New York Jets 2017 – Preseason tutto l’anno

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

È un duro lavoro ma qualcuno lo deve pur fare, qualcuno deve pur scrivere dei New York Jets e cercare di capire quello che stanno provando a fare. Se la risposta a questa domanda è “schifo” direi che basta un rapido sguardo al roster, specie in attacco, e ci stanno riuscendo benissimo.

Ma prima di continuare voglio mettere subito il puntino sulla i di “tanking”: il tanking (specie in NFL) non esiste, ne sono convinto ed è uno dei discorsi che più mi accalora affrontare, anni fa scrissi del perché di questa affermazione e quindi non mi sto a ripetere, mi limito a linkare il pezzo dove troverete tutte le (mie) risposte a riguardo. Allora perché i Jets “vogliono” fare schifo? In realtà il loro intento è quello di ricostruire, certo l’hanno presa molto larga, ma in questi ultimi anni con il telaio che avevano costruito hanno capito che non si riusciva a fare molto di più ed alcuni investimenti fatti per lo più per il breve periodo non hanno pagato i dividendi sperati.

Ecco che hanno deciso di distruggere per poter ripartire dalle fondamenta: il problema secondo me è che, restando alla metafora del palazzo da tirar su, una squadra di football ha talmente tanti piani che non pare vincente la mossa di tirar giù tutto, rischi che ti ritrovi a ricostruire le basi ancor prima di arrivare a definire l’attico.

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ATTACCO

Leggere tutta d’un fiato la depth chart offensiva è un incubo, sembra il terzo quarto della prima partita di preseason. Proviamoci assieme: Josh McCown, Christian Hackenberg, Bilal Powell, Matt Forte (messo dopo Powell), Elijah McGuire, Quincy Enunwa (WR1…), Robby Anderson, ArDarius Stewart, Marquess Wilson, Charone Peake, Austin Seferian-Jenkins, Jordan Leggett, Kelvin Beachum, James Carpenter, Wesley Johnson, Brian Winters, Ben Ijalana. Come vi sentite? Come aver mangiato una manciata di….sabbia?!

Entriamo nel dettaglio, la situazione dei QB forse è ancor peggio di quella che già sembra. Josh McCown sarà il titolare: ormai da qualche anno ha abbandonato la carriera da Guile su Street Fighter e gira in NFL dal 2002 tra ruoli da backup ed estemporanee chance come titolare. Non ha mai lanciato più di 2511 yard in singola stagione: record personale raggiunto nel 2004, quando giocò 14 partite ad Arizona, anche quello suo massimo. Le ultime due stagioni le ha spese nei Browns, che a questo punto stanno ispirando i Jets nella competizione a chi è più disperato nella posizione di quarterback.

Era più forte a Street Fighter

Dopo l’equivoco Sanchez infatti ai Jets hanno ravanato nel torbido del ruolo negli ultimi 5 anni, peraltro investendo random scelte con la speranza di cavarci prima o poi qualcosa: la depth dietro a McCown è quel che ne resta di questi tentativi ovvero Christian Hackenberg e Bryce Petty, già presenti a roster l’anno scorso ma sostanzialmente dietro a Fitzpatrick (ora backup ai Bucs) ed a Geno Smith (ora alunno con il grembiulino alla scuola di Eli Manning).

Hackenberg è quello che sui social e tra i tifosi genera le maggiori battute sarcastiche. I report dei suoi OTA sono spesso spassosi (specie se non si è tifosi Jets): palloni che nel “best case scenario” vengono droppati dai cornerback per dei facili intercetti, imprecisione anche nei drill senza pressione, lanci che sembrano più dei decolli da tanto stanno in aria. Tutto il campionario delle nefandezze. Chiaro sono solo gli allenamenti pre training camp, ma se consideriamo che l’anno scorso, pur se scelto al secondo giro, ha faticato ad essere schierato anche in preseason, la situazione resta imbarazzante ed è in costante declino dopo l’ottimo anno da freshamn a Penn State (2013…): non vediamo l’ora di vederlo in campo, per farcene una idea anche noi.

Intanto inizierà la stagione come backup dopo aver superato, in questa corsa a chi fa meno ribrezzo, Bryce Petty che l’anno scorso ha avuto la sua chance giocando 4 partite da titolare, completando il 56% dei lanci per sole 809 yard con 3 TD e 7 (!!!) intercetti. Le perplessità su Petty, più “lanciatore” che quarterback, erano evidenti sin in fase di scouting pre draft e in questi due anni non sono state per nulla smentite e forse non avrà altre grandi occasioni per farlo. Altra draft pick random gettata nella indifferenziata (quarto giro 2015). Almeno quest’anno non ci hanno provato per nulla a prendere un QB tra i neo pro.

Archiviato a fatica il capitolo QB, andiamo sul resto: perché preoccuparsi dei ricevitori quando non ci sarà molta fiducia su chi dovrà innescarli? Ecco che ci troviamo davanti ad uno dei reparti “a tutto campo” più scarsi dell’intera NFL, sicuramente il più scarso tra i wide receiver: Quincy Enunwa, Robby Anderson e il rookie ArDarius Stewart sono qualcosa di inspiegabile. Cacciati anche in malo modo o “malo timing” Brandon Marshall e Eric Decker, questo è quello che ne resta.

Ad inizio free agency avevano provato anche ad aggiungere Quinton Patton, profilo sulla falsariga di quelli già presenti a roster, che ha preferito infortunarsi piuttosto che restare a roster ed è stato già tagliato, costringendo il management a firmare Marquess Wilson in uscita dai Bears.

Battute a parte non sappiamo che dire: parliamo almeno di Stewart, scelto al terzo giro. Il prospetto da Alabama è ottimo nel guadagnare yard after catch, sarà molto utile in screen pass ma anche jet sweep che negli ultimi anni sono state spesso usate ai Jets (occhio però a non esagerare nelle corse “west-east”, in NFL potrebbero portare più perdite di yard che big play elettrizzanti come gli accadeva al college). Può avere un buon impatto anche grazie al suo atletismo nel ricevere palloni non pulitissimi che necessitano salti. Meno entusiasmanti le mani (troppi drop) e soprattutto la sua disciplina nel correre le tracce.

In condizioni normali, uno come Enunwa sarebbe un WR che allunga la depth e aggiunge un target in più specie nelle situazioni in cui si necessità un ricevitore di possesso. Ai Jets invece sarà il miglior giocatore del reparto. L’anno scorso, con i buoi già scappati, è stato protagonista di una stagione molto solida con 857 yard (ancor meglio di un depresso Marshall). A volergli bene e dando credito ad una crescita comunque evidente, può essere un WR2 di una squadra che lotta per avere un record il meno negativo possibile.

Indecifrabile invece l’apporto che potrà avere Robby Anderson: la gran parte delle 587 yard ricevute l’anno scorso nella sua prima stagione (undrafted) arrivano dall’ultimo mese abbastanza fuori dai radar NFL. Sono due primavere che si allena con Chad Johnson, ma a meno che l’allenamento preveda l’obiettivo di diventarne il sosia fisico per poi farsi sostituire, la vediamo dura. Poi si è messo a spintonare agenti di polizia ai concerti ed ecco che la faccenda si fa ancora più complicata.

Dietro è una ridda di nomi francamente improponibili, ma che stando alla situazione si giocheranno tutti delle chance per poter emergere: citiamo giusto K.D. Cannon, che a Baylor ha messo su una carriera più che dignitosa, ma con delle caratteristiche che mal si sposano con il mondo professionistico. La sua avventura in NFL è iniziata come undrafted ed ha già collezionato un taglio da parte dei 49ers dopo il primi minicamp dedicato ai rookie: considerando che San Francisco era una delle altre squadre in lizza per il peggior reparto di WR della Lega, direi “bene, ma non benissimo”. Direzione “practice squad”.

Già più intrigante all’interno di questo clima di smobilitazione il duo di TE principali: Austin Seferian-Jenkins e Jordan Leggett. È vero che ASJ ormai ha tradito chi credeva in lui (alzo la mano) già una manciata di volte: dai pisolini durante gli allenamenti a prestazioni svogliate la domenica pomeriggio, fino alla sua vera passione quella per l’alcol, l’ex Bucs ha completato la raccolta per la quale non si meriterebbe altre chance. Poi arrivano gli OTA e tutti a dire che è cambiato e i più creduloni (alzo di nuovo la mano) che stanno lì a sbavare che forse questa sia la volta buona per vedere il suo talento atletico dominare su un campo da football e non ai lati di un bancone del bar. Poi guardiamo in faccia alla fredda realtà che ci viene presentata dai numeri: 221, 338, 154 sono le yard ricevute nelle tre stagioni fatte in NFL (in cui non ha giocato mai più di 9 partite). Una realtà poi che ci avvisa che salterà le prime due giornate per squalifica sempre per i soliti problemi di cui sopra, anche se ci dicono che è sobrio dal 21 gennaio: crediamoci.

Da tenere d’occhio anche Leggett, più big receveir di possesso che tight end, che però in questo attacco potrebbe veder chiamato il suo numero molte volte sin da subito.

A proposito di ricevere target, Bilal Powell potrebbe sorprendere molti ed andare addirittura in tripla cifra: parliamo di un RB che dopo 6 anni (tutti ai Jets) ha come massimi 176 portate (2013), 722 yard (2016), 4 TD (2012) e 388 yard ricevute (sia 2015 che 2016). Ecco la sua caratteristica più intrigante è proprio quella del passing game, dove potrebbe emergere maggiormente: negli ultimi due anni i suoi target sono stati 64 e 74, le yard come abbiamo già visto non sono state molte, ma ci si può lavorare.

È indubbio comunque che il miglior giocatore non solo per quel che riguarda i RB ma di tutto l’attacco è Matt Forte, o quel che ne resta. Il suo primo anno ai Jets, scavallati i 30 anni, è stato un po’ deludente, quasi sparito in fase di ricezione, ormai stanco sulle corse dove ha toccato i suoi minimi in carriera con 3,7 yard a portata. Ecco perché forse il suo ruolo da titolare è messo in dubbio.

In condizioni normali uno come Elijah McGuire (sesto giro di quest’anno) inizierebbe la sua carriera in practice squad: al momento parliamo più di un gran atleta piuttosto che un giocatore di football. Fisicità compatta, accelerazione e velocità sono una buona base su cui costruire un RB che al momento tende troppo ad abbassare la testa e correre “dritto per dritto”.

La linea offensiva partiva da un rendimento abbastanza mediocre, in questa offseason si sono salutati giocatori “arrivati” come Ryan Clady, Breno Giacomini e Nick Mangold. L’unica novità sostanziale è quella di Kelvin Beachum che sta rincorrendo uno stato di forma che lo vede mancare al top dal 2014. L’anno scorso ai Jaguars ha giocato molto ma con performance non esaltanti, sarà comunque lui il left tackle titolare, mentre a destra la sciagura Ijalana è stata (pare) confermata nonostante i ben 8 sack concessi nella passata stagione. Molto meglio la situazione nelle guardie con Winters e Carpenter, mentre Wesley Johnson non pare così adeguato a sostituire nel ruolo di centro una istituzione come Mangold, attualmente free agent, ma ancora dubbioso se ritirarsi o meno.

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DIFESA

L’attacco è drammatico, la difesa invece pare essere già un paio di passi più avanti nella ricostruzione: anche qua sono stati tagliati dei veterani che hanno fatto la storia dei Jets nel recento passato. Su tutti nominiamo David Harris e Darrelle Revis. Però c’è tanta gioventù talentuosa sparsa un po’ in tutti i reparti che permette di guardare con più fiducia il futuro prossimo.

Intanto è un reparto che ha avuto prestazioni molto buone, nonostante il proprio attacco continuasse a regalare agli avversari palloni e posizioni di campo molto difficili da arginare (34 turnover, solo San Diego ha fatto peggio nel 2016). La linea difensiva sulla carta è una delle migliori: Muhammad Wilkerson, Sheldon Richardson, Leonard Williams, Steve McLendon sono addirittura troppi, tanto che s’è provato e si sta provando ormai da mesi a snellirla un po’ cercando di guadagnarci qualcosa.

Contro i Jets si fa davvero molta fatica a correre: 3,7 yard di media a portata concesse ed anche ben 12 fumble generati (ma solo 2 recuperati, differenza più alta della Lega, per dire anche Minnesota ha generato 12 fumble, ma ne ha ricoperti ben 7). Non sarà molto diverso anche l’anno prossimo: certo nel mezzo del campo non ci sarà più David Harris che sarà sostituito dal rientrante Demario Davis, che ritorna alla base via trade (in cambio a Cleveland è andata la safety Calvin Pryor). Lui che con Harris ci aveva giocato anche in coppia ha le qualità atletiche per sostituirlo più che degnamente.

Al suo fianco giocherà il secondo anno Darron Lee, che ha avuto un buon anno se si considera che fosse il suo debutto, ma già dal 2017 ci si aspetta un impatto più deciso e una costanza superiore.

Molto preoccupante invece la situazione degli outside linebacker, in questa che di fatto è una difesa a base 3-4. I Jets non riescono quasi mai a mettere pressione ai QB avversari (27 sack totali, quartultimi) e quando ce la fanno per lo più è merito della linea, benché a fronte dispari. Lorenzo Mauldin e Jordan Jenkins saranno ancora i titolari ma più per mancanza di alternative che per meriti propri, considerando che nel 2016 hanno messo a segno assieme soltanto 5 sack, giocando complessivamente più di 800 snap. È quindi strano che non si sia pensato di aggiungere qualcosa al reparto né in free agency, né dal draft in cui invece s’è andato ad investire pesantemente nelle secondarie.

Non più tardi di 3 anni fa, Calvin Pryor era stato scelto al primo giro e nei piani della dirigenza doveva essere uno dei tasselli principali per i successivi 10 anni. Le aspettative non hanno combaciato con le prestazioni e appunto a soli 3 anni di distanza i Jets hanno scelto non una ma ben 2 nuove safety, rifondando l’intero reparto che per il 2017 vedrà due rookie titolari.

Jamal Adams è un giocatore estremamente completo: abile vicino alla linea di scrimmage, in grado di coprire la profondità e anche utilizzabile sugli slot receiver o sui tight end in copertura a uomo. Insomma, sulla carta, siamo davanti ad un prospetto attorno a cui costruire una secondaria. Unico difetto, anche se non di poco conto, quello di non avere un range d’azione molto ampio.

Adams viene da LSU, il suo nuovo compagno di reparto, Marcus Maye, da Florida. Insomma due college piuttosto carichi di talento, soprattutto difensivo, da cui hanno preso a piene mani in NFL negli ultimi anni. Maye rispetto ad Adams ha però una versatilità molto più ridotta: risulta più che efficace nel box, in supporto alla difesa contro le corse, ma molto meno incisivo se c’è da scalare in copertura o rincorrere qualche ricevitore. Placcatore eccelso che nella scorsa stagione ha visto assegnarsi un solo “missed tackle”.

Pur non avendo mai fatto ancora uno snap tra i professionisti, il salto di qualità rispetto alla coppia dell’anno scorso Pryor e Gilchrist pare evidente.

L’atletismo di Claiborne (Credit: Jeff Curry-USA TODAY Sports)

Qualche crepa in più tra i cornerback, intanto il repulisti ha colpito anche questo reparto, con Darrelle Revis punito sia per un contratto troppo pesante che per prestazioni scadenti (gli anni passano per tutti), tanto da essere ancora senza squadra. A sostituirlo è arrivato da Dallas Morris Claiborne: la sua carriera in NFL è stata piena di alti (interventi miracolosi) e bassi (problemi fisici e tackle mancati), di certo non è mai stato uno shutdown cornerback come ci si aspettava in fase di pre-draft, ma ha mezzi atletici tali da poter ricevere ancora qualche chance. Il contratto firmato (annuale a 5 milioni) è il classico “prove it, pay me” in ottica free agency 2018.

Dall’altro lato sarà una lotta tra l’onesto mestierante e gran colpitore Buster Skrine (che però inizia ad avere un po’ troppe concussion nel suo curriculum) e la sorpresa 2015/delusione 2016 Marcus Williams che dal canto suo non ha iniziato proprio con il piede giusto, considerando le non graziose parole dedicategli dai coach dopo alcuni OTA in primavera.

La speranza è ricavare qualcosa tra i 3 cornerback scelti tra lo scorso e questo draft: Juston Burris, Jeremy Clark e Derrick Jones.

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SPECIAL TEAM

Un po’ a sorpresa si è deciso di prendere strade diverse rispetto a Nick Folk, kicker ormai titolare di questa squadra da 7 stagioni e molto preciso anche negli ultimi anni. Ad ogni modo non è che siano andati a star peggio, anzi Chandler Catanzaro rispetto a Folk ha dalla sua 6 anni di meno, anche se sinora ad Arizona è stato abituato a calciare in condizioni molto più ottimali.

Ma con questo attacco, risulta più importante il punter che il kicker: il giovane Lachlan Edwards era debuttante l’anno scorso, la gamba non sembra potente e dovrebbe diminuire non poco i punt ritornati (e quindi ritornabili): ben 35 sui 75 calciati.

Per i ritorni resta in lizza Jalin Marshall, titolare nel doppio ruolo sia per i kickoff che per i punt nel 2016. Ma non ci sarebbe da sorprendersi se toccasse al rookie Stewart mettere in mostra le sue abilità palla in mano in questa fase del gioco.

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DRAFT

1 (6) – Jamal Adams, S (LSU)
2 (39) – Marcus Maye, S (Florida)
3 (79) – Ardarius Stewart, WR (Alabama)
4 (141) – Chad Hansen, WR (California)
5 (150) – Jordan Leggett, TE (Clemson)
5 (181) – Dylan Donahue, DE (West Virginia)
6 (188) – Elijah McGuire, RB (Lousiana-Lafayette)
6 (197) – Jeremy Clark, CB (Michigan)
6 (204) – Derrick Jones, CB (Ole Miss)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Josh McCown (QB, CLE), Marquess Wilson (WR, CHI), Kelvin Beachum (OT, JAC), Chandler Catanzaro (K, ARI), Mike Pennel (DT, GB), Demario Davis (LB, CLE), Morris Claiborne (CB, DAL).

Out: Ryan Fitzpatrick (QB, TB), Geno Smith (QB, NYG), C.J. Spiller (RB, KC), Brandon Marshall (WR, NYG), Eric Decker (WR, TEN), Nick Mangold (OL, FA), Ryan Clady (OT, FA), Breno Giacomini (OT, HOU), Nick Folk (K, TB), David Harris (LB, NE), Darrelle Revis (CB, FA), Calvin Pryor (S, CLE), Marcus Gilchrist (S, FA).

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COACHING STAFF

John Morton è probabilmente uno degli allenatori meno invidiati di tutta la NFL: toccherà a lui dare un senso a questo attacco (che un senso non ce l’ha… cit.), dopo che Chan Gailey probabilmente ha sfruttato (male) la sua ultima chance a livello NFL. Negli ultimi 5 anni Morton ha allenato i ricevitori prima di San Francisco e nell’ultimo biennio a New Orleans. Ma la sua esperienza che più si avvicina al ruolo di offensive coordinator NFL è quella avuta al college a USC, dove chiamava i giochi dell’attacco affianco a Pete Carroll.

Capo allenatore resta Todd Bowles, che ha avuto una prima stagione che ha sorpreso tutti (10-6) ed una seconda che ha deluso tutti i sorpresi della prima (5-11). Le nuvole all’orizzonte non promettono nulla di buono. C’è da dire che lui di provenienza difensiva pare abbia fatto un buonissimo lavoro in quel reparto, ma questo potrebbe non bastare per salvare il lavoro se il 2017 si dovesse concludere con un record simile a quello del 2016 come al momento pare molto probabile.

Giustamente confermato come defensive coordinator Kacy Rodgers che pare molto abile a trasformare in risultati la qualità che indubbiamente ha a disposizione, in particolar modo con la linea difensiva, di cui è stato allenatore molto valido in giro per la NFL sino al 2015.

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RESOCONTO e CALENDARIO

La TV del dolore fa sempre audience, spero (?) di aver vestito nel modo più appropriato possibile i panni di Barbara D’Urso nel raccontarvi l’attacco dei Jets. Il problema è che si rischia di sprecare una difesa invece molto valida, con talento diffuso un po’ ovunque, giovane e ben allenata.

I playoff per questa squadra restano un miraggio, anche se il calendario specie in apertura pare abbordabile con Buffalo, Miami, Jacksonville e Cleveland nelle prime 5 partite. Le division incrociate saranno la South in NFC e la West in AFC: 8 squadre o solide o comunque, pur se in fase di ricostruzione, decisamente più avanti nel processo.

Sarà già un successo scoprire che per il 2018 si potrà contare su 4 5 giocatori in attacco presenti quest’anno.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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3 risposte

  1. Alberto ha detto:

    grazie x essere tornati a parlare di football

    • azazelli ha detto:

      Gli altri sport non li raccontiamo bene? 😀

      Scherzi a parte, ci scusiamo per non essere riusciti a portare avanti il progetto dei QB di ogni epoca. A volte il tempo da dedicare a questa passione è quello che è.

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