UFC Fight Night 103: la leggenda BJ Penn contro la rising star Yair Rodriguez

Il 2017 della Ultimate Fighting Championship, il primo anno solare con WME-IMG al timone dopo il passaggio di consegne miliardario dalle mani di Zuffa, si apre con il più classico dei confronti generazionali, seppur dall’esito apparentemente scontato.

Photo credit: THQInsider via Visual Hunt / CC BY-NC-ND

Da un lato, BJ Penn, “The Prodigy”, un vero artista (checché ne voglia Meryl Streep) che ha saputo scrivere pagine importanti nella storia di questo giovane sport, basandosi fondamentalmente sul suo sterminato talento. Puro e sballante come il miglior tiro di cocaina sul mercato, più che adeguato per sopperire alla sua inclinazione ad allenarsi poco e a un’attitudine strategica un po’ limitata per un membro dell’elite delle MMA. Purtroppo per i suoi fan, inefficace contro l’inesorabile scorrere del tempo, che ha trasformato uno dei pochi eletti a detenere cinture UFC in categorie di peso diverse (insieme a Randy Couture e Conor McGregor) in uno dei tanti lottatori incapaci di arrendersi, aggrappato ai suoi guantoni come l’ultimo dei mohicani alla sua fidata arma.

Dall’altro, Yair Rodriguez, il cui soprannome, “Pantera”, è quasi una dichiarazione programmatica. Imprevedibilità, rapidità, fantasia, efficacia dei propri attacchi, queste sono alcune delle caratteristiche associabili alla rising star messicana, al suo secondo evento da main eventer, alla prima occasione per farsi un nome sulle spalle di una leggenda. Le probabilità che ciò accada stanotte alla Venue Talking Stick Resort Arena di Phoenix, non me ne vogliano i fan di BJ, sono molto alte.

Difficile immaginare, infatti, un esito diverso da un trionfo di Yair, per certi aspetti un epigono del suo rivale odierno per come si sia costruito la reputazione affidandosi soprattutto all’esplosività del proprio stile, senza alcun parvenza di gameplan articolati. Nulla di preoccupante; dall’alto dei suoi 24 anni, può confidare sul tempo che avrà nell’Octagon per affinarsi ulteriormente in tale ambito. Per BJ Penn, invece, il tempo è quasi esaurito. Now or never, l’hawaiiano non avrà a disposizione in futuro molte altre fiches da mettere sul tavolo per tentare di rilanciare oppure chiudere in bellezza una carriera straordinaria, qualunque sarà l’esito dell’incontro di stanotte.

Andando a rivedere gli ultimi match di entrambi i main eventer, le impressioni che si possono cogliere sono quanto più opposte possibili. Come detto, Yair Rodriguez è un lottatore che sfrutta appieno la natura deflagrante del talento che Madre Natura gli ha dato, concretizzandola in calci di varia sorta (flying kick, roundhouse kick, leg kicks, front kick, ecc.), ginocchiate volanti e autentiche perle come lo switch kick con cui ha messo KO Andre Fili o l’enziguri di pro-wrestling-iana memoria sfoderato contro Charles Rosa.

Yair Rodriguez, la fantasia (volante e violenta) al potere.

Agli occhi di chi osserva i suoi incontri non solo per il fumo, per quanto inebriante, ma anche per l’arrosto, “Pantera” si rivela come un buon difensore di takedown e un altrettanto efficace esecutore di clinch takedown, che gli permettono di andare facilmente a terra. Dove è in grado di applicare diverse prese di sottomissione (triangle choke, armbar, kneebar), soprattutto dalla top position. I suoi principali difetti, detto della mancanza di una strategia specifica cucita addosso all’avversario, sono l’inefficacia di molti dei suoi pugni, spesso sferrati da distanza più consona ai calci, un footwork non ancora ben ridefinito, seppur in miglioramento dai tempi di The Ultimate Fighter: Latin America, e la carenza di vittorie per KO (solo 2 sulle 9 totali in carriera, 1 sola in UFC contro il succitato Fili).

Arduo trovare pregi nell’attuale versione di BJ Penn, alla luce di semplici constatazioni anagrafiche (38 le sue primavere), storiche (l’ultima vittoria a 6 anni fa) e dell’ultima uscita nell’ottagono contro Frankie Edgar. Sì, c’è il fattore esperienza che gioca chiaramente a suo favore. Poi, per il training camp, s’è affidato alle cure di Jackson-Wink MMA, autentica fucina di campioni, oltre che ex dojo dell’avversario di stanotte, e Jason Parillo, suo ex allenatore, serio candidato al titolo di “Coach dell’anno” per quanto fatto lo scorso anno con Micheal Bisping e Cyborg Santos. Il combinato disposto di questi menti straordinarie nel concepire arti marziali miste può fornire al “Prodigy” una dimensione strategica forse mai avuta, permettendogli così di portare l’incontro laddove possa ancora dire la sua.

Gli appassionati di lunga data delle MMA forse sperano in un (ultimo) colpo di coda della leggenda vivente, “for old times’ sake”, per farsi ricordare ancora una volta che questo sport è capace di farsi beffe dell’ovvio per realizzare l’impossibile. A volte capita, a volte no. A mio parere, parafrasando Quelo, la risposta giusta è “la seconda che ho detto”. Vince Yair Rodriguez per TKO, Round 3.

Prima del main event, la card emanata dalla capitale dell’Arizona ci regala due incontri potenziali “sleeper”, cioè in grado di regalarci tanto divertimento nonostante una generale mancanza di star power. Trattasi di Joe Lauzon vs. Marcin Held e Court McGee vs. Ben Saunders.

Il co-main event mette di fronte J-Lau, l’americana “macchina umana di bonus”, e il più giovane lottatore polacco, MMartist che fanno degli scambi a terra la loro principale moneta di scambio all’interno dell’Octagon. La loro ricerca di sottomissioni è comunemente forsennata, diversa invece l’efficacia dello striking, che favorisce Lauzon, o il serbatoio di cardio, più ampio nelle cavità di Held. Ciò nonostante, l’habituè del premio “Fight of the Night” è elemento troppo esperto da sottostimare i propri sforzi e sovrastimare le energie a disposizione per farli, mentre il rivale ha ancora vistose pecche difensive da colmare. Poi, come dubitare di un fighter che vanta incontri in tali gloriosi eventi? Vince Joe Lauzon per sottomissione, Round 2.

Il ritorno in UFC di “Killa B” Ben Saunders avviene contro Court McGee, un avversario che rappresenta per lui una sfida interessante. “The Crusher” genera tanto volume di colpi e difficilmente si arrende, lo dimostra la casella alla voce “sconfitte per sottomissione”, inchiodata sullo 0. D’altra parte, questi non può pareggiare l’atleticità del rivale e, qualora dovesse mettere a segno diversi takedown, dovrà poi fare i conti con il suo invidiabile ground game, che ci ha regalato la prima e (per ora) unica omoplata nella storia dell’Ultimate Fighting Championship. E che potrebbe affibbiare a McGee la sua prima L via sub. Vince Ben Saunders per submission, Round 3.

Never forget.

La main card prenderà i primi passi dal match tra flyweight Sergio Pettis e John Moraga. Del più famoso Anthony, Sergio è fratello solo biologico e non professionale, per così dire. Imprevedibile, creativo, ancora oggi dai fondamentali non troppo sviluppati colui che chiamano “Showtime”, più composto tecnicamente, diligente nell’eseguire la strategia preparatagli e abile nel mettere insieme diversi aspetti del suo game in maniera coerente il più giovane dei figli di mamma Annette. Basterà contro il coriaceo Moraga, un più che competente striker e un discreto grappler, sempre attento ad aprirsi varchi per la pericolosa guillotine? Sì, ma fino a un certo punto. Vince Sergio Pettis per split decision.

Nei prelims, “Tanquinho” Augusto Mendes, autorità nel mondo del BJJ, sfida Frankie Saenz, la cui superiorità in diversi settori nei quali il brasiliano deve ancora migliorare (striking, takedown, difesa in piedi, esposizione ai contrattacchi) dovrebbe essere sufficiente per assicurargli la W (Saenz by TKO, Round 2). Il giovane heavyweight Viktor Pešta è alla prova del nove contro l’eterno Oleksiy Oliynyk (protagonista di ben 61 incontri), da cui dovrebbe uscire vincente via TKO al Round 3. La chiave di Alex White vs. Tony Martin sarà la capacità del primo di superare le fasi di grappling nel quale gli sarà superiore, per poi piazzare il KO, magari nel Round 3. Differenza di esperienza anche nell’altra bout tra pesi massimi della nottata tra Walt Harris e Chase Sherman, a spuntarla potrebbe essere il veterano Harris via unanimous decision. Il main event di UFC Fight Pass è Jocelyn Jones-Lybarger vs. Nina Ansaroff, una sfida al gusto di striking session in rosa, nella quale l’impronta dell’American Top Team dovrebbe favorire la fidanzata di Amanda Nunes (Ansaroff via unanimous decision). Ballo dei debuttanti in UFC quello tra Devin Powell e Drakkar Klose (Klose via unanimous decision), match dove ci si gioca la permanenza nell’organizzazione per Joachim Christensen e Bojan Mihajlović (Christensen via sottomissione, Round 2), oltre che per Dmitri Smoliakov e Cyril Asker (Smoliakov via TKO, Round 2).

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