Londra 2012: Murray, Federer e la maledizione di Wimbledon

C’è una città migliore di Londra per un evento sportivo? A me, sinceramente, non ne viene in mente nessuna, ma forse è perché ho una predilezione particolare per la capitale inglese, però l’atmosfera, gli impianti, il tifo che c’è sempre intorno rendono unico un evento sportivo a Londra, non è un caso quindi che sia stata la prima città che ha ospitato per la terza volta i giochi olimpici.

C’è da dire però che l’annuncio della vittoria londinese, avvenuta per altro contro gli “adorati” vicini parigini, fu funestato, appena il giorno seguente, dagli attentati ad autobus e metropolitana dei fondamentalisti islamici che fecero molte vittime e misero subito in chiaro che le spese per la sicurezza sarebbero dovute essere molte più di quelle preventivate (fortunatamente furono spese bene).

Si tornava ad orari per noi umani, periodo di ferie e quindi si potevano seguire con calma i giochi, in Italia Sky li trasmetteva per la prima volta e prometteva di mandare tutto in onda come mai fatto prima, insomma tutto sembrava pronto per una 18 giorni di fuoco sul divano. Purtroppo quando decidi di sposarti non puoi tenere tutto sott’occhio e quindi non avevo calcolato che nei giorni olimpici sarebbe capitato il mio primo anniversario di matrimonio con annessi 7 giorni di vacanze a Santorini (bellissima, stupenda, ma quando scopri che non puoi vedere lo Sky Go all’estero ti girano parecchio…), e quindi il programma-divano-ad-oltranza andò a farsi benedire.

Di ricordi dell’Olimpiade ce ne sono stati però tantissimi, anche perchè sono trascorsi solo 4 anni e quindi la memoria è ancora fresca. S’iniziò con una bellissima cerimonia d’apertura, probabilmente la migliore che io ricordi (non che sia proprio un appassionato), grazie anche ad una colonna sonora strepitosa e a diverse scena da film di 007 che sono rimaste nella nostra memoria (Beckham in motoscafo sul Tamigi), e si proseguì con due settimane di grande spettacolo fatto da grandi atleti.

L’atletica fu la grande protagonista grazie alle imprese di Usain Bolt (“soliti” tre ori quando in molti erano pronti a recitarne il de profundis), del profugo somalo adottato dall’Inghilterra Mo Farah che fece la doppietta 5000-10000 e del keniano David Rudisha con il suo straordinario record del mondo sugli 800 metri. Un altro controverso protagonista fu il sudafricano Oscar Pistorius che, prima di salire sugli altari della cronaca nera per motivi molto gravi, fece notizia perché primo disabile (assenza degli arti inferiori) a partecipare alle gare “normali” nei 400 ostacoli (superò il primo turno) e nella staffetta 4*400 con ottimi risultati.

Nel nuoto Michael Phelps vinse altre 6 medaglie, di cui 3 d’oro, che lo hanno fatto diventare il più medagliato di sempre con 22 presenze sul podio di cui diciotto sul posto più alto, nei tuffi dominati come al solito dai cinesi il giovane Thomas Daley mandò in estasi il tifo locale con un ultimo tuffo straordinario dalla piattaforma che gli valse un’insperata medaglia di bronzo, mentre nella ginnastica si ebbe la consacrazione della sedicenne Gabby Douglas che solo un anno prima era stata riserva ai mondiali di categoria di Tokio e che qui vinse l’oro nella gara individuale e in quella a squadre.

La missione italiana fu più che discreta, anche se l’inizio, con l’esclusione per doping del campione in carica della 50 km di marcia Alex Schwazer, fu abbastanza traumatico. A farla da padrone furono scherma e tiro a segno: per la prima il massimo fu certamente raggiunto dal podio “all blue” del fioretto femminile che vide Elisa Di Francisca trionfare davanti ad Arianna Errigo e l’inossidabile Valentina Vezzali, le tre inoltre, con l’aiuto di Ilaria Salvatori, vinsero anche la gara femminile, mentre anche gli uomini arrivarono sul gradino più alto del podio nella corrispondente gara maschile, Diego Occhiuzzi vinse l’argento nella sciabola e la squadra maschile raggiunse il bronzo.

Anche se storicamente il tiro, a volo o a segno, è sempre stato foriero di medaglie, il bottino di Londra è stata decisamente sopra le aspettative: oro di Jessica Rossi nella fossa olimpica femminile, oro di Niccolò Cambriani nella carabina 3 posizioni e argento in quella 10 metri, argento Luca Tesconi nella pistola 10 metri ad aria compressa e di Massimo Fabbrizi nella fossa olimpica uomini. Unico caso insomma in cui le armi servono a qualcosa.

Londra 2012: il trionfo italiano nel fioretto femminile

Londra 2012: il trionfo italiano nel fioretto femminile

A Londra scoprimmo anche di avere ottimi atleti di Teakwondo con l’oro vinto da Carlo Molfetta e il bronzo da Mauro Sarmiento, e tornammo a soffrire per i giudici della boxe che costrinsero il gigante buono Roberto Cammarelle a doversi accontentare del secondo gradino del podio nonostante a tutti sembrava avesse dominato contro il pugile di casa (l’altro argento di Clemente Russo ed il bronzo di Vincenzo Mangiacapre completarono il bottino). Dopo l’oro di Barcellona 92 con Pierpaolo Ferrazzi un’altra gioia ci arrivò dalla canoa fluviale con il suo allievo Daniele Molmenti, mentre l’ultima freccia della squadra maschile di tiro con l’arco ci fece letteralmente saltare sul divano per la gioia di un’oro che ormai sembrava perso.

Altri argenti arrivarono dalla pallanuoto maschile e dal due di coppia del canottaggio con Romano Battisti e Alessio Sartori, mentre il bronzo fu vinto anche da Marco Aurelio Fontana nella mountain bike, dalla ginnastica ritmica a squadre, dalla pallavolo maschile, da Martina Grimaldi nella 10 km di nuoto (il nuoto in piscina fu invece abbastanza deludente, specie perchè ormai eravamo abituati bene), da Fabrizio Donato nel salto triplo uomini, da Matteo Morandi agli anelli (sulla scia di Juri Chechi) e nel judo dalla piccola (52 kg) Rosalba Forciniti.

Quando però si pensa a Londra il pensiero, specie in questo momento dell’anno, va immediatamente al tennis e a Wimbledon, il tempio dell’erba e del gioco d’attacco (si, ok, ormai quel tennis di attacco è morto, ma noi cresciuti nel mito di McEnroe, Becker, Edberg, Cash, Rafter e Sampras facciamo fatica a rassegnarci), e quindi, anche se il tennis non viene considerato proprio uno sport olimpico, l’attesa per il torneo era molta, anche considerando chi era il favorito assoluto alla vigilia.

Roger Federer ha vinto di tutto nella sua carriera, non gli manca proprio niente, tranne l’oro nel singolo alle Olimpiadi (in doppio ha vinto a Pechino 2008), e quindi Londra 2012 sembra proprio l’occasione della vita per lui, d’altronde gli anni passano, i rivali aumentano, sono più giovani di lui, insomma questo sembra proprio il momento giusto per diventare il secondo giocatore della storia dopo Andrè Agassi a vincere i 4 Slam, il Master  e l’oro olimpico. Inoltre poco più di un mese prima aveva di nuovo alzato il trofeo sul glorioso campo centrale demolendo in finale l’idolo locale Andy Murray: tutto è apparecchiato per lui quindi.

Per Murray invece la delusione per la sconfitta in finale è stata dura, non che una sconfitta contro Federer sull’erba sia una cosa di cui vergognarsi, però ormai anche lui sente sulle spalle l’immane peso la maledizione di Wimbledon! Sono 76 anni che un inglese o anche un britannico non vince nel torneo di casa, dal 1936 e dal grande Fred Perry: non una o due, ma forse 10 ere tennistiche fa! Praticamente un altro sport! Quello stesso peso sulle spalle che ha condizionato e forse rovinato la carriera di Tim Henman, “Timbledon” com’era stato ribattezzato dagli inglesi che quando c’è da mettere inutile pressione non sono secondi a nessuno (altra cosa rispetto a Greg Rusedski, nato in Canada e naturalizzato inglese che quando vinceva era considerato “inglese” e quando perdeva tornava “il canadese” che però non andò mai veramente vicino a vincere i Championships).

Il buon Andy comunque si riprende subito dopo la cocente delusione della finale persa e si presenta puntando al podio, magari anche facendo affidamento sulle partite al meglio dei tre set, e l’inizio è certamente di buon auspicio: vittorie tranquille contro lo svizzero Stan Wawrinka e il finlandese Nieminen in due set, un po’ di sofferenza contro il cipriota testa matta Baghdatis domato in tre set dopo essere andato sotto e poi di nuovo vittoria tranquilla contro lo spagnolo Almagro ai quarti.

Dall’altra parte del tabellone Roger Federer non dovrebbe avere nessun problema almeno fino in semifinale, ed invece già al primo turno deve arrivare al terzo set per domare il colombiano Falla, rischiando più volte di vedere scappare il rivale. Dopo lo scampato pericolo il proseguo del torneo è in piena discesa con Bennetau, Istomin e Isner che sembrano servirgli solo per prendere di nuovo confidenza con l’amata erba londinese.

Nella prima semifinale Federer deve incontrare l’argentino Juan Martin Del Potro, non proprio un arrotino però non certo uno specialista dell’erba, in pratica sono pochi a credere che ci potranno essere problemi. L’inizio è equilibrato, poi l’argentino fa il break all’ottavo gioco ed il primo set è suo per 6 a 3. Non sarà così semplice per Roger evidentemente. Il secondo set è ancora più equilibrato e dominato dai rispettivi servizi: si va al tie break. Qui Federer fa valere tutta la sua classe e se lo aggiudica per 7 punti a 5: si va al terzo dove non c’è più il tie break.

Del Potro però sembra sulle gambe, Federer ha acquistato fiducia e il destino della partita sembra ormai scritto. Ma il tennis è uno sport strano, e sull’erba ancora di più. Del Potro non cede di un millimetro, anzi è Roger che spesso sembra in difficoltà. Siamo sull’otto pari, 0-30 servizio Del Potro, anzi, diciamo pure 0-40 perché non potrà mai prendere questo passante sul suo rovesc…incredibile! Del Potro fa un tuffo alla Becker e fa il punto! Il parziale seguente di 8-1 sembra far girare decisamente la partita e mettere una pressione incredibile sullo svizzero, che però è un fenomeno e ci è abituato: si va avanti in parità anche se si deve salvare più di qualche volta da 0-30 grazie al suo straordinario servizio.

Sul 9-9 Federer fa il break e va a servire per il match. Tutto finito? Ovviamente no. Controbreak Del Potro e partita che ormai si avvia verso l’immortalità. Sul 17 pari sono ormai tutti e due esausti (l’argentino ha dovuto annullare anche 3 palle break consecutive) ed è Del Potro a fare per primo un passo indietro cedendo un’altra volta il servizio. Sul gioco seguente arrivano due match point per Federer: il primo è sprecato malamente sbagliando una facile volée, sul secondo però cadono tutte le paure e finalmente Roger si ritrova in finale alle Olimpiadi. L’oro è vicino!

Londra 2012: l'infinito Federer-Del Potro

Londra 2012: l’infinito Federer-Del Potro

Nella seconda semifinale Murray si trova di fronte Novak Djokovic, il serbo che ha da poco perso il primo posto della classifica a scapito dello svizzero ma che è sempre più consapevole di sé stesso e della sua forza, anche su un terreno come l’erba di Wimbledon che non è il suo ideale. Murray gioca una partita quasi perfetta: doppio 7-5, finale raggiunta e sicurezza nei propri mezzi ai massimi livelli. L’argento è assicurato, l’oro è difficilmente raggiungibile ma comunque si può essere soddisfatti, specie essendo l’Olimpiade di casa.

Di nuovo come un mese prima: Federer contro Murray (e se fosse così anche domenica? Ndr), Wimbledon, l’erba, la storia. Il favorito è ovviamente lui, Re Roger, specie considerando che si gioca al meglio dei 5 set, e difatti il primo set scorre rapido con un perentorio 6 a 2 per lo scozzese Murray! Federer è falloso, sembra stanco, evidentemente sente ancora le tossine per la semifinale infinita contro Del Potro. Inizia il secondo set e la musica non cambia, anzi: 2 break subito per Murray e Federer alle corde. Vuoi vedere che…

Qualche minuto dopo si è sul 2 set a 0 e tutta la Gran Bretagna non sembra credere ai propri occhi. Niente da fare, Roger non riesce a reagire, Andy chiude con 2 ace consecutivi: l’oro è suo! Ha sconfitto Federer! Ma non ha sconfitto la maledizione di Wimbledon perchè questo non è Wimbledon anche se si gioca a Wimbledon… Una beffa per gli inglesi! Perchè è vero che è pur sempre un’oro olimpico, ma che un britannico vinca sull’erba da loro tanta amata un torneo che però non è IL loro torneo sembra proprio una presa in giro.

Per Federer sicuramente la beffa è maggiore: aveva la grande occasione della sua vita tennistica, vincere l’unico trofeo che gli manca nel posto in cui ha vinto di più e che praticamente considera il suo giardino di casa ed ecco invece una delle sue peggiori partite in carriera sul Centre Court. Come si diverte il destino…

Un anno dopo Andy Murray è tornato in finale a Wimbledon, quello vero, contro un Djokovic che sembrava imbattibile, ma ormai la maledizione è incrinata, tentenna, un britannico ha vinto su quello stesso campo un torneo, anche se non aveva lo stesso nome: si, 77 anni dopo Fred Perry la Gran Bretagna festeggia la vittoria di un suo figlio nel suo torneo più amato. Ma siamo convinti che senza quei giorni di agosto di un anno prima tutto questo non sarebbe successo.

Londra 2012: il podio finale

Londra 2012: il podio finale

CAPITOLI PRECEDENTI

1 – Seoul 1988

2 – Barcellona 1992

3 – Atlanta 1996

4 – Sidney 2000

5 – Atene 2004

6 – Pechino 2008

angyair

Tifoso dei 49ers e dei Bulls, ex-calciatore professionista, olimpionico di scherma, tronista a tempo perso, candidato al Nobel e scrittore di best-seller apocrifi. Ah, anche un po' megalomane.

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