Memorie Europee – Italia 1980 – Rumenigge

Cominciamo a raccontare gli europei. Lo facciamo in attesa della nuova edizione di Francia 2016, la prima a 24 squadre con una formula molto simile ai mondiali giocati tra il 1986 e il 1994, comprendente quindi il ripescaggio di quattro delle migliori terze e le gare degli ottavi di finale, mai apparse ad un torneo continentale. La Francia ospiterà gli Europei per la terza volta. Celebriamo il ricordo dell’era moderna, quella che possiamo raccontare, per celebrare i campioni, gli episodi, i simboli e le squadre di tre epoche. Lo facciamo soprattutto per celebrare i ricordi di tre decadi vissute sulle spalle, tra immagini, aneddoti e sogni d’un tempo. O, almeno, cerchiamo di raccontarli per come li ricordiamo. Per il resto c’è Wikipedia.

Capitolo 1 – Karl-Heinz Rummenigge

Rumenigge, L'eleganza bionda

L’eleganza e la potenza

Il primo ricordo calcistico che ho da bambino è un biondo tedesco con la potenza dei Panzer nelle gambe. Lui, insieme a Graziano Bini e Alessandro Altobelli, sono i primi nomi che associo al calcio. Ma il tedesco dal sorriso gentile è il primo nome straniero che sento nominare in casa quando si parla di sport. Lui e un certo Gilles Villeneuve, un tizio spericolato e spaventosamente veloce, che il sorriso sembrava non averlo mai mostrato e che il fato relegò troppo presto al grado di leggenda. Gli europei del 1980 si giocano in Italia e sono il prologo di quelle che diverranno definitivamente le “fasi finali degli europei di calcio” per come le abbiamo conosciute nel tempo. Forse proprio per la loro struttura di allora ancora non sono così coinvolgenti per il pubblico e io non li ricordo così “sentiti”. Inoltre, a ben guardare, vengono raramente citati nell’epopea di Enzo Bearzot, quella che passa dalla nazionale che giocò “il miglior calcio di sempre” ad Argentina 78 e diventò campione del mondo a Spagna 82, impedendo così di avere qualche flash storico in più ad accendere le lampadine della memoria. In mezzo a quei due Mondiali c’è, appunto, un Europeo, ospitato e dimenticato. Sarà per il fatto che all’epoca la competizione continentale non era una vera e propria manifestazione, anche se fu proprio Uefa 80 a dare il la all’idea dei gironi nello stile, molto ridotto, dei Mondiali di calcio.

Fino all’edizione italiana il torneo continentale si componeva, infatti, di un girone eliminatorio che copriva il biennio tra una Coppa del Mondo e le successive qualificazioni al Mondiale di calcio. Le vincenti dei gironi si affrontavano in scontri diretti su due partite di andata e ritorno e, tra le nazioni semifinaliste, ne veniva scelta una come ospite di semifinali, finalina e finale per il titolo. Il 1980 fu la prima edizione con due gironi da quattro e con la nazionale ospitante qualificata di diritto, e fu anche l’ultima a presentare l’assurda finale per il 3° posto, gara che di solito ha un senso solo nei tornei olimpici e per le statistiche. In realtà non ho lampi mentali di quell’anno preciso, né ricordo lo stesso palpabile entusiasmo che accompagnò il Mondiale spagnolo di due anni dopo solo per il fatto di essere un Mondiale, ben prima cioè di scoprire chi lo avrebbe vinto e come. Il che dà, in un certo senso, il segnale di come fosse percepito il trofeo europeo e del perché, anche negli anni successivi, sia stato tutto sommato un po’ snobbato rispetto alla coppa più importante, benché fosse considerato, non senza ragioni, una sorta di Mondiale senza Argentina e Brasile.

Rumenigge, Campioni!

Campioni!

Mi rimane però l’idea che l’Italia si fece in quegli anni di Karl-Heinz Rummenigge, detto Kalle, talento impressionante di Lippstadt. Il biondino esibiva grande tecnica mischiata ad un atletismo assurdo e alla potenza tipicamente teutonica, una sorta di Balotelli bianco dotato anche di materia grigia sportiva non indifferente. Potente, elegante, acrobata e gran realizzatore, Kalle fu uno dei primi prototipi dell’attaccante moderno che avremmo poi visto esplodere negli anni 90. Per sua sfortuna fu anche il primo di tre grandi (insieme a Marco Van Basten e Ronaldo -quello col 9-) a vedere il declino della propria carriera con largo anticipo, intorno ai 26 anni, per via di un fisico che, tanto potente era all’esterno, tanto era debole dentro.

Di lui mi rimangono soprattutto le urla del mio vicino di casa intorno alle 23 di un noioso martedì sera (ma poteva essere anche un giovedì, chissà) quando il TG1 della notte (sì, nei primi anni Ottanta le 23 erano “notte”) annunciò il suo acquisto da parte dell’Internazionale. Erano anni in cui si esultava per un acquisto, non c’era nemmeno bisogno di aspettare di vederlo. Le leggende viaggiavano su improbabili racconti passati da un bar all’altro, sui trafiletti del Guerin Sportivo o dell’Intrepido e su qualche sporadica diretta televisiva. L’Italia aveva da poco riaperto le frontiere e stranieri di livello se ne erano visti un po’ pochini anche se c’era già un certo Michel Platini a galoppare praterie che, in alcuni casi, montavano ancora, agli estremi del campo, i pali a forma quadrata. Kalle giunse in Italia nel 1984 con 162 gol all’attivo nel campionato tedesco, poco più di uno ogni due partite, due Coppe Campioni e una Intercontinentale col grande Bayern Monaco di Franz Beckenbauer, due Palloni d’Oro (1980 e 1981) e, guarda un po’, l’Europeo 1980. Gli sfuggirono i Mondiali dove perse due finali. In una, nel 1986, già logorato dal declino dettato dai guai fisici, segnò il gol che diede il via alla rimonta della Germania Occidentale prima che un’incredibile supponenza spinse i tedeschi, una volta agguantato il 2-2 a dieci minuti dalla fine (Rudy Voeller), a cercare la vittoria entro il 90° lasciandosi infilare in contropiede da Burruchaga su grandissimo lancio dal solito tocco geniale di Diego Armando Maradona. Fu la sua ultima partita in nazionale che chiuse un’epoca fatta di 95 presenza e 45 gol.

Tra questi ci fu proprio quello che diede il via al campionato Europeo del 1980, di testa, contro la Cecoslovacchia che quattro anni prima, proprio contro i tedeschi dell’ovest, si era laureata campione. Rummenigge giocava in attacco con il poderoso Horst Hrubesch e con Klaus Allofs che ne mise dentro tre all’Olanda prima dello 0-0 coi greci e l’accesso in finale (le seconde del girone filavano dritte alla finalina, destino che toccò agli Azzurri). Nella gara per il titolo fu Hrubesch a segnare la doppietta decisiva nel 2-1 al Belgio, ma il 1980 rimase per tutti l’anno della consacrazione definitiva di Karl-heinz Rummenigge a livello planetario, capocannoniere della Bundesliga e della Coppa Campioni e insignito del Pallone D’Oro.

Rumenigge

Sì, quello era il “Pallone d’oro” nel 1980

Rummenigge si sarebbe ripresentato in gran spolvero in Spagna, ai Mondiali. Pronti via e gol all’esordio nella sconfitta con l’Algeria, poi tripletta nella gara successiva. Un acciacco rischia di tenerlo lontano da quella che diventerà una delle più incredibili partite nella storia dei mondiali di calcio: la semifinale tra Francia e Germania Ovest. L’allenatore tedesco Jupp Derwall decide di non rischiarlo e la partita scivola ai supplementari dopo il pari (1-1) dei novanta minuti regolamentari. Al 92° Tresor porta avanti i francesi e Derwall decide di buttare nella mischia il proprio talento più grande. Ma al 98° è Giresse a lanciare i francesi verso la finale di Madrid. La riapre proprio Rummenigge con grande anticipo su difensore e portiere su un rapido inserimento verso il primo palo, toccando il pallone forse di tacco, forse di esterno, comunque sia buttandola dentro. Pareggerà Fischer nel secondo supplementare e ai rigori trionferanno i tedeschi. In finale, non proprio al top, verrà affidato alle cure di un giovane Giuseppe Bergomi che lo cancellerà dal campo. Nell’ottobre del 1982 TMC propone Inghilterra-Germania. Il mito ritorna a video, e i tedeschi espugnano il glorioso Wembley Stadium con doppietta del capitano con il numero 11 sulle spalle. Serata memorabile. Per i tedeschi, certo, ma anche per quei tifosi del calcio che tentano di avvicinarsi di più a ciò che accade nel mondo spazzando via d’un colpo gli aneddoti in bianco e nero di chi tutto aveva vissuto, raccontato, ma che non era possibile ammirare in qualche modo. La televisione, soprattutto quella commerciale, porta il mondo in casa. Un pezzo alla volta, senza spingere, senza fretta. Dalla porta principale entra anche lui, il numero Undici.

Nel 1986 Rummenigge è un giocatore di talento a metà servizio. Si gioca un’altra finale, partendo dalla panca e segnando un gol, il settimo in tre edizioni mondiali. Terminerà sconfitto, come detto, per scarsa strategia, una risorsa cui i tedeschi impareranno ad affezionarsi. Un primo ciclo terminava, per Kalle e anche per Enzo Bearzot; i due si erano incontrati per la prima volta in una amichevole a Berlino nel 1976, giorno in cui entrambi, nei rispettivi ruoli, esordivano in nazionale. Si sarebbero soltanto sfiorati, in Messico, prima di dire addio alla nazionale e al calcio da prima pagina. Karl-Heinz avrebbe giocato un’ultima stagione in Italia, a mezzo servizio, prima di essere spedito in Svizzerra, al Servette. Lasciando con rammarico: per non essere riuscito ad esprimere il meglio di sé, per aver pagato troppo caro il peso degli infortuni e l’incapacità di chi non era riuscito a gestirlo e ad aspettarlo.

Se ripenso alla non troppo fortunata parentesi italiana ricordo una rovesciata al Torino in un 3-3 a San Siro che evidenziava tutto quello che era Rummenigge: talento, istinto, forza, classe. Un’altra rovesciata fu il clamoroso gol ai Glasgow Rangers in Coppa Uefa assurdamente annullata da un arbitro poi sottoposto ad etilo test: forse uno dei gol annullati più famosi di sempre. E più belli. Ricordo mio padre balzare in piedi sul divano e poi risedersi urlando cose irripetibili. Per un gol annullato. Ininfluente ma stupendo. Per un gol del migliore.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=d9XDeGifhOE]

Perché Kalle è stato indiscutibilmente questo, uno dei migliori. E se all’europeo del 1980 brillò il giusto, fu proprio quello scorcio di calcio continentale a presentarlo, definitivamente, a quegli italiani che ne avevano solo sentito parlare. Ci risvegliammo, tanti anni dopo, con i suoi primi gol in A, alla Juventus, in un 4-0 per l’Inter. Tornavo da una gita. Mio padre mi attese sulla porta di casa per raccontarmelo. Per raccontarmi ciò che aveva visto a “90° minuto” e che sembrava impossibile: quattro gol alla Juve, doppietta di Kalle. Rummenigge è stato il momento in cui ho conosciuto il calcio, lo sport, e credo che pochi giocatori dell’epoca potessero rappresentare al meglio questo stupido gioco. Non aveva il talento di Platini o Maradona, ma mischiava qualcosa tra classe pura e furia che sarebbe stato comprensibile appieno solo se il fisico lo avesse accompagnato di più.

L’Europeo moderno nacque lì, a Roma, nel 1980, con l’Italia che perde ai rigori contro la Cecoslovacchia la prima di una lunghissima serie di odiose lotterie e sotto gli occhi celesti di Rummenigge, uno di quelli che vedevano il calcio dieci anni avanti. Uno di quelli che sapevano fare tutto. Mio padre una volta mi disse di lui che la cosa più impressionante era guardargli le cosce, perché erano talmente grandi e muscolose che i difensori si facevano del male al solo pensare di poter intervenire duro su di lui. Anche questo ricordo di lui, di Karl-Heinz Rummenigge da Lippstadt. Primo campione europeo nella mia breve memoria. Il primo grande che mi presentò mio padre.

Rumenigge

CAPITOLI SUCCESSIVI

2 – Francia 1984, Diavoli Rossi

3 – Germania Ovest 1988, Kieft

4 – Svezia 1992, Danish Dynamite

5 – Inghilterra 1996, Gazza

6 – Euro 2000, Golden Goal

7 – Portogallo 2004, Rehhagel

8 – Euro 2008, La Rumba de Espana

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14 risposte

  1. Coimbra ha detto:

    Kalle e’ stato il mio idolo da bambino, se penso ad un calciatore penso a lui ed alla mannschaft degli anni ottanta per la quale faccio il tifo ancora oggi nelle competizioni internazionali. Nell’estate dell’82 ero probabilmente l’unico ragazzino italiano triste…

    Due palloni d’oro per lui e peccato non sia riuscito ad alzare la coppa del mondo che avrebbe meritato!

    Gli perdono anche la pubblicita’ del formaggino d’oro Grunland! 😀

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