Ridateci Nibali

All in sul tour

All in sul tour

Niente (vabbè…quasi….) si presta meglio dello sport ad improvvisi ed ingiustificati attacchi di romanticismo, misti a malinconia: “Ma ti ricordi 10 (20?) anni fa com’era?! Adesso non è più così, è diventato tutto fisico/scienza, non c’è più spazio per cuore/pazzia”, prima o poi colpisce tutti, nel gruppo poi c’è sempre qualcuno meno romantico (in quel momento) o semplicemente con meno birra in corpo: “In realtà sei tu che sei cambiato, sono i tuoi occhi che ora guardano da un punto di vista diverso”, insomma abbiamo lasciato morire il fanciullino che era dentro di noi e non ci emozioniamo più come una volta, la colpa è nostra.

Come in tante cose, entrambe le fazioni hanno le loro ragioni: in realtà la tecnologia e una preparazione sempre più scientifica sia tattica che fisica ha trasformato molti sport in qualcosa di diverso, ma sarebbe miope limitare il tutto al mondo sportivo….

Il ciclismo è uno di quei sport che forse ha più risentito di questo progresso, la specializzazione dei corridori ormai è una cosa che abbiamo dato per assodata, serve la memoria dei nostri nonni per ricordarci come era essere un corridore in grado di vincere in carriera sia una Roubaix che un Giro d’Italia, sia una Fiandre che un Tour de France. Per alcuni basta la memoria di nostro padre (Bugno, per dire, è ancora alla loro portata), Cunego corre ancora, ma è stata più una cosa estemporanea (specie per il Giro vinto) e il Lombardia è una monumento un po’ particolare sia per la collocazione in calendario (idem per la Vuelta) sia per il tracciato “amichevole” per i big da grandi giri. Il campione che se la gioca in tutti i tracciati e in tutte le salse ormai è andato in via d’estinzione (non si può non nominare Valverde) e fa ancora più rabbia pensare che, benché alcuni con un talento simile ce ne siano ancora, gli viene scientificamente vietato.

L’argomento è caldo e il riferimento è ovviamente a Vincenzo Nibali, campione italiano uscente e soprattutto vittorioso all’ultimo Tour de France. Anche quest’anno sino a questo punto della stagione ha corso poche gare e praticamente nessuna con una brillantezza decente, senza curarsi quasi mai di vincere qualcosa. La cosa fa ancora più rabbia perché in questi anni ha dimostrato più volte di essere tutt’altro che un ciclista/robot, uno che in realtà ama l’impresa, l’attacco anche da lontano, il lanciare la bicicletta al di là dell’ostacolo e farsi trascinare dalla voglia di primeggiare.

Ora invece lo vediamo guardare il computerino, scartare su un lato e decidere di lasciarsi sfilare da un gruppo con ancora 20 30 unità a 3 km dalla fine, in un arrivo in salita. È successo nella quinta tappa del Delfinato, pochi giorni fa. È poi arrivato al traguardo con un paio di minuti di ritardo, quasi fresco. Molto meno fresco è sembrato due giorni dopo, dove i minuti sono stati 4 e i km all’arrivo nel momento dell’ “abbandono” erano 10. Nel mezzo una bella fuga per testarsi un po’ di più e una vittoria sfumata a 150 metri dall’arrivo.

Un guizzo tra la pioggia

Un guizzo tra la pioggia

A Villard-de-Lans l’obiettivo era vincere la tappa, visto che le vittorie in stagione sono ferme ancora a zero (uguale all’anno scorso a questo punto). S’è dovuto accontentare della maglia gialla (con strisci blu…) del leader della generale, ma era già evidente nelle interviste post vestizione che la cosa interessasse il giusto, anzi sarebbe stato un fastidio per lui (e per la squadra) doverla difendere nelle ultime due difficili tappe.

Io non sono un direttore sportivo, sono un appassionato colpito da un improvviso attacco di romanticismo, ma chiedo a voi: è giusto così? È giusto disinteressarsi completamente di tutto, precludersi la possibilità di vincere un Delfinato o un Romandia semplicemente perché l’obiettivo è il Tour e solo quello? Non dico che debba fare Giro-Tour-Vuelta o vincere Liegi e Tour nello stesso anno, ma correre e cercare di vincere corse di una settimana in calendario World Tour dovrebbe essere alla base di uno dei migliori ciclisti all-around in attività.

Per Nibali è tutto ormai un enorme allenamento ed a questo punto non c’è più nessuna scala di grigi nel giudicare la sua stagione, o è un fallimento totale o è un tripudio e quando una cosa è bianca o nera le discussioni finiscono, non c’è più spazio per il romanticismo.

La sensazione è che in questi ultimi due anni lo Squalo stia quasi sprecando il suo prime, pare una follia se si considera il Tour 2014 vinto, ma se per vincerlo devi buttare tutto il resto della stagione (e di quella successiva) allora o non sei tra i migliori al mondo oppure ti stanno gestendo male. (E per me il suo talento non è minimamente in dubbio)

Gli altri 3 dei meravigliosi 4 si stanno avvicinando al Tour a modo loro:

Contador fa storia a sé, sta cercando di fare un’impresa che appunto ci restituisce tutto il romanticismo di cui sentivamo la mancanza: Giro e Tour nella stessa stagione, sarebbe anche la decima affermazione nei grandi giri (contando anche quelli revocati), quindi per lui è stato un percorso leggermente diverso, farà la Route du Sud, giusto per non arrivare con 0 giorni di corsa tra le due competizioni;

Froome è quello spesso additato nella preparazione scientifica e la corsa guidata dal computerino, ha corso poco, ma quando l’ha fatto è quasi sempre stato protagonista (molto bene alla Vuelta Andalucia, al Tour de Romandie e al Critérium du Dauphiné appena finito, anonimo al Catalogna e alla Freccia Vallone, unica corsa da un giorno fatta);

Nairo Quintana è sparito dopo il Romandia (correrà come Contador la Route du Sud), ma ha iniziato a correre in Sudamerica a gennaio (Tour de San Luis) e soprattutto ha vinto la Tirreno-Adriatico oltre che una buona prestazione alla Vuelta Ciclista al Pais Vasco ad aprile;

Possono fallire il Tour ma qualcosa in questa stagione l’hanno già fatta vedere e l’hanno vinta, negli anni passati criticavamo tantissimo Lance Armstrong per il suo modo di correre (sottolineo che non c’è nessun riferimento al doping, perché in teoria si possono dopare sia quelli che corrono 200 corse all’anno che chi ne prepara solo 2), ora che lo sta facendo Nibali dovremmo dirgli bravo, dobbiamo farcelo piacere solo perché italiano?

E gli altri tre contendenti per la Grande Boucle sono corridori esclusivamente per corse a tappe, Vincenzo se solo provasse seriamente, potrebbe vincere una Liegi o una Strade Bianche tanto per citarne due o comunque potrebbe esservi protagonista. Il suo modo di correre era uno degli ultimi appigli al romanticismo applicato al ciclismo, ci stanno togliendo anche quello, stanno imbrigliando anche lui.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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14 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Tanto già lo so (cit.) sarà un boomerang pazzesco, possiamo già iniziare ad esultare per il tour 2015….anche se non cambierà molto quanto detto…

  2. mlbarza ha detto:

    Ormai è tutto troppo poco legato alla reale volontà del corridore e troppo legato alla volontà del team, o del gruppo sportivo. A ben guardare l’Astana ha ricalcato un po’ le orme della scorsa stagione, poco o nulla fino al Giro e poi hanno iniziato ad ingranare lì, penso che sotto sotto ci sia una specie di “volontà” nel voler risaltare a tutti i costi nel grande appuntamento, tralasciando il resto.

    Quest’anno, a maggior ragione dopo questo tipo di avvicinamento, ci sarà la prova del nove rispetto al fatto che “Nibali ha vinto perchè gli altri si sono ritirati, o non c’erano”. Cosa che è tanto sbagliata nei confronti di Vincenzo (e degli avversari) quanto probabile venga fatta.

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