Il debutto della MotoGP – GP Qatar

Giunto alla sua 13^ edizione il Gran Premio del Qatar dà il via al mondiale di MotoGP edizione 2016 ed è già riuscito a battere una serie di record incredibili, nonostante la sua giovane età; primo e poco invidiabile primato è certamente quello della noia di un circuito che sin dalla prima edizione non è mai riuscito ad appassionarci e a poco serve il fascino della corsa in notturna. Del resto, considerando che la prima edizione fu vinta da Sete Gibernau, soprannominato inspiegabilmente Hollywood e, più segretamente, Quello scarso della Honda, o anche l’Omicida di Barcellona, forse era proprio insito nel destino del circuito quello di risultare inutile alla vista e allo spettacolo. Bisognerebbe promuoverlo a circuito “amichevole precampionato”, tipo quei tornei di calcio estivi che non contano nulla e che, di solito, si dorme davanti alla televisione già al 4° minuto.

Purtroppo o per fortuna, però, il circuito vale 25 punti per il primo posto e a strapparli è stato Jorge Lorenzo, un tempo detto il Ciupaciups, che nella lingua dei nativi americani sta più o meno per “colui che succhia una pallina infilata in un bastoncino di plastica forato così puoi soffiarci dentro per infastidire le persone”. Il campione del mondo in carica domina il week end così come aveva fatto per i test precampionato dimostrando che le novità tecniche (la centralina e l’elettronica identiche per tutti i team e il nuovo e più largo pneumatico Michelin) sono state ampiamente digerite. Lo spagnolo, che continua a stuzzicarsi col compagno di squadra Valentino Rossi (quarto alla fine), nella coda di una polemica che è iniziata lo scorso anno e che sembra non dovere finire più, passa un fine settimana praticamente perfetto girando più veloce di tutti e controllando la gara senza troppi patemi.

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Per ora la Yamaha rinnova altri due anni a Rossi, Jorge rimane in attesa convinto che non possa essere altrimenti anche per lui ma chiedendo di pensarci su. Di fatto sul primo asfalto dell’anno qualche indicazione l’abbiamo. Così come qualche conferma di cui la più solida sembra già essere proprio quella della Yamaha targata Spagna.

Yamaha si dimostra eccellente sul circuito mediorientale, la scelta delle gomme di Lorenzo è la migliore ma si è corso di sera e la curiosità sui pneumatici Michelin rimane alta per altri gran premi ed altre temperature. La costanza sarà fondamentale in un anno di novità, soprattutto al cambio del fornitore di pneumatici.

Honda ha la solita gran moto ma sembra mancare ancora di qualcosa per avere lo spunto decisivo e, probabilmente, ha anche il pilota dal miglior potenziale se rapportato a talento ed età: Marc Marquez. Giunto terzo dopo una grande battaglia con quella che potrebbe (e dovrebbe) essere la vera grande mina vagante della stagione, la Ducati di Andrea Dovizioso, la moto del Team Repsol sembra poter dare il meglio solo con un pilota davvero all’altezza, perdendo nell’anonimato di un week end troppo grigio il buon Dani Pedrosa, colui che ride poco perché non ha mai avuto un buon motivo per ridere.

In casa Italia registriamo il fatto che la Ducati è viva. Andrea Dovizioso non vince un Gran Premio dal 2009 (l’unico finora nella Classe Regina), la Ducati da oltre 90 gare ma il momento sembra finalmente giunto ed anche se il passo, nel complesso, è superiore tra le due ruote giapponesi, a Borgo Panigale sembrano aver sviluppato il solito razzo che sui circuiti veloci potrebbe diventare inevitabilmente favorito. Difficile quindi pronosticare davvero chi potrebbe farcela anche se giocarci un centino sul back to back di Lorenzo sembra un’ipotesi piuttosto realistica.

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Non sappiamo quanto psicologicamente possa soffrire le polemiche invernali il buon Marquez, ora inviso a gran parte del popolo delle moto (almeno così racconta la “nostra” stampa) mentre Dani Pedrosa per ora non dà segni di vita superiori a quelli registrati su Marte. Meglio comunque del sito di un noto quotidiano sportivo che, a oggi, tolta la home page, continua a dare i risultati, circuito per circuito, della stagione 2015.

Nel dettaglio due sono le case favorite al titolo, le solite, e due i piloti che hanno più chance. La Ducati, per stessa ammissione di Andrea Iannone, ha ancora qualche dettaglio che la frena e, si sa, regalare qualcosa ai giapponesi all’inizio significa non prenderli più. L’amico di Guido Meda, detto anche il Dottore, è indietro di una manciata di centesimi per poter competere realmente per il titolo. Certo, tutto è molto prematuro oggi, ma l’impressione è che Rossi soffrirà molto in prova, sui giri secchi, e che questo lo penalizzerà poi in gara dove andare a recuperare sui purosangue che tirano la carovana e che lo precedono sarà durissima, soprattutto se ci sarà una moto in più a rendere competitive le gare e a mettersi in mezzo per eventuali rimonte.

Sarà un anno duro per il pluricampione pesarese che deve smetterla di divorarsi il fegato di rabbia per il finale del 2015 e provare a giocarsela il più tranquillo possibile cancellando il passato. I tempi di Max Biaggi dove poteva fare la voce grossa sono finiti, oggi i suoi avversari sono più giovani e con moto decisamente all’altezza, ogni energia va usata per mangiare asfalto. I fan sono comunque tranquilli, in molti ci dicono che, ora che ha firmato, l’anno buono sarà il prossimo: deve essere il tifo per l’Inter di Rossi a rendere tutto così paradossale.

In gara Lorenzo non riesce a scappare come vorrebbe ma per tre quarti di battaglia è piuttosto tranquillo e chiude a poco più di due secondi su Dovizioso. Dietro di lui la bagarre sarebbe a quattro ma Andrea Iannone non ne ha voglia e va per i campi alla Curva 13 del sesto giro come se volesse spiegarci che uno dei limiti per cui la Ducati non può competere là davanti è lui. Ci accontenteremmo della teoria. La sfida rimane quindi a tre ma Valentino Rossi è troppo impiccato per poter davvero sperare in qualcosa di meglio della medaglia di legno.

La sfida vera è tra Marquez e Dovizioso, il che ci risveglia di tanto in tanto dal dormiveglia: quando capiranno che le evoluzioni tecnologiche degli ultimi dieci anni sono riuscite nell’impresa di rendere noiose anche alcune (a volte tante) corse in moto sarà sempre troppo tardi. Alla fine la spunta l’italiano dando comunque un’idea dei marchi che potrebbero giocarsela in questa stagione, considerando che la “sorprendente” Suzuki per ora rimane dietro di alcune spanne e pensiamo non possa ambire a tanto di più di qualche gran “giro secco” nelle qualifiche come avvenuto sabato con Maverick Vinales (terzo in qualifica), uno che ha un nome che… non può fallire. Una roba da Fab Four insomma piacerebbe a tutti ma la moto che fu degli Schwantz e dei Roberts ci sembra ancora troppo indietro, anche se nel warm up Vinales rimaneva dietro al solo Lorenzo. Il warm up vale però come le partite di calcio citate all’inizio e non porta né punti né, tanto meno, gloria.

Ora si vola nel nuovo continente per le prossime due gare che saranno ancora un po’ riscaldamento un po’ cartina tornasole per ciò che ci regalerà il giro nella cara vecchie Europa, patria di circuiti storici, divertenti, appassionanti. E dove si corre alle 14, dopo i tortellini e il lambrusco. Tutti in piedi sul divano, si diceva un tempo. O forse si dice ancora. Ma da un paio d’anni, da queste parti, abbiamo tolto l’audio ed immaginiamo soltanto il rombo dei motori.

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7 risposte

  1. mlbarza ha detto:

    L’impressione è che Lorenzo abbia quasi passeggiato in attesa di poter sferrare l’attacco alla fine, tanto era la sua superiorità.
    E ad oggi il timore è che sulla lunga distanza del campionato nessuno possa davvero impensierirlo è alta.
    Rossi non ha la punta di rendimento necessaria e sembra dover per forza “sperare” nei guai altrui (e il fatto che continui a pizzicare gli altri, denota un nervosismo che bene non gli fa…) e dei primi, è sembrato quello che guidava ancora in maniera più “sporca”, come se avesse ancora le gomme dell’anno scorso.
    Marquez probabilmente non ha una moto all’altezza della Yamaha (non ancora) e pure lui, deve fare i conti con uno stile di guida che per me Michelin forse richiede più carezze e dolcezza e meno bastonate e scodate.
    Pedrosa poverino non ne parliamo…
    Le Ducati non hanno i piloti per vincere e spiace. Uno è l’equivalente di Button in Formula 1 (Dovi) e l’altro non ha ancora capito quando può andare al limite e quando no. E alla sua età e con la sua esperienza, anche nelle classi minori, ormai pare irrecuperabile.

    Il resto paiono ad oggi piloti più da exploit sul giro secco o sui primi giri che altro, ma il divario con i 4(5) che si son giocati il podio in Qatar pare troppo.

    Io auspico solo una cosa: che aboliscano quelle alette, alettine o alettone che si stanno vedendo da un po’ e che domenica in alcune moto erano davvero esagerate.
    Non so quanto influiscano sulla scia di chi segue e che reali vantaggi diano a chi le monta, ma le ali su una moto, anche no…

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