Quel che illude lo sport – Andrew Howe

Cerchi Andrew Howe su Google ed il secondo risultato appena dopo Wikipedia è “Ennesimo infortunio per Andrew Howe”, datato 30 luglio 2015. Preferivamo quando invadeva i nostri salotti davanti alla macchina delle merendine e lottava, invano, con il suo accento laziale e il sorriso da uomo copertina per l’ultimo Kinder Bueno disponibile sulla Terra.

Sono passati 8 anni da quegli spot ed Andrew tra qualche mese ne compirà 31, un solo anno più di Usain Bolt, con il quale ha condiviso parte della carriera da juniores e una rivalità che poi non è mai sfociata (Bolt riteneva Howe uno sbruffone). Eppure a noi sembra passata una vita. Nato americano da una coppia americana, per di più di atleti (padre, di origini tedesche, calciatore seppur modesto, mamma discreta ostacolista che impareremo a conoscere durante la sua carriera tormentata), dobbiamo la sua nazionalità italiana al fascino del suo patrigno Ugo Besozzi (saltatore con l’asta) che nel 1990 fece prima innamorare e poi sposare proprio sua mamma.

Howe è stato in sostanza un dono all’atletica italiana (un po’ come Fiona May), una speranza in discipline che non ci vedevano nominati da più di 20 anni: velocità, 100 e 200, salto in lungo…ammettiamolo, era il nostro figlio del vento, era il nostro Carl Lewis. Con lui abbiamo sognato i 10″ netti, abbiamo sperato nei 20 secondi sui 200 metri. Con lui abbiamo dominato il mondo a livello juniores e in quel mondiale di Osaka ci siamo emozionati come raramente c’è accaduto per un salto in lungo, beffati dall’ultimo salto del panamense Saladino quando anche noi eravamo convinti che…

…era lui il migliore al mondo.

Ad Osaka era il 2007 ed Andrew aveva 22 anni. Vice campione del mondo, dopo essere stato campione europeo l’anno precedente, nuovo primato italiano aggiornato dopo 20 anni: era impossibile non avere aspettative a partire dalle Olimpiadi dell’anno successivo a Pechino.

Ma da lì il declino. Non è arrivata più nessuna medaglia, né indoor né outdoor, né mondiale né europea. Il motivo? Principalmente gli infortuni, continui, costanti, più o meno gravi, fino alla rottura del tendine d’Achille nel 2011. Puntuali come un record del mondo di Bolt, in grado di mandare all’aria qualsiasi tipo di preparazione, inizialmente fisica ma poi, con il susseguirsi delle sfortune, anche psicologica.

Ma sono state tutte sfortune? La sensazione è che abbiamo assistito ad una delle peggiori gestioni di talento degli ultimi 20 anni dello sport italiano. Recuperi affrettati, polemiche su chi dovesse curarsi dei suoi allenamenti e di quale piega far prendere alla sua carriera: i primi guai fisici furono imputati alla voglia (sua? della federazione?) di mantenere la sua carriera sia nella velocità, dove più che nei 100, nei 200 poteva competere anche a livello mondiale, sia nel salto in lungo, disciplina in cui aveva già mostrato la possibilità di primeggiare. Il successivo gioco allo scarica barili che ne è venuto fuori tra la federazione ed in particolare sua madre che del figlio era anche allenatrice, ha completato un quadro imbarazzante. A voler essere sintetici ed anche un po’ grezzi è stato uno dei più classici “perle ai porci”.

Sostanzialmente tra Pechino 2008 e Londra 2012, Howe non ha più gareggiato. L’ha fatto, raramente, ma non era più lui, perso tra meeting minori e delusioni cocenti, come il quinto posto agli europei 2012 di Barcellona o veder vincere una olimpiade (quella del 2012) a Greg Rutherford, uno che lui costantemente batteva sin da giovane.

Dopo Osaka 2007 ci sono stati 4 mondiali, 2 europei, 2 olimpiadi…e Andrew l’unico podio l’ha fatto a Ballando sotto le stelle. Abbiamo perso tutti. Peccato. Grazie comunque, perché quel salto a rivederlo su Youtube continua a metterci i brividi.

Andrew Hulk

Andrew Hulk

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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12 risposte

  1. paperone84 ha detto:

    Non avete detto cosa fa adesso Howe, che forse è ancora più “umiliante” per quello che poteva essere

    • azazelli ha detto:

      Ovvero? Mi dicono che il riparatore di bici sia più un hobby che un lavoro. Ha avuto contatti con il mondo della musica. Di Ballando sotto le stelle ho accennato. Manca la parta sull’indagine “delle mancate reperibilità”, ma le avevamo già derubricate quando erano uscite settimane fa 😀

  2. azazelli ha detto:

    Ammetto che questo nome non mi dice molto 😀

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