Atlanta Falcons 2017 – Fuori dall’incubo

Inizia oggi con gli Atlanta Falcons, la squadra che più di tutte ha voglia di ripartire per dimenticare l’epilogo 2016, il nostro percorso verso la stagione NFL 2017. Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete)

Non sarà facile rialzarsi da quel 28-3 trasformatosi in 28-34. Quel sogno del primo Vince Lombardi Trophy della loro storia diventato un incubo che tormenterà i sonni dei tifosi Falcons ma, quel che peggio, temiamo anche quelli di tutti i giocatori/allenatori che stavano costruendo una impresa e che sono stati riportati alla realtà in un secondo tempo dello scorso Super Bowl che ha molto dell’inverosimile.

Atlanta proverà a ripartire da quel momento dimenticandolo e buttandosi nella stagione 2017 senza aver modificato molto del telaio di giocatori attorno alla quale era stata costruita la cavalcata della passata stagione, partendo però da un presupposto diverso rispetto a 12 mesi fa, quando in pochi potevano immaginare un simile rendimento. Ora si ha i favori del pronostico e con un mirino puntato addosso: non sarà facile ripetersi.

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ATTACCO

La trazione continuerà ad essere anteriore, benché il capo allenatore Quinn fosse arrivato 2 anni fa per sistemare una difesa spesso molle ed inerme. I successi dell’anno scorso si devono soprattutto ad un attacco bello, completo ed esplosivo: secondo per yard conquistate (415,8 di media, dietro solo ai rivali divisionali dei Saints, battuti comunque due volte) e primo per punti segnati (33,8 a partita).

Quest’anno è rimasto quasi tutto inalterato, o meglio i giocatori saranno sostanzialmente gli stessi, ma diverso sarà chi li guiderà sulla sideline di cui parleremo in seguito. Matt Ryan ha giocato una stagione da MVP, premio che poi ha vinto con pieno merito: al massimo in carriera per percentuale di completi (69,9%), TD (38), yard lanciate (4.944) e un rating stagionale fantascientifico di 117.1, azzerando (o quasi) gli intercetti con un minimo storico per lui di 7. A questo ha poi aggiunto una postseason (suo vero tallone d’Achille in questi 9 anni di carriera tra i pro) statisticamente ancora migliore, dove ha migliorato tutto compreso l’azzeramento totale degli intercetti. È stato perfetto, ma non è bastato.

Saprà ripetersi senza più Kyle Shanahan come offensive coordinator? Il supporting cast a sua disposizione suggerisce una risposta affermativa. Ricevitori, running back e tight end sono stati tutti confermati e questo di sicuro aiuterà non poco. Per di più è vero che sotto l’attuale HC dei 49ers, Ryan ha avuto una stagione spettacolare, ma anche negli anni precedenti sotto altri OC come Mularkey o Koetter non è che avesse fatto schifo.

Devonta Freeman e Tevin Coleman sono un 1-2 punch che ha pochi eguali all’interno della NFL: giocatori molto completi in grado di spezzare la partita con un singolo gioco, elettrizzanti con la capacità di far male alle difese non solo correndo, ma anche ricevendo (85 ricezioni in 2 con quasi 900 yard complessive). A rafforzare il reparto, anche considerando una salute un po’ cagionevole di Coleman, è poi arrivato dal quinto giro del draft Brian Hill: il RB piuttosto compatto ex Wyoming ha caratteristiche molto diverse e limitate rispetto ai due titolari, corridore poco elusivo e non in grado di cambiare velocità downfield, come qualità ha però quella di colpire con estrema rapidità i blocchi che gli si aprono davanti e quella di avere uno stile di corsa molto fisico per andare a lottare nel mezzo della linea per quelle due o tre yard in più necessarie a chiudere qualche terzo down e corto. Potrebbe essere questo il suo utilizzo a patto che oltre a correre migliori o le sue mani per ricevere o i suoi bloccaggi e letture dei blitz avversari.

Come anticipato nessun cambiamento nemmeno tra quelli che saranno i ricevitori, seconde linee incluse fatta eccezione per Aldrick Robinson in uscita che però nella sua unica stagione ad Atlanta (come nelle tre precedenti a Washington) ha avuto un ruolo piuttosto marginale: 32 target, la gran parte dei quali concentrati nella prima parte di stagione.

La star resta Julio Jones, l’anno scorso parzialmente rallentato da qualche acciacco e anche da un sistema che finalmente lo vede sì fondamentale, ma non unico cruccio delle difese avversarie: i suoi target tra 2015 e 2016 sono passati da 204 a 129 (con 2 partite in meno), ma per certi versi questo l’ha reso ancor più determinante. Come è stato possibile? Semplice, è bastato inserire due ricevitori eclettici e tra loro complementari come Mohamed Sanu e Taylor Gabriel. Atlanta doveva rifondare questo reparto l’anno scorso e a giudicare dall’impatto dei due nuovi acquisti per la scorsa stagione, l’obiettivo è stato raggiunto. Probabilmente nessuno dei due sarà mai un WR2 da 1000 yard all’anno, ma forse questo non è nemmeno necessario negli equilibri della squadra, ciò che pare ormai certo è che entrambi riescono a ricavarsi senza forzature un ruolo in questo attacco, aiutando ed alternandosi di down in down, di drive in drive, di partita in partita, per rendere imprevedibile un attacco che proprio nella prevedibilità aveva il suo punto debole principale nelle passate stagioni.

Meno coinvolto, più determinante.

Chi ne ha fatto le spese sinora è stato il giovane Hardy, probabilmente ritenuto inadeguato dopo la prima stagione tra i pro. Da tenere d’occhio nel sottobosco Devin Fuller: settimo giro 2016 che ha saltato tutta la prima stagione, ma che potrebbe emergere come speedster e/o ritornatore, ruolo in cui lotterà anche il neo arrivato Andre Roberts. Se ci spingiamo oltre al sottobosco, non possiamo non citare con affetto la presenza a roster, si spera almeno sino a quando non arriveranno i tagli a 53, del francese Anthony Dable, feticcio personale che ormai da un paio di estati vive il suo sogno americano.

In attacco, nelle skill position, l’unica miglioria sostanziale potrebbe arrivare da Austin Hooper, un TE molto fisico ma non per questo poco atletico, arrivato dal terzo giro dell’anno scorso: il suo coinvolgimento offensivo nella prima stagione è stato molto limitato, si può fare di meglio.

Per trovare una delle due novità nel lineup degli 11 “titolari” in attacco bisogna scomodare un ruolo molto spesso vituperato, ma che nell’attacco dei Falcons aveva un peso specifico molto importante: Patrick Di Marco non sarà più il fullback di questa squadra: il suo numero veniva sporadicamente chiamato in qualche screen pass, ma riusciva ad essere determinante pur non “facendo statistica” con i suoi blocchi. Sembra bizzarro ma potrebbe essere una assenza che si sentirà durante l’anno. Il suo sostituto non è ancora definito, noi avremmo fatto il tifo per l’undrafted Soma Vainuku, il quale è durato meno del classico gatto in tangenziale.

Parlavamo di due novità, l’altra riguarda il ritiro di Chris Chester, la guardia che nella passata stagione a 33 anni aveva comunque giocato il 100% degli snap offensivi. Il suo posto nella linea offensiva se lo contenderanno il favorito Wes Schweitzer, un “redshirt” sophomore, che appunto ha passato tutta la prima stagione da inattivo, il quarto giro di quest’anno Sean Harlow o l’ex militare Ben Garland, la cui storia merita un piccolo approfondimento: undrafted 2010 fu messo sotto contratto dai Broncos che però furono costretti a relegarlo nella “military list” per due anni in quanto in servizio (era appena uscito da Air Force). Il suo debutto NFL però arrivò nel 2014, non come defensive end (ruolo che aveva ricoperto sino al 2012, college incluso), ma appunto come guardia offensiva. Pochi snap in attacco (47) prima di venir tagliato. L’anno scorso ecco un’altra chance proprio ad Atlanta: 42 snap come offensive lineman, 42 come defensive end, situazione nella quale ha messo anche a segno una safety ai danni di Russell Wilson nel divisional.

Per il resto tutto inalterato in quel reparto che ancora fatica, soprattutto in pass protection, ma che quanto meno finalmente pare aver trovato una certa continuità di rendimento che era mancata nei passati anni: sorvegliato speciale sarà il recupero di Alex Mack, il centro che proprio l’anno scorso arrivato da Cleveland è stato fondamentale in questo step di maturazione dell’intera linea. L’altra guardia sarà ancora Andy Levitre, mentre i due tackle molto validi saranno Jake Matthews e il sempre più solido Ryan Schreaeder, anche lui come Mack in fase di recupero dopo l’infortunio patito nel Super Bowl.

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DIFESA

Atlanta continua a restare nell’ultimo terzo della gran parte dei rilevamenti statistici difensivi. I successi di squadra e la crescita di alcuni giovani interessanti mitigano solo parzialmente questo malcontento che aleggia nel reparto in cui il capo allenatore doveva mettere più pesantemente mano.

Il tourbillon che colpisce annualmente la linea difensiva ha visto una nuova puntata in questa offseason con l’innesto importante di due giocatori: il primo via free agency è stato la firma “dollaro per dollaro” più interessante dell’intera Lega. Parliamo ovviamente di Dontari Poe che va ad occupare (sia in senso lato che in senso stretto) un buco ormai storico nel centro della Dline. A lui toccherà mangiare più spazio possibile e rendere più solida anche una difesa sulle corse che negli ultimi 7 anni per ben 6 volte ha concesso più di 4,5 yard a portata. Inammissibile.

La pass rush ha dovuto chiedere gli straordinari ad un giocatore straordinario come il linebacker Vic Beasley (schierato anche da defensive end) per sembrare quanto meno decente, ma i 15.5 sack messi a segno dal suddetto sono poco meno della metà di quelli piazzati dalla squadra, secondo è risultato essere Adrian Clayborn con 4,5 un valore ancora troppo lontano dalle sue potenzialità che a 28 anni iniziano però a vacillare.

A dargli una mano quest’anno ci sarà il primo giro da UCLA, Takkarist McKinley. In molti lo vedevano più adatto ad una partenza in piedi per sfruttare al meglio il suo atletismo ed ovviare invece ad un lavoro con le mani che non pare al momento ancora di livello professionistico, ci si potrà comunque lavorare, anche se la squadra ha bisogno di un suo impatto il più immediato possibile. E spera di non doversi aggrappare di nuovo al veteranissimo Dwight Freeney, al momento free agent.

Quel che è certo è che sia nei ruoli interni (dove merita una menzione particolare l’ottimo Grady Jarrett) che in quelli esterni non mancherà la profondità, garantita anche dal nuovo arrivo da Dallas, l’eclettico Jack Crawford, chiamato a sostituire l’istituzione atlantina Jonathan Babineaux, ritiratosi. Sgomiteranno per fare il roster e conquistare poi anche snap fondamentali nelle rotazioni Brooks Reed, Derrick Shelby, Ra’shede Hageman e Courtney Upshaw tutti accomunati da una duttilità tattica molto interessante.

Molta più positività esce dagli altri due reparti difensivi, quelli dei linebacker e dei defensive back. Deion Jones ha avuto lampi di dominio nella passata stagione, sino al Super Bowl dove nella prima parte di partita stava emergendo, sia per highlight che per costanza, come MVP a sorpresa della partita. Se manterrà quanto già mostrato nel suo primo anno tra i pro, Atlanta ha trovato il tassello attorno al quale costruire qualcosa di serio.

Chiamarsi Deion ad Atlanta è garanzia di successo.

Anche De’Vondre Campbell è piaciuto molto nel suo anno da rookie: seppur con un utilizzo leggermente più situazionale, non ha fatto mancare il suo atletismo nelle coperture. Nel suo ruolo dal draft è arrivato al terzo giro Duke Riley, una scelta che ha fatto un po’ discutere non tanto per il ruolo in sé per sé (i LB titolari sono buoni, ma mancava totalmente profondità), quanto nelle caratteristiche del giocatore che proprio in fatto di atletismo pare un paio di gradini in dietro rispetto a quanto richiesto tra i professionisti. Per l’ex LSU si aspetta un buon numero di snap tra gli special team.

Completa il terzetto il già citato Vic Beasley, arma tattica fondamentale, ottava scelta assoluta nel 2015, che la passata stagione è definitivamente esploso, ma che dovrà essere supportato se non vorranno vederlo raddoppiato e limitato ad ogni snap.

L’infornata terribile (per gli avversari) dei rookie 2016 si completa con Keanu Neal, già tra le migliori strong safety del campionato. I 106 tackle e soprattutto i 5 fumble forzati abbinati agli 8 passaggi deflettati parlano a sufficienza del suo impatto sulla squadra in un reparto, quello delle secondarie, già di per sé molto intrigante e solido.

Desmond Trufant è mancato non poco nel finire della scorsa stagione, non sappiamo se quest’anno dopo aver recuperato all’infortunio ai pettorali tornerà più forte di prima come vuole l’ormai inflazionato cliché, di certo lo farà più ricco avendo prolungato il suo contratto che l’ha reso uno dei cornerback più pagati della NFL e con merito.

Dal lato opposto lavorerà sempre Robert Alford, con Brian Poole più a suo agio nel ruolo di nickel back, posizione nella quale deve guardarsi anche le spalle, considerate le buone prestazioni di Jalen Collins.

Completa il reparto la free safety Ricardo Allen che esce rafforzato anche dai grade di Pro Football Focus e che nelle statistiche più “banali” fa comunque registrare 5 intercetti e 1 fumble recuperato nelle sue due prime stagioni. Anche per Allen pare però esserci una competizione: Damontae Kazee oltre ad avere un nome dalle assonanze potentissime è un ibrido un po’ safety, un po’ cornerback, scelto al quinto giro dovrà avere un training camp da favola per entrare in ballottaggio per un posto da titolare, ma negli OTA finora ha fatto buone cose.

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SPECIAL TEAM

Eric Weems, ritornatore ormai storico dei Falcons, non sarà più a roster e tutto sommato questa dipartita è stata vissuta come una liberazione stando ad un numero di “gaffe” sempre più alto negli ultimi anni, tra mancati touchback e tentativi di ritorni più fantasiosi che produttivi. Bisognerà inventarsi qualcosa, con Hardy che potrebbe giustificare la sua presenza a roster proprio sfruttando questo aspetto del gioco nel quale subirà la concorrenza anche di Devin Fuller e Andre Roberts.

Matt Bryant ha compiuto a fine primavera 42 anni, ma perché cambiare un kicker che l’anno scorso ha chiuso la stagione regolare con uno scintillante 34/37? Il 91% di realizzazioni lo ha piazzato secondo solo a Tucker. In estate sarà messo in competizione con l’inesperto Mike Meyer di 17 anni più giovane, così a naso pare più un pro forma che altro.

Confermato anche il punter Matt Bosher a cui toccano anche i kickoff. Nei 44 punt fatti nel 2016, solo uno è finito in touchback, quasi la metà dentro alle 20 yard.

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DRAFT

1 (26) – Takkarist McKinley, DE (UCLA)
3 (75) – Duke Riley, LB (LSU)
4 (136) – Sean Harlow, OG (Oregon State)
5 (149) – Damontae Kazee, S (San Diego State)
5 (156) – Brian Hill, RB (Wyoming)
5 (174) – Eric Saubert, TE (Drake)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Andre Roberts (WR, DET), Dontari Poe (NT, KC), Jack Crawford (DL, DAL)

Out: Aldrick Robinson (WR, SF), Patrick DiMarco (FB, BUF), Chris Chester (OG, RITIRO), Jonathan Babineaux (DL, RITIRO), Eric Weems (RET, TEN)

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COACHING STAFF

Dan Quinn resta saldo al timone. Offensive e defensive coordinator, anche se per motivi diametralmente opposti, invece sono cambiati. Kyle Shanahan è un’assenza che rischia di pesare tantissimo, considerando che proprio l’attacco sotto la sua guida aveva avuto un upgrade decisivo ai fini dei successi della passata stagione. Per lui era obiettivamente troppo ghiotta l’opportunità di capo allenatore a San Francisco.

Al suo posto è arrivato Steve Sarkisian, che in NFL aveva avuto un cameo nel 2004 come allenatore dei QB ai Raiders, successivo al quale aveva spiccato il volo a livello collegiale in qualità di head coach ai Washington Huskies ed una esperienza meno convincente ad USC. L’anno scorso ad Alabama ha ricoperto per lo più il ruolo di analista offensivo ed è stato promosso ad offensive coordinator (al posto di Lane Kiffin, sempre al centro di scelte che fanno discutere) giusto per giocare e perdere il championship game contro Clemson.

Sarkisian Effect (AP Photo/Elaine Thompson)

Al di là di questo è evidente che la scelta è un punto di discontinuità forte rispetto al recente passato. Si inserisce un allenatore nuovo in un contesto che pareva aver bisogno piuttosto di continuità. Non è detto che comunque funzioni, ma di sicuro c’è curiosità su quella che sarà la sua gestione.

La continuità invece è stata premiata per quel che riguarda il ruolo del defensive coordinator, con la promozione interna di Marquand Manuel, onesto mestierante come safety tra gli anni 2002 e 2009 e che aveva iniziato a lavorare con Dan Quinn già dai tempi di Seattle. Ad Atlanta era stato proprio lui a volerlo come allenatore delle secondarie prima e DC ora. Sostituisce Richard Smith, che non ha mai convinto del tutto negli ultimi due anni e paga in prima persona il “meltdown” subito proprio al Super Bowl.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Curioso che si inzi la stagione con tre partite (di cui due in trasferta) contro la NFC North (tutte esclusa Minnesota). Per avere uno scontro divisionale toccherà aspettare la week 9. Seconda parte di stagione con 5 delle ultime 6 partite divise tra Tampa Bay (x2), New Orleans (x2) e chiusura interna con Carolina: quindi questa parte di calendario sarà più che decisiva ai fini della conquista della vetta della division in due anni consecutivi, evento mai accaduto nella storia dei Falcons.

C’è qualche dubbio di troppo attorno alla nuova stagione di questi Falcons che in realtà a giudicare da quanto visto nel 2016 sono una squadra innanzitutto divertente oltre che vincente. Per prima cosa bisognerà capire quante tossine ha lasciato quel secondo tempo dello scorso Super Bowl e come sono state assimilate in questi mesi, poi c’è da scoprire come si insidierà Sarkisian nella gestione del punto di forza di questa squadra, l’attacco.

La NFC South è competitiva e nasconde ogni anno mille insidie spesso impreviste, sarà dura ripetersi, ma le qualità per farlo ci sono ancora tutte.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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