Giro 2016 – La spallata di “Spalloni”

Kruijswijk, Avversari fuori fuoco...

Avversari fuori fuoco…

La prima settimana ci siamo divertiti ma non abbiamo capito nulla della generale. La seconda settimana ci siamo divertiti ancora di più e siamo appesi a qualche speranza che quello che abbiamo visto non sia già definitivo per la conquista della maglia rosa. E la speranza non è una questione di tifo (a noi che vinca Nibali o Kruijswijk o Baliani cambia veramente ben poco, di base), ma piuttosto per mantenere alto l’interesse, il divertimento e il “drama” attorno ad una corsa che decisamente lo merita.

Kruijswijk e la classifica generale del Giro

Come siamo arrivati a questo punto? La settimana appena trascorsa è sembrata essere una corsa ad eliminazione sia per i velocisti (ma questo è un altro discorso) che per gli uomini di classifica:

Mikel Landa: 10a tappa, 20 km dopo la partenza c’è il Passo della Collina e il capitano del Team Sky perde già le ruote del gruppo. Da quel momento in poi si aspetta solo l’ufficialità dell’abbandono. Al Giro del Trentino poche settimane fa aveva dato spettacolo (troppo?), al Giro d’Italia in Trentino non ci arriva nemmeno. Dopo i GT dell’anno scorso forse era il principale favorito della corsa. Adesso se lo portano a fare il gregario a Froome al Tour, si fa davvero grigia per gli altri. Riaffiorano i dubbi sulla sua tenuta mentale come capitano, noi sospendiamo il giudizio.

Tom Dumoulin: il giorno dopo Landa, tocca a lui ritirarsi. Dopo Roccaraso (giovedì 12 maggio) sembrava potesse essere il padrone del giro almeno per la prima metà di esso. Mercoledì 18 maggio lascia la corsa dopo essere già uscito di classifica (ad 11 minuti dalla vetta). Gli americani direbbero that escalated quickly. Al di là della stupenda Vuelta dell’anno scorso, pensavamo potesse far fatica sulle Alpi e sui tracciati italiani. Ma è riuscito ad anticipare anche le nostre perplessità. Il percorso per diventare un corridore solido sulle tre settimane è comunque impervio per molti, avrà modo di insistere e correggere qualcosa.

Alejandro Valverde: il primo assaggio alpino ha stroncato le speranze di vittoria del murciano. Andato in difficoltà in una sorta di falso piano al primo attacco di Nibali, sul Valparola. Il Giau gli era rimasto sulle gambe forse ancora più dell’attacco del messinese. Non ho mai creduto potesse lottare per vincere, correrà per andare sul podio, vedremo come si difenderà. Le gambe al di là di tutto sembrano esserci, stando a come è rimbalzato nella cronoscalata.

Rigoberto Uran: invecchiamento precoce per Ciccio, che è diventato tra il mediocre e il pessimo a cronometro. L’Uran che ci ricordavamo noi nella cronoscalata di ieri prima dominava poi andava a gongolare nel salottino della De Stefano. Per carità, nessuno pensava potesse arrivare in rosa a Torino, ma un Giro così aperto ad ogni soluzione poteva vederlo in classifica sino alla fine. Ora invece già rientrare nei 10 sarà una mezza impresa.

Rafal Majka: lui non è uscito di classifica nel senso stretto del termine, ma sostanzialmente è come se non ci fosse nemmeno entrato. Il polacco sta. Non attacca, non va in crisi, non avesse quella maglia fosforescente così visibile e una mole comunque riconoscibile, non ti accorgeresti nemmeno che è in corsa. Sta portando il concetto di “ninja” su livelli superiori. Ed alla fine (come alla Vuelta 2015) rischierà anche di fare podio.

Vincenzo Nibali: l’ultimo a subire stop inaspettati è quello che era il vero (e forse unico) favorito di questo giro. Vincenzo non c’aveva impressionato sinora in stagione, non c’aveva impressionato nella prima settimana e l’ha fatto ancora meno in questa seconda. Sostanzialmente non ha mai guadagnato sugli altri avversari, anzi ha spesso perso le ruote e i secondi rispetto a giovani più brillanti e forse sottovalutati. Dalla sua ha una squadra dominante, forse l’unica di questo Giro.

Kruijswijk vs Nibali, tentativi spuntati

Tentativi spuntati

Ilnur Zakarin: per lui è un mondo completamente nuovo, si tratta del secondo GT in carriera ed il primo con gradi da capitano ed ambizioni di classifica. Probabilmente non lo sa nemmeno lui cosa può accadere la terza settimana. La prima era molto brillante e non fosse stato per la tripla caduta nella crono del Chianti avrebbe anche fatto parlare molto più di sé. La seconda ha pagato un po’, restando però a galla. E ora? Enigma! “Quello che dico, sbaglio” (cit.)

Esteban Chaves: il Giro è la sua corsa, tanta salita, in tutte le salse. Probabilmente non si aspettava nemmeno lui di essere ad inizio terza settimana già sul podio, sperava di poterci arrivare avvicinandosi a Torino. Adesso la situazione è nuova. Assieme all’attuale maglia rosa è l’unico che ha mostrato una facilità di pedalata ed una brillantezza in tutte le tappe. Ora però deve capire cosa vuole fare. E potrebbe anche farsi influenzare dal fatto che l’anno scorso, alla Vuelta, nella terza settimana ebbe un calo di prestazioni. Ha vinto una tappa, potrebbe fare podio, ha 26 anni: si potrebbe accontentare.

Steven Kruijswijk: ha avuto una seconda settimana spettacolare, mai in difficoltà, agile, sempre in controllo. Nella cronoscalata ha mandato un segnale ai suoi rivali che forse va al di là dei (già tanti) secondi guadagnati. Quasi ad intimorirli se mai dovessero avere in mente di attaccarlo nelle prossime tappe. L’anno scorso alla terza settimana è andato in crescendo. Ad inizio giro lo pagavano 81, non sarà il Leicester, ma sta vivendo la sua favola. Non ha una squadra così forte da poter controllare la corsa e questa è una pecca (comunque Battaglin così forte in salita non c’è mai andato).

Jungels, Amador, Pozzovivo: questi tre non hanno mai pensato di poter vincere il Giro, ma nella lettura della classifica meritano comunque una menzione per motivi diversi. Jungels è la vera sorpresa, sta cercando i suoi limiti attuali, probabilmente questo weekend l’ha trovati ma da queste tre settimane ne uscirà sicuramente arricchito. Amador è stato trattato manco fosse la sguattera di Valverde, senza peraltro raccogliere chissà quale vantaggio per il capitano: per lui un po’ dispiace. Infine Pozzovivo: è sempre stato appeso in fondo al gruppo dei big. Non ha avuto le gambe per attaccare, non è così fuori classifica da poter andare in fuga, i suoi anni migliori (classe 1982) se li ha portati via spesso la sfiga. Lotterà per rientrare nella top 10, sarebbe la quinta al Giro (sesta contando una Vuelta): è questa la sua dimensione (mai meglio di un quinto nella generale di un GT).

Ed ora? Oggi ci si riposa e questo potrebbe essere già il primo punto di rottura. Lunedì scorso sostanzialmente Landa (e Dumoulin) hanno perso il Giro, presentandosi poi alla tappa di Sestola in condizioni fisiche deficitarie (a proposito, almeno una parentesi per nominare Giulio Ciccone, 21 anni e prima vittoria tra i pro al Giro, proprio a Sestola! E poi molto positivo anche nelle altre tappe dolomitiche della settimana). Ovviamente non è tutta colpa del giorno di riposo, ma qualcosa cambia nei bioritmi dei corridori e alle volte questo finisce per incidere, nel bene o nel male. La tappa di domani è, da questo punto di vista, tremenda: corta ed impegnativa con un finale per nulla banale.

Kruijswijk, La tappa di domani

La tappa di domani

Non c’è bisogno di aspettare il prossimo weekend per provare a sconvolgere lo status quo. Ma ci saranno voglia e gambe? La mazzata data da Kruijswijk come accennato è anche psicologica, bisogna capire quanti dei corridori sopra citati oltre a recuperare una condizione che per ora non c’è abbiano anche voglia di rischiare il posto in classifica per agguantare il bersaglio grosso che ora sembra ben protetto dalle spalle larghe dell’olandese. All’Orica, alla Tinkoff, all’Astana, alla Katusha interessa più portare a casa punti in ottica classifica UCI o rischiare tutto e vincere il Giro? Se si sono accorti della distanza atletica ancor più che cronometrica che li separa dalla vetta inizieranno ognuno a guardare al proprio orticello e rischia di essere una settimana “noiosa”.

Sulla carta, a parte mercoledì (in cui finalmente un velocista italiano vincerà una volata), terreno per inventare qualcosa ce n’è ogni giorno, oltre alle gambe (è stato un giro duro per tutti, l’energia nel serbatoio potrebbe essere poca ovunque), ci vogliono coraggio e fantasia. In questo Nibali è uno dei migliori, Slongo c’ha promesso che arriverà il picco nella terza settimana, dobbiamo fidarci. Al campione italiano di fare podio alla fin fine interessa poco, interesserebbe molto di più alla squadra: c’è da capire quanto, in questo momento, a Vincenzo (in scadenza ed in rotta con il management da un annetto) importi seguire gli interessi e le direttive che provengono dal Kazakistan e quanto gli convenga farlo se vuole andare al Tour come battitore libero (e quasi scomodo per Aru).

Ma ora ci stiamo spingendo troppo in là: resta il timore che con la crono di ieri e l’impressione di brillantezza delle due tappe precedenti, Kruijswijk abbia annichilito gli avversari e chi ha forse le gambe per attaccarlo (Chaves) potrebbe accontentarsi di un podio da difendere, mentre chi potrebbe avere la faccia tosta per impensierirlo (Nibali) sinora non ha mai mostrato di poterne avere le gambe. Speriamo di sbagliarci (come spesso ci succede, ndr), perché fino ad oggi ci siamo veramente divertiti e vorremmo continuare a farlo per altre 5 6 tappe.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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11 risposte

  1. salsadinuvole85 ha detto:

    la tappa di domani è pericolosissima…dopo il riposo se io fossi un uomo di classifica ambizioso farei corsa dura…ed oggi nessuno uscirà per la sgambata visto che piove e faranno tutto sui rulli al chiuso.

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