NBA Finals 2015 Preview – Golden State vs Cleveland

Siamo arrivati alla fase conclusiva di questa stagione NBA e a giocarsi il titolo 2014/15 troviamo i Golden State Warriors, assoluti dominatori della stagione, e i Cleveland Cavaliers, che avendo a roster il 23 diventano, per la proprietà transitiva, i padroni della Eastern Conference. Quelli che sulla carta dovevano essere dei Playoffs combattutissimi e sicuramente spettacolari si sono invece rivelati essere semplicemente la coronazione di una squadra, i Warriors, che non ha avuto rivali dal primo giorno di stagione regolare; e di un giocatore, LeBron James, arrivato alle quinte NBA Finals consecutive ed entrato in una stratosfera fino ad oggi riservata solo alla dinastia dei Boston Celtics degli anni ’60.

nba trofeo

Specchio specchio delle mie brame

Come arrivano alle Finals

Il cammino delle due squadre è stato pressoché identico. Un sonoro sweep al primo turno (contro New Orleans e Boston), una vittoria per 4-2 con qualche spavento qua e la al secondo (Memphis e Chicago) ed una distruzione totale dell’avversaria nella finali di conference (4-1 vs Houston e 4-0 vs Atlanta). Si è trattato solamente della seconda volta negli ultimi 29 anni in cui le due finali di conference si sono chiuse entro la quinta partita della serie (la prima ed unica altra volta la si registrò nel 2011).

Se l’infortunio di Kevin Love (che ricordiamo essere fuori fino all’inizio della prossima stagione) e la splendida prestazione dei Los Angeles Clippers nelle ultime due partite della serie contro i San Antonio Spurs (l’apice della spettacolarità di questi Playoffs?) avrebbero potuto far crescere qualche dubbio sull’arrivo delle due squadre alle Finals, dopo averle viste giocare in questo mese e mezzo di post-season non si può certo dire che non siano arrivate le due compagini più forti (e in forma) a giocarsi il titolo. Ed anche i numeri ci aiutano a sostenere questa tesi.

Cleveland e Golden State hanno, infatti, i due migliori attacchi dei Playoffs (108.6 punti per 100 possessi i Cavs; 107.3 i Warriors) e rispettivamente la terza e quarta miglior difesa (98.5 punti subiti per 100 possessi i Cavs; 98.9 i Warriors). Un altro dato interessante, ma non ditelo a Phil Jackson, è quello dei tiri da tre punti, la vera arma di distruzione che le due squadre hanno utilizzato per smantellare la concorrenza. La percentuale di conclusioni dalla grande distanza che sono tentate a partita è sostanzialmente identica (35.8% per i Warriors, 35.6% per i Cavs) così come la percentuale dei punti realizzati che arriva dai tiri da tre punti (33.2% Warriors, 30.9% Cavs; uniche due squadre dei Playoffs con un dato superiore al 30%).

Qui Golden State

I Warriors non devono inventarsi niente, sono chiaramente i favoriti per la vittoria e per portare a casa un titolo che manca dalla stagione ‘74/’75 non dovranno far altro che continuare a giocare come hanno fatto per tutta la stagione. Steve Kerr ha creato una macchina quasi perfetta che, quando gira a pieni cilindri, sembra sostanzialmente imbattibile.

La fase offensiva di Golden State è una delle cose più piacevoli che potete osservare oggi su un campo da basket. Un sistema ibrido, che combina diversi modi di giocare, basato su una motion offense che predica continuo movimento di palla e giocatori. Sono ormai lontani i tempi in cui, con Mark Jackson, si vedeva un isolamento dietro l’altro. I risultati sono stati stupefacenti, oltre agli eccellenti risultati di squadra ci ritroviamo con uno Stephen Curry MVP stagionale e Superstar con la S maiuscola; un Klay Thompson ormai entrato di diritto nell’elite delle guardie tiratrici NBA; e due giocatori come Harrison Barnes e Draymond Green che, una volta inseriti nel quintetto base, sono diventati fondamentali ed hanno visto crescere a dismisura le loro quotazioni (il prodotto di Michigan State è prossimo ad un contratto faraonico, che piaccia o meno).

Golden State è la squadra che ha tirato meglio durante i Playoffs, con un effective field goal percentage pari al 52.8%. È anche l’unica squadra ad avere una eFG superiore al 50% nelle conclusioni fuori dall’area. Oltre a questo nessuno è andato in contropiede come loro, avendo realizzato, infatti, una media di 21.6 punti in transizione a partita.

Non solo Curry

Non solo Curry

Il giocatore barometro in questa post-season, così probabilmente come lo è stato per tutta la stagione, è proprio Green. Con lui in campo i Warriors superano gli avversari con una media di 13.0 punti per 100 possessi; quando l’ex Spartan si siede in panchina, il dato crolla e Golden State va sotto di 8.5 punti per 100 possessi. Un differenziale enorme (21.5 punti per 100 possessi), cui non si avvicina nessun altro giocatore che abbia superato la soglia dei 200 minuti in questi Playoffs.

Il grande vantaggio dei Warriors rispetto a tutte le squadre che hanno affrontato fino a questo momento i Cavaliers arriva però dalla fase difensiva. Se Bulls e Hawks avevano sostanzialmente un solo giocatore in grado di accoppiarsi con LeBron (Jimmy Butler e DeMarre Carrol rispettivamente), la squadra della baia può schierare un mostro a quattro teste (formato dai corpi di Thompson, Barnes, Green e Andre Iguodala) capace, in qualsiasi momento della partita, di scambiarsi l’assegnamento difensivo che ovviamente deciderà le sorti della serie.

La marcatura su LBJ comporta, per qualsiasi esterno NBA, un dispendio enorme di energie, fisiche e mentali. Soprattutto per giocatori “piccoli” (e non esiste un pari ruolo che possa competere con James a livello fisico) diventa sostanzialmente impossibile tener testa al loro avversario quando questo decidere di aprire l’ufficio in post basso e farsi strada a furia di spallate e jab step. Inizialmente saranno Barnes e Iguodala a seguire le tracce di LeBron, mentre sarà interessante osservare la soluzione adottata da Kerr sui pick & roll che coinvolgeranno James. Molto probabilmente, come fatto anche contro James Harden, i Warriors cambieranno la marcatura e a quel punto sarà Green a trovarsi uno contro uno con il nativo di Akron (il partner ideale dei p&r di James è spesso Tristan Thompson, che appunto sarà inizialmente accoppiato a Green). In situazioni di questo tipo LeBron tende a cercare l’isolamento (ben 140 quelli giocati nelle prime tre serie di Playoffs, massimo nella lega) per cercare di battere dal palleggio quello che reputa un avversario più lento e meno agile di lui. Ma dovrà fare molta attenzione, perché le mani di Green sono rapidissime e lo stesso Harden ne ha pagato le conseguenze in gara 5 della serie finale della Western Conference, chiusa con ben 13 palle perse, tante delle quali causate proprio dallo stesso Green.

Qui Cleveland

I Cavs arrivano a questi finali con la miglior difesa dei Playoffs. Prendendo in esame il dato della eFG%, come fatto per i Warriors, notiamo che nelle sedici partite fino a qui giocate abbiano tenuto agli avversari al 45.1% (miglior risultato in assoluto), essendo inoltre l’unica squadra ad aver concesso agli avversari meno del 30% delle realizzazioni da tre punti.

Ma né Boston, né Chicago, né tantomeno Atlanta sono avversari lontanamente paragonabili a questi Warriors. Se vogliono regalare alla città di Cleveland un titolo che manca dal 1964 sono diversi i fattori che dovranno andare nel senso giusto.

Innanzitutto credo sia imperativo per Cleveland vincere almeno una delle prime due partite alla Oracle Arena. Con la formula 2-2-1-1-1 e l’eventuale gara 5 in trasferta, andare sotto 2-0 potrebbe essere un deficit difficilmente sormontabile.

L’altro fattore fondamentale per la squadra dell’Ohio sarà dettato dalle condizioni fisiche di Kyrie Irving. Se contro le avversarie della Eastern poteva bastare il LeBron formato Playoffs e una serie di tiratori al suo fianco, per battere quattro volte la squadra più forte della Lega sarà necessario avere un giocatore, oltre a LBJ, che possa crearsi un tiro da solo e mettere punti sul tabellone. Quando la difesa di Golden State gira al massimo tende sostanzialmente a strangolare la circolazione avversaria ed avendo già detto delle possibilità che hanno per limitare lo stesso LeBron, ecco che le qualità e le prestazioni di Irving diventano imprescindibili.

Non solo James

Non solo James

Dopo l’infortunio di Love, i Cavaliers hanno adottato un sistema con due lunghi veri e propri in Tristan Thompson e Timofey Mozgov. Nelle serie contro Bulls e Hawks questo si è tramutato in un dominio sotto i tabelloni a tratti imbarazzante. Durante la post-season i Cavs hanno messo le mani sul 28.5% dei rimbalzi offensivi disponibili (miglior risultato dei Playoffs). Thompson è il leader di questa speciale classifica, avendone strappato il 13.4%. Mozgov lo segue al terzo posto, con il 12.1%. Questa potrebbe essere un’altra chiave molto importante per il loro eventuale successo.

A livello difensivo, qualsiasi squadra che affronti i Warriors, deve trovare il modo (auguri!) per limitare le sfuriate di Curry. Anche in questo caso sarà importante capire se le condizioni fisiche di Irving siano accettabili o meno. David Blatt starà probabilmente molto attento a monitorare minuti e movimenti del suo playmaker, perché il minimo segnale di cedimento del ginocchio potrebbe essere fatale contro un giocatore con le qualità di Curry. Vedremo sicuramente una discreta dose di Matthew Dellavedova che, quando in campo, si incollerà ai pantaloncini dell’MVP per tutti i 28 metri di campo. Non mi stupirei che, una volta entrate le second unit, Blatt decida di utilizzare il doppio playmaker, sgravando Irving dall’accoppiamento difensivo più scomodo con il numero 30 di Golden State.

Sarà interessante osservare la scelta che adotterà Golden State nelle situazioni di pick & roll – e saranno tante – che coinvolgono Curry. Questo perché la combo preferita dai Warriors per questo tipo di azione è quella tra il playmaker e Green (ben 228 le situazioni di p&r giocate tra i due fino ad ora), il quale sarà però accoppiato a Tristan Thompson. Il lungo dei Cavs è uno dei migliori di tutta la NBA nel cambiare assegnamento e restare accoppiato alla point guard avversaria. Non è ovviamente un accoppiamento che può essere duraturo ma Thompson non dovrebbe avere problemi a tenere i primi due, tre palleggi della guardia avversaria (anche se Curry è solitamente letale quando si trova davanti giocatori di quelle dimensioni). Per evitare questa situazione i Warriors potrebbero coinvolgere come bloccatore l’uomo di Mozgov (quindi, almeno inizialmente, Andrew Bogut) sfruttando il fatto che in queste situazioni il russo resti “dietro” e non effettui uno “show” forte sul palleggiatore avversario. Anche in questo caso però, lasciare anche solo uno spiraglio a Curry potrebbe essere devastante.

Situazione infortuni

Abbiamo già parlato della situazione scricchiolante del ginocchio di Irving. A meno di clamorose ricadute l’ex Blue Devil non dovrebbe perdere nessuna partita ma è probabile che per questa stagione non lo rivedremo più al 100% della sua forma e delle sue possibilità.

Anche Iman Shumpert soffre di un fastidio all’inguine, infortunatosi nella serie contro i Bulls. Lui stesso ha dichiarato di non essere completamente guarito, ma sono le sue prime finali della carriera e sarà regolarmente in campo.

Love, di cui abbiamo già detto, e Anderson Varejao si godranno lo spettacolo dalla panchina.

I Warriors sono invece alle prese con il protocollo della lega per quanto concerne le commozioni cerebrali, grazie alla ginocchiata sulla faccia presa da Klay Thompson in gara 5 contro i Rockets. Avendo avuto 8 giorni di riposo prima di gara 1, dubitiamo che la guardia di Golden State non sarà al suo posto nel quintetto iniziale.

Discorso diverso invece per Marreese Speights, che non ha preso parte nemmeno alla serie contro Houston. Il giocatore non si è allenato e sarà quindi difficile vederlo in campo almeno per le prime due partite. Le buone prestazioni di Festus Ezili come rincalzo di Bogut non costringeranno lo staff dei Warriors a vedersi costretto a rigettare nella mischia lo stesso Speights prima del dovuto.

Pronostico

Il cuore dice LeBron, la testa Golden State. Per questa volta ascoltiamo la parte “intelligente” e crediamo che i Warriors siano troppo completi, troppo forti e troppo profondi anche per il più forte giocatore del pianeta. Due vittorie iniziali, una in gara 4 a Cleveland e poi festeggiamenti alla Oracle, davanti ad un pubblico che sarà letteralmente uno spettacolo nello spettacolo.

Disclaimer: si ringrazia NBA.com per tutti i numeri e le curiosità statistiche.

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