Giro 2016 – Dall’Olanda al Chianti senza padroni

La prima settimana del giro se n’è andata, ringrazio il giorno di riposo di oggi che mi ha permesso di recuperare sul gruppo (mi sono perso live le tappe tra venerdì e domenica, dopo essere stato in strada verso Roccaraso giovedì: qui #QuelchepassaOnTheRoad trovate un po’ di foto). In queste prime 9 tappe abbiamo imparato poche cose in ottica classifica generale, benché comunque tra le tappe abbiamo avuto azioni spettacolari ed emozionanti, non tutte andate ovviamente a buon fine.

Corsa Arancione

L’Olanda è stata la partenza, ma non solo: su tutti Tom Dumoulin ha indossato la prima maglia rosa per questione di centesimi, l’ha persa, l’ha riconquistata, prima che si impolverasse tra le strade toscane. Il suo mantra da inizio Giro è “non sono venuto per fare classifica”, che era un po’ lo stesso dell’anno scorso alla Vuelta dove Aru gli ha soffiato la maglia di leader della corsa giusto a pochi chilometri da Madrid. Il che rende il suo mantra credibile come un Cancellara che si iscrive ad un grande giro.

In questa settimana, al di là dei proclami, l’olandese della Giant doveva scavare il solco per poi impostare una tattica difensiva nelle prossime tappe. È andato all’attacco a Roccaraso (molto bene lì), ma poi sabato e soprattutto domenica ha avuto performance ben al di sotto delle aspettative: prima la polvere verso Arezzo l’ha ingolfato, poi nel Chianti dove tutti ci aspettavamo da lui il segnale forte nei confronti del Giro, vuoi anche perché limitato dal maltempo, s’è dovuto accontentare di staccare i suoi rivali diretti (Nibali, Landa e Valverde) per non più di 30 secondi.

Giro, Dumoulin all'attacco

All’attacco

Tom non è stato però l’unico olandese a colorare di orange la corsa rosa sinora: Steven Kruijswijk, soprannominato “spalloni”, è brillantissimo ancora più di quanto ci sembra ricordare nell’ottimo Giro 2015. È sempre con i migliori e si fa trovare spesso pronto quando le corse si animano. La tenuta su tre settimane l’anno scorso c’era, potrebbe essere tra i nomi che emergeranno in un Giro che per ora non ha visto nessuno stagliarsi con prepotenza sugli altri.

Chiudiamo il “capitolo olandese” citando Marteen Tjallingii che sta correndo le ultime corse tra i professionisti (il suo contratto scade a fine giugno) sempre all’attacco, divertendosi come un ragazzino, lui che 38enne ormai ragazzino non lo è più.

Il Giro dei giovani

Bob Jungels non è olandese, ma lussemburghese (un saluto ai fratelli Schleck): avevamo imparato a conoscerlo in questi anni giovanissimo alla Trek, una squadra che però ha sempre dato l’impressione di non sapere cosa farne realmente. Fatto sta che ora a 23 anni alla sua prima stagione in maglia Etixx ha messo insieme 9 tappe che lasciano ben sperare e non solo come freak da crono. Lotterà per la maglia bianca assieme a Formolo, intanto ha fatto bene ovviamente nelle corse contro il tempo, ma anche in queste prime salite più pedalabili, mettendosi in evidenza anche in volate di gruppo (quarto a Benevento).

Tra gli under attenzione a Verona (compagno di squadra di Jungels) e molto attivo Valerio Conti nella tappa che poi ha consegnato la vittoria ad Ulissi nella prima frazione in terra italiana. Mentre ci si aspettava qualcosa di più da un velocista come Ewan, piazzato nelle volate ma praticamente mai “visibile” o in lotta per la vittoria. La carta d’identità recita 1994 e l’Orica forse al momento ha altri pensieri per la testa diversi da “preparare le volate alla propria freccia”, non mettiamogli quindi troppa pressione addosso, le qualità ci sono, le vittorie arriveranno.

Italiani

Quella (molto bella) di Ulissi a Praia a mare non è stata l’unica vittoria italiana sino ad oggi: la fuga prima assieme a Trentin e l’azione decisiva poi a 24 km dall’arrivo sono stati la (definitiva?) consacrazione di Gianluca Brambilla, che sinora vantava 0 vittorie tra World Tour e HC. Dopo l’ottimo terzo posto alla Strade Bianche ed una vittoria ad inizio anno in una corsa in Spagna (Trofeo Pollenca, cat. 1.1), senza dubbio siamo davanti alla sua miglior stagione tra i professionisti. Inizierà la seconda settimana in maglia rosa: dal Giro 2014 Aru era stato l’unico italiano ad indossare la maglia di leader e bisogna arrivare al Giro 2013 vinto da Nibali per avere un corridore nostrano in rosa per più di un giorno (lì, oltre al messinese, ci riuscì anche Paolini).

Giro, Tappa e maglia, ben fatto Brambilla

Tappa e maglia, ben fatto Brambilla

A proposito di Nibali, lo squalo dello stretto sinora non è parso molto brillante: l’azione a Roccaraso l’ha visto rimbalzare prima sulla strada e poi ai microfoni. Nonostante tutto in classifica comunque si trova dove probabilmente pensava di essere, se non addirittura meglio. Quest’anno non è parso quasi mai in forma e questo di per sé potrebbe preoccupare, resta comunque il favorito principale per palmares ed esperienza.

Per la generale

I suoi due rivali principali, Landa e Valverde, si sono ben nascosti fino a questo momento: l’embatido ha fatto una bella azione sabato sullo sterrato, senza creare distacchi ma scremando il gruppo, a parte questo non l’abbiamo mai visto. La presenza in squadra di Amador, sulla carta la maglia rosa virtuale tra quelli che puntano a fare classifica, da appassionato mi preoccupa: il modo di correre della Movistar ormai da qualche anno è abbastanza noto, se poi hanno due corridori in grado di fare classifica allora proveranno in tutti i modi di addormentare la corsa, speriamo non ci riescano.

Landa sembra attaccato al gruppo dei migliori sempre con l’ultima goccia di energia, qua e là s’è anche staccato per poi recuperare, non l’abbiamo visto mai davanti. Non possiamo sapere se sia tutto previsto e sotto controllo, ma la sensazione è che non sia così preoccupato. Arriveranno le salite, arriverà la brillantezza e arriveranno i suoi attacchi: d’altronde non dimentichiamo che stiamo parlando del miglior scalatore in gruppo per quel che riguarda il 2015 con buone chance di esserlo anche per il 2016.

Avessi scritto queste righe prima della crono di ieri il protagonista principale di questo capitolo sarebbe stato Ilnur Zakarin. Il 26enne russo, che sta prendendo le misure con le corse a tappe da una settimana, ha iniziato alla grande questo Giro, sempre tra i protagonisti come e più del già citato Kruijswijk e con una facilità di pedalata che lasciava presagire traguardi insperati. Domenica però, durante la crono, le tre (!!) cadute oltre a manifestare una certa incapacità di guida del mezzo, hanno poi lasciato il passo ad un nervosismo che non può essere presente in corse lunghe tre settimane, dove la tenuta mentale conta tanto quanto quella delle gomme e nella crono del Chianti a lui sono mancate tutte e due.

Giro, Zakarin a terra!

A terra!

Poco male per lo spettacolo: lui, come gli stessi Chaves o Pozzovivo (che immaginavano di potersi trovare in questa posizione), saranno tra quei corridori che già in questa settimana vorranno movimentare il più possibile le acque ancora troppo stagnanti della classifica generale.

La sorpresa

In poche persone sapevano di Primoz Roglic e del suo passato nel salto con gli sci. Una di queste scrive per questo sito (e non sono io…): in inverno (per discorsi di fantaciclismo) parlando del sottobosco, Mattia Luchetta (in arte safebet, nome omen in questo caso) mi suggerì questo corridore che aveva fatto bene in una squadra continental e che soprattutto aveva un background bizzarro da saltatore con gli sci di livello internazionale. Ragion per cui in questo inizio di 2016 avevo seguito con particolare interesse le sue corse. Ecco, né io, né Mattia, né tanto meno lui stesso potevamo prevedere che a metà maggio potessimo parlarne come di uno in grado di vincere una crono al Giro (aiutato anche dalle condizioni meteorologiche, va detto), di portarne quasi a casa un’altra (con tanto di possibilità di vestire la maglia rosa), dopo aver sfiorato la vittoria nell’ultima tappa del Giro di Catalogna. Non male come debutto in una squadra World Tour.

Le delusioni

Dopo una settimana niente è definitivo, fatta eccezione per i ritiri: Kittel dopo un anno orribile ha dimostrato di essere il miglior velocista puro del gruppo, ma è talmente puro che il resto della tappa patisce troppo. Ha vinto 2 tappe, ha indossato la maglia rosa, ma se molli così presto ci dispiace, ma sei una delusione. Cancellara ha avuto l’attenuante del problema di salute iniziale che ne ha azzerato le possibilità di indossare la maglia rosa (suo vero ed unico obiettivo in questa corsa). Ha cercato di restare in gruppo, ma anche lui dopo la crono di ieri ha deciso di salutare tutti.

Fuori tempo massimo sabato, anche Elia Viviani non fa più parte delle ruote veloci ancora in corsa, non sappiamo quanto incidano le Olimpiadi nel suo piano di allenamento annuale, rispetto a Kittel però lui lascia senza aver vinto una tappa e senza quasi mai lottare in volata. Ringraziano Démare e soprattutto Greipel, due secondi posti per il francese, due primi per il tedesco sino a questo momento ed ora favoriti principali per la maglia a punti.

E adesso?

Domani si torna a salire, in questo Giro dell’Appenino (a proposito, occhio a Firsanov…che il giro dell’Appenino, quello vero, l’ha vinto) che sta giungendo al termine. La tappa che arriva a Sestola potrebbe abbinare l’utile al dilettevole con una frazione che potrà essere sia divertente che iniziare a dirci qualcosa di più della classifica generale che per il momento non ha voluto padroni.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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13 risposte

  1. 23 Maggio 2016

    […] prima settimana ci siamo divertiti ma non abbiamo capito nulla della generale. La seconda settimana ci siamo […]

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