Il Ciclismo 2017

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Vi sento che siete carichi. Che eravate in piedi sul divano per il GP Costa degli Etruschi o attaccati a uno streaming diversamente legale per il l’Etoile de Besseges. Siete, anzi siamo, dei malati. Ma quei 2 mesi di stacco completo dal ciclismo professionistico fanno male. Vien voglia di andare a guardare i vecchi del paese che provano a scalare il Lissolo e puntualmente mettono giù il piede sul tratto al 10%, che credono sia al 25%. Tranqui però, ancora un paio di settimane e si comincia a fare sul serio. Scaldate i motori, anche se da qui in avanti non potete più usarli.

Grandi Giri

I Big 4 sono ancora i Big 4. Sì, lo so, Contador è sembrato vecchissimo al Tour dell’anno scorso e Nibali per poco non si ritirava dal Giro. Per me rimangono comunque di un altro livello, e se ci sono loro alla partenza di un GT, non scommetto su nessun altro. Lo Squalo torna al Giro da campione uscente e ci trova un campo partenti 5 stelle lusso. Froome punta al quarto Tour, ma non nasconde nemmeno l’ambizione di fare doppietta alla Vuelta.

Quintana, che l’anno scorso si prese la corsa spagnola, ha deciso di misurarsi con la storia già a 27 anni, correndo Giro e Tour per vincerli entrambi. L’unico che è rimasto col cerino in mano nel 2016 è Il Pistolero, ma io credo che prima di ritirarsi un altro segno dovrà lasciarlo. Un po’ come Federer.

Il 2017 è l’anno del Centesimo. La scelta è stata quella di organizzare un Giro tutto italiano, cercando di toccare il maggior numero possibile di regioni. Il percorso è vario come d’abitudine, ma forse non speciale come un’occasione del genere avrebbe meritato, e mancano un paio di cime storiche.

Si parte dalla Sardegna con 3 tappe abbastanza semplici, poi puntata in Sicilia dove si dovrà scalare l’Etna. Il ritorno nel Continente offre un paio di trabocchetti, poi weekend durissimo con Blockhaus e crono di 40km. Seconda settimana interlocutoria e un po’ deludente, mentre la terza rischia di essere esiziale con tanti colli di prima categoria e la crono conclusiva a Milano.

nairo quintana ciclismo 2017 giro d'italia

Il favorito, se arriva al top della condizione, è Nairo Quintana, con Nibali un gradino sotto. Non mi dimentico di Stevo Kruijswijk, che l’anno scorso a due tappe dalla fine il Giro lo aveva praticamente vinto, salvo buttare via tutto per un’inopinata caduta. Ci sarà Fabio Aru, che prova a riscattare un 2016 opaco ritornando al calendario che tante gioie gli ha dato.

Ci saranno anche Jungels, Dumoulin e Zakarin, tutti protagonisti l’anno scorso, mentre farà il suo esordio nella corsa rosa Thibaut Pinot, che lontano dalle pressioni e dal caldo di casa sua potrebbe trovare nuova linfa. Outsider l’incostante Landa e i gemelli Yates.

Al Tour, anche quest’anno, ci andranno i migliori. Il super favorito rimane Chris Froome, mentre bisognerà vedere in che condizioni arriverà Quintana dopo le fatiche del Giro (l’anno scorso fece meglio nel secondo GT stagionale). Contador è un’incognita: nel 2016 dopo una primavera stupenda si sciolse sul più bello. Opinione diffusa è che ormai non possa fare corsa pari con gli altri, ma io sono un romantico, lasciatemi sognare.

Di gente che può puntare al podio ce n’è tanta: da Bardet a Richie Porte, passando per Chaves, Meintjes e Dan Martin, fino ai giovanissimi come Superman Lopez. Il percorso è 100% Tour degli ultimi anni, con pochi km a crono e tanti arrivi in salita. C’è qualche tappa interessante qua e là, ma rischia di essere una corsa addormentata se viene giù la solita versione Avengers della Sky.

chris froome ciclismo 2017 tour de france

La Vuelta, come sempre, è difficile da valutare, soprattutto perché si saprà solo più in là nella stagione chi ci andrà, tra giovani rampanti, vecchietti all’ultima chance, caduti e ritirati degli altri GT, ecc. Froome e Quintana l’anno scorso hanno mostrato al mondo come la doppietta, almeno quella estiva, non sia impossibile. Non sempre è una corsa entusiasmante, ma può garantire sprazzi favolosi se sono presenti i big.

Corse di un giorno

Veniamo da un’annata speciale. Roubaix e Olimpiadi sono state corse che rimarranno nella storia del ciclismo, ma anche Fiandre, Lombardia, Omloop e Harelbeke hanno dato spettacolo. Persino il Mondiale, che sulla carta doveva annoiarci a morte, in fin dei conti è stato godibile. La stagione delle Classiche del Nord rimane il culmine per i veri appassionati di ciclismo.

Io di norma comincio a negarmi al telefono e rimandare qualsiasi impegno. I weekend diventano sacri: un affare privato tra me, il divano e qualche pollanca calda. Non c’è niente di più bello al mondo che vedere la gente staccarsi in pianura. E tu che gli gridi: non puoi mollare adesso, cazzo. E lui che se ti sentisse ti piglierebbe a bastonate, giustamente.

Già in settimana si vedrà roba interessante, con le prime corse belghe e il GP di Lugano, ma bisogna aspettare marzo per la ghiaia impietosa delle Strade Bianche, che regala sempre due ore di emozioni e quest’anno ha anche acquisito lo status WT. A metà marzo ovviamente c’è la Sanremo, che resta con il finale tradizionale Capi + Cipressa + Poggio e l’arrivo sulla storica via Roma. Favoriti i corridori veloci con gran motore: Sagan, Degenkolb, Kristoff, il campione uscente Demare e l’arcirivale Bouhanni. Occhio anche a Fernando Gaviria, che l’anno scorso era in rampa di lancio prima di cadere da solo sul rettilineo finale. Tra gli italiani mi aspetto il salto di qualità di Bonifazio e Colbrelli, entrambi nel nuovo team Bahrein.

Poi arriva il pavé e ve l’ho detto, io comincio a star male. Cancellara ha chiuso, Boonen no, e almeno per la Roubaix per rimane un top5 tra i favoriti. Chi l’anno scorso ha svoltato la carriera è Peter Sagan, che ha rivinto il Mondiale dopo una stagione da padrone di questo sport, incluso il primo successo in una Monumento. Occhio però alla sua nemesi Greg Van Avermaet, un altro che nel 2016 si è tolto il vestito da eterno piazzato e ci ha pisciato sopra. Questi due, al top della forma, decidono come si corre anche per gli altri, se all’attacco o di conserva.

Gli outsider non mancano: Vanmarcke, Boom, Stannard, Degenkolb, Kristoff, oltre ai giovanissimi Benoot, Stuyven e Van Baarle. La Etixx viene da un’annata disastrosa nelle Classiche. Con quel roster, se vogliono, possono comandare ogni corsa.

parigi roubaix ciclismo 2017 boonen

Le vallonate negli ultimi anni offrono pochissime variazioni sul tema. Corse controllate per tanti km e poi sprint finale sull’ultimo colle. Fa macchia il Lombardia, che da due anni offre corse spettacolari e attacchi da lontano. Per le Ardenne i favoriti cambiano in base alla corsa: Valverde e Alaphilippe per la Freccia, Matthews e Coquard per l’Amstel. Alla Liegi, specie se si corre d’attesa, può anche vincere un outsider, come ha fatto l’anno scorso Poels.

Tanta la gente che ambisce a fare il salto di qualità, da Wellens a Bardet, passando per Henao, Valgren e Barguil. Gli italiani hanno più chance qui che sulle pietre, ma nessuno pare davvero all’altezza, a parte un Diego Rosa che in Sky potrebbe non avere la libertà per dimostrarlo.

Il Mondiale sarà a Bergen, in Norvegia, su percorso prevalentemente pianeggiante, ma molto esposto. Favoriti dunque i velocisti potenti, ma abbiamo visto nel 2016 come il vento possa sparigliare il mazzo molto in fretta e creare una corsa divertente.

Giovani talenti (nati nel 1993 o dopo)

Italia: lo dico sottovoce, ma Gianni Moscon a me pare un fuoriclasse assoluto. Ha già scalato le gerarchie in casa Sky e quest’anno nelle Classiche sarà spesso nel gruppo buono. Niccolò Bonifazio è alla terza  squadra in tre anni: forse non facilissimo da gestire, ma alla Bahrein avrà spesso chance di correre da capitano. Chi è piaciuto tantissimo sul finire del 2016 è Alberto Bettiol, uomo da corse vallonate anche dure. Occhio poi a Giulio Ciccone (per le corse a tappe), Riccardo Minali (per le volate e figlio di Nicola, professionista di buonissimo livello negli anni ’90) e Filippo Ganna (per mollare lì 40 corridori e farsi rivedere all’arrivo sul podio).

Francia: l’anno scorso ha un po’ deluso ma Alexis Gougeard, passista col fiuto per l’impresa, continua a sembrarmi un gran corridore. Sempre in Ag2r c’è Pierre Latour, scalatore mignon già vincitore di una tappa alla Vuelta 2016. Per le Ardenne viene su forte il classe ’94 Anthony Turgis: esplosivo, veloce, tiene anche sui colli. Infine David Gaudu, il talentino ventenne che l’anno scorso incantò tutti al Tour de l’Avenir. Non lo vedremo nei GT ma in qualche corsa importante di una settimana sì.

Colombia: per Gaviria direi che non vi serve la mia presentazione. Superman Lopez è già oggi un top10 in montagna: l’anno scorso ha vinto il Giro di Svizzera, nel 2017 correrà il suo primo Tour. Se invece vi interessano quelli che hanno ancora l’acne citofonate Egan Bernal, classe ’97 (non è un refuso). Questo è uno che al Trentino 2016 ha guardato negli occhi i Fuglsang, Landa e Bardet di questo mondo su salite vere. A 19 anni. Fate voi. Altro ragazzino di gran classe è lo scalatore Daniel Felipe Martinez, mentre il nome più esotico è quello di Jhonatan Restrepo, veloce ma adatto anche a salite non durissime.

Belgio: non scherza un cazzo il campione del mondo ciclocross Wout Van Aert, uomo da nord e da pavé. Tutto da scoprire è anche Laurens De Plus della Etixx: uno dei pochi belgi che un giorno potrebbe ambire a far classifica nei GT. Ha molto ben impressionato sulle salite brevi Loic Vliegen, già top10 all’Amstel l’anno scorso e che potrà giocarsi le sue carte ora che Gilbert ha lasciato la BMC.

Altri nomi presi dal mazzo.
Tao Geoghegan Hart (SKY): londinese classe ’95 dal nome che ispira rituali ancestrali. Il passaggio in WT con Sky ne ha bruciati tanti, ma lui sembra di un’altra pasta. Gran scalatore.
Hugh Carthy (Cannondale): personaggio bislacco, forse sociopatico (vive a Pamplona pur di non incontrare altri ciclisti), ma quando si comincia a salire contano le gambe. E lui ne ha quasi sempre.
Adrien Costa (Axeon): lo vedremo di rado, e soprattutto nelle corse nordamericane, però questo ragazzino è il futuro del ciclismo a stelle e strisce. Fenomeno.
Sam Oomen (Sunweb): classe ’95, già solido in alcune brevi corse a tappe, ci si aspetta un salto di qualità.
Robert Power (Orica): torna da quasi un anno di inattività per una grave patologia, con dei capelli agghiaccianti peraltro. Super scalatore, in una squadra dove i giovani spesso brillano.
Merhawi Kudus (Dimension Data): lo metto ogni anno e prima o poi mi accorgerò che ha 40 anni e il suo miglior risultato è un settimo posto al Giro di Ascoli. Ma fino ad allora lasciatemelo mettere.
Soren Kragh Andersen (Sunweb): ventiduenne, forte a crono ma anche veloce, si difende in montagna. L’anno scorso ha preso le misure, nel 2017 deve cominciare a correre coi grandi.
Stefan Kung (BMC): prima la mononucleosi, poi la sfiga gli hanno rovinato il 2016. Ma questo ha un motore pazzesco, non può non esplodere.
Matvey Mamykin (Katusha): occhio, questo è fortissimo. Non mi stupirei di vederlo già nella top10 di un Grande Giro.
Phil Bauhaus (Sunweb): un assoluto rapace quando c’è da mettere la ruota davanti a tutti in volate ristrette. Avrà spesso libertà d’azione.

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