Road to Rio 2016 – Triathlon

Ci risiamo, dopo il pentathlon moderno, eccoci a parlare ancora di discipline multiple e qua siamo davanti ad uno dei mix più massacranti (specie se inteso nelle sue forme più lunghe): il triathlon, ovvero nuoto, bici e corsa, una dietro all’altra senza soluzione di continuità.

Il tutto nacque alle Hawaii a fine anni ’70 quando il comandante della marina militare John Collins decise di accorpare 3 gare già esistenti, la Waikiki Rough Water Swim (3,8 km a nuoto), la Bike Race Around Oahu (180 km di bicicletta) e la Honolulu Marathon (i canonici 42,195 km di corsa). L’intento era scoprire quale fosse la pratica più faticosa, il risultato fu quello di creare la (multi)disciplina più dura di tutte specie dal punto di vista fisico, ma non solo: infatti arrivare in fondo specie nelle versioni più estese di una gara di triathlon c’è bisogno di gambe, braccia e polmoni, ma anche di una forza mentale che probabilmente ha pochi eguali in giro per l’intero panorama sportivo.

Il triathlon quindi nasce come Ironman. Lo stesso Collins infatti propose di usare quel nome (uomo di ferro) per premiare il vincitore di quell’esperimento a cui parteciparono 15 atleti (12 al traguardo). Il primo “ironman” della storia fu Gordon Haller che concluse la prova in 11 ore, 46 minuti e 58 secondi (ecco che l’aspetto mentale assume contorni ancora più precisi in una gara infinita come questa).

La denominazione “Ironman” negli anni è diventata un vero e proprio marchio di fabbrica, una vera e propria azienda che organizza gare in giro per il mondo ed è l’unica a poter usare il nome stesso (questo il loro sito ufficiale). L’unica tappa di “Ironman” in Italia è quella che si svolge annualmente a Pescara.

Iron Man, un marchio registrato.

Ironman, un marchio registrato.

Negli anni poi da quella versione si sono sviluppate versioni più corte (più umane?) per certi versi anche propedeutiche per arrivare a completare ancor prima che gareggiare nelle distanze da Ironman. Tra gli altri esiste il “mezzo Ironman” (1,9 km nuoto, 90 km bici, 21,097 km di corsa, la tappa di Pescara si svolge proprio su questa distanza), esiste soprattutto per noi di “Road to Rio 2016” la distanza olimpica: 1,5 km di nuoto, 40 km di bici e 10 km di corsa. Ed è proprio su questa distanza che si misureranno gli atleti a Rio.

Poi per completezza di informazione esistono anche distanze più lunghe, a volte raggiunte correndo più Ironman su giorni consecutivi. Alla pagina wikipedia “ultra-triathlon” trovate maggiori informazioni, a me viene il fiatone solo a leggere distanze e tempi di percorrenza e credo si sia andati un po’ al di là della ragione.

Le regole e le sfumature

Da qui in poi (salvo precisazioni) prendiamo in considerazione solo la distanza olimpica. Oltre alla differenza di lunghezza c’è una differenza sostanziale nel regolamento dell’Ironman rispetto alla gara che vedremo a Rio: nella frazione in bici nell’Ironman è vietata la possibilità di prendere la scia, mentre in tutte le competizioni organizzate dalle federazioni nazionali (compresa quindi quella olimpica) la scia in bici è consentita, rendendo la cosa leggermente più facile.

Come già detto la distanza olimpica prevede 1,5 km di nuoto (tra i 17 e i 19 minuti per i migliori al mondo degli uomini, tempi di un paio di minuti superiore per le donne), 40 km di bici (siamo attorno all’ora come tempistica maschile, come minimo 5 minuti in più per la gara femminile) ed infine i 10 km di corsa (per i maschi siamo attorno ai 30 minuti, per le femmine si parte da 4 5 minuti in più). I tempi poi dipendono molto dai percorsi ed in particolar modo dalle acque marine in cui si gareggia, dalla loro temperatura e dallo stato in sé del mare. A proposito di temperatura dell’acqua: se inferiore ai 13 gradi la gara non può essere iniziata, tra 13° e 16° la muta è obbligatoria, tra 16° e 24° la muta è consentita.

Complessivamente per le femmine stare sotto alle due ore è indice di eccellenza mondiale, per i maschi l’ultima olimpiade è stata vinta con il tempo di 1h46m25s. Siamo molto lontani dai tempi necessari per completare un Ironman che si aggirano sull’ordine delle 8 o 9 ore per i migliori al mondo.

Uno degli aspetti meno considerati (almeno da neofita quale sono) è la fase di transizione tra le diverse discipline, in particolar modo l’adattamento motorio che ci deve essere dal dover scendere di bici dopo un’ora passata a pedalare e mettersi subito in moto con la corsa. La cosa è ancora più accentuata nelle competizioni Ironman. Ad ogni modo la fase di transizione vere e propria da una disciplina all’altra deve avvenire entro determinate aree e va fatta mantenendo ordine tra attrezzi e indumenti della prova che si lascia. Facendo parte a tutti gli effetti della gara ha quindi le proprie regole da rispettare.

Ovviamente tra Ironman e distanza olimpica la differenza è tale che raramente (mai?) si può avere uno stesso atleta in grado di dominare o di essere competitivo ai massimi livelli mondiali su entrambe le tipologie di gara. È un po’ come pretendere che Bolt vinca i 10.000 metri o che Mo Farah scenda sotto i 10″ sui 100.

Dove e quando si gareggia

Le due gare di triathlon (maschile e femminile) si svolgeranno negli ultimi giorni olimpici: il 18 agosto toccherà agli uomini, il 20 agosto alle donne. La scenografia naturale sarà tra le più belle: la gara si dipanerà attorno a Fort Copacabana, a sud della spiaggia più famosa al mondo, che sarà in tutta l’Olimpiade il punto di partenza delle gare di nuoto in mare aperto, della gara di ciclismo e quindi anche del triathlon.

Triathlon, la partenza

Fort Copacabana, what else? (da www.rio2016.com)

Come ci si è qualificati

In totale ogni competizione (maschile e femminile) avrà 56 atleti in gara. Le liste ovviamente sono già note: a Rio 2016 saranno 38 le nazioni rappresentate nelle gare di triathlon (e ci siamo anche noi con 2 uomini e 2 donne di cui parleremo a breve).

I pass olimpici, massimo due per nazione e genere, che diventano 3 nel caso delle prime 8 nazioni del ranking, sono stati così distribuiti: 1 al paese ospitante; 5 ai vincitori dei singoli eventi continentali (poi diventati 4 dopo la cancellazione dei risultati di quello africano per irregolarità sul percorso, se ho capito bene…); 3 ai primi classificati all’evento mondiale tenutosi un anno fa a Rio de Janeiro; 39 ai meglio classificati nella classifica degli eventi di qualificazione olimpica iniziati il 15 maggio 2014 e conclusi nella stessa data di quest’anno; 2 assegnati per invito dalla solita Tripartite Invitation Commission; 5 ai migliori atleti della “International Triathlon Union Points List” appartenenti a nazioni non ancora rappresentate dai criteri citati in precedenza.

Per gli uomini le 8 nazioni a poter classificare 3 atleti sono: Australia, Francia, Gran Bretagna, Messico, Portogallo, Russia, Spagna e USA; per le donne: Australia, Canada, Germania, Gran Bretagna, Giappone, Nuova Zelanda, Spagna e USA. Quindi solo Australia, Gran Bretagna, Spagna e USA hanno fatto l’en plein di atleti presenti: 6.

Qui potete trovare tutti i nominativi e il modo in cui si sono qualificati.

Azzuri olimpici

Come anticipato saranno 4 i nostri connazionali qualificati per gareggiare a Rio (il massimo possibile per noi che non siamo tra le 8 nazioni migliori né tra gli uomini né tra le donne), tutti alla seconda partecipazione olimpica. il 24enne Daniele Uccellari e il 28enne Alessandro Fabian (questo il suo sito ufficiale) erano i componenti della nostra nazionale anche a Londra 2012 e si classificarono 29esimo Daniele (non male per quello che era il più giovane partecipante di quella edizione) e 10° Alessandro a poco più di un minuto dal podio. Nel 2012 andò meno bene ad Annamaria Mazzetti che si classificò 46esima, benché si presentasse con tutt’altre aspettative dopo il bronzo europeo nel 2010 nella categoria under 23, poi ripetutosi un anno dopo anche tra i grandi. Completa il quartetto Charlotte Bonin, per lei la prima esperienza olimpica risale invece a Pechino 2008, in cui si classificò 44esima.

Non siamo tra le 11 nazioni ad aver vinto almeno una delle 24 medaglie olimpiche assegnate sinora e così a naso difficilmente riusciremo a sfatare questo tabù. Ma piazzarsi già nelle top 10 sarebbe un bel risultato eventualmente da festeggiare.

Storie e numeri (distanza olimpica)

Il triathlon è una delle gare più giovani dal punto di vista della presenza all’interno del palinsesto olimpico e non è un caso che il suo debutto sia arrivato proprio in Australia, a Sidney 2000, paese all’avanguardia nella disciplina. L’Australia è anche la nazione ad aver raccolto sinora, in 4 edizioni, il maggior numero di medaglie: 5 anche se soltanto una d’oro. Gli unici ad avere 2 ori al momento sono gli svizzeri, anzi le svizzere con le vittorie a Sidney 2000 (Brigitte McMahon) e a Londra 2012 con Nicola Spirig che batté Lisa Norden in un arrivo al fotofinish che alcuni di voi ricorderanno.

Triathlon, arrivo Londra 2012

Al fil di cotone (da www.thenational.ae)

Tirare un giudizio con così poche medaglie peraltro ben distribuite è prematuro, certo trovare gli Stati Uniti, inventori dello sport stesso (seppur su distanze maggiorate), ad un solo bronzo in tutti questi anni (Susan Williams, Atene 2004) fa un po’ strano. Le cose vanno decisamente meglio se allarghiamo il discorso al medagliere dei mondiali che si tiene annualmente dal 1989 (fino al 2008 in gara singola, dal 2009 a mo’ di coppa del mondo da un minimo di 5 eventi annuali ad un massimo di 9): in totale lì per gli USA le medaglie sono 24 (solo Regno Unito, 25 e Australia, 47 hanno fatto meglio) di cui 7 d’oro, anche se quasi tutte provenienti dalle competizioni femminili. Sono solo 2 infatti le medaglie maschili per gli Stati Uniti ai mondiali di triathlon: il primo oro assegnato nel 1989 ed un bronzo nel 1991.

Guardando il medagliere mondiale emerge un’altra nazione che dagli anni 2000 ha prodotto 3 atleti dominanti: parliamo della Spagna e de “el soldado” Ivan Raña (1 oro e 2 argenti mondiali), di Mario Mola (1 bronzo e 2 argenti nelle ultime 3 competizioni mondiali) e soprattutto di Javier Gomez (5 volte campione del mondo, di cui le ultime 3 consecutive e sempre sul podio della competizione iridata dal 2007 con altri 3 argenti e un bronzo). Un dominio tale che rende ancora più amaro il medagliere olimpico che li ha visti partire tra i favoriti e concludere sempre tra i delusi, con un solo argento (di Gomez a Londra 2012): emblema di tutto ciò il finale di Pechino 2008 con Gomez quarto e Raña quinto rispettivamente a 8 e 16 secondi dal podio, 20 e 28 secondi dall’oro.

Gomez, 33enne, dopo aver dominato gli ultimi 4 anni era probabilmente all’ultima occasione per vincere un’oro olimpico, parliamo al passato perché proprio in fase di preparazione per Rio 2016 è caduto dalla bici e si è rotto un braccio. Sarà quindi il grande assente di questa manifestazione: un vero peccato (anche per i miei pronostici).

Piccolissima nota di colore: a proposito di numeri e di sfortuna, per tradizione non viene assegnato il pettorale numero 13.

Il triatleta tricolore alle Olimpiadi.

I nostri risultati olimpici non sono stati un granché sinora: il migliore in campo maschile è stato proprio Alessandro Fabian, con il suo decimo posto conclusivo a Londra dove al termine della frazione a nuoto era addirittura terzo. Tra le donne ad Atene 2004 (edizione in cui ci presentammo addirittura con tre atlete) Nadia Cortassa, dopo un pessimo inizio a nuoto, ci aveva fatto sognare con una rimonta entusiasmante prima in bici e poi nella frazione di corsa in cui fece registrare il secondo parziale, fermandosi complessivamente al quinto posto. Un ottimo risultato per il movimento che però poi non si è più ripetuto nelle edizioni successive in cui a livello femminile abbiamo faticato molto ad emergere.

I pronostici faticosi

Senza poter nominare Gomez, si fa molto più difficile per me. Innanzitutto occhio ai fratelli Brownlee, entrambi sul podio a Londra 2012 (l’allora 24enne Alistair oro e Jonathan, di due anni più giovane, bronzo); a giudicare dai risultati degli ultimi anni nelle competizioni principali sempre tra i migliori. Chi potrebbe approfittare dell’assenza di Gomez è il suo connazionale Mario Mola, 26enne ed in costante crescita. Il mio euro va su di lui che tra l’altro vorrà vendicare la pessima prestazione (per i suoi standard) di Londra 2012 in cui si classificò solo 19esimo.

Tra le femmine tutte ad inseguire Gwen Jorgensen, campionessa mondiale delle ultime due edizioni e candidata principale a cancellare quello zero per gli USA nella casella degli ori olimpici del triathlon. La 30enne nativa del Wisconsin è alla seconda olimpiade, a Londra 2012 fu una ruota bucata nella frazione in bici a penalizzarla e a costringerla ad un incolore 38esimo posto, mentre poteva giocarsi almeno una medaglia. Occhio anche all’australiana Andrea Hewitt oltre che alle due protagoniste dell’arrivo congiunto dell’ultima olimpiade: la Spirig e la Norden, entrambe presenti e principali rappresentati assieme alle britanniche di una scuola europea che a livello femminile pare leggermente sfavorita rispetto ad australiane e statunitensi.

LE ALTRE DISCIPLINE

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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