L’opzione di leggere

Ovviamente il titolo non è riferito al pezzo, che va letto assolutamente! Grazie ad Andrea Campagna, torniamo a parlare di Option Football, di cosa è, di come si riconosce e del successo (spesso incompreso o non voluto comprendere) che sta avendo in NFL. Mettetevi comodi e buon viaggio attraverso il mondo affascinante delle X&O del football americano.

Dopo qualche mese torno a scrivere di football come ospite di questo blog. Come le altre volte sarà un pezzo relativo alla tattica, ma proprio come le altre volte non sarà una vera e propria analisi quanto piuttosto una chiacchierata con argomento il football. E quale modo migliore per iniziare una chiacchierata di una bella storiella? Ecco quindi la mia storiella, che poi è una storia vera.

Qualche anno fa stavo guardando una partita di NFL commentata in italiano. Non lo faccio spesso, guardarle col commento in italiano dico, e questa storiella è uno dei tantissimi motivi che mi spingono a preferire il commento originale. Ma, come spesso succede, anche le cose negative possono tornare utili, seppure in modi non prevedibili nel momento in cui accadono. Ecco, in quel caso un’affermazione che non stava né in cielo né in terra detta in una telecronaca mi offre lo spunto, diversi anni dopo, per parlare di un aspetto del gioco che da qualche tempo a questa parte ha rivoluzionato il football.

Ebbene, uno dei commentatori stava provando a spiegare alla sua maniera la play action, cioè quell’azione in cui un attacco finta di giocare una corsa e invece va al lancio. Lo sappiamo tutti come funziona, no? Il Quarterback appoggia la palla nella pancia del Running Back come nelle azioni di corsa ma non gliela consegna e invece la tira fuori, andando poi ad effettuare un lancio per un ricevitore. Per tutti gli altri giocatori dell’attacco l’azione è solamente di passaggio, e infatti la linea d’attacco blocca in Pass Pro (quindi a formare la cosiddetta tasca) e i ricevitori corrono le rispettive tracce. Ma secondo quel commentatore nel momento in cui c’era l’intreccio (per noi: mesh point) tra RB e QB, quest’ultimo decideva se consegnare la palla per una corsa oppure tenerla per poi andare al lancio…

Lì per lì ebbi un sussulto. Come si poteva dire una simile bestialità in una telecronaca su una TV nazionale? Quella cosa non aveva alcun senso. Sì, c’era qualcuno che già aveva iniziato a fare qualcosa di simile a livello di college football ma quella era un partita NFL e comunque, mi ci gioco il braccio destro, nella sua insipienza quel commentatore non poteva assolutamente sapere che qualcuno giocava a quel modo. Eppure, senza volerlo né saperlo, aveva spiegato qualcosa che non solo non conosceva, ma che ancora non esisteva come concetto sistematizzato. ‘Serendipità’, si dice in questi casi, ovvero trovare qualcosa mentre si cerca qualcos’altro. E un po’ come Cristoforo Colombo che cercava le Indie e invece scoprì le Americhe, quel commentatore che voleva spiegare la play action parlò invece di una cosa che in pratica ancora non esisteva ma che ora, solo pochi anni dopo, imperversa sui campi da football ad ogni livello. Quel commentatore spiegò le basi della Run-Pass Option, meglio conosciuta con l’acronimo: RPO.

Una RPO in poche parole è proprio quello che ha descritto lui: un’azione che si può sviluppare come corsa o come lancio a seconda delle letture del QB. Ovviamente questa è una semplificazione estrema, e certo non posso essere io a spiegare nei minimi dettagli quello che succede durante una RPO, ma in questi anni di studio del gioco qualcosa l’ho imparato quindi provo ad aggiungere qualche sfumatura.

Tutto iniziò, più o meno, con gli Smoke Screen, cioè quei passaggini laterali su un Wide Receiver che potevano essere giocati a prescindere dallo schema chiamato. L’attacco si allinea e se il QB vede un vantaggio numerico nella zona flat (quella corta vicino alle sideline) lancia uno screen al WR. È un cosiddetto ‘automatico’, cioè uno di quei cambiamenti in linea chiamati dal QB con un segnale o anche giocati direttamente se la situazione è palese. La cosa funzionava talmente bene che venne presto sviluppata diventando il concetto noto come ‘Packaged Plays’ (o ‘Combo Plays’) di cui parlava Chris B. Brown (l’imprescindibile @smartfootball su twitter) nel suo sito smartfootball.com.

All’inizio la faccenda era relativamente semplice: l’attacco gioca una Zone Read alla quale viene ‘incorporato’ uno di questi passaggini laterali dietro la linea di scrimmage, di solito un Bubble Screen. Piccolo ripasso della Zone Read, quell’azione in cui durante il mesh point il QB ‘legge’ il Defensive End backside (cioè dal lato opposto a quello dove si sviluppa la corsa del RB) e a seconda del suo comportamento decide cosa fare: se il DE rimane in posizione, il QB consegna la palla al RB per una corsa a zona; se invece il DE va sul RB, il QB tiene la palla e ha la possibilità di correre nell’area che è rimasta libera. Ma, ovviamente c’è un ma, nel football (che è metafora della Vita) c’è sempre un ma… dopo anni di Zone Read le difese avevano cominciato ad effettuare aggiustamenti e quello di maggior successo è lo Scrape Exchange, che prevede che un altro giocatore (di solito un Linebacker ma in certi casi anche un Defensive Back) effettui la stessa lettura del QB e se il DE penetra per prendere il RB vada ad occupare la sua posizione, di fatto chiudendo entrambe le linee di corsa che la Zone Read vuole creare. Ma ecco che nel gioco di “scambio di gessetto” (metafora riferita ai disegni sulla lavagna fatti alternativamente da attacco e difesa) l’attacco aggiunge delle ulteriori possibilità al QB. Una è il cosiddetto ‘arc blocking’ di un Fullback o H-back che va a prendere l’uomo che effettua lo Scrape Exchange diventando un lead blocker per la corsa del QB. Un altra è, appunto, lo ‘scarico’ su un WR backside, in una zona di campo dove si è venuto a creare vantaggio numerico visti gli spostamenti precedenti.

La cosa poi fu presto sviluppata e si capì che oltre ai Bubble Screen potevano essere incorporati altri possibili passaggi, compresi quelli in profondità. Quello che subito ebbe più successo fu il Pop Pass, cioè un passaggino poco oltre la linea di scrimmage a un ricevitore, di solito un Tight End, che va ad esplorare proprio la zona di campo lasciata libera dagli spostamenti della difesa successivi a uno Scrape Exchange, o che comunque approfitta del sovraccarico del box da parte di difese che vogliono fermare le corse di attacchi che giocano molto la Zone Read. Da lì, apriti cielo. La fantasia degli Offensive Coordinator di tutta America ad ogni livello di football ha preso il volo, arrivando ad incorporare azioni di lancio di ogni tipo con svariati giochi di corsa, sia con un QB che può correre ma anche con il classico QB da tasca. E questo perché fu presto chiaro che in situazioni di questo tipo le possibilità erano pressoché infinite.

Dopo questo lungo preambolo (lo so, la sintesi non è il mio forte…) arriviamo al vero obiettivo di questo articolo. Prima ho usato un paio di volte la parola “possibilità” ma quella giusta sarebbe: Option. Perché è di quello che sto parlando: Option football. Sì, anche in NFL.

Lo so, lo so… “La option in NFL non può funzionare.”

Quante volte lo abbiamo letto, o sentito dire, negli ultimi vent’anni o giù di lì? E continuiamo a leggerlo e sentirlo dire, giusto? A nulla serve che la Zone Read sia stata, e sia tuttora, parte integrante dei playbook di diverse squadre NFL fin dalla metà degli anni 2000. E a nulla serve che alcune squadre NFL (poche, certamente, ma ci sono) abbiano anche altre azioni di option con il QB che può correre. Niente, “La option in NFL non può funzionare.” Evidentemente si divertono così, a negare l’evidenza. Ma la cosa ancora più assurda è che, appunto, da alcuni anni la option è presente in NFL anche sotto forma di RPO e la giocano praticamente tutte le squadre, anche quelle che non hanno un QB ‘dual-threat’ (=doppia minaccia, sui passaggi e sulle corse) ma il tipico pocket passer del gioco pro-style. Il problema è che quelli del mantra “La option in NFL non può funzionare” (indizio: di solito si occupano di power ranking e/o draft) non hanno la più pallida idea di cosa sia una RPO e, tendenzialmente, non hanno proprio idea di cosa succeda su un campo da football.

Diamogli una mano. Identificare una RPO non è molto difficile, e non servono diagrammi o video per spiegare come si fa. Se a questo aggiungiamo che il sottoscritto non ha idea di come disegnare diagrammi e non è capace di montare video, ecco spiegato perché in questo articolo non ne compaiono. Ma davvero, è molto semplice e basta un piccolo trucco, che poi trucco non è perché è la cosa che bisognerebbe fare ogni volta che si vuole capire un’azione d’attacco: GUARDARE COSA FA LA LINEA D’ATTACCO. Mi scuso per le maiuscole, so che non è elegante, ma volevo evidenziare graficamente il concetto perché, davvero, è la prima cosa da fare, e a volte anche l’unica.

Il gioco in linea d’attacco è complesso, per usare un eufemismo, ma in linea di massima (molto di massima, sia chiaro) possiamo dire che la OL intesa come reparto fa una di queste due cose: bloccare per una corsa oppure bloccare per un lancio. E, sempre rimanendo all’interno di questa estrema semplificazione, possiamo dire che quando un giocatore di linea d’attacco blocca per una corsa tiene il busto basso e parallelo al terreno (o almeno ci prova…) e di norma spinge in avanti o comunque va in una direzione ben precisa, spesso a cercare un avversario specifico da bloccare. Al contrario, quando blocca per un passaggio tende ad alzare il busto verticalmente e abbassarsi piegando le gambe, arretrando di qualche passo per creare la tasca, quindi rimanendo in attesa del difensore che vuole superarlo per raggiungere il QB. Ripeto, tutto molto schematico e molto semplificato. La realtà presenta infinite sfaccettature, ma è per capirsi.

Ebbene, una volta che si ha dimestichezza con questo semplice processo mentale identificare una RPO diventa un gioco da ragazzi, soprattutto se nella RPO si opta per il passaggio. Se la OL blocca per una corsa e invece è un lancio, è evidente che si tratta di una option. Nessuno, ripeto nessuno, blocca per la corsa e poi lancia in uno schema dichiaratamente di passaggio. Al massimo ci può essere una Guardia in pull [cosa che serve per ingannare i Linebacker nelle play action o per avere un miglior angolo di bloccaggio su un Defensive End particolarmente pericoloso] e quello è il movimento che si chiama Power, tipico delle azioni di corsa. Ma gli altri giocatori della OL bloccano in Pass Pro rendendo evidente il passaggio.

Se invece la RPO si sviluppa sul terreno la faccenda è un pelo più complessa, perché ovviamente la linea blocca per la corsa e quella vediamo. Ma un occhio allenato ha anche osservato i movimenti dei ricevitori, che invece di bloccare come fanno in un’azione di corsa (o disinteressarsi del gioco, cosa che non dovrebbero fare ma spesso fanno…) eseguono delle tracce come se dovessero andare a ricevere. Altro elemento da osservare è il QB, che in una RPO avrà gli occhi fissi sulla sua chiave di lettura, cioè il difensore che determina se ci sarà la corsa o il lancio. Infine, ma qui serve un po’ più di allenamento, spesso anche lo sviluppo del mesh point tra QB e RB può essere un’indicazione, visto che solitamente viene eseguito in maniera leggermente diversa rispetto allo stesso movimento presente in una play action. Qui il QB tende a tenere la palla nella pancia del RB un po’ più lungo, per avere quella frazione di secondo in più per poter leggere i movimenti della sua chiave di lettura. È quel movimento che nella option classica, quella dalla Wishbone, si chiama ‘cavalcare il Fullback’, anche se poi lo ritroviamo anche in contesti in cui di Fullback non c’è neanche l’ombra, tipo negli attacchi in Spread che giocano la option. O, appunto, nelle RPO.

Ed ecco allora che, una volta capito come identificarla, arriviamo a parlare della cosa fondamentale di una RPO, cioè la lettura della option. Talmente fondamentale che tanti parlano di “read option” con un’espressione chiaramente ridondante (e quindi lessicalmente sbagliata) perché, appunto, se c’è un’opzione qualcuno dovrà pur ‘leggerla’ no? Diciamo subito che nelle option, per così dire, tradizionali la lettura è su uno o più uomini di linea di difesa, o al massimo su un Linebacker esterno che comunque è posizionato sulla linea di scrimmage, diventando quindi quello che è conosciuto con il termine tecnico EMLOS (End Man on the Line Of Scrimmage). Ma questa è roba per i più nerd, quindi passiamo oltre perché qui facciamo solo una chiacchierata. In una RPO la lettura non è sugli uomini in linea ma su quelli in copertura nella zona centrale del campo, cioè Linebacker e/o Safety. Prima dello snap si identifica l’uomo da leggere e, a seconda del suo comportamento dopo la partenza dell’azione, il QB procede di conseguenza. Se l’uomo letto va a chiudere sulla corsa, si lancia. Se resta in zona per il passaggio, si corre. Anche qui, tutto molto semplificato e banalizzato, ma è sempre per avere un’idea.

Ma nonostante tutte le mie semplificazioni, mi rendo conto che la cosa può non essere così facile da assimilare per chi non ha un certo background di X&O, come si chiama nel football lo studio dei fatti tattici. Come detto, purtroppo non so come inserire diagrammi e video, però so usare Twitter (e chi mi segue sa che lo uso fin troppo…) quindi posso incorporare qualche tweet per provare ad analizzare le azioni nel dettaglio, o comunque per mostrare visivamente ciò di cui ho parlato fin qui. Ovviamente si tratta solo di pochi esempi, perché come dicevo prima le possibili applicazioni delle RPO sono pressoché infinite.

In questo primo esempio, un po’ anomalo perché non c’è mesh point, la RPO consiste in una QB Sweep [per la precisione una Buck Sweep, cioè con due OL interni, in questo caso C e RG, in pull] ma il QB ha anche l’opzione di lanciare lo swing pass al RB se il LB avversario (identificato nel video come “RPO Read”) non segue il suo motion. Qui il LB prende l’uomo in motion e bastano due suoi passi verso la flat backside per avere vantaggio numerico frontside, quindi per l’azione di corsa del QB. Bingo.

Anche qui l’opzione di corsa è la Buck Sweep, ma stavolta per il RB visto che il QB è un tipico pocket passer da NFL. La lettura su SLB [il LB del lato forte, cioè dove c’è il Tight End, qui a sinistra nella formazione d’attacco] determina se la palla verrà consegnata o se verrà lanciata, proprio con un pop pass al TE oppure, se la difesa ruota, a uno dei due ricevitori esterni. Non so come si sia poi sviluppata l’azione, ma in questo contesto non è rilevante. La cosa rilevante è che questa è l’NFL, e questo è option football.

Questo è un esempio doppiamente interessante perché il QB dei Titans è un atleta che può correre la Zone Read, e spesso lo fa. Ma qui, come vediamo dalle foto dello sviluppo dell’azione, gioca la RPO da pocket passer, quindi senza l’opzione della corsa in prima persona. Però, appunto, è un QB che può correre e questo basta per ‘congelare’ il giocatore in copertura sul WR interno che rimane in run support e lascia libero lo spazio per il passaggio al ricevitore. Ulteriore dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, che un QB che può portare palla rappresenta una minaccia per la difesa anche quando non ha alcuna intenzione di farlo.

Qui addirittura abbiamo un lungo video (5.29) in cui viene spiegato il gioco in RPO dei Green Bay Packers. Che hanno un QB mobile, certo, ma di sicuro non lo usano nelle corse [con quello che lo pagano, direte voi… e non avete tutti i torti] e anzi è considerato, forse a ragione, il miglior passatore puro della lega. Eppure, anche loro giocano option football.

In questo tweet protagonisti ancora i Packers, quindi niente di nuovo rispetto a prima. Ma lo inserisco volentieri perché @JamesALight è un must follow, come si suol dire, per chi vuole capire il football nei suoi aspetti tattici. Ovviamente serve una certa preparazione per seguire le sue spiegazioni (siamo vicini all’esoterismo applicato al football) ma il suo sito è una miniera d’oro, garantisco.

Questo esempio è interessante perché l’azione si sviluppa come corsa ma l’autore suggerisce la possibilità di lanciare lo screen. Ed è interessante perché l’azione nasce ‘under center’, come si dice, cioè con il QB che prende lo snap direttamente dal Centro e non in shotgun o pistol, come si fa solitamente nelle RPO. Infine, è interessante perché sono i Dallas Cowboys, la squadra per cui tifa il mio editor di fiducia… no, a parte gli scherzi. È interessante perché anche qui la RPO viene giocata da una squadra con un QB a cui non viene chiamata una corsa diretta almeno da quando era in terza elementare, e forse neanche lì. [N.B. a dire il vero non sono del tutto sicuro che questa sia una RPO, perché il movimento del WR potrebbe anche essere solo un ‘decoy’ e cioè un modo per ingannare la difesa. Ma a quanto ho letto i Cowboys giocheranno molto in RPO in questo 2016 quindi valeva la pena parlarne. E poi così mi garantisco la pubblicazione… ciao aza]

Prima di chiudere questa breve rassegna, cercando questi tweet ne ho trovato uno di qualcuno che da tempo parla di RPO su Twitter, e lo fa con i suoi soliti toni polemici. Ah no, volevo dire che lo fa in italiano …

Sono scaduto nell’autoreferenzialità quindi direi che può bastare. La letteratura NFL è piena zeppa di altri esempi di questo tipo. Vado a memoria ma non credo di sbagliare di molto se dico che tutte le squadre NFL giocano azioni in RPO, ovviamente chi più e chi meno. E tralascio i numerosissimi esempi di RPO nel college football, o ad altri livelli, perché questo articolo vuole dimostrare una cosa ben precisa:

L’option football in NFL è vivo e vegeto, e funziona.

L’importante è saperlo riconoscere, e spero di essere stato d’aiuto in questo. Mentre non sono molto d’aiuto i commentatori televisivi che parlano di play action ogni volta che c’è un mesh point. Quindi praticamente tutti, anche in America.

E a proposito di commentatori, anche uno poco avvezzo alla scrittura come me sa che in pezzi di questo tipo ci deve essere una certa circolarità, quindi bisognerebbe concludere tornando sulla storiella iniziale. Ma questo significherebbe parlare ancora di quel telecronista italiano da cui è nato tutto e magari anche rivelarne il nome, cosa che non voglio fare. Ma non per quella forma deviata di deontologia che hanno i giornalisti italiani (categoria alla quale neanche appartengo) ma perché non amo sparare sulla Croce Rossa e qui, davvero, siamo in presenza di un caso pietoso. Perciò mi trincero dietro al fatto (innegabile) di non saper scrivere, ragion per cui sono incapace di chiudere circolarmente un articolo.

È tutto. Per qualunque approfondimento, osservazione, domanda, critica, etc potete scrivermi nei commenti qui sotto oppure contattarmi su Twitter: @campagnandrea33. Sarò lieto di rispondere, ovviamente nei limiti delle mie conoscenze.

Grazie per aver letto e grazie agli amici di Quel che passa lo sport per avermi ospitato un’altra volta. A proposito… ma che razza di nome è “Quel che passa lo sport”?!

Andrea Campagna

P.S. no, davvero, non lo dico chi è… quindi non chiedetemelo.

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24 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Son curioso di vedere qualcosa di diverso nell’attacco dei Cowboys 🙂 comunque analisi fighissima, come al solito! Poi quando guardo le partite mi dimentico sempre di concentrarmi di tanto in tanto sulla linea offensiva 🙁

  2. angyair ha detto:

    Invece i niners l’anno scorsi sono stati, incredibilmente, una di quelle squadre che ne ha giocate di meno, e le prime viste sono state con…Gabbert! (ricordo che ne parlmanno proprio su twitter)
    Va beh…penso proprio che quest’anno ne vedremo diverse.

    Possiamo dire che gli RPO discendono dalla A-11 offence o sono precedenti?

    Curiosità: la zone read nacque casualmente da un fumble del QB allo snap che però riuscì a recuperare la palla cercando di consegnarla comunque al RB, visto che però era ormai tardi, tenne la palla e sorse per un buon guadagno perchè ormai la difesa era andata a chiudere sul RB. L’allenatore di quel QB era (mi sembra) Richie Rodriguez che da quell’azione casuale prese spunto per la zone read.

    • Andrea Campagna ha detto:

      Sui 49ers sì, ricordo che ne parlammo su Twitter e ti feci notare proprio questa cosa, cioè che con Kaepernick non se ne vedevano mentre con Gabbert sì. Strano. E sì, direi che con l’attacco di quest’anno ne giocheranno molte, forse moltissime…
      L’A-11 offense (tu e quella ‘c’ da British English…) non c’entra niente. Non che le RPO siano precedenti, tutt’altro, ma proprio non c’è alcun punto di contatto.
      Più che da un fumble la Zone Read nacque da uno snap ‘pasticciato’ dal QB, che vedendo poi il DE penetrare decise di correre nell’area rimasta libera. L’allenatore era proprio Rich Rodriguez quando allenava a Glenville State. Se ricordo bene l’anno era il 1992. È una delle poche cose tattiche del football che ha una data d’origine ben precisa e un ‘inventore’ universalmente riconosciuto. Quasi tutto il resto ha padre ignoto o comunque diverse possibili paternità.

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