Porte girevoli Inter

Mando via anche te

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Dare una forma compiuta a questa Inter post mercato estivo è sembrato sin da subito un rompicapo: una serie infinita di porte girevoli che portavano a riconsiderare modulo, idee tattiche, giudizi tecnici giorno dopo giorno. Per chi legge questo sito e segue un po’ il mondo NFL il paragone con la Philadelphia di Chip Kelly potrebbe venire automatico. Qui la parte del guru sulla panchina viene interpretata da Roberto Mancini.

Ecco, per analizzare questa squadra si deve partire dal tecnico di Jesi, che dalla provincia marchigiana ha saputo conquistare prima l’Italia e poi anche il calcio internazionale, a colpi di titoli vinti sul campo e conquistati sui giornali: quella di sapersi presentare/vendere è da sempre una delle sue qualità migliori, sin dagli inizi facilitati (la polemica sul suo debutto senza patentino sulla panchina della Fiorentina dista più di 10 anni, ma molti se la ricordano ancora).

Questo aspetto “politico” era stato ben sviscerato qualche mese fa su queste pagine (L’aristotele della panchina), ma rendiamolo attuale per contestualizzare il tourbillon che i nerazzurri hanno vissuto negli ultimi mesi: Mancini aveva chiesto tra il serio ed il faceto ad inizio giugno, in diretta su Sky, 9 acquisti. Con i colpi last minuti Ljajic e Telles la dirigenza ha dimostrato di prendere alla lettera le sue parole: Murillo, Montoya, Kondogbia, Miranda, Jovetic, Perisic, Felipe Melo e appunto i due già citati vanno a ridefinire il concetto di avere una società che ubbidisce ai voleri del tecnico.

Tra ricostruzione e caos però il passo è molto breve, chiaramente si è dovuto lavorare tanto in entrata, quanto in uscita e le vendite di Kovacic, Shaqiri ed Hernanes sono quelle che hanno avuto il maggiore impatto sia economico, che tattico ed infine emotivo.

Il croato ha portato nelle casse interiste una quantità di denaro così importante da poter rivalutare tutte le paranoie derivanti dal fair play finanziario: ancora non ci capacitiamo come il Real Madrid, da sempre per nulla incline ad investire su progetti tecnici futuribili, si sia svenata così tanto per un giocatore tanto affascinante quanto incostante ed ancora tatticamente acerbo. Storicamente i blancos vanno in negozio e comprano il Pata Negra, non è che si prendono il maialino, lo crescono, lo accudiscono per poi farne carne da prosciutto. Ma cosa fatta, capo ha: merito di Ausilio o chi per lui.

Shaqiri invece è stato un grosso equivoco, non abbiamo fatto in tempo nemmeno a capire se tattico/tecnico o caratteriale che già ce l’avevano spedito in Inghilterra. In realtà l’averlo voluto così tanto e scaricato così in fretta, pur non risultando un fallimento economico, doveva mettere un attimo in guardia la dirigenza nerazzurra sul seguire pedissequamente i diktat del tecnico. Cosa che come abbiamo già accennato non è avvenuta.

Infine la cessione di Hernanes, pur non entrato mai al centro del progetto nerazzurro ha un impatto emotivo sotto due aspetti: il primo riguarda la gestione Thohir della quale lui era stato il primo acquisto importante per 18 milioni, dopo aver evitato lo scambio Vucinic-Guarin, contravvenendo sulla carta alcuni paletti imposti dalla UEFA in fatto di acquisizioni e bilancio. Dopo un anno e mezzo Hernanes se ne va ad una rivale storica (ecco il secondo aspetto emotivo) per un prezzo ridotto quasi della metà (11 milioni) ed un ingaggio al ribasso, sintomo di malcontento generale per entrambe le parti.

La nuova Inter prevede un superstite per reparto: Handanovic in porta, Santon (che per un periodo era stato messo anche ai margini della rosa e resta comunque ai limiti dell’inaffidabilità) in difesa, Brozovic a centrocampo ed ovviamente Icardi in attacco. Il portiere è uno dei più solidi del campionato, di caratura internazionale ed ha appena rinnovato, gli altri tre sono nati in ordine nel 1991, nel 1992 e nel 1993 ed in particolar modo Icardi è un campione che studia per diventare fuoriclasse e spiccare il volo magari verso altri lidi faraonici appena si sarà messo definitivamente sulla mappa del calcio europeo.

Obiezione: la società si è legata mani e piedi al proprio allenatore, e in caso di un altro fallimento come questi primi 6 mesi sia più difficile forzare la mano e cambiare allenatore, a meno di trovarne uno con la stessa idea di gioco o rivoluzionare di nuovo la squadra, sapendo che prima o poi la strategia “pagherò” adottata quest’estate deve diventare “pago”?

Risposta: ammesso e non concesso che Mancini fallisca, è vero che la strada intrapresa è piuttosto compromettente. Ma proprio perché tornare indietro da questa rivoluzione è difficile (non sarà sempre semplice trovare lo Stoke City  di turno), l’eventuale nuovo allenatore saprà che difficilmente avrà carta bianca, non tutti gli allenatori la pretendono e a non tutti viene concessa, sarà compito della società trovarne uno valido che sappia lavorare con il materiale, comunque di livello, che gli viene messo a disposizione.

Nubi su Shaqiri

Tanto tuonò, che piovve su Shaqiri

La difesa è riuscita in extremis a trovare un terzino sinistro ed evitare di doversi schierare per una stagione intera gente come Nagatomo, D’Ambrosio o Juan Jesus adattato. Su Telles ammettiamo la nostra ignoranza, sappiamo dire solo che fu preso dal Galatasaray allenato dallo stesso Mancini, il campo ci dirà il resto. Molto bene Miranda ed in coppia con lui molto bene anche la freschezza di Murillo, che può e deve crescere, ma difficilmente può fare peggio di Ranocchia. Già meno bene la gestione dell’acquisto dell’altro terzino: Montoya sono anni che viene offerto a mezza europa (compresa l’Italia intera), il Barcellona (lei sì abituata a lanciare e crescere giovani) non ha mai puntato effettivamente su questo giocatore, andando a comprare ed a rinnovare terzini in questi ultimi 4 anni come se non ci fosse un domani, lui di contro in questo lasso di tempo ha racimolato poco più di 10 presenze a stagione, che puzzasse di fregatura poteva essere intuito.

A proposito di ex Galatasaray, a centrocampo è arrivato Felipe Melo che rispetto a Medel rappersenta un miglioramento tanto quanto lo è passare da febbre e dissenteria a solo febbre. Probabilmente Melo ha più personalità tecnica, ma al tempo stesso rischia di mettere maggiormente in difficoltà la squadra quando la personalità sfocia nell’arroganza. Ma il vero colpo del mercato è quello di Kondogbia, come peso economico e margini di miglioramento paragonabile agli acquisti dei storici rivali di Dybala e di Romagnoli. Rispetto a loro due però il francese parte da una base di ingaggio già molto alta che incide parzialmente sul giudizio economico dell’affare, per quello relativo al campo ci sarà da aspettare, ma benché le aspettative siano alte, in pochi pensano possa disilluderle.

Obiezione: Kondogbia a differenza di Dybala e Romagnoli sono anni che è titolare in squadre importanti, quindi l’Inter ha fatto il colpo, in proporzione dei soldi spesi?

Risposta: in effetti è un prospetto più maturo da questo punto di vista. Il colpo c’è tutto, specie perché è arrivato ai danni dei cugini (e domenica ci sarà il derby) che erano molto forti sulle sue tracce ed alla fine non hanno visto arrivare nessun altro centrocampista.

Obiezione: l’Inter in pratica ha sostituito Kovacic con Kondogbia, visto che il primo è stato bocciato come centrocampista del futuro. La contemporanea sostituzione di Hernanes con Melo fa si che l’Inter passi da un centrocampo tecnico a uno prettamente muscolare sposando in tutto per tutto l’idea del mister. In fin dei conti l’Inter si è privata di possibili soluzioni tattiche differenti che poteva assicurare un giocatore, seppur limitato come il brasiliano, e quindi in un certo qual senso si è indebolita.

Risposta: questo è vero, almeno sulla carta Hernanes poteva portare una certa diversità tattica anche partendo dalla panchina. Onestamente non so il perché di questa rincorsa insistita all’acquisto di Felipe Melo, ma Mancini ne era convinto, probabilmente scopriremo il perché nei prossimi mesi.

In attacco ad un certo punto del mercato, tipo a poche ore dalla fine di esso, il reparto era constituito da Icardi e Palacio, fine. Bravo Ausilio in primis a riuscire ad aggiungere altri tre tasselli di livello medio alto per il campionato italiano oltre che di profilo europeo: prima è arrivato Jovetic (su cui in qualche modo si è basata l’Inter da 6 punti nelle prime due giornate), poi Perisic (rincorso come Draxler per una estate intera, ma diversamente da Draxler portato alla fine a segno) ed infine Ljajic, ala di riserva di lusso. Posto così il reparto non si discute, poteva mancare un vice Icardi, ma i 3 gol i 2 partite dell’ex Citizen hanno fugato ogni dubbio anche in un suo utilizzo al centro dell’attacco.

La presentezione in carcere?

La presentezione in carcere?

Obiezione: passare da Shaqiri a Perisic o da D’Ambrosio a Montoya, la sensazione è che sia come voler cambiare tanto per cambiare piuttosto che per migliorare? In questi casi i giocatori nuovi non avendo un pedigree di primissimo ordine, proprio come i 2 giocatori sostituiti, potrebbero percorrere le stesse orme dei loro predecessori, risultando bocciati dopo pochi mesi?

Risposta: sinceramente non credo, o meglio non vedo il nesso. Sulla vicenda Shaqiri resto basito, ma che qualcosa non andasse si era già capito, magari con Perisic non sarà così, non credo influisca il pedigree, quanto invece la capacità di adattarsi a quanto richiesto dal mister.

A mercato chiuso pare ora evidente che l’Inter giocherà un 433, la panchina sembra corta (a parte il serbo ex Roma e Fiorentina, c’è Guarin e poco altro), ma si lotterà su un singolo fronte e più che il modulo, molto dipenderà dall’inserimento degli ultimi arrivati e dall’amalgama tra i vari reparti totalmente nuovi, consci del fatto che con Mancini in panchina non si è mai visto del gran calcio, ma squadre molto muscolari (e qui ci siamo, atleticamente sono stati comprati tutti giocatori dominanti) in grado di appoggiarsi sui colpi dei singoli (Jovetic ha già iniziato, ma non dimentichiamo Icardi, i tiri da fuori dei centrocampisti, ecc ecc) con un occhio particolare per le palle da fermo.

Obiezione: proprio in ottica derby, vedo nell’Inter gli stessi problemi del Milan: la mancanza di un regista che detti i tempi di gioco alla squadra. Felipe Melo (stile De Jong) è un ottimo interditore ma non ha nel suo repertorio cambi di gioco o palle filtranti ed è sopratutto lento nel dettare i tempi; ai suoi lati ci sono mezzali dinamiche ma che vedono poco la porta con Guarin unica alternativa, ma costantemente incostante. Mancini era abituato ad un centrocampo “muscolare” e solido, ma con l’assenza di qualità in mezzo e di terzini alla Maicon (ai tempi del “Primo Mancio” il miglior terzino al mondo) è dura sviluppare un gioco decente che possa mettere in condizione Icardi di fare gol (che è forte, ma non è Ibra, per restare al primo Mancini nerazzurro). Possono bastare Perisic-Icardi-Jovetic per vincere lo scudetto? “I tre tenori” ti possono far vincere le battaglie, ma per la guerra c’è ben altro da fare…

Risposta: ci sono annate strane, in una di queste la risposta alla domanda sullo scudetto potrebbe anche essere sì. Mettendo da parte le congiunzioni astrali è indubbio che questa rosa seppur stravolta, presenta delle lacune (anche se la qualità muscolare del centrocampo dell’Inter è superiore a quello del Milan), ma ha un obiettivo tattico, ovvero comporre un front 7 (direbbero nel football), ovvero un pacchetto difesa-centrocampo che conceda poco agli avversari. È spettacolare? No. Potrebbe essere redditizio? Sì. Chiaro che questa via diminuisce infinitamente il margine d’errore e ti espone a critiche estetiche feroci appena i risultati non dovessero arrivare. Sull’obiettivo finale, credo che quello più verosimile sia finire tra le prime tre e per quello una squadra così costruita può comunque lottarci.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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10 risposte

  1. mlbarza ha detto:

    Da tifoso è difficile discernere un’analisi quanto più obiettiva da una emotiva e fatta di panza, ma ci provo…
    Mi sembra chiaro che quanto fatto dalla fine della scorsa stagione ad oggi sia stato fatto per rompere il più possibile con la gestione dei 2/3 anni precedenti, sia dal punto di vista tecnico, che dal punto di vista “finanziario”.
    Tecnicamente non inizia nemmeno il discorso, si è seguito in tutto e per tutto ogni suggerimento dell’allenatore (e con Mazzarri, al netto della qualità dei singoli presi, così non era stato) e si è deciso di puntare sulla tipica squadra Manciniana: difesa e centrocampo molto muscolari, almeno uno dei due esterni di difesa in grado di spingere, uno/due uomini di fantasia dietro la punta centrale. Squadra che può far bene in campionato, soprattutto nei mesi invernali, meno magari nelle Coppe, ma tanto quelle quest’anno non ci sono ^_^ . Mancano forse uomini in grado di cambiare passo a centrocampo, ma effettivamente anche quelli che c’erano e se ne sono andati, per vari motivi non erano stati granchè in grado di farlo con continuità negli ultimi anni.
    Finanziariamente si è deciso di investire in maniera importante, che sia stato grazie ai pagherò e alle cessioni importanti è per certi versi relativo: credo che ci si sia accorti che il processo di crescita e autofinanziamento tramite aumento dei ricavi commerciali fosse meno lento del preventivato (e con l’incognita sempre più grande legata allo stadio continuerà ad esserlo) si è pensato di accelerare il processo vincolandolo strettamente ai risultati sportivi. Chiaro, se questi non arriveranno ci si dovrà autofinanziare cedendo Icardi e di fatto ricominciare il tutto dal principio.
    Si è rischiato per evitare di dover navigare nella mediocrità per anni, se funziona ci sarà solo da guadagnarci, se non funziona rispetto agli anni post 2011, almeno ci si sarà provato davvero e non arrabattandosi “fingendo” di averci provato.

  2. mlbarza ha detto:

    Ovviamente, intendevo dire che il processo di autofinanziamento si è forse rilevato più lento del preventivato, non meno…

  3. luca cardi ha detto:

    L’analisi è ad ampio spettro e non è facile essere daccordo su tutto. Su montoya concordo in quanto era un errore facilmente evitabile, spero in una metamorfosi mazzariana stile jhonatan. Lo stesso vale per il discorso shaquiri. Alla fine meglio cosi che piuttosto un fardello alla robino (perle del condor).Sul resto concordo un pò meno. Per esempio il centrocampo si sarà muscolare ma i piedi non sono da buttare, i vari kondgobia, guarin, brozovic e melo tecnicamente sono validi, al massimo sono carenti in velocità negli inserimenti ma il gioco di mancini prevede spesso un anestetico possesso palla. Su hernanes il discorso è molto controverso purtroppo. Io non lo avrei dato via perchè puo occupare tutti i ruoli del centroampo tranne l’esterno e secondo me potrebbe diventare una via di mezzo tra pirlo e veron, oltre che trequartista puro. Però a 30 ti offrono 11mln e lo puoi anche dare magari no alla juve dato che le posizioni si conquistano oltre che con la bravura sul campo anche non “aiutando” gli avversari nel mercato a meno che nn sei il chievo. Dopo tutto questo una considerazione globale su mancini va fatta: prima cosa non è un allenatore da champion e lo si è visto ampiamente, però è un manager in grado di rifondare e gettare basi molto solide per uno slancio futuro. Per questo secondo me è ascoltato dai presidenti e DS oltre che magari essere uno spacca maroni.

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