Quel che illude lo sport – Gianluigi Quinzi

Bentornati sugli schermi (sui monitor in questo caso) di QCPLS, in questa rubrica cercheremo di individuare le principali grandi promesse italiane che successivamente, per svariate ragioni, non hanno proseguito la loro carriera con l’etichetta di campione.

Alcuni di questi sportivi sono ancora in attività e potrebbero anche riuscire ad abbinare all’indiscusso talento quei valori che finora sono mancati. Facciamo ovviamente il tifo per loro!

In questa prima puntata analizziamo un giovane (nato nel 1996) tennista di Porto San Giorgio, Gianluigi Quinzi

Cosa c'è che non va?

Cosa c’è che non va?

Il tennis è uno degli sport più praticati e seguiti in Italia nonostante, soprattutto a livello maschile, i risultati dei professionisti italiani non abbiano fatto da traino per il movimento.

Gianluigi Quinzi è (stata?) l’ultima grande speranza italiana del mondo del tennis italiano per rinverdire i ricordi dei campioni italiani degli anni 70′ come Panatta e Barazzuti.

Cresciuto nell’accademia di Nick Bollettieri durante l’infanzia, Gianluigi comincia a vincere tornei Juniores (under 18) all’età di 14 anni divorando record di precocità come i più grandi.

A 16 anni arrivano i primi punti ATP, a 17 l’ affermazione a Wimbledon Juniores 2013 e il primo posto nel ranking Juniores. Tutto sembra pronto per la scalata ATP dopo aver conseguito il diploma di maturità (giugno 2014), ma i risultati non arrivano.

Il cambio frenetico di guida tecnica non aiuta, Gianluigi non migliora e la classifica crolla sino all’attuale #382 del mondo.

Ora Gianluigi è un ragazzone di quasi 20 anni con qualche limite tecnico (servizio e gioco a rete in primis) e caratteriali (spesso troppo nervoso durante le partite).

I ragazzi che da juniores batteva regolarmente (Kyrgios, Nishioka, Chung, Coric) sono tutti Top 100 e partecipano regolarmente alle prove degli Slam mentre lui è ancora ancorato ai terribili Futures, tornei in circoli sperduti frequentati da giovanotti acerbi e vecchietti incapaci di abbandonare l’amica racchetta.

Ci sono state troppe aspettative? E’ probabile, ma tendo a giustificare le speranze degli appassionati di tennis che attendono da troppo tempo un campione che possa finalmente lottare per Master 1000, Grandi Slam e Top Ten nel ranking mondiale.

La Francia sforna continuamente ottimi giocatori (all’ultimo “Checkpoint” abbiamo due Top 10 (Gasquet e Tsonga), altri due top 20 (Simon #14 e Paire #19) con Monflis (#25) e il redivivo Chardy (#31) pronti ad entrarvi a breve. Il confronto poi con la Spagna è decisamente inopportuno visti gli Slam conquistati da Nadal, la solidità di Ferrer e la crescita di giocatori come Feliciano Lopez (#19) Bautista Agut (#21) e Garcia Lopez (#27) che a livello tecnico non hanno nulla in più rispetto ai nostri migliori giocatori.

Di conseguenza c’è ormai una pressione mediatica esagerata per qualsiasi giovane virgulto che faccia risultati sensazionali a livello giovanile, sperando che possa diventare il nuovo Messia del tennis italiano permettendo di risollevare un movimento che a livello dilettantistico ha dei numeri incredibili.

In una recente intervista Quinzi ha ammesso di sentire la pressione dopo la vittoria di Wimbledon 2013 Juniores, ma che il suo problema principale è la fiducia nei suoi mezzi persa per le troppe sconfitte. L’idea di ripartire dal basso potrebbe garantirgli qualche vittoria in più, sperando che siano la molla per fargli ripartire una scalata che forse non lo porterà in cima al mondo come ipotizzato qualche anno fa, ma che lo renderà un giocatore solido (Top 50?) che ci farà puntare la sveglia per vederlo sperando in un colpaccio contro i mostri sacri della racchetta.

Potrebbero interessarti anche...

10 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Quando vinse Wimbeldon Juniores era sulla bocca di tutti, parlando con un mio amico che un po’ seguiva anche il tennis giovanile mi disse che aveva dubbi sulle sue possibilità di crescita, nel senso che lo vedeva più come prodotto finito che come giocatore con upside, ci vedeva poco “talento”. Poi non lo so se il problema è stato proprio questo ed è anche vero che è forse presto, ma senza dubbio ci si poteva aspettare molto di più a 2 anni di distanza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *