che soprattutto il sorprendente Pozzato hanno timbrato il cartellino di presenza, restando con il gruppo dei migliori e piazzandosi con loro, rispettivamente 11esimo e 12esimo. Il nostro digiuno in una monumento continua e la sensazione è che non sia di imminente interruzione, ma questo è quello che passa il convento e finiamo per gioire per piazzamenti nei primi gruppi inseguitori. Merita una citazione anche Marco Frapporti dell’Androni, che non è nemmeno giunto al traguardo, ma che era tra i sette protagonisti della fuga di mattinata.

Speronato da una macchina dell'organizzazione.

Speronato da una macchina dell’organizzazione.

Tra loro c’era anche il povero Jesse Sergent, che ha visto la sua fuga venir conclusa da un autista incosciente del cambio ruote Shimano: per l’australiano una caduta rovinosa ed una frattura alla clavicola. Stessa sorte è toccata pochi chilometri dopo a Sebastien Chavanel, tamponato dalla sua stessa ammiraglia dopo che questa era stata colpita ancora una volta da una macchina della Shimano (fosse la stessa, sarebbe davvero il colmo). Francamente per l’organizzazione di una classica monumento due situazioni a dir poco imbarazzanti e non comprensibili, abbinate al gonfiabile che si sgonfia e per poco non si affloscia sopra la testa dei corridori, con esso saremmo sforati abbondantemente nel grottesco.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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2 risposte

  1. mlbarza ha detto:

    Si è vista la mancanza di due fari, come Boonen e Cancellara, carismatici al punto da catalizzare le paure di tutti ed anche in grado tatticamente di far saltare in aria la corsa presto.

    Terpstra, che ha vinto la Roubaix 2014, non 2015, non ancora quantomeno, ha provato lo stesso attacco che gli ha consentito lo scorso anno di arrivare da solo nel velodromo, solo che a questo giro gli ha detto male che è stato seguito da un mostro. Krtistoff ha chiaramente le caratteristiche, come Degenkolb, di dominare le classiche pre-Ardenne per tanti e tanti anni, poi ha l’enorme fortuna di trovarsi in una squadra in cui tutti lavorano per lui, che per di più tatticamente sbaglia poco o nulla. Cosa che né il povero PozzSagan né Van Avermaet hanno.

    Vanmarcke credo che a questo giro semplicemente non avesse le gambe, così come a conti fatti Thomas non le aveva per fare la differenza dopo i 250 km

    I nostri poco da dire, Trentin se non mi sbaglio è rimasto intruppato in una caduta, chissà magari se fosse stato avanti qualcosa poteva tentare, gli altri hanno fatto fondamentalmente il loro, compreso Marcato che aveva fatto un bel numero per rientrare, ma poi è stato staccato.

    Vergognosi gli organizzatori, di solito in Belgio ci si lamenta (a ragione) per lo stuolo di moto che ci sono in corsa, a questo giro il casino lo hanno fatto le macchine. Certo che però, dal paese per eccellenza dove il ciclismo è una religione, mi aspetterei ben altro…

    • azazelli ha detto:

      Corrego il lapsus, thanks barza! Per sapere chi vincerà la Roubaix 2015 in effetti dobbiamo aspettare…..la preview di safe che esce nei prossimi giorni 😀

      Giusto l’appunto sull’aspetto tattico, caratteristica in cui Kristoff pare molto più scafato degli altri. Su Trentin non saprei…avrebbe aumentato la confusione e i rimpianti in casa Etixx forse 🙂

      Sulla sicurezza in gara, nella prima tappa del basco sono riusciti a fare anche peggio, mi sarei aspettato uno sciopero ieri.

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