Houston Texans 2017 – E se avessero un QB (ed un allenatore)?

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

(Photo by Scott Halleran/Getty Images)

La sensazione è che Houston stia sprecando o quanto meno abbia sprecato fin troppi anni di una delle difese più interessanti del panorama NFL. Basta guardare quanto successo anche la passata stagione dove nonostante l’assenza del miglior difensore della lega, il reparto si è confermato su livelli di eccellenza ed ha trascinato la squadra verso i playoff (in una division ancora in cerca di una identità), mentre l’attacco pur rivoluzionato ha faticato (eufemismo) a mettere punti sul tabellone risultando il quart’ultimo, meglio solo di quelli dei Jets, Browns e Rams: una pessima compagnia.

Come detto la division sta vivendo un rimescolamento non ancora definito (negli ultimi anni son bastate 9 vittorie proprio ai Texans per vincerla), ma Houston dovrà darsi una svegliata offensivamente parlando se vorrà sfruttare finalmente la situazione, dopo aver trovato una certa continuità a livello di qualificazioni in post season (0 volte nelle prime 9 stagioni, 4 nelle ultime 6).

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ATTACCO

La nuova era dei Texans è durata giusto un anno: parliamo dell’era legata a Brock Osweiler, pagato a peso d’oro nella scorsa offseason e letteralmente scaricato ancor meno di 12 mesi dopo. Per liberarsi del suo contratto pesantissimo i Texans hanno dovuto farcire l’offerta con una scelta di secondo giro. Lo so che ve lo state chiedendo, ma non è un refuso: Cleveland ha ceduto semplicemente un tardo quarto giro di quest’anno ed ha ricevuto il suddetto QB più un secondo giro 2018 più un sesto 2017. In una parola sola: contenere le perdite.

Il problema del QB è ormai annoso in quel di Houston. Dopo i 5 pessimi anni di David Carr e i 6 (e mezzo) già più convincenti con Matt Schaub, dal 2013 è iniziata una continua ricerca del quarterback a cui affidare almeno per qualche stagione questo attacco: in 4 anni ci hanno provato l’enfant du pays Case Keenum, Ryan Mallett (sinistramente simile come background alla mossa Osweiler), Ryan Fitzpatrick, T.J Yates di ritorno, Brian Hoyer che rovinò tutto con un playoff disgraziato da 4 intercetti in 2 quarti e 0 punti finali, il già descritto Brock Osweiler, Tom Savage e Brandon Weeden (quest’ultimi due attualmente a roster).

Ma, in realtà, né Savage, né Weeden dovrebbero essere titolari dalla week 1 di questa stagione: dal primo giro del draft è arrivato Deshaun Watson, uno dei migliori QB a livello collegiale degli ultimi 2 anni. A Clemson tra 2015 e 2016, ha giocato 30 partite, risultando piuttosto determinante nella vittoria di 28 di esse, trascinando i Tigers a due finali nazionali di cui una vinta. Sappiamo benissimo che l’adattamento al mondo professionistico non è mai automatico e molto dipenderà dai suoi nuovi coach per cercare di mascherare alcune sue attuali lacune come presenza nella tasca, lettura delle difese, visione del campo, problemi comuni a tantissimi QB al primo anno, molti non ce l’hanno poi fatta, altri (Dak Prescott per restare sul recente passato) hanno avuto un impatto immediato.

Ed è quello che si augurano ad Houston, perché per il resto l’attacco (ma più in generale tutto il roster) è rimasto pressoché inalterato, almeno per quel che riguarda i titolari. Nel backfield è stato aggiunto D’Onta Foreman, corridore “north-south” di stazza ma che è in grado di essere elusivo e leggero come un running back ben più esile. La sua inefficienza nel passing game (buono nei blocchi, ma mai testato in ricezione) probabilmente lo vedrà sotto utilizzato almeno inizialmente. Per di più settimana scorsa ha visto bene di farsi beccare in macchina con gente che aveva marijuana e armi illegali cariche, chiaramente l’idea dell’avvocato è dimostrare che non fosse roba sua…

La gran parte del lavoro resterà sulle spalle e sulle gambe di Lamar Miller che alla prima stagione a Houston (dopo le 4 a Miami) ha finalmente superato le 250 portate stagionali ed ha collezionato la seconda stagione sopra le 1000 yard. Da lui ci si aspettava e ci si aspetta però maggiore presenza anche come ricevitore sugli screen e soprattutto in questa stagione il suo rendimento sarà fondamentale per togliere pressione a chiunque si posizionerà dietro al centro.

Lamar “Give Me The Ball” Miller

Chiunque completerà il backfield (Alfred Blue, Akeem Hunt) ha già dimostrato di saper rendersi utile se chiamato in causa con parsimonia.

Il giocatore più talentuoso di questo attacco resta senza ombra di dubbio DeAndre Hopkins che però dovrà verosimilmente avere ancora un po’ di pazienza: il rapporto con Osweiler nella passata stagione non è mai decollato ed esclusa la stagione da rookie l’ex giocatore di Clemson ha fatto registrare i minimi stagionali per yard (954) e touchdown (4), dopo che nel 2015 con Hoyer/Mallett/Yates/Weeden, di certo non Montana/Marino/Peyton erano stati rispettivamente 1521 ed 11. Curiosità: Hopkins e Watson vengono dallo stesso college, ma ovviamente non hanno mai giocato assieme.

Cosa può dare Hopkins a questo attacco lo sappiamo, molto del salto di qualità complessivo invece dipenderà dalle tante incognite che popolano il resto del reparto: tra primo e terzo giro 2016 (Will Fuller e Braxton Miller) e terzo giro 2015 (Jaelen Strong) i Texans hanno aggiunto tanto talento potenziale sinora per lo più inespresso. Per l’ex QB di Ohio State (Miller) si sapeva che l’adattamento avrebbe richiesto del tempo: quest’anno sta lavorando con Wes Welker, nuovo allenatore dei WR che nella posizione di slot dove dovrebbe giocare Miller due tre cose le sa. Per gli altri due un po’ di delusione iniziale c’è: Fuller è partito fortissimo con due partite sopra le 100 yard alle quali però sono seguite 12 partite per un complessivo di 424 yard, problemi fisici e in generale una fisicità sospetta lo hanno rallentato tanto che l’obiettivo della sua offseason è proprio quello di metter su 4 5 kg di muscoli. L’inconsistenza è il problema di Strong, spesso sbadato nel correre le tracce e quasi mai incisivo in 2 anni tra i pro, per lui anche problemi di infortuni e di marijuana, questo anno dirà molto sul suo futuro a Houston (o nella Lega).

Anche il TE C.J. Fiedorowicz aveva avuto due pessime stagioni per iniziare, poi l’anno scorso è stata l’unica nota veramente positiva di questo attacco: 50+ ricezioni, 500+ yard, 4 TD è tutto quello che si può chiedere ad un TE in un contesto che negli ultimi anni ho fatto molta fatica a sfruttare tracce intermedie, se poi ci sommiamo anche le 50 ricezioni e le 442 yard con 2 TD di Ryan Griffin ecco che abbiamo trovato veramente l’unica cosa da cui ripartire per la stagione 2017.

Molti tifosi dei Texans si aspettavano un intervento massiccio soprattutto per la linea offensiva, dove invece si è fatto ben poco e quel poco porta il nome ancor meno rassicurante di Breno Giacomini. Nel complesso la linea sta lentamente scivolando verso i bassi fondi della lega, due elementi però si salvano: il LT Duane Brown e l’autentica sorpresa (undrafted due anni or sono) il C Greg Mancz. Tolti loro due il resto rimane preoccupante: le guardie Su’a-Filo e Jeff Allen sono mediocri e per l’altro ruolo di tackle considerato out anche per tutto il 2017 Derek Newton ecco che la lotta tra il pessimo Chris Clark, il già citato Giacomini e il rookie Davenport sembra più una gara a chi è meno peggio.

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DIFESA

Anche qua pochissime novità, specie in entrata dal “mercato degli svincolati”: in realtà Houston non ha fatto free agency, tolte le due “late add” Giacomini e Sio Moore, non è stato firmato nessuno di nuovo (evento quasi unico).

La notizia migliore ovviamente è quella del recupero a tempo pieno di J.J. Watt dopo i problemi alla schiena che l’hanno tenuto out dall’ottobre scorso. Watt è un giocatore dominante, tre volte miglior difensore della lega, ma il fatto che la difesa si sia molto ben comportata anche in sua assenza fa ben sperare e tutti gli appassionati non vedono l’ora di vedere la pass rush combinata con l’altro super talento di questa difesa, Jadeveon Clowney, che proprio nella passata stagione al terzo anno tra i professionisti, ha alzato in maniera netta il suo rendimento, ben al di là dei 6 sack messi a segno, dando l’impressione a più ondate di essere veramente quel giocatore distruttivo che era sembrato essere ai Gamecocks di South Carolina.

Unleash Watt! (Aaron M. Sprecher via AP)

Per un titolare che ritorna, ce ne sono ben tre che andranno rimpiazzati, due appartengono alle secondarie, il terzo, Vince Wilfork, lascia un vuoto fisico abbastanza importante nel centro della linea. In realtà Houston s’è fatta trovare preparata all’evenienza, avendo inserito con lungimiranza nella rotazione già dall’anno scorso D.J. Reader: il quinto giro 2016 ha già giocato 8 partite come titolare e s’è sostanzialmente diviso gli snap come nose tackle. Coach Bill O’Brien stravede per lui.

Completa il fronte dispari Christian Covington, altro giovanissimo (23 anni), ma decisamente meno appariscente rispetto agli altri già citati. Mentre potrà trovare spazio sin da subito, almeno in rotazione nei down in cui si vorrà aumentare la pressione nel centro della linea, il rookie ex Clemson (anche lui….) Carlos Watkins che al college ha mostrato tanta forza fisica ed istinto per i QB avversari, quanta incostanza di rendimento: sarà proprio questo difetto a tenerlo un po’ in sideline almeno inizialmente.

Tra i linebacker non sarà tanto il già citato Moore a fare la differenza (per lui sarà già un miracolo resistere a roster ad inizio settembre), quanto il secondo giro da Vanderbilt, Zach Cunningham: giocatore completo, che deve solo limitare la tendenza a placcare alto, caratteristica che l’ha esposto un po’ troppo a miss tackle. Per il resto ha un atletismo, una capacità di liberarsi dai blocchi, istinto e lettura dei giochi avversari che ne fanno un prospetto su cui poter puntare ad occhi chiusi per il futuro anche recente.

Il presente a Houston forse si chiama ancora Brian Cushing: da qualche anno gli infortuni riguardano più operazioni da fare in offseason per sistemarsi che veri e propri problemi “in season”, fatto sta però che la sua affidabilità non è più certa, sembrava essersi ripreso un paio di stagioni fa, ma il ragazzo ormai 30enne va utilizzato con il contagocce (solo il 60% degli snap nella passata stagione) e la scelta di Cunningham, dopo quella di Bernardrick McKinney 2 stagioni fa, è abbastanza indicativa sulla volontà dei Texans di andare oltre. McKinney che proprio da “sophomore” nel 2016 è stato uno dei migliori giocatori di questa difesa (per lui anche 5 sack).

La pass rush che in questa difesa arriva praticamente da ogni dove sarà completata da Whitney Mercilus, che riceverà non pochi benefici dal rientro di Watt.

Come accennato in precedenza sono ben due i titolari tra le secondarie che devono essere rimpiazzati ma nessuno di nuovo dovrà farlo. La safety Quintin Demps in realtà era già stata rimpiazzata un po’ come avvenuto con Wilfork: l’anno scorso Corey Moore era già entrato in rotazione con buone prestazioni e spetterà quindi a lui prendere i galloni della strong safety titolare affianco alla free safety confermatissima Andre Hal.

Più complicata la situazione lasciata da A.J. Bouye, emerso come cornerback dominante quasi per caso nell’ultima stagione, dopo essere entrato come undrafted ed aver fatto 3 annate quasi incolori. Bouye ha subito monetizzato le sue performance firmando il contratto più pesante tra quelli che hanno cambiato squadra (67,5 milioni totali) passando ai rivali divisionali, i Jacksonville Jaguars.

Bouye performance alla mano è stato veramente uno dei migliori CB dello scorso campionato, per sostituirlo si chiederanno di nuovo gli straordinari a Johnathan Joseph che ormai ha 33 anni. Quando sano le sue prestazioni in campo non hanno comunque mai tradito sinora.

Dal lato opposto situazione simile per Kareem Jackson, con qualche anno e certezza di rendimento in meno di Joseph, ma con gli stessi dubbi fisici che negli ultimi periodi ne hanno minato la continuità.

Il salto di qualità vero lo si aspetta da Kevin Johnson, primo giro 2015 che sinora ha un po’ titubato, anche lui per problemi fisici avendo subito per ben due volte la “frattura Jones” ovvero la rottura del quinto metatarso del piede. La situazione ora sembra recuperata, ma tirando le somme del reparto ci sono sin troppi punti di domanda derivanti a problemi fisici e in generale non c’è molta depth per stare del tutto tranquilli, pur essendo il talento mediamente alto.

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SPECIAL TEAM

Nick Novak anche grazie ad un attacco spesso asfittico in “posizione punto” è stato tra i kicker più prolifici della scorsa stagione, dietro solo alla macchina da field goal che corrisponde al nome di Tucker. Houston a roster comunque ha un giovane molto interessante, l’ex UCLA Ka’imi Fairbairn che prima o poi, qui o altrove, avrà una chance.

Per i punt Shane Lechler resta sempre una delle gambe più potenti in circolazione (47.5 di media a calcio) pur essendo ormai un 40enne.

Nei ritorni invece qualcosa potrebbe cambiare: nella passata stagione il titolare sia per i punt che per i kickoff è stato Tyler Ervin, senza però entusiasmare, considerando che nel reparto di RB l’affollamento è alto non è detto che il suo posto sia garantito. Occhio quindi ad un altro RB: Akeem Hunt.

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DRAFT

1 (12) – Deshaun Watson, QB (Clemson)
2 (57) – Zach Cunningham, LB (Vanderbilt)
3 (89) – D’Onta Foreman, RB (Texas)
4 (130) – Julien Davenport, OT (Bucknell)
4 (142) – Carlos Watkins, DT (Clemson)
5 (169) – Treston Decoud, CB (Oregon State)
7 (243) – Kyle Fuller, C (Baylor)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Sio Moore (LB, ARI), Breno Giacomini (OT, NYJ)

Out: Brock Osweiler (QB, HOU), Oday Aboushi (OT, SEA), Vince Wilfork (NT, FA), John Simon (LB, IND), A.J. Bouye (CB, JAC), Quintin Demps (S, CHI).

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COACHING STAFF

Sei allenatore dei quarterback e offensive coordinator nell’anno in cui ti arriva Brock Osweiler, non è facile superare la mareggiata. Infatti così è stato per George Godsey. L’esperienza è stata così traumatica che al momento lo troviamo nel coaching staff dei Lions, ma con compiti difensivi.

A Houston comunque tutto quello che è attacco passava e passerà sotto la supervisione ora anche operativa di Bill O’Brien. Cosa che peraltro non fa impazzire moltissimo i tifosi. Lui che proprio come offensive coordinator nei Patriots 2011 aveva preso il volo, pare non aver molto bonus da parte da potersi giocare: questo sarà il quarto anno e non c’è stata nessuna tendenza positiva per l’attacco dei Texans pur avendo investito e cambiato tantissimo in fatto di giocatori. Sembra l’ultima chance.

In difesa invece cambia qualche nomenclatura ma l’organico resta pressoché lo stesso. Romeo Crennel non sarà più il defensive coordinator, ma resta come assistente speciale, quasi al pari di O’Brien. Inizierà a studiare da DC Mike Vrabel, già presente nello staff da due anni come allenatore dei LB.

Vrabel giocò ai Patriots dal 2001 al 2008, proprio come Larry Izzo, anche lui confermato come allenatore degli special team.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Molto (tutto?) del salto di qualità per i Texans passerà dall’impatto che potrà avere Watson con la NFL. Sarà già interessante seguire la lotta in preseason tra lui e Savage per capirne un po’ di più. Per il resto la squadra è cambiata pochissimo, ha talento diffuso su molti reparti, la linea offensiva resta però sospetta. Andare ai playoff non è mai impossibile, ma poi quando ci si affaccia a combattere contro potenze delle altre division serve qualcosa di più sia come rendimento che come continuità: vivacchiare è facile, ma dal 2017 ci si aspetta qualcosa di più.

Il calendario con AFC North e NFC West che non sono più le division impossibili rispetto a due stagioni or sono forse un po’ di respiro in più lo potrebbe anche lasciare.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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