Nascita di una passione – Alberto

Continuano ad arrivare alla nostra email info@quelchepassalosport.it le storie dei nostri lettori su come è nata la loro passione sportiva. Con molto piacere ci limitiamo a condividerle con tutti voi, in attesa di leggere anche le vostre…oggi è la volta di Alberto (spesso presente anche nei commenti sotto agli altri pezzi)

Dopo le storie di Fabio, Lorenzo e Angelo provo a raccontare anche la mia: Alberto, classe 1982.

I miei primi ricordi di Football risalgono agli anni novanta, ma sono solo immagini sparse su qualche canale….troppo complicato seguire e capire quello sport che da mio babbo veniva sistematicamente etichettato come “Americanata”. In casa mia si è sempre respirato calcio, io ho iniziato da piccolo e ho smesso da poco perché le mie ginocchia si erano stancate, ma ho sempre seguito con curiosità tutti gli sport, dal calcio allo sci: se c’era qualcosa in tv lo seguivo e quindi non ho mai precluso il mio interesse verso il football.

Il mio primo incontro con il pianeta Football avviene una sera, credo fosse il 1999: cinema con amici. Il film da vedere era “Ogni maledetta domenica“. Sarà stata l’interpretazione di Al Pacino nei panni del coach Tony D’Amato, ma quale film mi ha fatto scattare la voglia di seguire e capire il football. Qui però mi scontro con i limiti che offre la vita in un minuscolo paesino della Romagna. La connessione internet era quasi un miraggio e a casa mia viaggiavamo con una connessione telefonica a 56k. Scoprii per caso alcune pagine del televideo (in quei tempi solo RAI) che riportavano i risultati NFL. Così imparai che a Miami non c’erano gli Sharks ma i Dolphins, nulla di più. La mia passione si limitava a uno sguardo a quello sfondo nero leggendo risultati con punteggi altissimi e classifiche che parlavano di percentuali di vittorie (complicati ‘sti americani).

Anni '90: questa era la nostra porta verso l'informazione

Anni ’90: questa era la nostra porta verso l’informazione

Passano un anno o due, il mio interesse è in calando ma il football si riaffaccia nella mia vita. Ancora una volta grazie al mondo cinematografico. Rai due, protagonista Denzel Washington nei panni di coach Herman Boone nel film “Il sapore della vittoria“. Quella volta decisi di provarci in ogni modo e il mio primo lavoro mi venne in aiuto. In ditta c’era una connessione decente e cosi iniziai a seguire l’NFL dal sito della Gazzetta.

Qualche articolo, tanti risultati e una squadra che vinceva spesso. New England divenne cosi la mia preferita. La mia sete di NFL cresceva, anche se i mezzi erano un po’ limitati. Nel frattempo, altra svolta, mi permetto il lusso di abbonarmi a SKY. Porto la tv a pagamento a casa dei miei e mi trovo con una offerta di canali, per uno abituato a usare 6 tasti del telecomando, inimmaginabile.

Tra tutto questo ben di dio trovo anche un po’ di football, ricordo un programma il sabato verso le 12 con il meglio delle partite giocate. Cresce la passione e l’interesse, se posso seguo qualche partita e intanto cerco di capire meglio le regole. Che figata questo sport!

Mi trascino seguendolo come posso un po’ in tv, un po’ in internet fino al 2009. Dopo aver lasciato il mio crociato anteriore sul campo da calcio, mi trovai a casa, convalescente, dopo l’operazione per rimettermi in sesto.

Era tempo di regular season, era tempo di football e la tv divenne la mia compagna in quelle giornate di riposo forzato. Mentre cercavo un po’ di NFL mi imbattei in un partita NCAA. Iniziavano i Bowl universitari. Non so descrivervi le settimane successive. Seguivo ogni partita passasse in tv. Le telecronache in italiano mi aiutavano a capire le regole, le penalità, i giochi che venivano chiamati. Scoprii un mondo che ignoravo totalmente, quello del college, e il football divenne come una droga. A gennaio mi sparai la partita che assegnava il titolo NCAA: Alabama vs Texas (Qui la partita integrale).

Texas aveva un quarterback con una faccia simpatica, Colt McCoy. Tifai per loro. Colt però usci per infortunio…entrò Garrett Gilbert e Texas perse 37-21.

Mi preparai così al mio primo draft con il pensiero che avrei tifato la squadra che avesse scelto quel ragazzo texano. Il destino così mi ha fatto incontrare i Cleveland Browns. Da allora li seguo, li tifo, li maledico (e mi maledico). Da allora ho iniziato a seguire NCAA e NFL. Da allora il lunedì lo passo guardando risultati del fine settimana. Registro partite, se posso le guardo in diretta. A volte mia moglie mi chiede cosa ci trovo di bello. Semplice: tutto. Spettacolo, adrenalina, tattica, cheerleader. Negli anni ho poi scoperto siti come play.it e il vecchio “quel che passa il convento” che sono diventati per me come la gazzetta del lunedì mattina. Ora con rinnovato entusiasmo mi preparo ad un settembre in trincea sperando che i miei Browns con Coach Jackson mi diano qualche soddisfazione.

Potrei anche raccontarvi del perché in NBA tifo i Cavaliers o perché nella NHL tifo Calgary ma questa, come direbbe Federico Buffa è un’altra storia.

Cleveland Browns, Tutta colpa di McCoy

Tutta colpa di McCoy

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1 – Fabio

2 – Lorenzo

3 – Angelo

 

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8 risposte

  1. ALBERTO ha detto:

    Grazie per averlo pubblicato…..
    mi sono letto la mia storia….;-)))))

    • azazelli ha detto:

      Leggendo avrai pensato “io questo lo conosco….” 😀

      Insomma McCoy ha fatto più danni che la peste, almeno la prima ha “generato” solo i promessi sposi….

  2. angyair ha detto:

    Altra dimostrazione che non siamo noi a scegliere la squadra per cui tifare ma è lei che sceglie noi…..e non possiamo farci niente. 😀

  3. ALBERTO ha detto:

    si sono le squadre a scegliere noi……diciamo che poteva andarmi meglio….e non ci voleva molto….
    guardo con ottimismo al futuro….anche se l’ho gia’ pensato molto spesso….

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