Pirelli-Ferrari: un caso esplosivo

Finita la pausa estiva è, come ormai da tradizione, Spa-Francorchamps a riaprire le danze per quanto riguarda la Formula 1. Week-end dominato Lewis Hamilton, che dopo aver ottenuto la decima pole position su undici tentativi, è riuscito ad imporsi in gara portandosi in classifica generale a +28 sul compagno di squadra Nico Rosberg. Ma a tenere banco in Belgio è la questione Pirelli (ancora una volta al centro dell’attenzione). Due problemi ai pneumatici in tre giorni hanno scatenato una “bufera” sulla casa italiana: nel Venerdì la vittima è stata Nico Rosberg, mentre la Domenica a farne le spese è stato Sebastian Vettel che ha visto sfumare a due giri dalla fine il terzo posto. In particolare quest’ultimo episodio ha fatto molto discutere con il tedesco furibondo nella zona interviste a fine gara.

Una gomma di stracci

Una gomma di stracci

Dichiarazioni molto pesanti contro la Pirelli, dettate in parte anche dal grande spavento dovuto all’incidente, accorso appena dopo l’Eau Rouge-Radillon, uno dei punti più veloci del tracciato delle Ardenne. La Pirelli respinge le accuse, dicendo che lo scoppio è stato dovuto ad un usura eccessiva del pneumatico e non ad un difetto della gomma. Usura dovuta ad una strategia ritenuta dal produttore italiano troppo estrema. La Ferrari infatti, nel tentativo di ottenere un buon risultato dopo delle qualifiche disastrose, ha optato per una strategia ad una sola sosta, facendo un secondo stint di ben 28 giri; troppi a detta della Pirelli. Ma chi ha ragione? La casa di Maranello ovviamente non è un team di sprovveduti e prima di adottare una strategia così estrema ha valutato tutti i dati a loro disposizione. Inoltre Maurizio Arrivabene ha affermato di averla decisa intorno alle 11 di Domenica mattina e molto probabilmente ha informato la Pirelli di questa decisione, non ottenendo risposte negative a riguardo.

La Pirelli parla di degrado eccessivo della gomma che ha provocato l’esplosione della stessa. Secondo i dati diramati dalla casa produttrice dei pneumatici,  il ciclo di vita delle coperture medie è circa di 40 giri. Ciclo che può variare in base ad alcuni fattori esterni (temperatura dell’asfalto, condizioni dell’asfalto,…). Con questi dati alla mano suona strano che un pneumatico con circa 40 giri di vita possa cedere solo dopo 28, un paio addirittura sotto regine di Virtual Safety Car. Inoltre il degrado della Ferrari del tedesco, in quel momento della gara intento a difendersi dagli attacchi di Grosjean, c’era, ma non era tale da poter giustificare il cedimento improvviso: Vettel infatti pagava solo 5-6 decimi rispetto al francese. Quindi in parte la giustificazione portata dalla Pirelli vacilla. E quindi a cosa può essere dovuta l’esplosione? Se si analizza il video dell’incidente, si può vedere Vettel è andato con due ruote oltre la linea bianca sia in ingresso che in uscita all’Eau Rouge. I cordoli nei circuiti non sono perfettamente lisci, ma presentano spesso dei piccoli scalini e delle “imperfezioni”; inoltre oltre la linea bianca spesso si depositano detriti e i marble, pezzi di gomma che si staccano dai pneumatici usurati.

Il cordolo dell'Eau Rouge-Radillon

Il cordolo dell’Eau Rouge-Radillon

Non bisogna dimenticare poi che l’Eau Rouge è un curva molto particolare che sottopone la vettura e i pneumatici a sollecitazioni molto importanti. Insomma diversi sono i fattori che possono aver causato l’esplosione del pneumatico, ma tra tutti l’eccessiva usura sembra quello meno probabile. Con questo non si vuole far passare la Pirelli per principiante o  incompetente come molti vogliono far credere. Anzi per limitare che si verifichino cedimenti e rotture la stessa Pirelli consiglia ad ogni gran premio la strategia ideale per non incorrere in problemi con i pneumatici, ma non possono imporre nessuna decisione  ai team. La casa milanese è da un paio di anni, dal Gran Premio di Silverstone del 2013 dove ci furono diversi problemi con i pneumatici, che chiede di imporre un numero di giri limite per ogni set, ma la richiesta è stata rifiutata più volte dalla FIA. Spesso la Pirelli in questi anni è stata messa sotto accusa per la fornitura dei pneumatici in Formula 1. Per aumentare lo spettacolo è stato chiesto più volte dagli organizzatori di produrre gomme che si deteriorano facilmente, in modo da avere Gran Premi più emozionanti. E la Pirelli ha solo eseguito gli ordini imposti dall’alto. Di sicuro le acque non si placheranno e la Federazione, la Pirelli e i team dovranno cercare di cooperare per evitare altri problemi in futuro, perché ne va soprattutto della sicurezza dei piloti.

Un paio di righe vanno spese anche per la Ferrari e la sua strategia La scuderia di Maranello si è trovata nella classica situazione del “o la va o la spacca”, in bilico tra l’essere dei geni ed essere dei “pirla”. Alla fine è andata male, ma non si possono definire assolutamente dei pirla. Ci hanno creduto fino alla fine, hanno azzardato una strategia per certi versi estrema e coraggiosa nel tentativo di portare a casa un risultato utile. E ci stavano riuscendo. Complice anche un Sebastian Vettel quasi perfetto, che nel finale  ha dato tutto per difendere il terzo posto. La nuova era Ferrari sotto la guida Arrivabene sembra indirizzata nel verso giusto. E’ la seconda forza del Mondiale e, nonostante lo strapotere Mercedes, è riuscita ad ottenere già due vittorie delle tre prefissate come obiettivo ad inizio campionato. Il muretto sta gestendo le gare in modo quasi impeccabile, azzeccando spesso le strategie, cosa che negli ultimi anni era rara in casa Ferrari.  Il percorso è ancora lungo, ma la strada imboccata pare quella giusta.

Molto simile alla corazzata Potemkin

Molto simile alla corazzata Potemkin

Poi c’è lei, la Virtual Safety Car. L’idea su cui si basa questo nuovo sistema è molto semplice: neutralizzare la gara senza dover ricorrere alla Safety Car. E’ una regola non nuova nel motorsport: infatti ad esempio nel mondiale Endurance e a Le Mans esistono le “Slow-zone” dove i piloti attivano in prossimità di queste zone il limitatore di velocità per evitare i pericoli in pista; in questo modo mantenendo una velocità i distacchi rimangono inalterati. Semplice come regola, no? Troppo semplice evidentemente per i gran capi della Formula 1 che hanno deciso di introdurre un sistema che impone un tempo limite minimo per effettuare il giro (solitamente 60-90s più lento rispetto ai giri precedenti). Facendo così i piloti son costretti a rallentare per non incorrere in penalità. E qua arrivano i problemi. Imponendo un tempo limite e non un limite di velocità, si dà la possibilità ai piloti di decidere dove rallentare e dove invece andare un po’ “più veloci”; inoltre non tutti i piloti riescono a mantenere lo stesso ritmo costante sotto la Virtual Safety Car e questo provoca l’alterazione dei distacchi in gara, l’effetto opposto per cui è stata introdotta. E’ successo più di una volta quest’anno in Formula 1, ed anche in GP2 e GP3, di avere piloti che guadagnano o perdono secondi rispetto agli avversari in regime di VSC. Insomma la FIA ci ha provato a combinarne una buona, ma anche stavolta ha fallito miseramente.

Mi sembra doveroso chiudere ricordano Jules Bianchi e Justin Wilson che purtroppo ci hanno lasciati. Il francese è morto dopo 9 mesi di coma dovuto all’incidente avvenuto lo scorso anno in Giappone, mentre il britannico è deceduto a causa delle ferite riportare Domenica causate da un detrito perso da un’altra vettura. Riposate in pace Campioni

. 10-17-Wilson-On-Pitlane-Milwaukee-Std

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4 risposte

  1. azazelli ha detto:

    La Virtual Safety Car gestita così è forse la più grande stronzata regolamentare degli ultimi anni e la concorrenza è molto alta peraltro. Gli va bene solo che non incide in maniera costante su tutti i GP.

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