San Diego Chargers 2015 – Sesto anno d.T.

Ritroviamoci

Ritroviamoci

Nessuno è profeta in patria, specie se vieni dopo il Messia che a San Diego ha sparso il verbo sotto il nome di LaDainian Tomlinson: è così che Ryan Mathews ha dovuto lasciare la Califorinia e trasferirsi in Pennsylvania per (ri?)lanciare la sua carriera tra i professionisti. Il suo “regno” ai Chargers è durato cinque stagioni, durante le quali non è mai riuscito a consolidarsi, troppo frenato da problemi fisici che ne hanno drasticamente ridotto la continuità.

Nei 5 anni d.T. (dopo Tomlinson) San Diego è oscillata tra le 7 e le 9 vittorie. Pur avendo nel frattempo cestinato l’ormai obsoleto Norv Turner, le cose in termini quantitativi non sono cambiate. Sotto la nuova gestione McCoy però s’è iniziata una rifondazione che si basa su una qualità del gioco decisamente diversa, molto più moderna che però ancora deve trovare un equilibrio in molti aspetti.

OFFENSE

Il principale beneficiario di questo nuovo corso è stato senza dubbio Philip Rivers. Il QB che sotto la precedente gestione era sull’orlo di una crisi di nervi, ha vinto il premio di “comeback player of the year” nel 2013 ed è entrato prepotentemente nei discorsi per l’MVP di quella stagione. L’anno scorso le prestazioni personali sono leggermente calate (in particolar modo i 18 intercetti sono risultati francamente troppi), pur restando tra l’elite del ruolo nonostante un parco ricevitori di certo non all’altezza. In un attacco che in generale ha fatto un passo indietro rispetto a quanto visto l’anno precedente, lui però è quello che ha reagito in maniera più efficace.

I dubbi principali quindi vanno ricercati altrove, soprattutto andando a bussare alla porta di Keenan Allen. Il furetto ex California ha subito un brusco stop per quel che riguarda la produttività, rispetto a quanto visto nella sua stagione strabiliante di debutto tra i pro: pur giocando una partita in meno, i target sono aumentati (da 105 a 121), così come le ricezioni (da 71 a 77), ma è mancata quella esplosività che ne aveva contraddistinto il 2013, oltre ad una fisiologica riduzione dei TD. Pur restando all’interno dello stesso coaching staff, nel 2014 sembra lo abbiano coinvolto in situazioni in cui riesce a fare meno la differenza, è plausibile anche che le difese ne abbiano preso parzialmente le misure, ma se San Diego vuole tornare a giocare nei playoff necessita che il suo principale playmaker e giocatore di maggiore prospettiva torni su livelli da prima fascia della lega, anche perché attorno a lui di talento ce n’è poco.

Prima di iniziare Malcolm Floyd ha tenuto a precisare che questa sarà la sua ultima stagione: a 33 anni resta un secondo ricevitore solido, che anche l’anno scorso, di ritorno da un infortunio molto grave, non ha fatto mancare le sue 800 yard (risultando anche il migliore della squadra). È un discreto complemento al quale però non si può chiedere troppo. Sarà molto interessante vedere se Stevie Johnson potrò mettere da parte l’anno abbastanza incolore avuto ai 49ers, probabilmente anche lui non è (più) un WR da 1000 yard, ma nel giusto contesto può ancora essere valorizzato come spina nel fianco degli schemi difensivi avversari e se a San Diego l’anno scorso hanno fatto rendere Eddie Royal in questo ruolo, ci sono buone chance che Stevie possa anche far meglio. In sostanza tra un Allen involuto che deve ritrovare la possibilità di sfruttare le sue pur ottime qualità e due ricevitori onesti ma con ormai pochi margini di miglioramento, il reparto WR sembra stagnare un po’. Tra le seconde linee l’unico a poter intrigare è Dontrelle Inman: undrafted 2011 con esperienze in Canada, l’anno scorso ha avuto una buona preseason e se riconfermata quest’anno potrebbe iniziare a vedere molto di più il campo. Poche speranze invece attorno ad uno special teamer come Jacoby Jones ed un eterno incompreso come Austin Pettis.

In sostanza, passano gli anni, ma il miglior amico di Rivers resta costantemente Antonio Gates, autore nella passata stagione di ben 12 TD. Il problema per San Diego sarà dover fare a meno di lui nelle prime 4 partite a causa di un test antidoping non superato durante i mesi primaverili. Bisognerà fare di necessità virtù e quindi lanciare finalmente il giovane Ladarius Green, che ormai da tre stagioni aspetta l’occasione buona per mettersi in mostra in ottica dopo-Gates. Il talento fisico c’è tutto, per ora però non c’è stato modo di vederlo in maniera continuativa sul campo (solo 53 target nelle ultime 30 partite).

Tutto però parte dalla protezione che la linea riuscirà a dare al gioco guidato da Rivers. Una linea che negli ultimi anni è stata falcidiata da infortuni (come un po’ tutta la squadra) e che sta soffrendo nel ricambio generazionale. La riconferma di King Dunlap in questo senso è stata tanto necessaria quanto accolta con gaudio dai tifosi. Lui e D.J. Fluker dovranno occuparsi dei rushatori esterni avversari, con quest’ultimo che nelle prime due stagioni non ha rispettato del tutto le aspettative che obbligatoriamente ci sono attorno ad una prima scelta. Il vero upgrade questo reparto ed in generale questo attacco l’ha fatto andando a firmare in free agency Orlando Franklin: il 27enne fino all’anno scorso rivale divisionale con i Broncos oltre ad essere una guardia dal valore assoluto non criticabile, si trova a dover sostituire il principale punto debole del quintetto dei Chargers, quel Chad Rinehart che dopo aver giocato (male) praticamente tutti gli snap dell’anno passato, è stato rilasciato ad inizio marzo ed è tutt’ora a spasso.

Dietro a questa linea, che ha dovuto dire addio a Nick Hardwick (ritiratosi) e che spera in qualche miracolo per completarsi nei ruoli appunto di centro e di guardia destra, dovrà correre il nuovo RB: Melvin Gordon è stato scelto al primo giro e già di per sé questo potrebbe far discutere, stando alla tendenza di ritardare spesso la scelta di giocatori nel suo ruolo. Personalmente non trova la scelta così sbagliata né per una questione di talento (e Gordon ha mostrato di averne a Wisconsin), né per una questione strategica: è pur vero che i RB hanno una “vita sportiva” media molto breve da qualche anno a questa parte ed è altresì vero che un buon running game inizia cronologicamente prima con una buona linea offensiva, ma allo stesso tempo vita sportiva breve significa appunto prendere RB giovani dal draft e con una linea offensiva di valore medio o basso, qualche castagna dal fuoco te la può togliere un giocatore di conclamato talento come può essere un RB scelto al primo giro. Questa classe era molto profonda nel ruolo e si poteva aspettare, ma Gordon potenzialmente ha qualcosa di più rispetto a tutti gli altri (opinione personale e probabilmente anche dell’entourage dei Chargers) e quindi perché non prenderlo?

Dietro a lui Branden Oliver s’è conquistato l’anno scorso i gradi di ottimo backup, con Donald Brown leggermente più indietro, mentre il recupero del coltellino svizzero, Danny Woodhead, potrà far molto comodo. La sua assenza nel 2014 è uno dei principali motivi per cui l’attacco ha fatto molta più fatica rispetto all’anno precedente. Poter correre o poter far finta di farlo per coinvolgere poi anche i RB in fase di ricezione è una degli aspetti fondamentali del football moderno e in quest’ottica fa ben sperare il fatto che nonostante abbia subito molti intercetti, nessuno di questi Rivers l’ha lanciato successivamente ad una play action (unico in NFL nel 2014 assieme a Brees e Derek Carr).

DEFENSE

Ad inizio preview si parlava di ricerca di equilibrio, l’andamento generale della difesa tra le due annate sotto McCoy paragonato a quello dell’attacco ne è un chiaro esempio: attacco esplosivo nel 2013 ed asfittico nel 2014, difesa colabrodo nel primo anno a fronte di un reparto molto più disciplinato e presente l’anno scorso.

I maggiori cambiamenti sono arrivati tra le secondarie: innanzitutto sono stati lasciati andare Marcus Gilchrist e Shareece Wright, in sostanza i due che avevano peggio giocato nella passata stagione. Tra i CB s’è fatto di tutto a livello economico per convincere Brandon Flowers a restare in bassa California. L’ex Chiefs veniva da una stagione, quella del 2013, leggermente sotto al par ed io ero tra quelli che lo vedeva in fase calante, dopo aver firmato un annuale a tre milioni la passata stagione ha dimostrato anche ai più scettici di poter essere ancora determinante in questa lega, una stagione che appunto gli è valsa un rinnovo quadriennale a 36 milioni totali.

Opposto a lui dovrebbe giocare un nuovo arrivato: Patrick Robinson, prima scelta 2010, nei 5 anni ai Saints è oscillato tra sciagura (il soprannome che gli era stato affibbiato era quello di PRrob nel senso di problema) e “meno male che stavolta non ha fatto disastri”; con lui San Diego prova a fare una operazione simile a quella appena descritta (annuale a due milioni), con l’unica differenza che Flowers negli anni precedenti al calo aveva mostrato già delle doti che Robinson nemmeno si sogna. Sarà invece interessante vedere tornare all’opera Jason Verrett, primo giro 2014, che aveva iniziato molto bene la stagione da rookie prima di infortunarsi (uno dei tanti). Verrett inizierà come nickelback ed ha tutte le caratteristiche per fare molto bene nel ruolo, ma non è da escludere una sua “promozione” anche a giocare esterno nel caso di WR2 rapidi e non troppo alti. La fisicità dell’ex Texas Christian è merce molto rara tra i cornerback. Craig Mager, rookie da Texas St., scelto al terzo giro completa almeno a livello quantitativo il reparto.

Tra le safety nessuno rimpiangerà Gilchrist: Jahleel Addae già presente l’anno scorso e Jimmy Wilson arrivato quest’anno si contenderanno il suo posto, con quest’ultimo che può essere dirottato anche nel ruolo di nickelback. Il tutto sotto l’egemonia della miglior free safety della lega, quell’Eric Weddle che ha dichiarato che questo potrebbe essere il suo ultimo anno a San Diego (va in scadenza) e che dal 2012 non concede un TD sotto la sua copertura, la striscia più lunga in NFL.

Il front seeven rimarrà su una base 3-4 ormai storica a San Diego al di là dei HC e dei DC che si sono susseguiti negli anni. Dopo Shawne Merriman però s’è fatta molta fatica a trovare OLB produttivi. Melvin Ingram doveva rinverdire quei fasti, ma per il momento ha copiato solo i suoi problemi fisici. Ci si aspetta molto da lui e da Attaochu (anche lui molto bene l’anno scorso, prima di rompersi), con poco altro dietro a loro, dove si registra il pesante ritiro di Jarret Johnson, che non era un fattore determinante a livello di pass rush, ma che dava solidità generale al reparto. Tra gli OLB sarà interessante almeno a livello folkloristico scoprire se Brock Hekking riuscirà a ritagliarsi un posticino a roster: per ora, almeno esteticamente, è sulle orme di Brian Bosworth.

Cool

Cool

In una offseason abbastanza sotto il radar, emerge giusto la scelta di primo giro, ovvero Denzel Perryman. Assieme a Donald Butler, che ha molto deluso nella passata stagione, ed a Manti Te’o formerà un terzetto che ruoterà molto alla ricerca di una chimica all’interno della difesa che in questi anni è mancata. Te’o in particolar modo oltre che trovare uno stato di forma accettabile, dovrà dimostrare di non essere un LB monodimensionale se non vorrà veder ridotta drasticamente la sua percentuale di utilizzo. Il rookie invece sembra avere nella pass coverage proprio il suo punto debole, dovranno essere bravi gli allenatori a schierare in campo sempre la coppia più adatta a seconda della situazione di gioco.

Davanti a loro la linea a fronte dispari potrà contare sulle prestazioni di Corey Liuget, fresco di un contratto piuttosto sproporzionato (51 milioni in 5 anni, 30 garantiti) per quanto riguarda quanto visto sinora. Liuget resta comunque il giocatore più solido del reparto, con Sean Lissemore come nose tackle che sinora non è stato mai utilizzato tantissimo e con Kendall Reyes che ha deluso molto nei primi anni tra i pro. A dar profondità una manica di mestieranti ai quali si sono aggiunti Mitch Unrein dai Broncos (mai oltre i 20 placcaggi a stagione) e soprattutto Cameron Botticelli, che con un cognome così attira tutte le nostre simpatie affinché possa riuscire a fare la squadra da free agent undrafted.

COACHING STAFF

Mike McCoy è al terzo anno su questa sideline. Il suo debutto come HC è stato molto promettente ed anche l’anno scorso ha confermato una certa solidità nel guidare la squadra. Accanto a lui confermati Frank Reich come offensive coordinator e John Pagano come defensive coordinator, anche se nello staff difensivo è stata aggiunta una personalità ingombrante come quella di Mike Nolan che dopo l’esperienza negativa ai Falcons, riparte come allenatore dei LB.

PREDICTION

Non si notano particolari miglioramenti rispetto alla scorsa stagione, ma i Chargers senza mosse troppo avventate si confermano una squadra in lenta ma costante crescita. C’è di buono che (esclusi Hardwick e Jarrett Johnson, peraltro ritiratisi) si sono persi solo giocatori o scarsi o che hanno reso sotto le aspettative, c’è qualche dubbio sui sostituti ma in generale la squadra resterà tra quelle con chance di qualificarsi ai playoff sino alle ultime giornate. La division è molto equilibrata (con i Broncos comunque favoriti); nella tonnara delle squadre della American Football Conference alla ricerca di una wild card uno dei tonni che lotterà sino all’ultimo sarà quello di San Diego.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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