Detroit Lions 2017 – Cercasi LB e RB

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Jim Caldwell, assieme a Mike Mularkey, si contende il premio “Manichetto 2016”, ovvero quel premio di rivalsa nei confronti della critica (anche nostra di QCP) che li voleva defenestrati addirittura a stagione in corso ed invece li ha visti portare a termine la stessa con risultati così soddisfacenti da meritarsi la conferma per l’annata successiva.

Caldwell, rispetto a Mularkey, ha anche conquistato i playoff in una division molto complicata come quella della NFC North, pur fallendo la vittoria in post season che manca dal 1991 e senza vincere la division stessa, anche questo un digiuno più che ventennalle: i Lions non primeggiano contro i rivali divisionali dal 1993, quando giocavano ancora nella NFC Central.

Passata la prima decade del 2000 in cui le qualificazioni ai playoff sono state zero, quello che manca a questa franchigia è la continuità di rendimento, che ha reso alcune stagioni piacevoli, ma al tempo stesso le ha fatte sembrare quasi casuali o estemporanee. Ecco cosa chiedono al 2017 i tifosi Lions: guardare le partite con un senso di progettualità verso il futuro.

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ATTACCO

Bisognerà ripartire da quanto fatto da questo attacco che nel 2016 si trovava quasi a sorpresa senza Calvin Johnson e che è riuscito a sopperire in maniera efficace all’assenza. Quindi intanto complimenti alla dirigenza per la bontà delle scelte fatte l’anno scorso e al coaching staff per aver gestito il cambiamento in maniera così produttiva e poi complimenti ai giocatori che hanno portato tutti il loro mattoncino.

Partiamo proprio da uno di quelli che però non saranno più a roster nel 2017: Anquan Boldin (classe 1980) benché abbia fatto registrare i minimi in carriera in praticamente tutte le voci statistiche (tranne per i TD, ben 8) è stato l’emblema di questa cooperativa della ricezione. Inizialmente pareva possibile anche un suo rientro in questi mesi, anche se al momento lui pare voglia tornare più vicino casa (toh, che strano, la Florida, magari fosse nato in Alaska avrebbe avuto meno “saudade”) e soprattutto le franchigie tutte non paiono molto interessate.

A Detroit non hanno chiuso del tutto la porta, ma il “futuro” al momento si chiama Kenny Golladay, terzo giro da Northern Illinois. Chiaramente non è paragonabile a ciò che è stato Boldin, ma le sue caratteristiche potrebbero permettergli sin da subito un buon impatto. Si giocherà il ruolo di slot receiver con gente come T.J. Jones, Keshawn Martin, Jared Abbrederis, insomma non dovrebbe essere difficilissimo star loro davanti, specie considerando le sue mani molto affidabili (solo 5 drop su 165 passaggi ricevibili nelle ultime 2 stagioni). Molto spettacolare in alcune ricezioni ad una mano o in salto ed elusivo dopo la ricezione, dovrà imparare ad usare meglio il suo corpo per creare separazione, ma pare un bell’innesto in un corpo di ricevitori che ha visto confermare i target principali.

Golden Tate, Marvin Jones ed Eric Ebron (TE) continueranno a guidare la squadra per target (in ordine 134, 103, 86) e yard ricevute (1077, 930, 711). Tate è il ricevitore più sorprendente: per carità, ormai da tre anni a questa parte ha convinto anche i più scettici, ma in pochi dopo gli anni a Seattle si aspettavano che potesse essere un ricevitore così solido (costantemente tra le 90 e le 100 ricezioni) e determinante, l’ultimo ostacolo è stato superato l’anno scorso quando tutti si chiedevano “e ma senza Megatron a portargli via pressione sull’altro lato?”. Senza Megatron sono arrivate 91 ricezioni, 1077 yard, 46 primi down e 4 TD. Contenti?

Ancora qualche scettico?

Con Marvin Jones i due si completano alla perfezione, forse manca un po’ di genio o “dominanza”, quel talento puro che ti fa cadere dalla sedia e soprattutto manca un po’ di incisività in endzone. Teoricamente dovrebbe portarla Ebron che nel 2016 ha avuto il suo break out year, senza però risultare molto produttivo in fatto di punti da mettere sul tabellone: 711 yard, ma un solo TD in 13 partite (altro difetto, troppi infortuni, mai una stagione da 16 partite sinora).

Se ciò non bastasse, attenzione anche in fatto di ricezioni, all’impatto del rientrante Abdullah per avere un attacco che gira a pieni cilindri. Ameer sinora non ha mai mostrato tutto il suo potenziale: al primo anno era stato centellinato nell’utilizzo, al secondo anno ci ha pensato un infortunio a tenerlo out quasi per tutta la stagione. Sulla carta lui è un RB molto completo e può anche incidere fuori dal backfield, ora però al terzo anno bisogna che lo dimostri anche sul campo.

A proposito di RB, prima o poi comunque a Detroit troveranno pace, certo lo diciamo da qualche anno ormai, ma restiamo comunque fiduciosi che le sfortune continue abbandonino questo reparto (e questa squadra) che in questa offseason ha visto l’aggiunta solo di Matt Asiata, una aggiunta peraltro temporanea, vedremo se poi a settembre farà ancora parte del team, dopo che a Minnesota comunque ha iniziato piano ed è andato anche in calando.

Per il discorso “target anche nel passing game”, Theo Riddick ha già dimostrato ampiamente tra le pieghe dei suoi infortuni e quelle degli altri di essere l’elemento più affidabile, per lui anche una stagione da 80 ricezioni (nel 2015). Il suo problema principale ora è rappresentato dai polsi, entrambi operati e che dovrebbero restituirlo al campo ad agosto inoltrato.

Lui e Abdullah, comunque quando sani sono un buon duo, il reparto dovrebbe essere completato da Zach Zenner, che già nel finale della scorsa stagione ha dimostrato di poter contribuire quando chiamato in causa (anche se il suo gioco è molto north-south e poco altro, classico workhorse con poca “fantasia”). Molto più indietro nel suo sviluppo da giocatore professionista Dwayne Washington, settimo giro 2016.

A gestire questo attacco ci sarà il nono anno consecutivo Matthew Stafford che sta passando l’offseason a sognare un rinnovo contrattuale che potrebbe andare ben al di là i suoi valori. Si parla di prendere come punto di riferimento i 25 milioni all’anno con cui Carr s’è legato in maniera indissolubile con i Raiders. Staremo a vedere nelle prossime settimane. Ma quanto merita Stafford? Nelle ultime tre stagioni il suo rendimento pare essersi stabilizzato, forse non è quella macchina d’attacco che si sperava potesse diventare, le sue letture a volte sorprendono (e non in maniera positiva), ma specie sotto la guida dell’offensive coordinato Cooter, che prima è stato anche allenatore proprio dei QB, bisogna ammettere che il suo rendimento ha trovato una solidità la cui assenza stava facendo un po’ disperare il team.

Non vorrei sembrare troppo critico: Stafford è un giocatore di talento e la sua posizione non è assolutamente in dubbio. Pare aver superato il periodo di “depressione” della sua carriera proprio ora che non ha stelle particolare a roster attorno a lui, il che potrebbe ancora di più rafforzare il suo gioco e la sua fiducia.

Almeno durante la preseason daremo uno sguardo curioso al rookie, da Miami, Brad Kaaya. Arrivato al sesto giro, è un “passatore” naturale proprio bello da veder giocare e lanciare, il suo più grosso problema che probabilmente lo relegherà ad una carriera da backup in NFL è la capacità di lavorare quando attorno a lui non c’è la quiete ma la tempesta. Scarsa accuracy sotto pressione, incapacità di estendere i giochi o di sentire da dove arriva la pressione. Più che una linea offensiva gli ci vorrebbe un muro (e il Messico è troppo lontano). Dovesse migliorare questi difetti, ecco che la scommessa dei Lions assumerebbe contorni molto interessanti.

A proposito di muraglie e di linee offensive: il colpo più duro a questo attacco è arrivato i primi di giugno, quando ormai tutti i giochi tra free agency e draft erano stati fatti, e il left tackle Taylor Decker si è infortunato ad una spalla, infortunio che lo terrà out come minimo metà stagione, ma rischia di essere debilitante per tutto il 2017.

Nel frattempo negli OTA i suoi snap sono stati presi da Joe Dahl (quinto giro 2016 che nella passata stagione ha visto il campo in attacco solo in 20 azioni) e la panic move ha visto arrivare Greg Robinson (per un sesto giro 2018) e Cyrus Kouandjio (ancora senza contratto). Robinson non è un omonimo della seconda scelta assoluta 2014: ai Rams ha fatto disperare tifosi ed allenatori, temiamo non sarà molto diverso ai Lions, se mai riuscirà a fare il roster ed ha ottenere snap di utilizzo. Kouandjio (che sta recuperando da un problema all’anca) era stato appena scaricato dai Bills dove non ha mai raggiunto lo status da titolare: anche lui in fase di draft aveva molti estimatori (secondo giro dello stesso anno di Robinson) ed anche lui ha mostrato più i difetti che i pregi sinora.

Decker era l’unico punto fermo di questa linea, dopo un anno da rookie molto valido. Il lato destro è stato completamente ricostruito: via Warford e il deludente Reiff, ecco arrivati dalla free agency T.J. Lang e Rick Wagner. Il salto di qualità sulla carta pare netto e deciso, soprattutto Wagner dovrebbe ancorare il lato destro, dopo essere diventato il secondo right tackle più pagato della lega (dietro a Lane Johnson di Philadelphia).

Considerando comunque solido il lavoro di Swanson come centro, resta un grosso punto di domanda sopra la posizione di LG che espone ulteriormente il lato cieco di Stafford: Graham Glasgow e Laken Tomlinson si alterneranno come avvenuto l’anno scorso, il problema è che dalla loro posizione è arrivata costante la pressione sul QB; i due hanno “collezionato” 6 sack, 10 penalità e 49 pressioni concesse. Riconfermarli sembra un grosso azzardo. Abbinarli ad un left tackle da pescare tra Dahl, Robinson e Kouandjio più che un azzardo è un suicidio sportivo.

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DIFESA

Dopo un 2014 a tratti sensazionale, negli ultimi due anni la difesa dei Lions è scivolata lentamente tra il medio e il mediocre. Un netto passo indietro che ha inciso sulla mancata crescita molto più che il ritiro di Megatron.

Quando un front 7 concede 4.4 yard di media a corsa e mette a segno solo 23 sack (+3 dalle secondarie) ecco che risulta abbastanza facile individuare la zona di campo dove intervenire. Così è stato, ma solo per metà: il reparto dei LB è stato ricostruito quasi totalmente, quello dei defensive linemen è rimasto pressoché inalterato o con aggiunte non così convincenti, atte più ad aumentare la profondità, piuttosto che la qualità.

La franchigia si aspetta una risposta in fatto di prestazioni da parte di Ziggy Ansah, che è entrato nel 2016 come se fosse in caccia della stagione da 20 sack e ne è uscito con un decimo di essi (2…). Ansah ha subito un infortunio alla caviglia alla week2 che sicuramente ne ha minato le performance, costringendo i suoi allenatore ad un utilizzo con il contagocce, ma si poteva e si dovrà comunque fare di meglio. Al lato opposto della linea è invece emerso a sorpresa Kerry Hyder, uscito molto forte dai blocchi (5 dei suoi 8 sack stagionali sono arrivati nelle prime 4 partite), ma poi adagiatosi anche lui su prestazioni deludenti.

Per i ruoli esterni non si è fatto molto altro: Armonty Bryant già presente l’anno scorso è un giocatore al massimo da rotazione senza tante pretese, idem Cornelius Washington arrivato dai Bears. Il sesto e il settimo giro (Ledbetter e O’Connor) lotteranno per fare il roster e non finire in practice squad.

Internamente Haloti Ngata fa sempre più fatica a restare in campo, certo quando lo fa si sente, ma ormai il suo utilizzo è poco più che situazionale (51,4% di snap difensivi giocati la passata stagione, 527 totali è il suo minimo in carriera). A’Shawn Robinson ha già avuto un anno per poter studiare affianco a lui, specie nella difesa delle corse, molto del miglioramento sperato passa attraverso la crescita dell’ex Alabama scelto al secondo giro nel 2016.

Per dare un po’ più di profondità e rotazioni sono arrivati Akeem Spence da Tampa Bay, Jordan Hill da Jacksonville e Ego Ferguson da Chicago. Tutti con un passato fatto di infortuni e/o scarso utilizzo e scritti in rigoroso ordine di percentuale di successo per la stagione 2017.

Evidentemente il problema principale era stato riscontrato nei LB (e come dar loro torto?): probabilmente i linebacker dei Lions 2016 farebbero concorrenza ai WR Jets 2017 nel contendersi l’award di reparto più scarso degli ultimi anni. S’è salvato l’unico salvabile, ovvero Tahir Whitehead (EDIT. In realtà qui ho scritto una sciocchezza. Come ci fa presente qui un assiduo osservatore interessato delle partite dei Lions ed anche qui il ranking di PFF sui front seven, Whitehead è stato tutto fuorché salvabile nella passata stagione). Sulla sua stessa linea (o quasi) si schiereranno il rookie Jarrad Davis e il neo arrivato da Atlanta Paul Worrilow, dove con l’arrivo di cotanta gioventù era finito un po’ nel dimenticatoio, ma ha ancora molto da dare alla NFL.

Senza dubbio però l’aspetto più interessante sarà quello dell’inserimento di Davis, rookie dal primo giro in uscita da Florida. Atleta straordinario che alcuni paragonano a Bobby Wagner, ha la velocità e l’agilità sia per chiudere con potenza sulle corse che per restare passo passo con tight end o running back fuori dal backfield. Utile anche sia in pass rush (pregio non da poco per questa difesa) che come spia sui QB avversari. Le pecche arrivano quando c’è bisogno di placcare, dove tende spesso a strafare e ad esporsi a missed tackle sanguinosi. Il materiale su cui lavorare però è ottimo, sarebbe un delitto non trasformarlo nel middle linebacker del futuro di questa squadra.

Davis, forze fresche.

L’atletismo è un fattore comune che ha ispirato anche la scelta di quarto giro, Jalen Reeves-Maybin, altro linebacker che però avrà bisogno di un po’ di tempo in più per essere portato a livello NFL, dove rischia di pagare troppo la sua incapacità nel capire gli assegnamenti in fase di gioco a zona (molto più a suo agio quando si tratta di rincorrere semplicemente l’avversario).

Nonostante Detroit sia stata nel 2016 l’unica difesa a concedere più del 70% dei completi ai propri avversari (72,7% con Dallas penultima con il 67,1%), non la troviamo sui bassifondi delle difese sui lanci per yard concesse. Questo perché probabilmente 1) molti dei completi arrivavano nell’underneath dove la responsabilità dei LB era maggiore, 2) i DB erano e restano abili nel placcare e nel concedere poco dopo la ricezione.

Il poco pubblicizzato Darius Slay (CB1) e l’emergente Nevin Lawson (CB2) sono comunque una coppia molto interessante, che conferma il proprio status di titolare anche per la stagione 2017 e vede dietro ad essa l’arrivo di due giocatori che possono aumentare la competizione: il rookie Teez Tabor e il workout warrior D.J. Hayden.

Hayden probabilmente proverà a riciclarsi come nickel back, anche se ad Oakland ha sofferto molto anche in quella posizione interna. Tabor invece ha tutto per mettere in discussione strada facendo le gerarchie. A Florida è emerso come uno shutdown corner, a differenza dei titolari è uno che qualche placcaggio qua e là lo buca, ma ha un atletismo e una comprensione del gioco che lo rendono efficace sia nelle coperture a uomo che a zona, estremamente difficile da battere e poco incline a concedere big play.

Confermate le due safety con un Glover Quin forse un po’ in calando ed un Tavon Wilson che dopo anni di anonimato ai Patriots, nel suo primo anno a Detroit s’è subito conquistato il posto da titolare ed ha distribuito placcaggi e botte un po’ ovunque (compreso al bar, alla sua ex ragazza, ma questa è un’altra triste storia che rischia di tenerlo lontano dal campo per un po’).

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SPECIAL TEAM

Da sostituire il returner titolare che l’anno scorso ha ritornato tutti i kickoff (tranne due) e tutti i punt (di cui ben 2 in TD): Andre Roberts sta provando a conquistarsi lo stesso utilizzo ad Atlanta ed a Detroit ci sarà tutto un training camp per capire chi lo sostituirà. Ha qualche chance Dwayne Washington, per i punt non sottovaluterei la carta Teez Tabor ed ovviamente l’altro rookie abile palla in mano Golladay.

Nessuna novità nei calci: Matt Prater a Detroit pare abbia abbandonato la bottiglia e s’è dedicato completamente ai field goal, mentre Sam Martin ha una gamba tanto potente da non temere rivali per il momento, anche se dovrebbe diminuire i punt ritornati.

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DRAFT

1 (21) – Jarrad Davis, LB (Florida)
2 (53) – Teez Tabor, CB (Florida)
3 (96) – Kenny Golladay, WR (Northern Illinois)
4 (124) – Jalen Reeves-Maybin, LB (Tennessee)
4 (127) – Michael Roberts, TE (Toledo)
5 (165) – Jamal Agnew, CB (San Diego)
6 (205) – Jeremiah Ledbetter, DE (Arkansas)
6 (215) – Brad Kaaya, QB (Miami)
7 (250) – Pat O’Connor, DE (Eastern Michigan)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Matt Asiata (RB, MIN), Keshawn Martin (WR/KR, NE), Darren Fells (TE, ARI), Ricky Wagner (OT, BAL), Greg Robinson (OT, LAR), Cyrus Kouandjio (OT, BUF), T.J. Lang (OG, GB), Cornelius Washington (DE, CHI), Akeem Spence (DT, TB), Jordan Hill (DT, JAC), Paul Worrilow (LB, ATL), D.J. Hayden (CB, OAK)

Out: Anquan Boldin (WR, FA), Andre Roberts (WR, ATL), Larry Warford (OG, NO), Riley Reiff (OT, MIN), Devin Taylor (DE, NYG), Tyrunn Walker (DT, LAR), Stefan Charles (DT, JAC), DeAndre Levy (LB, FA), Rafael Bush (S, NO).

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COACHING STAFF

Nell’intro ci siamo già cosparsi il capo di cenere al cospetto di Jim Caldwell: i playoff conquistati l’anno scorso con il record di 9-7 hanno dato un po’ di ossigeno e margine per lavorare con un po’ più di serenità in questa offseason.

Rimasti tutti al loro posto anche i suoi immediati sottoposti: Jim Bob Cooter è il segreto di questa squadra che è andata dove l’ha portata il suo attacco, magari senza stelle, ma estremamente vario nonostante infortuni nel solito reparto dei runningback. Non vediamo l’ora di vederlo all’opera anche con Abdullah.

In difesa ci si aspetta qualcosa di più: Teryl Austin dopo una prima stagione molto buona s’è un po’ perso, la sua mano si vede molto sulle secondarie (d’altronde allenava quelle dei Ravens prima di prendere questo impegno ai Lions) e in generale ha sofferto molti infortuni e un materiale non all’altezza nel resto del campo. Ma è chiaro che per mantenere un record positivo e per lottare per i playoff è lui che deve trovare delle soluzioni diverse rispetto all’anno scorso.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Il calendario che prevede NFC South e AFC North non è per niente facile, in particolar modo l’inizio con Arizona, Giants, Atlanta, Minnesota, Carolina e New Orleans non permette di respirare.

L’aspetto più preoccupante è quello del lato cieco di Stafford: left tackle e left guard sono ruoli troppo importanti per poter pensare che non incideranno sulla stagione dei Lions. Gli allenatori dovranno fare un mezzo miracolo per rendere la linea offensiva presentabile da quella parte, ma dovessero riuscirci ecco che la questione può farsi interessante. Sul front 7 invece qualcosa di meglio si dovrebbe già vedere.

Ripetersi ai playoff non sarà facile, si lotterà comunque per un record positivo e sfatare la regola dell’alternanza.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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