Venator Kingdom: il regno delle migliori MMA italiane senza un sovrano nei pesi welter

Nel regno di Venator non mancano emozioni forti, momenti altamente spettacolari ed esibizioni di grande spirito guerriero. Tuttavia, difetta ancora la presenza di un nuovo sovrano a comandarne la categoria dei pesi welter. Non è bastato, infatti, il torneo “tutto in una notte” di Venator Kingdom, svoltosi sabato sera nella prestigiosa cornice del Teatro Principe di Milano, per  nominare l’erede al trono un tempo detenuto da Marvin Vettori ed Emil Meek. Stefano Paternò e Giorgio Pietrini, spietati nello sbarazzarsi della concorrenza straniera rappresentata da Cody McKenzie e Eulogio Fernandez, non sono riusciti ad aver ragione l’uno dell’altro agli occhi dei giudici, che hanno così decretato il “majority draw” tra i due. Verdetto che non cancella la dicitura “vacante” associata alla cintura di questa categoria di peso nella principale organizzazione italiana di MMA. Esito che ha già fatto discutere molto in questi giorni e che sarà ancora oggetto di dibattito nelle settimane a venire nell’ambiente italiano, aprendo scenari del tutto imprevedibili rispetto alle aspettative della vigilia.

Non è stato solo il torneo welter a soddisfare i palati dei fan presenti all’arena milanese o sintonizzati sullo streaming fornito da Cleeng. Il contorno dell’evento autunnale di Venator nel capoluogo lombardo non ha temuto il confronto con la portata principale, regalando appassionati diverse performance degne di menzione e descrizione. Quella che faremo insieme a voi partendo dal primo match fino al main event.

SEMIFINALE UFFICIALE TORNEO WELTER #1 – Cody McKenzie (16-11) vs. Stefano Paternò (8-2) – vince Paternò per TKO (R1 4:59)

Nel primo round della serata Paternò parte forte, portando l’incontro a terra in breve tempo. Da parte sua, McKenzie si fa valere portandosi dopo un po’ sopra il milanese. Quest’ultimo, spesso abituato a lavorare con schiena a terra, concede giusto qualche colpo alle costole da parte dell’americano, al quale non riesce l’applicazione della temibile “McKenzinite”. Verso il giro di boa del round, l’azione comincia a farsi statica, un po’ troppo a parere di Marc Goddard, che ordina lo stand up. Una volta tornati in piedi, McKenzie e Paternò ingaggiano un clinch in prossimità della gabbia. Situazione nella quale il beniamino del Teatro Principe porta a segno buone ginocchiate, propedeutiche al takedown e, di fatto, alla conclusione della semifinale in suo favore. Circondato dal frastuono dell’intima arena meneghina, l’allievo di Garcia Amadori punisce “The AK Kid” con feroce ground-and-pound e strappa così il ticket per la finale a pochi istanti dalla fine di round.

SEMIFINALE UFFICIALE TORNEO WELTER #2 – Giorgio Pietrini (12-4) vs. Eulogio Fernandez (11-8, 1 NC) – vince Pietrini per TKO (R2 2:02)

Eulogio Fernandez ama il “ground game” e questo appare chiaro già nelle battute iniziale del primo round, nel quale lo spagnolo cerca di portare a terra il rivale o con inviti diretti o attraverso dei takedown. Giorgio Pietrini a terra ci va pure volentieri ma ai suoi termini, cioè dandoci giù di GNP, col senno di poi una piccola anteprima del finale di match. Che lo striking del livornese sia notevole per potenza ed efficacia non serviva Venator Kingdom a ricordarlo (l’ha fatto lo stesso con un paio di bei destri e buone ginocchiate in fase di lavoro a parete), l’evento milanese invece ci ha fornito prove concrete dell’eccezionale lavoro sul grappling fatto da Pietrini in collaborazione con Jason Manly. Ogni tentativo di TD di Fernandez, infatti, viene prontamente respinto al mittente dall’atleta del Rendoki Team, il quale in finale di frazione porta a casa anche un calcio alto. 10-9 Pietrini

Poco cambia nel secondo round: Eulogio Fernandez riceve indicazione dall’angolo di attaccare Pietrini con maggiore lateralità, il consiglio è buono ma non del tutto recepito dall’atleta spagnolo, che persevera nel cercare TD abbastanza prevedibili. Tant’è che proprio dopo uno di essi il livornese trova l’autostrada per il successo: solido controllo a terra, pugni e gomitate in inesorabile successione e, a 2 minuti scarsi nel round, lo stoppage di Marc Goddard per la gioia di una nutrita fetta di pubblico al Teatro Principe.

 

SEMIFINALE RISERVA TORNEO WELTER #1 – Liviu Butuc (4-4, 1 NC) vs. Gheorghe Gritko (7-3) – vince Gritko per decisione unanime (20-17; 20-17; 20-18)

Le mani di Gheorghe Gritko fanno paura. Tale “sententia” assume carattere di sentenza, ci si perdoni il gioco di parole, tanto per l’intero match quanto per il suo atto iniziale. Nel quale l’allievo del Team Khalid tiene bene il centro della gabbia e costringe Butuc a muoversi perlopiù in diversi direzioni con le spalle alla gabbia. I tentativi di takedown di quest’ultimo non vanno in porto, ad andarci invece è il destro di Gritko, portato al volto dell’avversario anche in replica immediata a un leg kick. Nel finale Butuc esce un po’ dal guscio e si comporta bene negli scambi con l’avversario. Non abbastanza per impedire l’assegnazione del 10-9 in favore di Gritko.

Pressoché medesima falsariga nel secondo round: Gritko continua ad avanzare e brandire le sue mani di marmo, intervallate da buoni calci alle gambe. Butuc risponde con un gancio destro d’incontro, Gritko replica a stretto giro di posta con un tentativo di spinning back fist, già visto nella frazione di incontro precedente. Un altro destro del rappresentante del Khalid Team sembra avviarci alla fase conclusiva del match (avversario a terra, fase di controllo e tentativo di sottomissione) ma non è così. Si torna in piedi, a TD difeso Gritko ne fa seguire uno di propria fattura, seguito da un po’ di gomitate. Butuc cerca di sfruttare la gabbia per sfuggire dalla morsa dell’avversario, il quale lo prende a calci sulle gambe prima che la sirena suoni per l’ultima volta su questo match. Altro 10-9 in favore di Gritko.

SEMIFINALE RISERVA TORNEO WELTER #2 – Simone Tabaglio (3-3) vs. Marco Saccaro (5-0) – vince Saccaro per TKO (R1 1:27)

Venator Kingdom è LA serata per tanti dei suoi protagonisti, tra i quali è da annoverare senza dubbio Marco Saccaro. Il suo avversario cerca di metterlo in difficoltà nel primo round ma il livornese sembra essere in missione per conto di qualche divinità. Quella che gli dà la forza di realizzare la combo di pugni sufficiente per aprire le difese di Tabaglio e dare il là al grande finale di ground-and-pound ad appena 1 minuto e mezzo nell’incontro. Qualora dovesse riuscire nell’intento di scendere di categoria, espresso nel promo post-match, Venator potrebbe avere tra le sue mani un potenziale contender in tale divisione di peso.

CO-MAIN EVENT – LIGHTWEIGHT DIVISION – Manolo Zecchini (6-0) vs. Marco Manara (8-6) – vince Zecchini per TKO 1:00

Si può ridurre un anno intero in un solo minuto? Nelle MMA è possibile e a Venator Kingdom Manolo Zecchini ne ha dato la più fulgida dimostrazione possibile. Un anno “molto brutto”, così definito da lui stesso nella migliore intervista della serata, con un grave infortunio che l’ha tenuto a lungo fermo, la scomparsa di un caro amico in un incidente stradale e “tante situazione che hanno cercato di mettermi giù” sono state spazzate in un giro d’orologio dal “duro” veneziano, la cui miscela di calci, pugni e GNP è stata sufficiente per sbarazzarsi di Manara. “Per me Marco era solo un passo nella mia scalata per arrivare lassù”, il proclama dell’Angelo Veneziano, supportato da tanti fan all’interno del Teatro Principe: come non credergli dopo una vera e propria “performance of the night” come questa?

 

 

MAIN EVENT – FINALE TORNEO WELTER – Giorgio Pietrini (12-4-1) vs. Stefano Paternò (8-2-1) – pareggio maggioritario (28-28; 28-27 Pietrini; 28-28)

Come le belle signore, il piatto forte della serata milanese di Venator, cioè la finale del torneo tutto in una notte, si fa attendere. Prima per i controlli antidoping per Paternò e Pietrini, effettuati dalla NADO (motivo di grande orgoglio per l’organizzazione di Frank Merenda e Alex Dandi), poi per un problema ai bendaggi del livornese. Per ingannare l’attesa, Dandi raddoppia il proprio ruolo di commentatore play-by-play, raccontando il match in Cage Warriors tra Jack Shore e Mattia Galbiati per il resto del pubblico che non può vederlo, se non su propri dispositivi. Un intervallo che sembra essere uscito dai tempi di “Tutto il calcio minuto per minuto” e che, infine, ci conduce al momento atteso da tutti gli spettatori di Venator Kingdom.

Si apre il primo round della finale tutta italiana tra Giorgio Pietrini e Stefano Paternò ed è proprio quest’ultimo a sferrare il primo affondo con un calcio alto. Il livornese replica immediatamente, portando la contesa a terra e ponendosi in posizione apicale rispetto al rivale in tale contesto. Nel quale questi si trova decisamente a suo agio, prova ne è il modo in cui contiene le pur sparute iniziative con schiena al tappeto del beniamino di casa, portando a segno al contempo solido ground-and-pound. Gli assordanti “Stefano!” in direzione di Paternò hanno lo scopo ambizioso di ravvivarne lo spirito combattivo, più volte fiaccato dalle gomitate e i numerosi body shot inflitti dal pupillo del Rendoki Team. Paternò riesce a piazzare un paio di colpi da sotto ma è poca roba per bloccare l’assegnazione del round a Pietrini. Nessun dubbio su chi ha vinto la frazione iniziale di finale, tante discussioni durante e dopo il main event sul punteggio da assegnare. Ricalcando l’acceso dibattito avvenuto nell’arena fisica del Teatro Principe e in quella virtuale dei social, la redazione di QCP s’è spaccata: Stefano ha segnato 10-9, Francesco 10-8, in accordo a suo parere con la nuova versione delle regole unificate delle MMA.

Paternò, forse consapevole di aver perso il primo atto della contesa, parte col piede giusto in quella successiva: respinta di un tentativo di double leg, pressing contro la gabbia del rivale e un buon sinistro a corollario del tutto. Pietrini incassa ma alla prima occasione ribalta il tavolo nuovamente in proprio favore, ricreando la medesima situazione che gli ha portato fortuna nel round precedente. Inutili gli sforzi di Paternò per cercare di scrollarselo di dosso o, perlomeno, limitarne il potenziale offensivo, il livornese gli sta attaccato come una calamita. Eccezion fatta per vaghi tentativi di kimura sweep dell’allievo di Garcia Amadori, il tabellino del round riporta solo azioni di Pietrini, implacabile con il suo GNP. 10-9 Pietrini

Come descrivere al meglio a parole il terzo e ultimo round, a detta di molti commentatori uno dei migliori mai visti in Italia, forse uno dei candidati più seri a “round dell’anno” a livello internazionale? Raccontare mossa per mossa l’incredibile ribaltamento di fronte messo in atto da Stefano Paternò, passato dall’essere sotto di 2 round al chiudere il match in proprio favore grazie a pochi ma durissimi colpi (10-8 a nostro parere), e la resilienza da guerriero di altra epoca di Giorgio Pietrini sarebbe limitativo, persino offensivo nei confronti di quanto avvenuto nella gabbia milanese. Perciò, vi invitiamo a vedere voi stessi (o rivedere, per chi era presente al Teatro Principe) di cosa si sta parlando. Quello di cui vi possiamo rendere edotti, invece, è la straordinaria risposta del pubblico, tifoso di uno dei finalisti o semplice appassionato, a quanto avvenuto nel recinto d’azione. La folla che urla fino a sgolarsi, gli spettatori delle prime file assiepati a bordo gabbia, contenuti con non poca fatica dalla security. Quelli alle loro spalle che si mettono in piedi sulle proprie sedie, tra cui, possiamo testimoniarlo direttamente, un Cody McKenzie esaltato come non mai. Il lungo applauso al termine di cinque minuti di fuoco, seguito dalle polemiche per la decisione che non decide alcunché. Ma che, al tempo stesso, non deve macchiare il ricordo di una serata storica per le arti marziali miste nel nostro paese.

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