Dallas Cowboys 2017 – Con o senza Elliott

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

I Dallas Cowboys sono stati l’autentica sorpresa della passata stagione: guidati sostanzialmente da due rookie in attacco e da una difesa senza nomi altisonanti, hanno flirtato per 3 mesi con il miglior record dell’intera NFL (poi andato ai Patriots), chiudendo con sole 3 sconfitte, la vittoria della division e il seed numero 1 nella NFC. Tutte belle cose che però poi non hanno trovato conferma a gennaio nei playoff, con la sconfitta nel divisional seppur tiratissimo contro i Packers.

Quella di quest’anno sarà una stagione molto interessante: sarà la prima dopo 13 anni senza Romo in squadra, lui che dal 2006 era il titolare nella posizione di quarterback. In tanti, tifosi, hater e appassionati, aspettano Dak Prescott al varco della stagione da sophomore, quella in cui le difese avversarie ti hanno scoutizzato per bene e si trovano maggiormente pronte a contrastarti.

I Cowboys non vanno ai playoff in due stagioni consecutive da 21 anni, stessa considerazione per le vittorie in back to back della division, quindi pur avendo avuto buone stagioni è mancata la continuità di rendimento da stagione in stagione, cosa che sulla carta non dovrebbe mancare in questa gestione piuttosto solida della franchigia avuta nelle ultime 4 5 stagioni in cui in primis si è cercato di cementificare con successo il coaching staff.

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ATTACCO

La nuova anima dei Cowboys l’abbiamo scoperta la passata stagione strada facendo. Creare una opportunità da un problema è la prerogativa di ogni squadra di football, che naturalmente si trova a gestire infortuni in tutte le stagioni, certo trasformare un quarterback da quarto giro in guida tecnica di una squadra poi in lizza per il titolo va al di là di ogni più rosea previsione. Questo è ciò che è accaduto con Dak Prescott per molti in fase di preseason non ancora pronto e poi capo di un attacco a tratti esplosivo ed imprevedibile.

Prescott, che ha vinto il titolo di miglior rookie battendo un suo compagno, ha mostrato chiaramente luci ed ombre, ma il suo più grosso pregio, che va al di là delle questioni tecniche, è la capacità di reagire ai momenti difficili e di farsi trovare sempre pronto e concentrato nei momenti decisivi delle partite, azzerando il più possibile le palle perse (solo 4 intercetti). Ora sta al coaching staff gestirne la crescita per farne un QB titolare in pianta stabile, perché una stagione può dire tanto, ma non tutto di un giovane atleta.

Sulla sideline non ci saranno più Romo e Sanchez (…) a coprirgli le spalle. Per il ruolo di backup in queste settimane si è aperta una sorta di lotta che non ci si aspettava: il recuperato Kellen Moore, ormai è al terzo anno in questo sistema offensivo, pur avendo saltato lo scorso per infortunio, ha dimestichezza con il playbook e la filosofia offensiva, tanto bastava per partire favorito sull’undrafted firmato in primavera Cooper Rush, uscito da Central Michigan e che curiosamente NFL.com compara proprio a Moore nelle sue schede pre-draft. Qualche dubbio dopo le prime partite di preseason su chi dei due sarà QB2 c’è, ma pare più una lotta tra poveri.

Prescott ha vinto il titolo di rookie dell’anno un po’ a sorpresa, per una volta la NFL poteva essere meno QB-centrica e premiare (forse più giustamente) il suo compagno di squadra Ezekiel Elliott: quarta scelta assoluta del draft 2016 che ha letteralmente dominato le difese avversarie e attorno al quale è stato costruito ogni game plan offensivo (e anche difensivo…) della passata stagione dei Cowboys. Più di 130 yard dallo scrimmage a partita, 16 TD (15 su corsa, 1 su ricezione), 7 partite oltre le 100 yard corse e un impatto che va al di là delle mere cifre. Tutto il campionario dai big play ai big block, certo a giudicare dalla sua carriera al college niente di troppo sorprendente, ma poi vederlo replicato tra i professionisti non è mai così scontato.

Il problema grosso è arrivato quando, durante la preseason, la Lega si è finalmente espressa sul problema fuori dal campo occorso proprio a luglio 2016 riguardo dei (presunti?) maltrattamenti nei confronti della sua (ora ex) fidanzata. La legge ordinaria non aveva trovato prove per procedere all’incriminazione, la legge goodelliana (alla quale ormai siamo abituati) ha ritenuto opportuno sanzionare il runningback dei Cowboys che nel frattempo s’era reso protagonista di qualche altro episodio non edificante.

Senza entrare nel ginepraio della sentenza, i Cowboys dovranno fare a meno del loro miglior giocatore per le prime 6 giornate a meno di ricorsi vincenti, già annunciati: si deciderà il tutto il 29 agosto (così han detto). Un colpo molto duro da assorbire, non tanto dall’attacco ma più in generale da tutto il sistema, difesa inclusa. Dallas pre-Elliott aveva già dimostrato di saper correre bene, il problema è che questa squadra per mascherare le debolezze difensive ha bisogno di un running game extra lusso, ovvero quello che aveva portato l’ex Ohio State. Arrivare sino a fine ottobre senza di lui e restare in corsa per la post season sarebbe una prova di forza notevole. Il calendario a riguardo è il seguente: vs Giants, @ Broncos, @ Cardinals, vs Rams, vs Packers, @ 49ers. Vincerne tre manterrebbe intatte le chance potendo poi contare su un Elliott fresco e verosimilmente arrabbiato e concentrato.

In attesa di notizie. Mandatory Credit: Kelvin Kuo-USA TODAY Sports

Nel frattempo si chiederanno gli straordinari a Darren McFadden. L’idea di un comitato con Morris pare sia stata fugata dall’utilizzo che i due hanno avuto in questa preseason sinora (dove Elliott, pur schierabile, non ha mai indossato il casco). L’ex Raiders ha coperto quasi tutti gli snap avuti dall’attacco titolare o comunque dall’attacco che ha iniziato la partita, d’altronde due anni fa aveva avuto una buonissima stagione in questo contesto.

Ad Alfred Morris resta un ruolo di ruota di scorta della ruota di scorta, anche l’anno scorso è stato sotto utilizzato specie nella seconda parte e forse è un po’ scontento della situazione, anche perché la sensazione è che abbia ancora qualcosa da dare.

Non sarà più a roster invece Lance Dunbar e mancherà la sua atipicità: molto utile fuori dal backfield ed elusivo quanto basta per cambiare un po’ il ritmo del running game. Lotteranno per fare il roster Rod Smith (fratello di Jaylon) e Ronnie Hillman (che ha già bevuto l’ammazzacaffè ed è alla cassa in fila per pagare).

Con Dallas però tutto inizia con la ormai mitologica linea offensiva, un monolite che si è formato negli ultimi 4 5 anni, ma che in questa stagione ha subito un primo scossone che va ammortizzato, perdendo due dei cinque titolari che ormai erano diventati fissi: Doug Free (RT) si è ritirato, mentre la guardia Ron Leary è andato a prendere dei meritati soldi altrove (Denver).

Dallas era pronta all’evenienza, ora bisogna capire se il piano B per lo più preparato negli anni scorsi sarà all’altezza. Chaz Geen, Joe Looney e soprattutto La’el Collins facevano parte di questo piano. A loro in offseason hanno aggiunto Byron Bell e Jonathan Cooper.

Andiamo con ordine: per Green due anni fa si spese un terzo giro, il problema è che da allora ha sempre avuto problemi fisici che gli hanno fatto saltare una stagione e mezzo e che anche questa estate l’hanno rallentato nella preparazione. È un giocatore duttile, buono sia da right tackle (suo ruolo naturale) che da guardia, per il poco che abbiamo visto può ambire ad un ruolo da titolare.

Looney invece è arrivato l’anno scorso dai Titans ed è un utility player che invece il titolare in NFL ha provato a farlo, ma la sua dimensione migliore è quella del backup. Il fatto che possa giocare anche centro lo rende prezioso per allungare le depth di tutta la linea ed ora si trova una chance molto ghiotta di essere starter in guardia.

La’El Collins invece ha una storia tutta particolare, finito undrafted per problemi extracampo venuti fuori a ridosso del draft e dotato di un talento fisico strabordante, l’anno scorso anche a causa di problemi fisici ha giocato da backup come guardia, quest’anno l’intento è farne il RT titolare.

Ha molto sorpreso in questa fase di preseason l’utilizzo e il rendimento della guardia Jonathan Cooper (ex 7a assoluta dei Cardinals nel 2013, che poi ha fallito anche a New England), che pare aver superato lo scoglio del dover fare il roster ed anzi è lanciatissimo ad assumere il ruolo di guardia titolare a sinistra. infine molto più “corpo da campo” l’ex Titans e Panthers (e forse ex giocatore) Byron Bell.

Ovviamente il resto della linea rimane inscalfibile: Tyron Smith LT, Travis Frederick C e Zack Martin RG, con quest’ultimo che dei tre è l’unico che deve ancora firmare il contratto della vita che lo legherà per i prossimi 10 anni a Dallas come già avvenuto per gli altri due.

Cambiato pochissimo anche tra il reparto di WR e TE: poteva essere in dubbio la presenza per il 2017 di Terrance Williams che ha convinto solo a tratti nel suo quadriennio da contratto rookie. I pochi soldi a disposizioni sono stati però usati per trattenere lui (e non la miriade di difensori di cui parleremo in seguito) che quindi mantiene anche il ruolo di ricevitore in grado di allungare il campo, mentre quello per l’underneath resta Cole Beasley autore di una stagione sontuosa in cui ha raggiunto i suoi massimi sia in ricezioni (75) che in yard (833) affinando una sintonia fondamentale con il nuovo QB sin da subito e risultando, secondo PFF, lo slot receiver più affidabile dell’intera lega.

Il “doppio” reparto continuerà ad essere guidato dal duo Dez Bryant e Jason Witten (che pare proprio non abbia voglia di ritirarsi e continua a rincorrere numeri stratosferici). Dietro a Witten non ci sarà più Escobar (che si era stancato di fare il secondo a lui e verosimilmente lo andrà a fare a Kelce, finché sano) e stranamente non si è draftato alcun giocatore nel ruolo (una sorta di tradizione spezzata): Hanna e Swaim, pur non facendo cadere dalla sedia, sono tatticamente perfetti per completarsi con Witten. Mentre sarà interessante scoprire se e quando Rico Geathers scelto l’anno scorso completerà la trasformazione da giocatore di basket a quello di football.

Tra i ricevitori di secondo piano invece ne sono arrivati due dal draft: Ryan Switzer (quello con “believe” tatuato nell’interno del labbro….) proverà a rendersi utile nell’underneath e negli special team, il suo inizio è stato positivo tanto che il front office ha preso la palla al balzo dei problemi fuori dal campo poi smentiti del ritornatore Whitehead per tagliarlo e dare più spazio al rookie. Per Noah Brown scelto al settimo giro più probabile un inizio in practice squad, visto che Brice Butler resta un backup molto solido per i ricevitori.

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DIFESA

Qua si è vissuta una autentica rivoluzione, in una squadra che peraltro non è che potesse vantare fenomeni o giocatori di livello eccelso. Le dipartite però sono state tante, troppe: Terrell McClain (DT), Jack Crawford (DE), Wilcox (S), Church (S), Carr (CB) e Claiborne (CB) erano praticamente tutti titolari (quando sani) o comunque (per quel che riguarda i due defensive linemane) giocavano la metà circa degli snap.

Le secondarie, reparto che ormai da anni fa molta fatica ma che pareva aver trovato una quadra, sono state ridisegnate totalmente, anche se almeno inizialmente i titolari di quasi tutti e 5 i ruoli (3 CB, 2 S) saranno ricoperti da giocatori già presenti a roster l’anno scorso. Orlando Scandrick è il cornerback più affidabile della squadra, passati i problemi con la droga (pare…) e quelli fisici (pare anche qui…) toccherà a lui guidare il reparto sfruttando anche una certa duttilità nel poter ricoprire anche gli slot receiver.

Duttilità è la parola chiave anche per Byron Jones, sempre più impiegato in un ibrido tra safety e cornerback, con predilizione al primo ruolo, comunque con un rendimento sempre piuttosto buono specie nel coprire i TE avversari. Buono è stato anche il primo anno di Anthony Brown, autentica sorpresa della scorsa stagione, partito da un sesto giro e probabilmente CB titolare sui WR2 avversari per la prossima stagione.

Due le novità arrivate via free agency e tre quelle via draft che cercheranno di farsi largo e dare competizione ai vari ruoli. Tra questi 5 giocatori Nolan Carroll pare essere quello più solido, benché i tifosi Cowboys se lo ricordano stuprato da Bryant più volte nelle recenti sfide contro gli Eagles. Awuzie e Lewis sono rookie scelti rispettivamente al secondo e terzo giro e vengono da due difese collegiali che hanno strabiliato nella passata stagione (Colorado e Michigan).

Resta abbastanza preoccupante la situazione per la strong safety: Jeff Heath resta un mestierante special teamer, Robert Blanton arrivato da Buffalo non pare al momento molto meglio, mentre il rookie Xavier Woods potrebbe essere sorprendente proprio come Brown l’anno scorso.

Secondarie e pass rush sono determinanti in ogni difesa, specie se costruita su una filosofia Cover 2 e va detto che benché negli ultimi anni a Dallas stiano cercando di investire il più possibile, molti dei tentativi fatti sinora non hanno ripagato un granché (Randy Gregory e Greg Hardy su tutti).

Di buono c’è che al momento l’intera linea difensiva è composta da giocatori estremamente giovani e quindi con margini di crescita mediamente alti (nessuno sopra i 30 anni, 3 sopra i 25): è vero che nessun nome spicca per talento, ma sono tutti molto interscambiabili (come piace al defensive coordinator Marinelli) a partire dalla sorpresa della passata stagione David Irving, bravo a portare pressione sia partendo dall’interno che dall’esterno. Prima di vederlo in campo però Dallas dovrà aspettare 4 giornate, quelle subite di squalifica per aver fallito un test antidoping.

In sua assenza molto delle prestazioni della linea dipenderà dai progressi di Maliek Collins, giocatore già sembrato molto valido nel suo primo anno tra i pro. Stephen Paea (appena arrivato dai Redskins) e Cedric Thornton restano due giocatori di contorno, comunque validi specie contro il running game, che ruoteranno molto per mantenere mediamente accettabile il livello della linea.

In Dline è stata spesa anche la prima scelta di quest’anno: Taco Charlton dovrà trasformare in pass rush sin da subito il suo potenziale atletico molto elevato, cosa non automatica, a Dallas lo sanno molto bene considerando la crescita difficoltosa incontrata da Demarcus Lawrence (2° giro 2014).

Tra infortunati e mente disabitate in generale la linea difensiva pare la più falcidiata in questi mesi. Molti stanno cercando di recuperare in uno o l’altro problema (ove possibile): non fa eccezione Tyrone Crawford che mentre live-twitta su qualsiasi cosa cerca di guarire la sua distorsione alla caviglia.

Completano la difesa i LB che non hanno registrato alcuna novità, almeno sulla carta: tutti i principali giocatori del reparto erano già sotto libro paga nel 2016, uno di loro però potrebbe scendere finalmente in campo per la prima volta quest’anno: su Jaylon Smith i Cowboys investito un secondo giro con la consapevolezza di doverlo aspettare almeno un anno causa un gravissimo infortunio al ginocchio dal quale sta recuperando. Nel weekend appena passato è sceso per la prima volta in campo nella partita di preseason e ha fatto registrare il suo primo tackle. Attorno al suo nome c’è tanta attesa soprattutto perché al college a Notre Dame prima dell’infortunio era un giocatore dominante e davvero esaltante da veder giocare.

Unleash the Jaylon

Per il resto Sean Lee viene da una stagione meravigliosa in cui peraltro ha sfiorato la possibilità di giocare in tutte le partite. Anthony Hitchens ha continuato la sua crescita all’interno della difesa marinelliana, mentre Damien Wilson e Kyle Wilber si alterneranno anche quest’anno nelle occasioni in cui ci sarà bisogno di LB rushatori o in formazioni particolari. Occhio anche al veterano Justin Durant sempre utile nei down di passaggio.

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SPECIAL TEAM

Dan Bailey è oro purissimo: quando c’è bisogno di mettere tre punti lui non si tira mai indietro risultando uno dei kicker più affidabili specie con la partita in bilico, per di più assieme a Tucker è l’unico da quando è cambiato il piazzamento dell’extra point a non averne mai sbagliato uno (per il Ravens 56/56, per il Cowboys 71/71).

Confermato il punter Chris Jones, ormai da 7 anni in squadra.

La lotta per il post da ritornatore si è conclusa ancor prima di iniziare con il taglio di Lucky Whitehead e la promozione in tutto e per tutto al suo posto del rookie Ryan Switzer.

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DRAFT

1 (28) – Taco Charlton, DE (Michigan)
2 (60) – Chidobe Awuzie, CB (Colorado)
3 (92) – Jourdan Lewis, CB (Michigan)
4 (133) – Ryan Switzer, WR (North Carolina)
6 (191) – Xavier Woods, SS (Lousiana Tech)
6 (216) – Marquez White, CB (Florida State)
7 (228) – Joey Ivie, DT (Florida)
7 (239) – Noah Brown, WR (Ohio State)
7 (246) – Jordan Carrell, DT (Colorado)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Jonathan Cooper (OG, ex NE), Nolan Carroll (CB, PHI), Stephen Paea (DT, CLE).

Out: Tony Romo (QB, RITIRO), Mark Sanchez (QB, CHI), Lance Dunbar (RB, LAR), Doug Free (RT, RITIRO), Ron Leary (OG, DEN), Gavin Escobar (TE, KC), Terrell McClain (DT, WAS), Jack Crawford (DE, ex ATL), Morris Claiborne (CB, NYJ), Brandon Carr (CB, BAL), J.J. Wilcox (S, TB), Barry Church (S, JAC).

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COACHING STAFF

Tanti cambiamenti nel roster, praticamente nessuno tra coaching staff e gestione generale del personale. È questa la vera forza dei Cowboys degli ultimi anni: aver preso una direzione tecnica ben precisa e averla mantenuta nonostante le stagioni da 8-8 all’inizio o quella disastrosa di 2 anni fa.

Il triumvirato Jason Garrett (HC), Scott Linehan (OC) e Rod Marinelli (DC) è ben affiatato e anche le perplessità sulla gestione offensiva la scorsa stagione sono state fugate. Giusto per aggiungere qualcosa di “sfizioso” la presenza (anch’essa confermata) di due ex giocatori ad allenare parte delle due linee: Leon Lett continua a lavorare con i defensive tackle, Marc Colombo ad aiutare Frank Pollack come assistente dell’allenatore della linea offensiva.

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RESOCONTO

Ci sono stati tantissimi cambiamenti soprattutto in difesa dove bisognerà re-inventarsi qualcosa (e sperare che i giocatori stiano lontani dagli arresti), anche nella linea offensiva bisognerà vedere come si adatteranno i “nuovi”. In generale però rispetto all’anno scorso si parte con qualche certezza in più: la stagione 2016 ha lasciato un’ottima impressione ed è da lì che bisogna ripartire.

Sarà una stagione fondamentale per la crescita di Prescott e quindi sapere se si potrà contare su di lui sarà centrale nel futuro sia vicino che lontano dei Cowboys.

La NFC East in queste stagioni è stata spesso portatrice di sorprese e sembra un cane randagio che si dimena e non vuole padroni, per provare a ripetersi molto passerà però dalla capacità di assorbire la squalifica di Elliott e dalle doti di coach Marinelli di trovare sempre il grimaldello giusto per far rendere molto di più i suoi giocatori di quanto si possa prevedere considerando i singoli talenti.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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