Scazzi – (Carpi-Napoli 0-0 e Roma-Carpi 5-1)

Sguardo cupo

Sguardo cupo

Il baratro è vicino, lì a un passo. Dopo la seconda trasferta terminata con una manita (su tre giocate) il destino del Carpi più che difficile appare semplicemente impossibile. Rinfrancati per un punticino preso contro il Napoli giocando col coltello tra i denti e un pullman parcheggiato in area di rigore, i ragazzi di Mister Castori vengono travolti all’Olimpico da una Roma che non deve nemmeno sforzarsi troppo per sfondare il muro difensivo, anche grazie al solito (ormai bisogna dire così) Zeliko Brkic che, come se ce ne fosse bisogno, dà una grossa mano ai giallorossi sulle reti numero 2 e 3 chiudendo di fatto una partita che era di per sé già difficilissima.

Siamo onesti. Se dobbiamo guardare il calendario affrontato finora dal Carpi i due punti raccolti non sono molto distanti da quanto si potesse pronosticare ma al di là dei rimpianti con Inter, Palermo e Fiorentina dove si sarebbe potuto (e dovuto, visti certi episodi) raccogliere di più, i biancorossi non sembrano minimamente collegati alla Serie A. Un altro mondo, un altro pianeta. Un altro stadio e un’altra città anche, ma di questo oggi non parleremo. Non faremo ironia, non è più ammessa. E poi in redazione pensano che romani e napoletani siano più pericolosi dei fiorentini, quindi ci tacciamo nella peggiore delle maniere: autocensurandoci.

Dicevamo del Carpi. Che la squadra non fosse di livello era certo ma oggi possiamo dire che alla mancanza di qualità non si riesce a sopperire con altre doti come fu per la Serie B dove con una grande difesa e un centrocampo che ripartiva velocemente si riuscì a dominare un campionato tenendo di fatto come unica opzione offensiva Jerry Mbakogu.

La squadra fatica a costruire non avendo centrocampisti in grado di tenere palla e di dettare i tempi, l’unico, Andrea Lazzari, visto con la Sampdoria, è poi sparito dal radar se non entrando dalla panchina. Cofie e Fedele fanno legna ma entrambi hanno piedi discutibili, con il ganese che non sembra adatto al palcoscenico calcistico di cui è parte a prescindere dalla tecnica. Tatticamente l’idea del 3-5-2 che maschera una situazione a 5 difensori fissi con gli esterni che poi si devono bere il campo per provare a portare palla almeno sulla trequarti avversaria non sta pagando, oltre ad essere un po’ pochino come unica opzione di ripartenza. Riccardo Gagliolo in questo sistema è totalmente sacrificato; non potendo fare il centrale soffre come un dannato la posizione esterna dei tre, non ha diritto a sganciarsi ed appare sempre in apnea. Così facendo si toglie di fatto dalla scacchiera il più talentuoso difensore visto in B, punto fermo dei dominatori del campionato cadetto scorso e tra gli elementi più interessanti in assoluto in circolazione. Bubnjic e Romagnoli decisamente meglio, sicuri e sempre in posizione hanno pochi blackout ma qui poi si torna al discorso portieri. Giocare una Serie A con estremi difensori di questo livello significa andare incontro al disastro, ti rimane solo da capire quanto dureranno le partite: cinque, dieci o quindici minuti. Dopo il pessimo avvio a Genova con un rigore procurato da Gaetano Letizia al 7° minuto, si sono viste subito due papere clamorose di Brkic che hanno trasformato la sconfitta in un naufragio. Dubbi anche sul primo gol dell’Inter dove il portierone serbo non è sembrato impeccabile nell’uscita su Jovetic, anzi. Alla terza Castori prova Francesco Benussi che non va malissimo fino al minuto 86 dove non appare né reattivo né efficace nel gol che regala il pari al Palermo. Così come sembra poter fare qualcosa di più nel gollonzo di Babacar (tradotto in fiorentino: eurogol dell’asso senegalese, si scherza eh, ndr) la settimana dopo che scippa almeno un punto al Carpi. Infortunatosi Benussi al timone torna Brkic e a Roma è di nuovo naufragio non senza responsabilità del portiere.

Una foto, due personaggi, il Carpi: Brkic e Lazzari

Una foto, due personaggi, il Carpi: Brkic e Lazzari

Il risultato è che le partite che riesci a tenere in bilico crollano davanti a grossolani errori dei portieri o comunque di fronte ad evidenti incertezze e sul ribaltamento di fronte costruire gioco con continuità è una utopia. Restano gli aspetti positivi: Letizia sembra comunque adatto alla categoria, l’arrivo di Zaccardo ha aggiunto esperienza al reparto difensivo, davanti Marco Borriello è ancora un po’ appesantito ma nelle due partite giocate da titolare si è procurato cinque o sei occasioni giocando praticamente da solo. Matos, a parte il pessimo rigore di ieri, è l’unico che sa calciare il pallone in maniera decente e ha i numeri per provare a saltare l’uomo di tanto in tanto. Detto che quindi della squadra che vinse la B nessuno sembra in grado di reggere il salto se non in difesa, il problema nasce anche, e forse soprattutto, dalla necessità di assemblare una formazione che ha 7-8 nuovi titolari. Difficile. Soprattutto quando non hai la tranquillità di chi può puntare a un campionato di metà classifica o giù di lì.

Gennarino

Col Napoli Castori mette Mbakogu dall’inizio, scelta molto più logica che l’inserimento della domenica precedente a venti minuti dalla fine per un giocatore che ce ne mette ventuno ad entrare in partita e che non sembra aver ancora recuperato lo smalto dei momenti migliori. Kevin Lasagna, oggi, sembra una opzione decisamente migliore per entrambe le tipologie. Ha un buon sinistro, anche da fuori, ed è veloce. Non è detto che cambi il risultato dell’equazione ma certamente ha caratteristiche che lo rendono migliore sia come contropiedista che in appoggio a Borriello per scambi in velocità con il napoletano a fare da centroboa. Il Carpi fa le barricate e riesce ad arginare un Napoli probabilmente sottotono portando a casa un prezioso 0-0. Nel primo tempo ci sono anche tre potenziali azioni pericolose che si smorzano tutte per un poco: un colpo di testa completamente bucato da Mbakogu ed un altro girato malissimo in tuffo dallo stesso attaccante nigeriano a cui si aggiunge un’altra incornata di Simone Romagnoli che va ad incocciare il pallone sul secondo palo in azione da calcio d’angolo ma la schiaccia troppo per terra rendendola innocua.

Con gli azzurri si vede un grande Letizia divorare più volte la fascia. Bene anche Matos che trova gli unici spunti per innescare qualcosa in avanti che spesso si smorza nella costante inferiorità numerica. Castori gioca con dieci uomini dietro la palla ma non ha nessun Messi che possa vincere da solo là davanti. Si vede però una squadra ordinata, che non perde la testa e tiene bene il campo in un confronto con gente che sulla maglia porta i nomi di Higuain, Hamsik, Insigne eccetera. Considerando che i ragazzi di Sarri non centrano quasi mai lo specchio della porta non si rischia che né Benussi né Brkic (entrato per l’infortunio del primo) facciano danni.

Come a Barcellona

Come a Barcellona

Capitale

A Roma non va così bene. Borriello ha la prima grande occasione della partita ma De Sanctis gli dice di no e devia in angolo. Al 24° Manolas trova il gol e, quando speri che comunque si possa rimanere legati alla partita e che una grazia dal cielo ti porti verso risultati inattesi, ecco che al 28° e al 31° Brkic ci mette del suo e ti trovi in un battito di ciglia sotto di tre gol. Sul primo piazza una barriera lunghissima e centrale per una punizione affidata a Pjanic. Poi fa la bella pensata di nascondersi dietro al muro eretto in propria difesa affinché il giocatore della Roma possa con calma piazzare un rasoterra sul suo palo; la palla viene lasciata passare da due compagni che si schierano di fianco alla barriera e si infila con calma. Brkic non accenna alcun movimento. Anche il suo elettroencefalogramma, in quel momento, risulta probabilmente piatto.

Pochi minuti su un tiro di Maicon il portierone respinge il pallone verso il centro dell’area servendo un buon assist a Gervinho che insacca comodamente. Borriello accorcia ma ormai la Roma è straripante. Ne segna altri due, colpisce un palo clamoroso e spinge fino al rigore fischiato agli ospiti al 77°, rigore che Matos tirerà addosso a De Sanctis vincendo un orsetto di peluche e replicando sul tap-in per aggiudicarsi anche il pesce rosso. Seratona.

Scazzi

A proposito del rigore. Simpatico siparietto tra Di Gaudio (che se lo è conquistato) e Matos. I due litigano per chi debba tirare. A dire il vero Matos non mette mai in dubbio di essere il giocatore designato e, da come lo calcerà, ne ha ben donde. Di Gaudio prova ripetutamente a convincerlo e più volte guarda la panchina urlando e insultando la madre di tutti quelli che passano vicino a lui. Cosa è accaduto non è chiaro, ma il comportamento del Diga è strano. Alla fine è inferocito con Castori e il tutto accade sul 5-1, partita che considereremmo chiusa anche con Lewandoski in campo. Comunque siano andate le cose, qualunque fossero gli ordini di scuderia, un atteggiamento assurdo.

Atteggiamento che si unisce a un paio di scazzi visti contro il Napoli. Un pallone appena corto, un movimento inatteso, uno spazio occupato senza preavviso. Basta poco per vedere straccetti che volano, mani che tagliano stancamente l’aria nel gesto del vaffa. Scene cui non eravamo abituati, scene di nervosismo, certo, ma anche di scarsa coesione. E di un mister, un Grande Mister, il più Grande Mister della nostra storia, che forse non ha più in mano la propria creatura.

Il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce

Osvaldo Soriano

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