Kansas City Chiefs 2017 – Non belli, ma ballano bene

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

I Chiefs non sono belli, ma ballano bene. Prima che vi scagliate contro di me sul concetto di bellezza (sì, Angelo parlo con te), lo ben so che è una questione soggettiva, diciamo quindi che non corrispondono al canone di bellezza che la moda NFL sta proponendo in questi ultimi anni. I Chiefs non sono sexy (né in attacco, né in difesa), però alla domenica a pranzo le tagliatelle fatte a mano le sanno ancora fare.

Piaccia o no, sono una squadra con cui le rivali divisionali negli ultimi 4 anni hanno sempre dovuto fare i conti. Certo ai playoff hanno vinto solo una partita in tre partecipazioni (una non agonistica wild card contro i Texans, quella dei 4 intercetti di Hoyer in metà partita e 30-0 risultato finale), ma basta guardare i punteggi delle sconfitte (44-45, 20-27, 16-18) per capire che forse manca davvero poco per fare l’ultimo step.

Ma si può fare con la parnanza o bisogna cambiare qualcosa?

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ATTACCO

Questa domanda se la saranno posta anche nel Missouri (perché questa Kansas City non sta nel Kansas, ma nel Missouri, ndr) ed hanno fatto una trade up per darsi una risposta: giocando di sponda con i Bills sono saliti alla decima scelta per prendere Patrick Mahomes, come prototipo di quarterback quanto di più distante da Alex Smith al momento.

Mahomes per molti era il miglior braccio in questa classe di QB, rilascio rapido e potenza di lancio di primo livello, abile a mandar fuori tempo la pressione pur restando nella tasca, buona visione ed ancor migliori istinti nell’anticipare lanci e nell’azzannare la partita. Il tutto però condito da una indisciplina in campo che lo ha portato spesso a strafare, a forzare passaggi cercando di ergersi ad eroe o ad improvvisare anche quando non ce ne era il bisogno. Senza trascurare che da Texas Tech e da quel sistema da spara palloni non sono molti (zero?) i QB che poi si sono adattati al mondo professionistico.

Mahomes quindi è un prodotto su cui bisogna lavorare, il talento grezzo c’è, ma non può bastare. I Chiefs da questo punto di vista sono la squadra adatta per lui, possono attenderlo anche per una stagione intera (come andava di moda una volta), sono talmente solidi che si sono permessi di spendere due primi giri ed un terzo (tanto è costato salire) per un giocatore che non solo non avrà impatto nel breve, ma non ne avevano nemmeno bisogno per la stagione 2017. Senza dubbio è stata una mossa molto coraggiosa.

Patrick Mahomes se la sente!

Il futuro imminente sarà ancora nelle mani di Alex Smith il cui contratto va in scadenza nel 2018, ma che l’anno prossimo potrà essere tagliato salvando 17 dei 20 milioni che dovrebbe percepire.

Con l’ex prima scelta assoluta del 2005 dietro al centro, questo attacco sarà ancora molto simile a quello che abbiamo visto negli ultimi anni: molto running game, il più vario possibile, molto dink&dunk nel passing game come lo definisce in maniera dispregiativa chi non ama questi Chiefs, ovvero passaggi che vanno a sezionare le zone corte lasciate libera senza quasi mai azzardare sul profondo: guadagni corti, ma assicurati da un quarterback molto preciso nel breve come Alex Smith sa essere.

La perdita di Maclin per il passing game però non è di poco conto: il suo secondo anno è stato di molto inferiore al primo (dimezzate le ricezioni e le yard, quasi azzerati i TD da 8 a 2, aumentati i problemi fisici), un giocatore come lui può essere lasciato andare via ma va in qualche modo rimpiazzato con qualcosa di simile. Ai Chiefs non l’hanno pensata così e sostanzialmente hanno deciso di mettere l’attacco aereo nelle mani di Tyreek Hill o ancor meglio nelle sue gambe (si spera non nella sua testa, che ha avuto già qualche sbandamento), un giocare molto diverso dal suo predecessore. La sua velocità forzerà un po’ l’attacco ad esplorare il profondo molto di più di quanto visto sinora, ma dal training camp ci arrivano echi di un Hill coinvolto à la Maclin anche nelle tracce intermedie. Una volta che si riesce a mettergli la palla in mano poi lui, con la sua elusività e la sua velocità, riesce a fare il resto.

L’NFL in questi anni ha avuto una manciata di “gadget player” alla Hill, ma nessuno è riuscito ad amalgamarli al contesto di gioco in maniera continuativa. Sarà interessante seguire l’evolversi della questione.

Come detto il resto del reparto è rimasto quasi identico: Chris Conley ed Albert Wilson restano ricevitori situazionali, forse dal primo ci si può aspettare qualcosa di più, ma la sensazione è che per entrambi abbiamo visto il massimo che possono dare in questo contesto. Occhio allora al rookie Jehu Chesson preso al quarto giro (anche lui arrivato via trade up) che, fatte le debite proporzioni, può andare a ricoprire i compiti che sono stati di Maclin: buon ricevitore di possesso che sa usare la sua stazza per ricevere palloni contestati ed in traffico, non ha tanti margini di miglioramento e non è così appariscente a livello di talento, ma pare fatto dal sarto per combinarsi con le caratteristiche di Alex Smith. Peraltro a Michigan s’è messo in mostra anche come bloccatore per il running game, tutte doti molto apprezzate in questo sistema.

Travis Kelce resta comunque il bersaglio principale per muovere la catena e per sbilanciare le difese spesso costrette a risolvere con scarso successo il rebus del suo missmatch. Dopo aver saltato tutta la prima stagione per infortunio, Kelce ha messo insieme tre stagioni regolari da 2862 yard ricevute e 14 TD. L’anno scorso per ben 6 volte è andato oltre le 100 yard a singola partita ed è risultato il giocatore più cercato con 117 target. Essenziale.

Per preservare un po’ la sua salute e non farsi trovare del tutto sprovveduti in caso di problemi fisici che con un corpo e un tipo di gioco così “violento” come il suo sono sempre dietro l’angolo, i Chiefs hanno portato a bordo Gavin Escobar, che oltre tutto fornisce una opzione in più in end zone. Escobar ha lasciato i Cowboys perché poco utilizzato, la sensazione è che dal punto di vista quantitativo sia caduto un po’ dalla padella alla brace.

Per il running game non ci sarà più Jamaal Charles, in condizioni normali sarebbe un’assenza da mandare una squadra in panico ma ormai ai Chiefs ci erano abituati (8 partite e 93 portate tra 2015 e 2016). Per rimpolpare un reparto corse che negli ultimi anni ha spesso (volente o nolente) alternato molti giocatori è arrivato, da Toledo, Kareem Hunt, selezionato al terzo giro in questo draft che nel reparto dei RB era veramente profondo. La caratteristica principale di Hunt è la sua elusività, l’agilità specie nei primi passi e nel traffico generato dalla linee che gli permette di trovare spesso il pertugio favorevole. Purtroppo gli manca poi il turbo per rendere le sue corse mortifere anche quando bisogna seminare linebacker e secondarie.

Hunt si inserisce in un comitato per il running game che continuerà a prevedere le corse di Spencer Ware (sulla carta è lui il giocatore più completo deputato a prendersi l’etichetta di RB1), mentre per Charcandrick West (molto discontinuo) qualche dubbio in più c’è.

A roster poi ci sarebbe C.J. Spiller, fosse ancora la metà del giocatore che doveva essere, in questo reparto in cui un po’ di velocità manca, lui sarebbe molto utile. Il problema è che al momento deve più che altro conquistarsi un posto nei 53 per il quale lotterà proprio con West.

La linea offensiva nel suo complesso è nella media e rispetto all’anno scorso non ha cambiato quasi nulla: Eric Fisher, left tackle e prima scelta assoluta 2014, ha concluso il suo contratto da rookie senza però mai convincere del tutto (e molto lontano dal poter essere il giocatore dominante che aveva meritato quella scelta), non è passato attraverso l’opzione del quinto anno, cosa che poteva far pensare ad una sua partenza, ma ha comunque firmato il contratto pluriennale che lo legherà ai Chiefs fino al 2021 per 48 milioni totali: non pochi. L’anno scorso è stato spostato a sinistra, si sono visti dei miglioramenti ma non tali da giustificare questo nuovo contratto.

Il dubbio più grosso è proprio chi si posizionerà al suo fianco: come guardia di sinistra sono in ballottagio Ehinger, Fulton e Witzmann. Il primo era il titolare del posto prima di infortunarsi l’anno scorso, il secondo che di mestiere fa il backup del centro ne è stato il suo sostituto, il terzo è un oggetto un po’ misterioso, undrafted 2014 che ha maturato l’esperienza di 4 snap in attacco sinora (tutti l’anno scorso).

Mitch Morse era ed è il centro, nonché il giocatore migliore di questo reparto. Mentre a destra la quadratura è stata trovata con Laurent Duvernay-Tarddif come guardia e Mitchell Schwartz come tackle, con quest’ultimo che ha un po’ deluso l’anno scorso nel suo primo anno con la nuova maglia: ai Chiefs si aspettano un rendimento simile a quello che Schwartz aveva avuto ai Browns.

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DIFESA

Pochi cambiamenti, ma importanti non solo in attacco (Maclin), ma anche in difesa (Poe). Non sarà facile riempire il vuoto lasciato da Dontari al centro della linea difensiva (a fronte dispari) dei Chiefs. Per farlo, a differenza di quanto fatto in attacco con Maclin, qui si è pensato di intervenire utilizzando la free agency.

Bennie Logan è arrivato a Kansas City forte del suo trascorso con Andy Reid, che proprio in qualità di head coach a Philadelphia lo scelse al terzo giro nel 2013. Al momento della firma Dontari Poe era ancora sul mercato e si pensò che l’annuale da 8 milioni per un solo anno speso sull’ex Eagles permettesse ai Chiefs di risparmiare dei bei soldi, a fronte chiaramente di un giocatore meno dominante. In realtà poi Poe ha firmato per i Falcons proprio lo stesso tipo di contratto: bizzarrie da free agency.

Logan non è stato l’unico DT firmato in questa free agency, anche Cam Thomas (altro adatto a giocare nose tackle) al momento è a roster: dopo gli anni abbastanza deludenti agli Steelers e qualche snap nella scorsa stagione ai Rams, Thomas lotterà queste settimane per restare con i “Capi” e conquistarsi un ruolo di rotazione.

Chris Jones, secondo giro 2016, ha avuto una stagione che va ben al di là dei 2 sack messi a segno, risultando secondo i grade di Pro Football Focus il migliore di questo reparto. Giocatore completo molto bravo a prendere possesso dei backfield avversari. Lui è sicuro del posto, dall’altra parte della linea invece, stando anche alla partenza di Jaye Howard, c’è bagarre: Jarvis Jenkins è arrivato a stagione in corso nel 2016 ed ha dato un discreto aiuto soprattutto nella difesa contro le corse, Allen Bailey sta recuperando da un infortunio ai pettorali, se al 100% come sembra il posto da titolare sarà suo. Ci aspettiamo però che nella rotazione si inserisca anche Kpassagnon salito alla ribalta dopo un Senior Bowl molto valido: talento atletico strabordante che però deve essere portato al livello professionistico per quel che riguarda la continuità e la comprensione del gioco.

La profondità della linea la ritroviamo anche per gli outside linebacker in questa che di base è una 3-4 e conta molto sul lavoro degli OLB per portare pressione ai QB avversari, pratica che però per un motivo o per un altro l’anno scorso ha prodotto solo 28 sack.

Dee Ford è stato l’unico che ha rispettato le promesse anzi è andato anche oltre, considerando che eravamo quasi convinti ad appiccicargli addosso l’etichetta di bust dopo le prime due stagioni da 5,5 sack totali. Il terzo anno invece l’ha visto raggiungere la doppia cifra ed iniziare a ripagare quella prima scelta (23esima assoluta) di 3 anni fa che per tutti era un chiaro segnale dei giorni contati di Tamba Hali. Hali che in effetti in questa offseason ha avuto modo di diventare protagonista sui social con uno “sclero” sullo scarso utilizzo avuto specialmente sul finire di stagione.

Sclero o non sclero la sua carriera pare comunque volgere al termine e più che a Zombo (abbastanza impalpabile in pass rush) i Chiefs chiedono uno sforzo a Justin Houston che dopo la stagione da 22 sack (a mezza unità dal record all-time per singola stagione di Michael Strahan) ha passato più tempo in infermeria che a giocare e non ha più raggiunto la doppia cifra di sack, cosa che gli era riuscita in 3 dei suoi primi 4 anni nella Lega.

Corta invece la coperta per i ruoli interni: Derrick Johnson inizia a perdere qualche passo (d’altronde in inverno gli anni diventeranno 35) ed al suo fianco non c’è gente affidabile, tutt’altro: Ramik Wilson è un giocatore in divenire, ha avuto una buona stagione, che diventa ottima se si pensa che i Chiefs l’avevano pure tagliato ad inizio 2016 per poi riprenderselo.

Il ruolo affianco a Derrick Johnson doveva essere di Mauga, che però ha saltato tutta la scorsa stagione per un problema alla spalla e non si è capito in che condizioni è tornato per questo training camp (e rischia di non superare il taglio).

Insomma specie per le zone centrali i linebacker dovranno chiedere il supporto delle safety ed in particolar modo ad Eric Berry. L’ultimo capitolo di una storia da Hollywood (con tanto di sconfitta di un tumore) è stato scritto proprio pochi mesi fa quando a free agency ancora da iniziare, Berry ha firmato un contratto monstre da 78 milioni totali nei prossimi 6 anni. Parliamo di una delle safety più forti e complete della lega: perfetto nella copertura dei tight end, abile cacciatore di palloni e dominante nell’accorciare sulle corse altrui. La quinta scelta assoluta del draft del 2010 è la vera star di questa difesa, in grado di coprire molte magagne del front seven.

Never give up

Al suo fianco giocherà Ron Parker, giocatore duttile che ha un passato anche come cornerback. I due (Parker e Berry) l’anno scorso hanno saltato complessivamente una quarantina di snap in tutta la stagione, direi che i loro backup possono mettersi l’anima in pace e lottare per poter tirare qualche colpo giusto negli special team.

Tra i cornerback spicca Marcus Peters: da rookie nel 2015 aveva messo a segno 8 sorprendenti intercetti, i 6 dell’anno scorso sono la conferma delle sue doti impressionanti da cacciatore di palloni nonostante rispetto al primo anno sia stato “cercato” ben 64 volte in meno. Il problema qui è che forse è l’unico CB di livello della squadra.

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SPECIAL TEAM

Quando hai un’arma come Tyreek Hill non è facile pensare di non usarlo anche negli special team, chiaro metti a repentaglio la sua salute, ma è talmente devastante palla in mano anche nei ritorni che lo devi sfruttare. Costringerà tanti punter ad inventarsi qualcosa e/o a calciare fuori pur concedendo qualcosa alla potenza di calcio, mentre nei kickoff, come già avvenuto l’anno scorso potrebbe alternarsi a De’Anthony Thomas. Insomma l’atletismo qua non manca.

Confermati anche i “calciatori”, il kicker Cairo Santos (ormai più che affidabile e pedina fondamentale in questo attacco) e il punter Dustin Colquitt.

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DRAFT

1 (10) – Patrick Mahomes II, QB (Texas Tech)
2 (59) – Tanoh Kpassagnon, DE (Villanova)
3 (86) – Kareem Hunt, RB (Toledo)
4 (139) – Jehu Chesson, WR (Michigan)
5 (183) – Ukeme Eligwe, LB (Georgia Southern)
6 (218) – Leon McQuay III, S (USC)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: C.J. Spiller (RB, NYJ), Gavin Escobar (TE, DAL), Bennie Logan (DT, PHI), Cam Thomas (DT, LAR), Marqueston Huff (S, BAL).

Out: Nick Foles (QB, PHI), Jamaal Charles (RB, DEN), Knile Davis (RB, PIT), Jeremy Maclin (WR, BAL), James O’Shaughnessy (TE, NE), Dontari Poe (NT, ATL).

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COACHING STAFF

Il vero cambiamento non è avvenuto tanto nel coaching staff, quanto nel management: in quest offseason non sono pochi i general manager saltati con tempistiche inaspettate, in pochi “avevano visto arrivare” il licenziamento di John Dorsey avvenuto il 22 giugno.

I contorni della vicenda non sono mai stati resi chiari, ufficialmente il mancato rinnovo post 2017 ha portato ad una separazione anticipata. Strano che nel mentre a Kansas City si siano fatti scappare il suo sostituto “naturale” interno Chris Ballard (nel frattempo accasatosi ad Indianapolis). Il nuovo GM, Brett Veach, viene comunque dal front office e lavorava già come Co-Director of Player Personnel a stretto contatto con Dorsey (e Ballard di cui era immediato sottoposto).

Dorsey aveva lavorato molto bene in questi anni, aveva sostituito Scott Pioli ed era arrivato con Reid al quale era molto legato (entrambi hanno iniziato la carriera in NFL negli anni ’90 a Green Bay): con lui aveva costruito questi Chiefs. Di certo il suo allontanamento non ha reso sereno l’head coach ma una squadra che negli ultimi 4 anni è andata sempre in doppia cifra di vittorie (tranne un anno, 9), sempre ai playoff (tranne un anno, quello da 9 vittorie), ha vinto la division l’anno scorso e non è mai andata oltre al second posto negli altri tre, non può vedere messo in discussione l’operato del proprio capo allenatore, uno che in carriera ha 18 stagioni da HC con una media di 9,6 vittorie a stagione.

Tutti confermati quindi con la coppia Matt Nagy/Brad Childress ancora a gestire l’attacco e Bob Sutton ad occuparsi della difesa.

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RESOCONTO e CALENDARIO

I Chiefs così costruiti hanno raggiunto il massimo livello raggiungibile? A giudicare dallo strano cambiamento del GM a giugno inoltrato la domanda devono essersela fatta anche i proprietari e la risposta è stata “sì”. In realtà quest’anno vedremo poco di diverso rispetto a quanto fatto negli ultimi anni, il che comunque non è per nulla da buttar via: i Chiefs lotteranno per la division e per essere un osso duro da battere in post season.

La stagione sarà aperta proprio da una loro partita, ospiti dei New England Patriots, campioni in carica, giovedì 7 settembre. Il calendario poi prevede scontri con le squadre della AFC East e NFC East. In week 7 e 14 gli scontri diretti con i Raiders, sulla carta gli avversari contro i quali si giocheranno il maggior numero di chance di conquistare i playoff vincendo la division.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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