Pittsburgh Steelers 2017 – Attaccare!

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

Il 2016 si è chiuso per gli Steelers ad un passo dal Super Bowl, fermati dai nemici storici (quantomeno negli ultimi 15 anni) tramite una sonora batosta al tanto odiato Gillette Stadium di Foxborough.

Ci si è arrivati tramite la vittoria della AFC North con un convincente 11-5, convincente non tanto per il record in sé per sé quanto per come è arrivato – ossia 7 vittorie consecutive nelle ultime 7 partite di regular season, e le due vittorie ai PO, la prima al wild card game contro i Dolphins (ad Heinz Field) e la seconda nel Boswell game (sei field goal per lui) ad Arrowfield contro i Kansas City Chiefs.

Dopo una offseason di rinnovi avvenuti – Tomlin fino al 2020, gli altri li vedremo reparto per reparto – e rinnovi mancati, vediamo come si prepara la franchigia della West Pennsylvania a questo nuovo attacco al Lombardi Trophy, quel cammino che amano chiamare Stairway to Seven.

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ATTACCO

L’anno scorso l’attacco di Pittsburgh ha spesso fatto strabuzzare gli occhi, anche se statisticamente ha chiuso solo nella top ten della lega.

I suoi skill player, in particolare, sono stati in molti tratti di molte partite un gran rompicapo per buona parte delle difese che li hanno affrontati.

Roethlisberger ha avuto un anno abbastanza solido, chiudendo con più di 270 yard/game e un rapporto TD/INT di 29 a 13. Si è fermato poco sotto le 4mila yard lanciate, complici anche le 2 partite (e mezza) saltate per l’infortunio al menisco in week 6 contro i Dolphins, mentre i 29 TD lanciati sono il suo secondo miglior risultato stagionale (massimo raggiunto nel 2007 con 32 e replicato nel 2014, il suo miglior anno a livello statistico – anche se drogato dalle due partite consecutive da 6TD l’una contro Colts e Ravens). Abbiamo parlato di solidità del suo rendimento, anche se andrebbe fatta una precisazione: il suo è stato infatti un anno in media solido; notevoli infatti sono state le differenze tra come il QB da Lima, Ohio, ha lanciato tra le mura amiche dell’Heinz Field (20 TD e 5 INT, volendo dare pericolosamente solo due numeri di riferimento) e come invece lo ha fatto fuori (9/8 il rapporto). Questa involuzione, dimostratasi poi letale ai PO, dove gli Steelers negli ultimi anni si trovano spesso a giocare almeno una (la solita) partita in trasferta, non è figlia dell’ultima stagione, quanto più di una tendenza pluriennale, le cui colpe non possono chiaramente essere accollate al solo numero 7 (come d’altronde il 90% di quello che succede su un campo da football, che ricordiamo essere uno – se non LO – sport di squadra), ma comunque comincia ad essere una scimmia un po’ ingombrante sulla spalla di colui che vinse il suo primo Super Bowl da road warrior.

Finita la stagione poi, diverse voci si sono susseguite su pensieri – più o meno fondati – di un probabile ritiro dai campi di gioco. Voci in parte smentite, in parte no, che mettono un po’ di preoccupazione nelle teste e nei cuori dei tifosi black & gold, ma da come ci si è mossi nel draft non nei pensieri della franchigia, che non sembra aver imboccato la via di un futuro post Roethlisberger, o meglio non con decisione, visti i due quarti giri spesi per giocatori poco convincenti (Landry Jones nel 2013 e Joshua Dobbs quest’anno) o che comunque sembrano poco futuribili (il rookie da Tennessee si stia disimpegnando molto bene al camp di quest’anno, mostrando soprattutto buone capacità nel profondo, ma le sue difficoltà nel medio-corto raggio e soprattutto visto il recente rinnovo di Landry Jones sembra difficile per lui anche solo sopravanzarlo nella depth chart).

Facendo un passo (fisicamente) indietro rispetto alla posizione di Roethlisberger, incontriamo il cruccio della offseason 2017 degli Steelers, quel Le’Veon Bell che attualmente è in holdout (anche se alcune fonti – ossia un suo tweet – prevedono un ritorno nei ranghi datato intorno al 1 settembre) dopo esser stato taggato dalla franchigia di Latrobe (tag tra l’altro ancora non firmato) e non aver trovato un accordo per una estensione pluriennale proposta dagli Steelers ma giudicata insufficiente dal giocatore, nonostante ballasse una cifra intorno ai 12 milioni annuali.

Bell, uomo in mezzo ai bambini

Il giocatore merita evidentemente un contrattone, per quanto visto in campo. Il problema è quanto visto fuori dal campo, ossia i suoi vizi (riferimento alla sospensione dello scorso anno) e le sue debolezze, in particolare gli infortuni che spesso lo hanno colpito, ultimo il groin injury che lo ha tenuto in pratica fuori nella ultima e decisiva partita di PO contro i Patriots). I primi in particolare sono sempre malvisti da una franchigia che fa della solidità il suo tratto distintivo e che forse hanno frenato la volontà di venire incontro alle sue richieste: “I want to be paid as a No.1 RB & No.2 WR“ (probabilmente intorno ai 15mln annui di media, ndr).

Parliamo di un giocatore elettrizzante, di sicuro uno dei migliori nel suo ruolo nella lega (evitiamo di lanciarci in discutibili classifiche e classificazioni). Uno che l’anno scorso, in 12 partite di regular season, ha corso per 1200+ yard e ricevuto 600+ yard, e che ha esordito ai PO con 167 yard corse nella prima partita (e 2 TD) e 170 yard nella seconda (ad una media spaziale di 5.76 e 5.67 a portata), scrivendo il suo nome nel libro dei record di una franchigia che qualche RB importante nella sua storia l’ha avuto, ma che probabilmente vestirà la maglia Black & Gold per l’ultimo anno – a meno di rivoluzioni che chi scrive sogna e che forse per paura preferisce valutare come impossibili.

Quest’ anno gli Steelers faranno a meno di De’Angelo Williams, che bene aveva figurato soprattutto nelle prime partite della scorsa stagione come sostituto del succitato Bell; al suo posto è stato preso al terzo giro del draft James Conner, idolo locale (ha giocato al college a Pitt), giocatore solido con un passato particolarmente inspiring, avendo sconfitto un linfoma di Hodgkin, che fisicamente si presenta anche più dotato di Bell (6’2 piedi/188 cm per 235 pound/106 kg); si alternerà con il neo-arrivo dal Missouri – sponda Chiefs – Knile Davis nel far tirare il fiato al running back da Michigan State; dalle sue prestazioni passerà la valutazione sul futuro di Bell in maglia black & gold.

Allarghiamo il nostro punto di vista ed arriviamo al reparto dei wide receiver; l’anno scorso le attenzioni delle difese sono state giustamente concentrate quasi esclusivamente su Antonio Brown, ma nonostante questo ha comunque ricevuto 106 palloni (quarto anno consecutivo sopra le 100 ricezioni) e 1200+ yard, condite da 12 TD, che gli sono valsi un rinnovo dorato (anche se si tratta formalmente di una estensione del contratto in atto) e meritato, che lo ha reso il ricevitore più pagato della lega: 68 milioni di dollari per i prossimi 4 anni.

È mancato un vero secondo ricevitore (statisticamente, il secondo ricevitore è stato Bell con le sue 616 yard, mentre Eli Rogers dallo slot si è fermato a meno di 600) capace di evitare i raddoppi di marcatura sul talentuoso WR. Il ritorno di Martavis Bryant dalla sospensione di un anno ricevuta nella scorsa stagione molto aiuterà il reparto. Altre aggiunte sono state fatte via draft, con la scelta di JuJu Smith-Schuster da USC, e via FA, con l’acquisizione di Justin Hunter. Oltre loro il reparto è completato da Coates, da cui ci si aspettava molto di più e di cui gli infortuni alla mano sembrano aver frenato l’ascesa e dal veterano Darrius Heyward-Bey, nonché dal secondo anno Demarcus Ayers e dal mestierante Cobi Hamilton. Quantità e qualità dunque non mancano, anche se è molto probabile che non tutti riusciranno a fare il roster.

Il reparto TE sarà tutto da scoprire: perso Ladarius Green che è stato tagliato per inabilità fisica (failed physical), ci si presenterà ai nastri di partenza col solo Jesse James, TE dal potenziale valido ma ancora poco sfruttato, e i due TE bloccatori David Johnson e Xavier Grimble.

Merita due righe la storia di Green, acquisizione dorata (per gli standard locali) della scorsa FA e che non è stato capace di stare sano per più di tre partite consecutive e la cui esperienza nella lega sembra essere al capolinea.

La linea (tra le migliori dell’intera Lega l’anno scorso) è stata confermata, grazie anche al rinnovo del tackle titolare (ed ex ranger dell’esercito) Alejandro Villanueva, meritato per quanto visto nelle due stagioni e per i miglioramenti costanti. A completare ci saranno Ramon Foster (LG), Maurkice Pouncey (C), David De Castro (RG) e Marcus Gilbert (RT). Se proprio vogliamo trovare un neo, la poca profondità, ma si tratta comunque di una linea giovane e ben collaudata, molto valida sia in pass protection che in run block.

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DIFESA

La difesa di Pittsburgh sembra essere lontana dai fasti di una decina di anni fa, quando chiudeva costantemente nella top5. Scelte sbagliate al draft, il tempo che passa e qualche infortunio di troppo hanno minato quello che inizialmente era stato pensato come un reloading ma che poi alla fine è risultato essere un rebuilding.

Quello che sta per iniziare sarà il 3° anno da DC di Keith Butler, la cui mano comincia a vedersi dopo un primo anno di transizione dagli schemi di Dick LeBeau.

L’anno scorso gli Steelers hanno giocato quasi prevalentemente in zone coverage, concedendo forse un po’ troppo dal punto di vista di yardaggio (12 esimi nella lega) ma risultando molto efficaci in redzone (quinti nella lega). La politica del bend but not break ha in pratica retto fino al conference game di Foxborough: lì la rottura invece è arrivata, ed il botto è stato anche molto fragoroso. In molti hanno puntato il dito sulle scarse capacità di adattamento e sull’incapacità di giocare in men coverage (come se uno come Brady potesse essere fermato in maniera così semplicemente banale); alcune scelte fatte in fase di draft sembrano confermare che questo pensiero è condiviso anche da parte del coaching staff, viste in particolar modo le scelte di Sutton ed Allen, entrambi giocatori poco sexy ma che sembrano essere molto adatti a giocare in man coverage – il primo vista la sua storia a Tennessee (dove si trovava a giocare solo in questo modo), il secondo viste le importanti doti fisiche (6’3/191 cm x 215 libbre/97 kg, un gigante tra i CB di Pittsburgh).

Le secondarie già hanno tratto giovamento dal draft dell’anno passato, da cui sono emersi due dei titolari, ossia il cornerback ex prima scelta Artie Burns, che ha avuto un primo anno altalenante ma che molto bene sembra aver fatto nei training camp (chiediamo scusa al capo redattore per questa notizia da fanzine), e la safety Sean Davis da Maryland, che ha fatto invece vedere per la maggior parte cose interessanti, tanto da vincere il premio di squadra come rookie of the year. Entrambi hanno guadagnato i galloni da titolari già a metà della scorsa stagione, e chi conosce la complessità della difesa di Pittsburgh sa come questa sia un’anomalia – per completezza di informazione però dobbiamo precisare come gli ultimi anni siano stati in controtendenza su questo aspetto, forse per colpa della scarsità di talento diffusa in tutto il reparto.

Completano il reparto la safety Mike Mitchell e l’altro cornerback esterno Ross Cockrell, con il veterano William Gay che continuerà ad occupare la posizione di slot cornerback, dove sembra aver trovato nuova linfa. Oltre all’età media bassa, il più grande problema sembra essere la poca profondità qui, con i suddetti rookie Brian Allen e Cam Sutton (anche se questo ha saltato quasi tutto il camp per infortunio e potrebbe cominciare la stagione in practice squad) insieme con le safety Golden e Dangerfield a completare il reparto; l’aggiunta di Coty Sensabaugh in FA non sembra essere di quelle che smuoveranno molto. Sarà probabile l’utilizzo delle tre safety in alcune occasioni, come già visto diverse volte la scorsa stagione, a seguire una tendenza generale nella NFL moderna, nel tentativo di fermare i poco fermabili mastodontici TE che riempiono l’AFC.

La linea sarà ancorata al terzetto ormai considerabile come titolare, formato dal leader della difesa Cam Heyward, al ritorno dopo l’infortunio che gli ha fatto saltare buona parte della stagione passata, da Stephon Tuitt, in procinto di firmare un meritato prolungamento contrattuale e Javon Hargrave, secondo anno da South Carolina State, che sembra aver guadagnato i galloni di titolare, sia nella difesa base (anche se ormai il concetto di difesa base sembra essere un po’ sorpassato, visto che gli Steelers statisticamente nella maggior parte degli snap difensivi si sono schierati in nickel formation) sia anche in rotazione con i primi due per i down di passaggio. Alualu, ex prima scelta da Jacksonville, insieme a McCullers e Walton saranno la second team DL.

Piccola rivoluzione nel reparto LB iniziata dalla partenza di Lawrence Timmons, prima scelta di Mike Tomlin da head coach degli Steelers nell’ormai lontano 2007 e per questo considerato da alcuni mente in campo della difesa. Il forte LB ha deciso di portare i suoi servizi in Florida, sponda Dolphins, ed ha imposto un rimescolamento delle carte sostanzioso a tutto il reparto.

Al suo posto partirà Vince Williams, energumeno da Florida State, gran colpitore le cui doti in copertura sono tutte da valutare (ma Timmons stesso non era un propriamente detto coverage linebacker, soprattutto negli ultimi anni). Al suo fianco Ryan Shazier, talento assoluto che troppo spesso si è trovato a lottare per rimanere sano per anche due partite consecutive. Ma quando è in campo rimane uno spettacolo di velocità e capacità tattiche. Dietro loro, LJ Fort e Tyler Matakevich saranno le prime riserve.

La situazione degli OLB dovrebbe vedere titolari da un lato Bud Dupree, da cui ci si aspettano grandi cose al suo terzo anno tra i pro, visti soprattutto i lampi mostrati lo scorso anno al ritorno dalla IR, e dall’altro il rookie TJ Watt, se non dall’inizio della stagione quantomeno a stagione inoltrata, come accaduto lo scorso anno per Burns e Davis. Il fratellino di JJ è chiamato a dare vita ad una pass rush che negli ultimi anni è stata pressoché latitante – anche se è sembrata essere in miglioramento dalla seconda metà della stagione passata in poi. Prima riserva sarà l’eterno James Harrison, che a 39 primavere non sembra avere intenzione di appendere il casco al chiodo. A completare il reparto, Arthur Moats, che male non ha fatto, specialmente in rotazione, e Anthony Chickillo.

TJ vs JJ…e vai con le comparazioni

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SPECIAL TEAM

Quella che attende gli special team di Pittsburgh sarà una piccola rivoluzione: dopo 12 anni Greg Warren non sarà più il long snapper della squadra; al suo posto il rookie Colin Holba, sesto giro da Louisville.

Confermati invece il punter Jordan Berry e il kicker Chris Boswell: entrambi vengono da due stagioni in crescendo dopo i loro anni da rookie. Il kicker da Rice, in particolare, si è dimostrato molto affidabile ai PO, con 8/8 di cui solo 6 nella partita dell’ ArrowHead Stadium.

Per quanto riguarda invece i ritorni, sarà probabilmente Knile Davis ad occuparsi dei kick return, mentre per quanto riguarda il ritorno da punt si sta cercando una soluzione per sollevare dal pericoloso compito Antonio Brown; la lotta ad ora è a due, con Eli Rogers leggermente favorito su Demarcus Ayers.

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DRAFT

1 (30) – T.J. Watt, LB (Wisconsin)
2 (62) – Juju Smith-Schuster, WR (USC)
3 (94) – Cameron Sutton, CB (Tennessee)
3 (105) – James Conner, RB (Pittsburgh)
4 (135) – Joshua Dobbs, QB (Tennessee)
5 (173) – Brian Allen, CB (Utah)
6 (213) – Colin Holba, LS (Louisville)
7 (248) – Keion Adams, LB (Western Michigan)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Knile Davis (RB, KC), Justin Hunter (WR, TEN/BUF), Tyson Alualu (DL, JAC), Coty Sensabaugh (S, NYG).

Out: Markus Wheaton (WR, CHI), Jarvis Jones (OLB, ARI), Lawrence Timmons (LB, MIA).

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COACHING STAFF

Il coaching staff è rimasto immutato, con Mike Tomlin fresco di rinnovo a guidare la franchigia per l’11esima stagione; lo affiancheranno Keith Butler in difesa e Todd Haley in attacco. Rimangono al loro posto anche Munchack, che tanto bene ha fatto con la linea, e Joey Porter, nonostante quest’ ultimo abbia avuto qualche grana lo scorso anno dopo il wild card game (arresto per aggressione).

Da segnalare la partecipazione al training camp di Hines Ward per un internship con i ricevitori in cui pare si sia preso particolarmente cura di JuJu Smith-Schuster, il rookie da USC.

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RESOCONTO

La forza dell’attacco visto l’anno scorso, con l’aggiunta di Martavis Bryant, non riesce a fugare i nostri dubbi su Pittsburgh, soprattutto dettati dalla tenuta difensiva, che vista la poca profondità in alcuni ruoli (su tutti i MLB e S) e le novità e le incertezze nelle secondarie, ancora non convince. Molto passerà per la pass rush: se sarà capace di mettere pressione con costanza ai QB avversari il loro lavoro sarà di molto facilitato.

Una division indebolita, ma che presenta comunque scontri diretti molto rognosi, fa accarezzare l’idea che un top spot in AFC si può raggiungere…e poi c’è gennaio, dove comincia un altro campionato

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