Pechino 2015 in pillole

Nido d'atletica

Il Nido d’Atletica

L’orario a volte è stato scomodo e non siamo riusciti (io e la mia redazione…) a seguire tutto tutto il mondiale, specie per le sessioni notturne, dove peraltro spesso si nascondono i fatti più buffi/divertenti/curiosi di un mondiale di atletica (tipo le diverse velocità delle batterie dei 100 metri). Nonostante questo il materiale raccolto in questa settimana merita una versione extralarge (come mio solito) delle pillole, in salsa agrodolce.

(Intanto scusate, ma non sono riuscito a inserire direttamente nel post i vine, spaginavano tutto, accontentatevi dei link esterni).

Che sarebbe stato un mondiale azzurro più agro che dolce lo sospettavamo, la cosa è sembrata ancora più lampante quando dopo la maratona Meucci se l’è presa con la cucina cinese.

La prossima volta ogni atleta potrà portarsi la mamma da casa, opzionali i fornelli, potrebbero comunque trovarsi in loco.

Il debutto è stato traumatico anche per l’organizzazione. Ancora maratona: gente che arriva e non sa se deve fare un altro giro. Già fanno una fatica assurda per arrivare al traguardo, se poi devono tenere anche il conto dei metri fatti….

La “regia cinese” era diventata tristemente nota durante la Supercoppa tra Juventus e Lazio giocata a Shangai poche settimane prima, ma il salto triplo inquadrato dal davanti non va bene nemmeno per le produzioni 3D

È stato anche il mondiale delle cadute: la nostra Pedroso nei 400 ostacoli (bella istantanea per l’atletica italiana), la Harper Nelson nella semifinale dei 100 ostacoli ed ovviamente Bolt durante il giro di pista post 200 metri.

Che se lo prende laterale e gli fa saltare i legamenti, lo ritroviamo appeso a testa in giù a Kingston.

Bolt aveva provato a cadere anche nelle semifinali dei 100. Da solo. In partenza.

E che dire di Mo Farah? Provano a fargli pure lo sgambetto, ma resta di un altro pianeta.

C’è un modo più ingenuo di perdere una (probabile) medaglia che fare tre nulli nel lungo in una competizione che prevede 7 gare? Chiedetelo a Katarina Johnson-Thompson, che poi nel lungo si è pure qualificata per la finale individuale a 12.

Gatlin ha dominato la stagione, Gatlin ha dominato batterie e semifinali, Bolt ha vinto. Ed un cinese è andato per la prima volta sotto i 10″.

Siamo davanti al velocista più forte di sempre (Bolt, non il cinese…), diciamolo. E non è una mera questione cronometrica.

Se vinci una finale mondiale/olimpica con 9″79 ovviamente il pensiero non può che andare a Seul ’88: forse non tutti sanno che, tolti i risultati gonfiati, il best time di Ben Johnson sui 100m è di 9″95 e gli sono rimasti solo due bronzi tra mondiali ed olimpiadi all’aperto.

Bolt da Pechino 2008 a Pechino 2015.

Bolt

Dominio Boltiano

Abbiamo vissuto Roger Federer, abbiamo vissuto Michael Jordan, abbiamo vissuto Michael Schumacher, abbiamo vissuto Valentino Rossi ed abbiamo vissuto Usain Bolt.

È tutto l’anno, anzi di più, che rincorre una condizione di fisica che sembrava definitivamente smarrita. Poi arriva l’appuntamento principale e ti accorgi che appunto non è solo questione di numeri. Oltre ad essere il più veloce di tutti i tempi, anche mentalmente nel gestire il pre e dopo corsa non c’è paragone con i suoi avversari di ora.

D’altronde se Gatlin in semifinale fa 9″77 “rallentando” o quanto meno dando a vedere di farlo e poi in finale fa 9″80, non ci si limita solo ad aver le gambe, ma sapere come e quando farle usare dalla testa.

Non fosse stato beccato (due volte), Justin sarebbe anche un bel volto per l’atletica: sempre disponibile con i media, mai una parola fuori posto, nemmeno nel rispondere alle “domande” della Caporale. Son sicuro che alla mattina è uno di quelli che uscendo da casa saluta sempre il vicinato.

I 400 m sono una delle gare più affascinanti dell’atletica, uno sprint che porta all’asfissia. Non a caso sono tutti stremati all’arrivo.

Capisci che sarà una gara sensazionale quando in una batteria, Yousef Ahmed Masrahi e Rusheen McDonald fanno entrambi 43″93.

Capisci che uno dei due (McDonald) vincerà con distacco il premio “Ato Boldon 2015”* quando nella sua semifinale arriverà solo sesto correndo un mediocre 44″86.

*miglior atleta in grado di sprecare energie in prestazioni inutili nei primi turni per poi non vincere in quelli successivi.

Prima che vi scagliate contro di me: ho amato Ato Boldon forse ancor più di Michael Johnson e Frankie Fredericks, so di cosa parlo!

Unica delusione dei 400 m maschili? La dinastia Borlée ne iscrive solo due e non ne porta nessuno in finale. E nella 4×400 gli manca il quarto, come a tresette.

Una finale nella quale corrono tre dei quattro ad essere mai riusciti a correre sia i 200 metri sotto i 20″ che i 400 sotto i 44″: Makwala, Van Niekerk e Merritt. Il quarto a completare il club, da anni in pensione, non ve lo devo dire, vero?

Ok, ad onor del vero, storicamente 200 e 400 sono una doppietta recente, anche per uno sforzo non indifferente.

A proposito di storia, mai nessuna gara dei 400 metri ha avuto tre atleti all’arrivo sotto i 44″, almeno sino a mercoledì scorso.

Non vi sto raccontando cazzate:  Kirani Janes fa terzo con 43″78. Con qualsiasi prestazione nella storia dei 400 m sotto i 43″90, tolta questa finale, si è SEMPRE vinto…e lui ci prende il bronzo.

Una delle gare più belle di sempre nella storia dell’atletica.

C’era una volta la marcia italiana, più che l’inizio di una favola è l’incubo che stiamo vivendo. Quasi come una punizione successiva alla vicenda Schwazer. Queste le ultime medaglie mondiali/olimpiche dal 2000 in poi: Schwazer 50 Oro Pechino08, Rigaudo 20F Bronzo Pechino08, Schwazer 50 Bronzo Osaka07, Schwazer 50 Bronzo Helsinki05, Brugnetti 20M Oro Atene04, Perrone 20F Bronzo Edmonton01.  

Non ne vinciamo una da 7 anni, nel mezzo 4 mondiali ed una olimpiade. C’era una volta la marcia italiana.  

Certo meglio così che fare la fine della marcia russa, devastata da una serie di scandali doping che avevano costretto la federazione a non mandare nessuno a Pechino se non al di sopra di ogni sospetto. Toccava ad Alexander Yargunkin salvare la Russia.  

DOPING: Trovato positivo all’EPO l’unico marciatore russo a Pechino, Alexander Yargunkin  

Quando succedono queste cose, ti chiedi come mai ancora non ci siamo estinti.  

E la risposta è Jesus Angel Garcia. 46 anni tra poco, a Pechino ha partecipato al 12esimo mondiale in carriera (sui 15 disputati, i primi tre erano ogni 4 anni), sempre sulla 50 km di marcia. Immenso. Salvatelo, come con i panda.

Sono abbastanza “vecchio” per ricordarmi lo stillicidio (specie negli ostacoli alti) delle false partenze con le regole di una volta. Era peggio della partenza del Palio di Siena. Peraltro a livello mentale credo sia un aspetto non facile da gestire per il singolo atleta doversi trovare a ripetere più volte le procedure di concentrazione ed esplosione dai blocchi, con il risultato collaterale di avere tempi di valore assoluto leggermente più alti. Quindi, pur essendo avvilente ed ingiusto perdere 4 (o 2) anni di lavoro per un errore in partenza, non so quanto sarebbe conveniente tornare all’ammonizione per singolo corridore, prima dell’espulsione dalla corsa. Voi avete soluzioni? L’ibrido (ammonizione collettiva, prima dell’espulsione singola) utilizzato per un po’ di tempo riusciva a scontentare tutti.  

Più dispoticamente, io squalificherei chi si presenta alla partenza con un vaso in testa, questo sì.

Perché non un cactus?

Perché non un cactus?

Per non dire nulla su chi gareggia con mezza barba fatta: rischio di squalifica sino a 2 anni.

E fornirei gli atleti di specchietti retrovisori, eviterebbe epic fail stile Milano-Sanremo 2004: questa volta il facepalm è toccato a Molly Huddle, che ha cercato maldestramente di recuperare abbassando le braccia e far finta di nulla, tranquilla Molly, t’abbiamo sgamata…ed hai fatto quarta per 8 centesimi.

A proposito di questioni regolamentari: se proprio vogliamo cambiare qualcosa, meglio dare una controllata alle progressioni delle misurazione nei concorsi che le prevedono: in parole povere, nel salto con l’asta maschile non si può passare da 5,90 a 6 metri. Come ammazzare una gara pure bella ed equilibrata.

La Cina piazza al terzo, quarto e quinto posto i suoi atleti nel salto in lungo.

Il tamarro Li fa piangere Jeff Henderson con il salto che lo estrometto dai primi 8.

Il dorsale di Xinglong Gao atterra una ventina di centimetri prima del suo sedere e gli costa una medaglia. Si vede che sua mamma da piccolo non ha mai insistito come tutte le altre mamme: “allacciati bene!!”

I 400 ostacoli maschili cercano da anni di rincorrere un passato fatto di tempi difficilmente raggiungibili. Il keniano Bett, appena sceso sotto i 48″, ha dalla sua la giovane età (22 anni) per poterlo fare con più insistenza.

Vince l’oro ai mondiali, si sbronza per festeggiare e torna in albergo in taxi pagando la corsa con la medaglia d’oro (dall’Huffington Post): cos’altro si può aggiungere?

A proposito di polacchi e di lancio del martello: Anita Wlodarczyk, unica donna a superare gli 80 metri (ed in questa gara c’è riuscita ben due volte). Se ti dà uno schiaffo, almeno fai il record del mondo del salto in lungo.

Altro giro, altro tiro (lancio…) ed altra top 10 prestazione mondiale all time: Julius Yego spara il suo giavellotto a 92,72 metri di distanza. Zelezny resta di un pianeta diverso dove solo lui ne è abitante, ma per uno che solo pochi anni fa era sull’isola di Lost, non è comunque male.

Yego o Mr. Eko?

Yego o Mr. Eko?

La gara del triplo ha avuto due vincitori:

1-Christian Taylor ha tirato fuori all’ultimo salto qualcosa di sensazionale, andando a fare il solletico al punto dove atterrò Jonathan Edwards 20 anni fa. 18,21 è la seconda prestazione mondiale di sempre, per lui è il terzo atterraggio oltre i 18 metri.

2-Yordanis Duranona non si è nemmeno qualificato per la finale a 12, ma se al primo turno di salti ti presenti e vai a saltare nella pedana dell’altro gruppo, il vincitore morale sei tu.

Sbagliare pedana, sbagliare corsiail passo è breve.

E siamo ai 200 metri dove è ancora più difficile battere il giamaicano, Gatlin ri-perde anche qui, facendo un più che dignitoso 19″74, certo ai trials a fine giugno aveva corso in 19″57.

Anaso Jobodwana ed Alonso Edward, terzi a parimerito con 19″87: Sudafrica e Panama.

Sono 43 le nazioni ad aver conquistato almeno una medaglia in questi mondiali. Tra le tante presenti che però non ci sono riuscite: Ecuador, India, Cipro ed Italia.

Chiudiamo questo mondiale con un quarto posto, un quinto e due ottavi posti. Imbarazzante.

Peggior momento dell’atletica italiana di sempre?

Dafne Schippers ha 23 anni e sino a due mesi fa faceva l’eptatleta. Poi s’è convinta di fare la velocità.

Nei 100 metri è arrivata seconda per 5 centesimi.

Nei 200 metri, ha fatto strabuzzare gli occhi già tra batterie e semifinali: dalle quali siamo usciti con la sensazione che con il rettilineo tirato alla massima velocità potesse succedere qualcosa di impossibile.

21″63 in effetti è molto vicino all’impossibile. Quarta prestazione all-time dietro al 21″34 e al 21″56 della Griffith ed ad un solo centesimo dalla miglior Marion Jones. Gli ultimi 50 metri sono stati impressionanti ed i paragoni per telatio fisico, capacità atletiche e stile di corsa con Usain Bolt ci stanno tutti.

La Schippers fino a poche settimane fa

La Schippers fino a poche settimane fa

La sua prestazione è ancor più elevata dal fatto che Elaine Thompson con 21″66 e la sesta prestazione all-time si sia dovuta accontentare dell’argento. #MigliorGaraDiSempreALERT 

Terza Campbell-Brown, che dopo aver recuperato un navigatore, è riuscita a trovare la via giusta per il traguardo (niente squalifica per lei: non ha tratto vantaggio e non ha disturbato nessuno con l’invasione di cui sopra, così dicono.)

Thompson e Schippers sono divise da 13 giorni, entrambe nate nel giugno del 1992. Dovranno però guardarsi le spalle perché la britannica Asher-Smith (quinta con 22″07) ha dato loro ben tre anni di vantaggio, ma prima o poi le riprende.

Il merito più grosso della Schippers? Aver cancellato dai libri dei record (in questo caso europei) Marita Koch e Heike Drechsler. Certo alla Koch resta il mondiale sui 400, ma quello per batterlo ci sarà bisogno di un buon motorino. (Dal 2000 in poi il miglior tempo è di Sanya Richards-Ross, ad un secondo e 10 centesimi dal record del mondo. Negli ultimi 5 anni la miglior prestazione è lontana 1″56….ci stiamo allontanando).

Per la rubrica curiosità inutili: Sanya Richards-Ross è la moglie di Aaron Ross, giocatore di medio livello del campionato NFL.

Il primatista del mondo (Aries Merritt, 11o ostacoli) che vince una medaglia di bronzo, sapendo che tra quattro giorni avrà un trapianto di reni. E poi ripensi ai nostri che si lamentano del fatto che non era possibile mangiare un buon piatto di pasta.

Tra tutte queste prestazioni tra le migliori di sempre mancava l’acuto, mancava il record del mondo. Poi è arrivato Ashton Eaton.   Eaton prima fa 45 netti sui 400 metri del decathlon, al di là che sarebbe il record italiano, si tratta anche della miglior prestazione mondiale all’interno della gara multipla e sarebbe arrivato settimo nella gara dei 400 di cui abbiamo parlato poco sopra.

Poi chiude gli ultimi 400 metri dei 1500 in 63″ e si migliora di 6 punti: 9045. Il record del mondo nella gara che comprende “tutte” le gare: giù il cappello.

eaton 9045

Quando vieni trollato da Carl Lewis ti devi sentire veramente una merda…

Male Gianmarco Tamberi in pedana, molto meglio al microfono poi: sia per la cadenza anconetana, che non si sente praticamente mai in tv (esistiamo anche noi! No, nelle Marche non parliamo tutti come Martufello…), sia  perché rispedisce in tempo zero al mittente la scusa servita dalla Caporale “Pioveva per tutti.”

Siamo tutti #bragagners

C’è chi nel basket vive nel culto di Flavio Tranquillo e Federico Buffa. Per me l’atletica è Franco Bragagna.

Ovviamente ha i suoi difetti, ben evidenti, ma a livello di conoscenza, capacità oratoria, aggiunta aneddotica Franco non solo è il miglior telecronista sportivo della RAI degli ultimi 25 anni, dove mi direte voi la concorrenza di solito è molto bassa, ma a mio umile parere siede tranquillamente al fianco di coppie come quella due già citati per il basket o quella tennistica Tommasi/Clerici.

L’unica differenza è che Bragagna fa coppia da solo.

Scherzi a parte: Attilio Monetti è stato un pilastro fondamentale dei suoi racconti per 20 o più anni. Ora tocca però a Tilli combattere, perché il nostro commentatore preferito mette a repentaglio la pazienza di chiunque gli lavori affianco: interrompe tutti e nel farlo riesce ad aprire 20 parentesi contemporaneamente.

Emblematica la faccia di Tilli, che allontana il microfono dalla bocca, quando il buon Franco inizia con i suoi chilometrici saluti: sa che comunque non parlerà più.

Ascoltare le telecronache di Bragagna è impegnativo, ma a fine sessione sai che hai imparato qualcosa: ha una memoria di ferro, si informa sulle pronunce corrette e cerca di rispettarle, eleva anche il valore della sua spalla, sembra avere una storia per ognuno e se non ce l’ha questa volta, sa che dovrà impararla per la prossima.

Ce ne era uno molto bravo in egual modo in RAI, poi non ho mai capito perché si sia voluto “promuovere” a dirigente, allontanandosi dal microfono: le gare di nuoto commentate da Sandro Fioravanti erano arte.

 

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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21 risposte

  1. angyair ha detto:

    Devo fare un’ammissione….ho tradito Bragagna e seguito, quando potevo, i Mondiali su Eurosport. 🙁
    HD di grande qualità ed il commento è, come quasi sempre (Benzi a parte), ottimo (molto bene Cova).

  2. mlbarza ha detto:

    Concordo sulla questione Bragagna/Fioravanti, però devo dire che per quel che ho visto/sentito ad Eurosport non se la cavano affatto male, soprattutto nel nuoto (#calcolini). Ecco, oltre alle immagini HD, i francesi non ci fanno pagare la tassaCaporale, che non è poco…

  3. manu ha detto:

    …vabbè lo ammetto(dopo 23anni) MJ era più forte …. Ma che classe Quincy Watts … 🙂 …

  1. 31 Dicembre 2015

    […] Il marchio distintivo di questo sito sono le pillole: ne scriviamo per qualsiasi cosa e quelle sulla NFL sono ormai un appuntamento fisso per i nostri lettori che settimana dopo settimana dimostrano sempre copiosi di gradire. Qui vogliamo ricordare quelle dedicate ai mondiali di atletica (personalmente forse il pezzo che più mi sono divertito a scrivere quest’anno): Pechino 2015. […]

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