Los Angeles Chargers 2017 – Più di un 5-11

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Facciamo un test tutti assieme, ripetiamo: Los Angeles Chargers, Los Angeles Chargers, Los Angeles Chargers, Los Angeles Chargers, Los Angeles Chargers, Los Angeles Chargers. Fatto? E se dico San Diego?

Avete risposto Chargers, eh?! Ci vorranno ancora dei mesi prima di entrare negli automatismi che la relocation non riconosce. Relocation che un tifoso dei San Diego, Los Angeles, Chargers aveva ben descritto su queste pagine pochi mesi fa. Ora dobbiamo per forza di cose guardare avanti: nuova città, nuova stagione, nuove attese, nuove (o vecchie) paure.

I Chargers non vincono la division dal 2009, quando con una stagione da 13-3 conclusero una striscia di 4 vittorie consecutive della AFC West. Da allora né un calante Turner, né un deprimente McCoy ci sono più riusciti. Proprio l’era di McCoy era iniziata con una qualificazione ai playoff (l’unica in questo lasso di tempo) quasi improvvisa che ha un po’ illuso i tifosi. Il 2017 è l’inizio di un nuovo corso non solo per il trasferimento a Los Angeles.

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ATTACCO

Nuovo corso che però vuole ripartire da Rivers o quanto meno vuole tirarne fuori le ultime gocce di energia: gli anni a dicembre saranno 36, le stagioni NFL sono già 13 e si va per la 14esima, peraltro l’ultima è quella che preoccupa di più con una percentuale di completi appena superiore al 60% (tra i suoi minimi in carriera) e soprattutto ben 21 intercetti come non gli era mai successo. Non è solo colpa sua, ma questi sono campanelli d’allarme che abbinati all’età potevano far pensare già ad un avvicendamento epocale nel ruolo (considerando anche che Rivers era ed è molto legato a San Diego e alla sua comunità).

Così non è stato. Certo la sparata del nuovo HC sul fatto che prevede 4 5 stagioni ancora a buon livello da titolare NFL è più una mossa mediatica che altro, ma di certo la dirigenza, lasciando pressoché immutata la depth chart nel ruolo, ritiene possibile un “rimbalzo” nelle prestazioni che fino all’anno precedente erano state molto buone. Kellen Clemens resta infatti un backup di cui si spera sempre non aver bisogno, Mike Bercovici invece attende con pazienza la possibilità di mettere in mostra il cannone che ha al posto del braccio, che se esistesse il draft degli spara palle di neve forse parleremmo di una prima scelta assoluta.

Davanti a Rivers ci sarà un quintetto quasi completamente nuovo, tutto da scoprire: i Chargers salutano i due tackle D.J. Fluker e King Dunlap (quest’ultimo ritiratosi) e la guardia Orlando Franklin (ancora alla ricerca di un contratto) e sostanzialmente ripartono da zero. Il ruolo più importante, quello di left tackle, sarà ricoperto da Russell Okung: l’ex sesta assoluta del 2010 lascia Denver dopo solo una stagione dove peraltro non lo rimpiangeranno più di tanto. Nel Colorado le sue prestazioni sono sembrate le solite altalenanti, certo non ha saltato nessuna partita (e questa è una notizia, prima volta in carriera), però non è mai stato solido e convincente. Presi questi dati per ipotesi, risulta difficile raggiungere la tesi che lo ha visto firmare un contratto da 53 milioni totali per i prossimi 4 anni, una media di 13 milioni all’anno che ne fa uno dei tackle più pagati. Sembra un grosso rischio.

L’altro tackle sarà Joe Barksdale, già presente a roster e che ha dalla sua una qual certa duttilità di poter essere schierato anche guardia. Ecco, le guardie rappresentano l’elemento più interessante di questa nuova linea: entrambe arrivano dal draft, secondo e terzo giro: Forrest Lamp, proprio come il già citato Barksdale, può giocare sia interno che esterno, probabilmente sarà schierato proprio al suo fianco ed almeno inizialmente giocherà guardia. Al college per lo più è stato schierato sul lato sinistro. Le doti atletiche e tecniche ci parlano di un prospetto che ha tutte le potenzialità per essere titolare e starà al coaching staff svilupparlo verso una determinata posizione.

Dan Feeney, l’altro rookie arrivato dal terzo giro, ad Indiana University ha mostrato di essere buonissimo in pass protection, specie se schierato guardia e molto disciplinato (solo 10 penalità spalmate su 3 anni). Viene da una stagione fatta però da alti e bassi, soprattutto a causa di continui acciacchi fisici.

Completa la linea il centro Matt Slauson, l’unico ad essere tra i primi 20 NFL tra gli uomini di linea schierati nella passata stagione secondo il ranking di Pro Football Focus. Nel complesso infatti parliamo di una linea che nel 2016 ha avuto prestazioni molto scadenti. Gli aggiustamenti apportati sono interessanti ma vanno un attimo valutati alla prova del campo, anche perché, come abbiamo visto, molti di questi giocatori possono giocare ed evolversi in ruoli diversi e dare una fisionomia definita al reparto al momento non è facile.

Le due guardie nuove di draft non sono l’unico elemento di curiosità quando guardiamo a questo attacco. L’altro, ancor più grosso, riguarda l’inserimento di Mike Williams, settima scelta assoluta, da Clemson. Il ricevitore porta con sé un caso di doppia omonimia (Mike Williams 1, Mike Williams 2) che può mettere sul chi va là i tifosi, ma non bisogna fare come quei tifosi Raiders che non volevano Derek Carr solo perché fratello del bust David. Williams ha un telaio e un motore che Lance Stroll può solo sognare (ok…torniamo seri). Alto, grosso, veloce, atletico: il paragone con Jeffery non è per nulla campato in aria e, ahilui, anche i problemi fisici sembrano accomunarli con il nuovo Chargers che s’è infortunato alla schiena nei primi allenamenti post draft e sta tentando di tornare per l’inizio del training camp.

Mike Williams 3. (Mandatory Credit: Steve Mitchell-USA TODAY Sports)

I problemi fisici nel reparto sembrano essere un fattore comune anche per gli altri giocatori: Dontrelle Inman si è infortunato a fine maggio ed è in via di recupero, Keenan Allen spera che la sfortuna smetta di farlo infortunare in ogni modo sempre diverso e sogna di essere pronto per un training camp al 100% (si è già visto allenarsi durante gli OTA). Ecco quando sani Allen e Williams formeranno una coppia pressoché perfetta, complementare e difficile da raddoppiare. Probabilmente il “rimbalzo” di prestazioni di Rivers passa proprio attraverso il recupero fisico e l’inserimento di questi due giocatori.

I ricevitori però non mancano perché a questi già nominati dobbiamo aggiungere Travis Benjamin, sempre utile con le sue tracce “intermedie” e soprattutto Tyrell Williams, che in un anno desolante, è riuscito comunque ad esplodere in una stagione da 1000+ yard e 7 TD. Insomma a pieno regime ci sarà l’imbarazzo della scelta, senza contare due tight end come l’eterno Antonio Gates (11,000+ yard ricevute, 111 TD, 897 ricezioni…busto già pronto a Canton, Ohio) e Hunter Henry, ovvero l’allievo che è in rampa di lancio per superare il maestro.

Per l’attacco resta solo di parlare del giocatore più enigmatico: Melvin Gordon doveva essere la pietra su cui il precedente head coach McCoy avrebbe costruito i suoi San Diego Chargers. Dopo due anni non c’è più McCoy, non c’è più San Diego, ma abbiamo ancora Gordon. Come sono stati i suoi due primi anni in NFL? A singhiozzo per motivi fisici e con una produzione offensiva un po’ schizofrenica. Abbiamo passato il primo anno a leggere meme sul fatto che non trovasse mai modo per fare TD (0!!), per poi accorgerci nel 2016 che il ragazzo ha un fiuto per la endzone impressionante (12 su 13 partite, di cui 10 su corsa). Per chi l’ha visto arare i campi della Big 10 a Wisconsin è giusto pensare che la seconda versione sia molto più vicina alla realtà rispetto alla prima. Quello che però preoccupa è la sua media per portata, ancora mai sopra le 4 yard: per uno che aveva abituato al college a continui big play, bisogna ammettere ci sia qualcosa che non va. Certo la tendenza ai gran guadagni non è stata del tutto persa, se consideriamo che è nei top della lega per le corse da 15+ yard: ecco che allora parte delle sue stats non esaltanti potrebbero essere anche imputate ad una linea di cui abbiamo già detto.

Quando si leggono queste cose, lo spauracchio a cui tutti pensano è quello di Trent Richardson: il 2017 ci dirà molto sul futuro di Gordon nella lega e l’aver preso come head coach Anthony Lynn, che a Buffalo era un autentico guru del running game e dello sviluppo dei running back, non può che far ben sperare o quanto meno scacciare lo spauracchio di cui sopra.

In attesa anche della prima stagione da 16 partite, assumono un ruolo comunque importante i suoi backup: Branden Oliver non gioca da un anno e mezzo per via di problemi fisici importanti, prima di essi era emerso come un RB utile anche in fase di ricezione; a proposito di RB che si allargano a ricevere, non chiedetelo ad Andre Williams che però era entrato in NFL, ai Giants, come un Brandon Jacobs 2.0, può tornare utile nelle situazioni di corto yardaggio e goal line offense, ma per prima cosa dovrà riuscire a fare il roster dei 53 a settembre. Stesso obiettivo, con caratteristiche totalmente opposte, che si è prefissato Kenjon Barber: ad Oregon l’avevamo visto bruciare defensive back su defensive back, mandando a ramengo ogni loro angolo di placcaggio. La velocità non gli manca e se riesce a completare il suo gioco può anche trasformarsi in un Danny Woodhead (che questo attacco l’ha appena perso). È una lunga strada che inizia probabilmente con snap nel ruolo di ritornatore.

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DIFESA

La difesa dei Chargers non eccelle in nulla, anzi subisce troppi punti (26,4 a partita, solo Cleveland, New Orleans e San Francisco hanno fatto peggio l’anno scorso) e commette troppe penalità (118 in totale, 27esima), ma ha due pregi interessanti dai quali ripartire: recupera tantissimi palloni (28 l’anno scorso a 5 dalla vetta, di cui ben 18 intercetti, massimo NFL 2016) e soprattutto ha gli elementi cardine che sono ancora in via di sviluppo e con ampi margini di miglioramento.

Insomma: l’ossatura c’è, ora bisogna costruirci attorno qualcosa di più solido e in questo molto dipenderà anche dal nuovo coaching staff. Coaching staff che intanto ha deciso di attuare un cambiamento quasi epocale, passando ad un fronte di linea pari dopo che, sin dai tempi di Wade Phillips defensive coordinator, eravamo abituati ad una 3-4 con OLB che nel bene e nel male hanno fatto la storia recente di questa franchigia.

Melvin Ingram stava diventando uno di questi: dopo i primi 3 anni difficili per ambientamento ed infortuni, nelle ultime due stagioni era diventato una macchina da sack (18,5 totali), prestazioni che intanto gli sono valse un rinnovo contrattuale “con i baffi” da 66 milioni nei prossimi 4 anni di cui ben 42 garantiti. Tutto questo tempo ad imparare il nuovo mestiere ed ora si trova riportato nella sua posizione naturale ai tempi di South Carolina, con la mano a terra. Il giocatore comunque è di indubbio valore atletico e tecnico e verosimilmente non sentirà troppo la transizione.

Anche il suo compagno di reparto dovrà cambiare qualcosa: Joey Bosa era già emerso nella prima stagione come DE da 3-4 il cui obiettivo era ripercorrere le orme di J.J. Watt. Ora forse si troverà a partire leggermente più esterno o forse no. Se per Ingram non ho dubbi che lo spostamento non influirà più di tanto (anzi…potrebbe anche migliorarne la produttività), per Bosa la parola dubbio è sparita a prescindere al primo snap in cui l’ho visto giocare in maglia Chargers l’anno scorso (dopo una estate passata a litigare sul suo contratto da rookie). Il giocatore è dominante, ha un motore e una caparbietà nel tenerlo sempre in accelerazione che raramente si sono visti su un campo da football. Quando hai Bosa non ti chiedi se sia meglio farlo giocare 3-tech, 5-tech, 7-tech, 9-tech…quando hai Bosa lui gioca Bosa-tech, il resto si vedrà.

Nel resto rientra anche Attaochu che tra i rushatori puri di questa squadra forse è quello che era più impostato sin da subito per fare l’OLB. Al momento sta recuperando da un infortunio al piede subito a fine novembre, una idea poi potrebbe essere anche quella di tenerlo strong side linebacker ad aumentare la pass rush nelle situazioni di chiaro passaggio.

Corey Liuget e Brandon Mebane completano la linea per i ruoli centrali. Il loro compito resta principalmente quello di mantenere i miglioramenti registrati l’anno scorso sulla difesa sulle corse, passata dall’essere una delle peggiori nel 2015 (4.8 yard di media a portata concesse) ad una delle migliori (3.8). Tra i due il giocatore trascinante è senza dubbio Liuget, ma con il cambio di “modulo” non è escluso che Mebane torni ad avere un impatto ed un utilizzo simili a quelli avuti a Seattle sino a 2 anni fa.

Se tra i 5 giocatori appena nominati l’età media è di 26,6 e troviamo un solo ultra trentenne (Mebane), quando passiamo al trio dei LB titolari le cose migliorano ulteriormente: Denzel Perryman (classe 1993), Jatavis Brown (1994) e Kyle Emmanuel (1991) oltre ad essere molto giovani sembrano aver mostrato solo in minima parte le loro qualità con ampi margini di miglioramento.

Tra i nominati non ci siamo dimenticati di Manti Te’o, è che se vorrete leggere di lui quest’anno dovrete attendere la preview sui Saints. L’ex Notre Dame è stato lasciato andare senza troppi rimpianti: atteso per molte stagioni ad un salto di qualità, l’anno scorso doveva essere l’ultima sua chance considerando anche il contratto da rookie in scadenza. Ci si è messa anche la sfortuna con l’ennesimo infortunio a far perdere le ultime speranze alla squadra californiana, che stando anche al cambio di difesa l’ha lasciato andare quasi a cuor leggero, forte anche dell’esplosione di un giocatore come Jatavis Brown, autentica sorpresa per questa difesa nella passata stagione (rookie 2016 scelto al quinto giro da Akron).

Jatavis Brown, all’improvviso!

Fino a questo momento ho descritto davvero una difesa piena di sensazioni positive che vanno ben al di là del livello mostrato nella passata stagione, benché i giocatori saranno sostanzialmente gli stessi. Una considerazione che vale anche per le secondarie, dove già dall’anno scorso i dubbi pesanti e francamente giustificati sul reparto delle safety sono stati fugati da prestazioni ben al di là delle aspettative. Dwight Lowery e Jahleel Addae iniziavano il 2016 come se fossero un male necessario e l’hanno concluso con la sensazione che se fossero stati sani entrambi per tutta la regular season qualcosa di meglio si sarebbe potuto raccogliere.

Lowery si pensava potesse essere al massimo un onesto mestierante con il problema irrisolvibile di dover sostituire un totem come Weddle: non si è avvicinato a quei rendimenti, però è andato molto meglio di quanto si era intravisto nei suoi anni ai Colts. Ma ciò che fa strabuzzare gli occhi è leggere, nei report della scorsa stagione, che l’incostanza difensiva sia dipesa dai tanti infortunati tra cui uno dei più decisivi è quello che ha tentuto Addae out per 8 settimane. Facciamo finta di crederci, ma quel che è certo è che resta un supporto più che valido per la difesa contro il running game.

Occhio tra le safety al quarto giro Rayshawn Jenkins da “The U”. Gus Bradley vede in lui un atleta molto simile a Kam Chancellor, giunto a Seattle proprio negli anni in cui ne era defensive coordinator. Jenkins è grosso, veloce e potente, gli mancano molti istinti per il gioco e va costruito, ma è proprio in questo che sarà utile il lavoro di Bradley.

Infortuni, si diceva, questa secondaria a pieno regime non è poi così male, ma deve recuperare per forza di cose il primo giro 2014, Jason Verrett, che nelle sue prime tre stagioni è sceso in campo solo 24 volte (sulle 48 disponibili). Avere un CB così talentuoso ma solo a mezzo servizio è un bel problema, perché dietro a lui le alternative scarseggiano e l’altro rookie scelto al quinto giro, Desmond King, nasce come cornerback ma forse non ha le caratteristiche (stazza e velocità) per giocare in questo ruolo tra i professionisti e potrebbe essere convertito a safety.

Verrett non è stato l’unico infortunato nel reparto, anche il veterano Brandon Flowers, più che discreto nella sua parentesi californiana, l’anno scorso ha visto il campo solo 6 volte. Lui comunque non tornerà ai Chargers quest’anno: al momento sta provando a recuperare dall’ennesima concussion in carriera, se mai ce la farà non sembra rientrare più nei piani dei losangelini.

Molte più certezze invece arrivano dalla prima stagione di Casey Hayward ai Chargers, dove ha mostrato lo stesso talento visto nel suo anno da rookie nel 2012. Un talento poi rimasto un po’ nascosto nel suo proseguo di carriera ai Packers. Il suo 2016 è stato sensazionale, spesso impiegato a coprire passo passo i migliori WR delle squadre avversarie, senza disdegnare partenze più interne, è stato un autentico shutdown cornerback impreziosendo il tutto con ben 7 intercetti.

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SPECIAL TEAM

Molto giovani anche gli “specialisti”: Josh Lambo (K, 26 anni, solo 2 di esperienza in NFL) e Drew Kaser (P, 24 anni, al secondo anno nella Lega) restano ai loro posti. Molto preciso il punter, con qualche sbavatura di troppo per ora il kicker, specie nei calci oltre le 40 yard (21 su 32, 65% in carriera).

Per i ritorni invece qualcosa potrebbe cambiare: non c’è più Dexter McCluster, che in California era stato relegato a giocare solo in queste situazioni, il suo posto potrebbe essere preso da uno dei pochi neo arrivati, Kenjon Barner oppure potrebbe vedere ancora in campo l’enfant du pays, undrafted 2014, Isaiah Burse che in questi anni ha vissuto ai margini del campo provando a farsi spazio, senza rubare troppo l’occhio, proprio con i ritorni di punt e kick off.

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DRAFT

1 (7) – Mike Williams, WR (Clemson)
2 (38) – Forrest Lamp, OG (Western Kentucky)
3 (71) – Dan Feeney, OG (Indiana)
4 (113) – Rayshawn Jenkins, S (Miami)
5 (151) – Desmond King, S (Iowa)
6 (190) – Sam Tevi, OT (Utah)
7 (225) – Isaac Rochell, DE (Notre Dame)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Kenjon Barner (RB, PHI), Russell Okung (OT, SEA).

Out: Danny Woodhead (RB, BAL), Stevie Johnson (WR, FA), D.J. Fluker (OT, NYG), King Dunlap (OT, RITIRO), Orlando Franklin (OG, FA), Manti Te’o (LB, NO), Brandon Flowers (CB, FA).

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COACHING STAFF

Non è cambiato nulla o quasi nel roster, ma è cambiato tutto in sideline. Nuovo coaching staff che porta con sé tante speranze. Si parte da Anthony Lynn la cui carriera da allenatore, iniziata tra i professionisti nel 2000, ha preso una impennata improvvisa e impronosticabile ancor meno di 12 mesi fa. Lynn era un assistente allenatore abbastanza conosciuto ed apprezzato in NFL per la sua abilità di lavorare con i running back, ma appunto fino al thursday night di week 2 della scorsa stagione si era limitato solo a quello. In quella partita i Bills furono massacrati in difesa dai Jets (ripeto: i Jets!) e Ryan vide bene di licenziare non il defensive coordinator, ma l’offensive Greg Roman. Lynn a quel punto ne prese il posto.

La sua escalation però non si era conclusa: ad una giornata dalla fine proprio Ryan fu accompagnato alla porta e toccò a Lynn sostituirlo come interim head coach. In molti a quel punto pensavano che fosse una mossa propedeutica per assegnargli poi la squadra in questa stagione. In realtà la chiamata da head coach gli è arrivata non da Buffalo, ma appunto dai Chargers.

A Los Angeles cercherà di non pagare la sua inesperienza e per fare questo si è attorniato di due coordinator di indubbio valore e consapevolezza: Ken Whisenhunt per l’attacco e Gus Bradley per la difesa.

Parliamo di due ex HC che hanno avuto scarsa fortuna in quel ruolo (il primo decente ad Arizona, indecente a Tennessee; il secondo molto male ai Jaguars), ma che come coordinatori di reparto sono tra i più brillanti che si potesse trovare su piazza: Whisenhunt proprio ai Chargers come OC si era lanciato ulteriormente per la seconda chance come head coach, Bradley è stato il padre di una delle difese più dominante degli ultimi 10 anni, ai Seattle Seahawks dal 2009 al 2012.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Una squadra giovane, con ampi margini di miglioramento, che ha rifondato un coaching staff dove troviamo il giusto mix di innovazione e competenza. La sensazione che lasciano i Chargers è molto positiva e va ben al di là delle prestazioni viste l’anno scorso. Un 2016 concluso con sole 5 vittorie e soprattutto con 5 sconfitte consecutive per chiudere la stagione, dove però molto hanno pesato infortuni/assenze di elementi fondamentali (Keenan Allen, Melvin Gordon, Joey Bosa, Jason Verrett su tutti).

L’aspetto più critico da tenere d’occhio sarà (oltre alla salute dei giocatori) quello relativo alla linea offensiva, nuova, giovane ed al momento imprevidibile.

Il calendario non è per nulla facile, ci sono le due East Division da affrontare. Lynn ritroverà i Bills alla week 11, ma soprattutto le prime 8 week sembrano molto dure (in cui ci saranno Denver x2, opener incluso, Kansas City, Oakland, New England, Giants). Un po’ di respiro in più nella seconda parte. Può essere un rischio, ma voglio prendermelo: non leggerete da molte parti pronostici che li vedano ai playoff. Qua sì.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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