Processo al Milan

Introduzione: con il mercato ancora aperto ed alcune situazioni ancora da definire, inizia il campionato di Serie A. Su questo sito cercheremo di analizzare la situazione di alcune delle squadre italiane, partendo dal nuovo/vecchio Milan di Mihajlovic e Berlusconi. Una sorta di processo senza sentenza, perché quella solo il campo potrà darla, ma andando ad illustrare ed approfondire gli argomenti più interessanti suggeriti da questi ultimi mesi di costruzione. Per i rossoneri le opinioni saranno quelle di una new entry per questo sito (CaptainAndry, al secolo Andrea Caprari @andry6585) e le obiezioni di azazelli (Francesco Ciavattini @azazel81) e Gandalf1982 (Federico Castelli @FedeCast1982)

Il presdente sempre al centro.

Il Presidente sempre al centro.

Dopo un periodo di buio, dovuto a pochi e sbagliati investimenti, il Milan sembra partire con slancio verso un futuro che si prospetta all’altezza del suo blasone.

L’entrata di soci con occhi a mandorla che ormai da un paio di mesi sembra imminente, non dovrebbe aver influito sul mercato sino a questo momento. Un mercato che è stato foraggiato per lo più dal ricollocamento di risorse destinate sino alla passata stagione a contratti che andavano ben al di là delle reali capacità calcistiche di alcuni giocatori (i pochi e sbagliati investimenti di cui sopra). L’aver potuto utilizzare in maniera diversa quei soldi destinati ai vari Essien, Muntari, Van Ginkel, Destro, Pazzini, Bonera, abbinato ad uno degli (ultimi?) sforzi di Silvio Berlusconi come presidente e proprietario ha fatto sì che oltre ad una nuova guida tecnica (che sostanzialmente mancava da due anni) si è aggiunto anche nuovo materiale sul quale iniziare a costruire qualcosa.

Appunto dalla guida tecnica è partito il tutto, dopo uno spento Allegri, un improvvisato Seedorf (vittima peraltro anche di lotte interne societarie) ed uno sprovveduto Inzaghi, a Milanello si è deciso di ripartire con un allenatore giovane, ma con gavetta alle spalle e carismatico: Sinisa Mihajlovic rappresenta ciò che di meglio c’era sul mercato, è un allenatore pragmatico con delle idee ben chiare in testa e con la giusta fame e voglia di emergere.

Obiezione: il meglio sul mercato sembra una visione un po’ troppo rosea della situazione (Spalletti, Prandelli o Montella sono inferiori? Per non citare Klopp o profili più internazionali). Diciamo che era quello anche economicamente meno impegnativo sia a livello personale, che a livello di profili da ricercare sul mercato dei giocatori? Dal punto di vista dei meriti acquisiti sul campo invece qualche perplessità c’è: tra Bologna, Catania, Fiorentina, Serbia, Sampdoria quante volte è riuscito a mettere assieme una stagione completa di risultati?

Replica: ovviamente il meglio sul mercato per costo di ingaggio e conoscenza del campionato italiano. Spalletti richiede altro budget, Klopp idem. Montella era ed è legato tutt’ora (suo malgrado?) alla Fiorentina. Su Prandelli stendiamo un velo pietoso: il buon Cesare con le esperienze del mondiale e del Galatasaray, non sembra essere proprio la persona adatta per gestire un ambiente pretenzioso come è quello milanista, dove la gestione dello spogliatoio è una delle prerogative essenziali. Alternative reali erano potevano essere Donadoni o Sarri. Il serbo comunque ha dimostrato a Genova di saper gestire giocatori e situazioni delicate (tipo Eto’o) e presidenti invadenti (Ferrero e il suo savoir faire) portando buoni risultati.

Dopo un avvio di mercato che dire turbolento è poco (i casi Kondogbia e Jackson Martinez hanno del clamoroso e del tragicomico), persi anche tra disquisizioni economiche ed etiche legati alla sfera Doyen, il Milan e il suo A.D. Adriano Galliani, dopo aver sbandierato ai quattro venti il famoso “tesoretto” (un profilo più basso, benché non nella natura di questa società, in questi casi sarebbe più consigliato), hanno fatto seguire i fatti con gli acquisti di Carlos Bacca, Luiz Adriano, Andrea Bertolacci, Jose Mauri e per ultimo ma non certo per importanza quello di Alessio Romagnoli.

Andando nel dettaglio: gli acquisti di Adriano e Mauri sono occasioni di mercato: il brasiliano, comunque già affermato a livello europeo, nel pieno della sua carriera sportiva (28 anni) sarebbe andato a scadenza a gennaio, a livello economico (è costato 8 milioni) è quindi un discreto affare anche considerando il fatto che è sempre molto dispendioso portare via giocatori alle squadre di alta fascia russa/ucraina. L’argentino, naturalizzato italiano, ha fatto discretamente la passata stagione nella situazione tristemente nota a Parma. È un centrocampista di prospettiva, manca forse un po’ di fisicità per quello che è il calcio di Mihajlovic il quale per il momento non sembra volerlo utilizzare un granché, è comunque un classe ’96 arrivato a costo zero, difficile criticare l’acquisizione.

A proposito di fisicità, quella sicuramente non manca a Bacca, attaccante esploso tardi (farà 29 anni tra pochi giorni, la sua storia personale meriterebbe un capitolo a sé), dal gol facile (49 gol in 108 partite nei due anni a Siviglia, 134 in 270 partite in carriera), è stato pagato la bellezza di 30 milioni. Il valore tecnico è internazionale (capocannoniere tra l’altro dell’ultima Europa League e valore aggiunto anche per la sua Colombia), erano anni che in maglia rossonera non si vedeva un attaccante del genere in grado di saltare l’uomo e vedere la porta come pochi, mettendoci una forza fisica che mancava dai tempi di Ibra.

Bomber Bacca ha già il DNA europeo

Bomber Bacca ha già il DNA europeo

Ecco, la questione Ibrahimovic: come ogni anno lo svedese è al centro di mille voci di mercato, il suo valore non si discute, è uno di quei pochi giocatori, per lo più tutti ormai preclusi al calcio italiano, in grado di cambiare da solo il volto di una squadra, ma non è più giovanissimo (classe ’81) e guadagna un’i(b)ra di dio (si stima una operazione sui 50 milioni circa tra acquisto e ingaggio al lordo). Per una società che sta costruendo non sembra una mossa molto logica: è come costruire la piscina in giardino mentre in casa non ci sono ancora i riscaldamenti. Sarebbe più sensato dirottare l’ultimo investimento su un centrocampista di qualità che ormai da anni non si vede a San Siro sponda rossonera dopo l’addio di Seedorf e la perdita di Pirlo.

Con quel budget di 50 milioni circa, pur non considerandolo tutto disponibile per prospetti meno glamour di Ibra, migliorare il centro nevralgico del gioco non dovrebbe essere impresa impossibile. Il Milan ancora oggi riparte con De Jong play basso (peraltro anche rinnovato dopo essere andato in scadenza) ed è qui che sta il problema principale. Un costruttore di gioco con piedi più educati e con maggiore visione di gioco serve come un termosifone in inverno: Witsel o Gundogan, se non Biglia, per fare qualche nome, sarebbero perfetti, ma purtroppo sembra che la società non sia della stessa opinione e sembra sia vicina a Soriano, buon giocatore, ma con altre caratteristiche, più incursore e trequartista di rottura, che metronomo in grado di dettare i tempi.

Certo che se Ibra arrivasse, considerando il marasma generale della fascia medio alta per il campionato, il Milan sarebbe competitivo da subito e partirebbe leggermente dietro Juventus e Roma che sulla carta restano le favorite per il titolo, con buona pace dei cugini nerazzurri. In sostanza il tifoso passionale non può che dire “Ibra sì”, quello un po’ più diffidente, dopo anni di investimenti onerosi e poi soffocanti, qualche remora su questo eventuale affare ce l’ha.

Obiezione: al di là del fatto che non dimenticherei il Napoli, restando al Milan prendere un 34enne con ingaggio stellare con il rischio di non arrivare nemmeno terzi è una follia preoccupante. Preoccupante perché l’attacco è già completo così: un sacrificio lo farei in altre zone del campo, anche per dare un segnale di rottura netta con il recente modo di fare dove uno scouting insufficiente (problema che comunque rimane), risorse limitate e assenze di un progetto tecnico spingevano il Milan a fare questi colpi ad effetto per tranquillizzare la piazza. Proprio su questa scia, incommentabile sarebbe la voce uscita stanotte su Balotelli. 

Replica: su questo non si può che condividere. Sarebbe la classica mossa berlusconiana, in una situazione che però è decisamente diversa rispetto a quando perlomeno questi acquisti avevano un senso. Per certi versi, fatte le debite proporzioni, abbiamo già vissuto qualcosa di simile in questo mercato, con il rinnovo di Philippe Mexes, ritenuto pleonastico da dirigenza ed allenatore, rinnovato con convinzione dal Presidente. Ecco su Balotelli l’unica cosa che viene in mente è “incommentabile”, è una valanga che sta montando nelle ultime ore: la speranza è che sia una delle tante voci  giornalistiche senza senso, il terrore viste le mezze conferme arrivate dalla società è che sia un errore da “vecchio” Milan, del quale, visto il quadro generale di questo mercato, non si sentiva il bisogno. 

Tornando agli affari conclusi, molto più scalpore hanno creato quelli di Bertolacci e Romagnoli entrambi dalla Roma: il centrocampista è stato pagato molto, forse troppo (20 milioni), ma è uno dei migliori interpreti del ruolo dell’ultimo campionato, dove è letteralmente esploso sotto la lanterna dopo anni di promesse mai del tutto mantenute. Per di più i giallorossi ne avevano appena riscattato la metà per 8,5 milioni: ragion per cui per evitare una minusvalenza istantanea non poteva essere ceduto per una cifra inferiore a 17.

Obiezione: banale quanto necessaria: farlo al Genoa e farlo al Milan è la stessa cosa? Bonaventura suggerirebbe di sì, ma 20 milioni per un “forse sì” non sono davvero troppi? A proposito di ruolo, Bertolacci è mezz’ala, proprio come Bonaventura, non bastava quest’ultimo?

Replica: certamente 20 milioni son tanti, ma sono frutto anche delle pazze quotazioni di questo folle mercato (Kovacic vale 30 o più milioni? Dybala vale 32+8 milioni?!). Confermarsi al Milan non è la stessa cosa che farlo al Genoa, ma come investimento è più che legittimo vista l’età e l’ingaggio sostenibile. A livello di campo due incursori, di gamba e che si fanno rispettare sotto porta, come Bertolacci e Bonaventura, credo possano fare male a parecchie squadre avversarie.

Romagnoli è stata la telenovela del calciomercato italico: affare per Sabatini o per Galliani? È questo il tormentone dell’estate pallonara. Dal punto di vista di chi scrive l’affare lo hanno fatto entrambi, Sabatini facendo una mega-plusvalenza e Galliani andando a prendere un centrale, classe ’96 dopo una buona stagione alla Sampdoria allenata guarda caso da Sinisa Mihajlovic. Il serbo è andato letteralmente all-in giocandosi tutto su questo ragazzo che ha allenato per un anno intero e del quale conosce pregi e difetti. Mister 25 milioni dovrà dimostrare al Milan di valere tanta fiducia ed ha dalla sua la stima dell’allenatore e della società che vuole tornare ai fasti di un tempo.

Romagnoli al centro del Milan

Romagnoli, l’all in di Sinisa

Obiezione: l’acquisto di Romagnoli è di grande prospettiva, paragonabile perché no a quello di Dybala, ma con quei soldi più quelli appunto di Bertolacci la Roma ha preso Dzeko e Salah. Da questo punto di vista, il Milan lo rifarebbe? E vedendola da un’altra prospettiva, Rugani stessa età e prospettiva dell’ex doriano pagato 1/3, simboleggia mancanza di programmazione?

Replica: il Milan ha scelto un allenatore e sta cercando (ove possibile) di venire incontro alle sue richieste come giusto che sia. Romagnoli è stata la richiesta più esplicita d Mihajlovic e 25 milioni valutando età ed ingaggio sono un rischio, ma non uno scandalo. La Roma sta lavorando su un altro piano, non sta ricostruendo, ma sta aggiustando una macchina che correrà per vincere su più competizioni. I due mercati seppur connessi non sono paragonabili. Nella Capitale si punta allo scudetto subito ed a fare una buona Champions, tra i navigli si guarda più sul medio lungo periodo: per raggiungere la Roma (o chi sta davanti) bisognava prendere la rincorsa, a saltar da fermi come si è fatto negli ultimi anni si sarebbe finiti nuovamente nel burrone. Il paragone con Rugani infine ci può stare. La Juve senz’altro si è mossa con tempistiche da grande squadra ed ha una struttura societaria ed una programmazione più solida rispetto all’attuale Milan, ma questo comporta parecchi investimenti (che i rossoneri sono anni appunto che non fanno) in stile Zaza, Berardi, Coman, Pogba, Ogbonna ecc ecc che a volte pagano ed altre meno.

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