Parigi – Roubaix 2015: l’inferno del Nord

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Sembra ieri che ci esaltavamo per le Classiche appena iniziate, per i primi visi sofferenti e le gambe maciullate dalle pietre. E invece eccoci qua: il Nord è quasi finito. Arriva la bella stagione e con essa il profumo dei Grandi Giri. Manca solo lei: la regina, la Parigi – Roubaix, a chiudere il periodo più bello per ogni amante del ciclismo. Ci sono corridori che a metà a aprile si possono già mettere il cuore in pace, quest’anno è andata male, speriamo nel prossimo. Perché di pavé da qui a ottobre ce n’è poco, e nessuno con il fascino di quello primaverile.

Il Giro delle Fiandre ci ha lasciato con un dominatore e tanta gente che, impotente, si è lasciata dominare. Ma Kristoff è, per sua stessa ammissione, più adatto ai muri della Ronde che ai ciottoli della Roubaix. Questa è una corsa a parte, una corsa dove se fori a 100 km dal traguardo dentro la foresta di Arenberg può anche darsi che non rientri più. Al Fiandre quasi sempre vince il più forte, perché dai e dai, su quei muri le gambe alla fine fanno la differenza. Alla Roubaix, invece, il più forte può anche restare tagliato fuori dal giro buono. Basta un guasto meccanico o una caduta davanti a te. E non c’è gregario che possa salvarti.

Il percorso

PROFIL

La corsa è sostanzialmente invariata rispetto all’anno scorso. I primi 100 km non presentano particolari difficoltà. Da quel momento ci sono da percorrere 27 settori di pavé di lunghezza variabile. I primi 9 servono a inacidire le gambe dei meno abituati, poi si arriva alla Forest di Arenberg, 2,5 km in leggera discesa, percorsi a velocità esagerata e con le barriere ai lati. Questo è già un tratto decisivo: se fori, cadi, guardi troppo il panorama o semplicemente non sei ben posizionato, puoi restare tagliato fuori dal gruppo buono e magari non rientrare più, perché da qui in poi nessuno ti aspetta.

Cinque dei successivi otto tratti di pavé sono sopra i 2 km di lunghezza. A Mons-en-Pévèle mancano circa 50 km all’arrivo e cominciano i tratti di pietre più brevi. Chi non è coi migliori a questo punto quasi sicuramente non vince. Il tratto più temuto e spesso decisivo è il Carrefour de l’Arbre: 2,1 km spezzagambe che arrivano quando ormai tra i corridori vedi la Madonna e anche qualche santo. Il più forte qui ci prova sempre, perché mancano 20 km e solo 3 km di pavé. L’arrivo nel velodromo di Roubaix lo conoscete tutti. Attenzione perché le volate lì dentro sono molto particolari: non conta più che è il più veloce, ma solo chi ha ancora qualcosa nelle gambe per sprintare.

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I favoriti

Alexander Kristoff (Katusha) – Arriva a questa corsa in un momento di forma strepitoso, avendo appena vinto il Giro delle Fiandre da dominatore. Il norvegese ha motore, velocità, potenza, capacità di leggere la corsa e uno scudiero eccezionale in Luca Paolini. Epperò non è imbattibile. Storicamente la Roubaix è meno adatta alle sue caratteristiche ed è verosimile che gli corrano tutti contro. Se la Etixx fa corsa dura, ma dura per davvero, le sue chance diminuiscono drasticamente, e anche qualora arrivasse un gruppetto, un Degenkolb o un Demare potrebbero fargli lo scherzetto.

Zdenek Stybar (Etixx) – Due Roubaix corse in carriera, ed entrambe le volte nel gruppo buono fino alla fine. Il passato da ciclocrossista torna utile in una gara su strade sporche e polverose: forse solo Sagan ha un bike handling paragonabile al quello del ceco. La Etixx ha fallito troppi obiettivi in questa primavera per permettersi un’altra gara d’attesa. Devono menare dall’inizio con tutte le armi a disposizione, liberarsi dei velocisti e poi giocarsela con i propri capitani.

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Pronti a vincere

Geraint Thomas (Sky) – L’avevamo lasciato come il favorito numero uno prima della Ronde e invece ha un po’ tradito. Ha provato a fare la differenza sul Kwaremont senza lasciare il segno, e a quel punto, senza compagni, non è più riuscito a rientrare. Rimane un candidato alla vittoria finale, ma forse il picco di forma è già passato. E non scordiamoci che è l’ultima corsa di Wiggo in maglia Sky.

Niki Terpstra (Etixx – Quick Step) – E’ il campione uscente. L’anno scorso sorprese tutti con un’azione nel finale, anche grazie alla superiorità schiacciante della Quickstep. Terpstra è uno che fa la corsa e non l’aspetta, come dimostrato al Fiandre, quando è stato il primo big ad attaccare sul serio, in quella che si è rivelata la mossa decisiva.

John Degenkolb (Giant – Alpecin) – L’ultimo a vincere Sanremo e Roubaix nello stesso anno è stato Sean Kelly nel 1986, quindi non un impresa semplice per il tedesco della Giant. Avrà bisogno anche di un po’ di fortuna perché la squadra non è granché, e se fori quando sei da solo è finita.

Lars Boom (Astana) – Questo è un corridore da pietre vecchia maniera, uno che gode quando le gambe bruciano e si esalta nel fango. Lo ricorderete probabilmente nella tappa del pavé all’ultimo Tour, quando si levò tutti di ruota con una superiorità disarmante. La condizione pare ottimale, se è vero che anche in una corsa non adattissima a lui come il Fiandre è arrivato coi migliori. Ecco, dovesse piovere, i soldi metteteli su di lui.

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Bradley Wiggins (Sky) – Ci scuserà Wiggo per esserci dimenticati il Sir davanti al nome, ma in bici i titoli nobiliari valgono un cazzo. Ultima corsa in maglia Sky per il campione del mondo a cronometro, ultimo vero obiettivo su strada della sua carriera. L’anno scorso con i migliori fino alla fine. Deve arrivare da solo, o quasi, per avere una chance.

Pippo Pozzato (Lampre) – Sfottuto ampiamente e in varie occasioni su queste pagine, Pippo ci ha sorpreso con una gran prestazione al Fiandre. In bici rimane uno spettacolo e la Roubaix da sempre tende a premiare chi ha classe. Anche la squadra, con Oliveira e Cimolai, sembra meglio del previsto. Occhio.

Peter Sagan (Tinkoff – Saxo) – Indecisi fino all’ultimo se inserire lo slovacco tra gli outsider, abbiamo voluto dargli una chance. Bene al Fiandre quando è stato l’unico a seguire Van Avermaet sul Paterberg, ma poi sconsolante nel non riuscire a sprintare nell’ultimo chilometro, che dovrebbe essere il suo pane. Forse c’è dietro un problema di preparazione.

Greg Van Avermaet (BMC) – Il bello che non balla, diceva settimana scorsa aza. Più che altro il bello che non vince, e anche sul bello qualche dubbio permane. D’accordo che non ci piacciono i classici discorsi su vincenti e perdenti, però questo è uno che in volata trova quasi sempre uno più forte di lui e che raramente coglie il momento buono per far saltare la corsa. Forte, fortissimo, ma continua a non vincere.

Tiesj Benoot (Lotto Soudal) – L’anno scorso correva coi bambini e oggi siamo costretti a metterlo tra i possibili outsider per la corsa più dura del mondo. Chiariamoci: alla Roubaix, più che in tutte le altre corse sul pavè, serve esperienza, tanta. Ma questo è arrivato quinto alla sua prima Ronde da professionista. A 21 anni. Un fenomeno.

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Chi è rimasto fuori? Sep Vanmarcke, sicuramente. Il belga era già parso in difficoltà alla Gent – Wevelgem ed è crollato miseramente al Fiandre. Non ha la condizione dell’anno scorso, ma è pur vero che nel 2013 fu invisibile al Fiandre e poi dominante alla Roubaix. Potrebbe fare corsa d’attacco come Boonen l’anno scorso, magari per una volta la fortuna gira dalla sua. L’anno scorso qui destò una buona impressione Arnaud Démare, che però nel 2015 non ha ancora vinto una corsa e non pare al top. Stijn Devolder al Fiandre è rimasto coi migliori fino alla fine, ma alla Roubaix ha una sola top10 all’attivo in tanti anni di carriera. Una squadra che può sicuramente fare corsa d’attacco è la Lotto Soudal, che oltre al principino Benoot, può contare sull’ottimo Jurgen Roelandts e su André Greipel. Il tedesco è stato indomabile al Fiandre in appoggio ai capitani e potrebbe anche sognare di correre per se stesso qui in Francia. Anche la IAM, con Chavanel, Haussler e Elmiger, ha molte armi a disposizione. Il nome esotico della settimana è quello di Stefan Küng, neo-pro di 21 anni in maglia BMC. Campione mondiale nell’inseguimento su pista a febbraio, settimana scorsa ha vinto la Volta Limburg con un attacco solitario a 15km dal traguardo, una bestia.

Gli italiani

Detto di Pippo, che rimane la nostra carta migliore per una vittoria o perlomeno un piazzamento sul podio, non è che ci sia molto altro. Luca Paolini correrà in appoggio a Kristoff e sfrutterà eventuali occasioni se dovessero presentarsene nel finale. Per Oss e Trentin vale il discorso delle Fiandre, dipende da come decidono di correre le loro squadre. Se gli lasciano campo aperto, magari per un attacco da lontano, allora possono anche stupire. Interessante valutare Adriano Malori, che torna sulle pietre francesi a 4 anni dalla sua unica partecipazione: la potenza non gli manca, ma non è detto che abbia il motore per una corsa del genere.

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5 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Io sto smadonnando da stamattina dopo aver appreso che domenica pomeriggio non potrò essere a casa…si va di mysky e nospoiler land fino alla sera, conscio del fatto che mi perderò il live della prima vittoria di un italiano in una monumento dai tempi di Caligola. La Roubaix è anche la mia classica preferita, corsa nevrotica come nessun’altra….

  2. mlbarza ha detto:

    #teamwiggo tutta la vita

    Poi tanto la vince Terpstra, aza ha chiaramente il giornale della settimana dopo come dimostrato nel commento alla Ronde 🙂

    Spero sia una corsa meno bloccata del Fiandre, sono in tanti a doversi impegnare per staccare Kristoff e Degenkolb e sono in tanti a dover fare qualcosa, visto che la campagna del Nord è più o meno stato un grande assolo Katusha con una spuntata di Thomas.

  3. mastrohaku ha detto:

    Il meteo per domani pare essere asciutto. Polvere e non fango quindi.
    Per la vittoria io dico Pozzato perchè abita poco lontano da casa mia (quindi il mio pronostico si basa su forti ragioni tecniche come si può facilmente intuire).

  4. Montyone ha detto:

    Wiggins domani non sbaglia: raramente manca gli obiettivi.

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