Europei scherma 2018 – 7 giorni e 8 medaglie a Novi Sad

Parto per Belgrado il giorno prima dell’inizio dei Campionati Europei, a Fiumicino c’è il sole. Ha piovuto fino al giorno prima, non ho potuto festeggiare il mio compleanno sulla spiaggia come avrei voluto, ho dato tre esami in una settimana appena prima, e non parto certo per una vacanza.

A Belgrado c’è un cielo grigio e un vento che sembra portare pioggia, tra la capitale e Novi Sad, la città in cui si terranno gli Europei, solo campagna e qualche corso d’acqua.

Arrivo in centro e comincio a cercare il mio albergo, ormai quasi del tutto disabituata all’impossibilità di utilizzare google maps col suo segnale gps, le stradine sembrano tutte identiche e molte targhe delle vie sono solo in cirillico, per me quasi illeggibili. Con un gesto vintage fermo una ragazza e le chiedo indicazioni, è la prima persona serba con cui parlo, mi dice “ti accompagno”. Io subito dico che non importa, che non è necessario, che posso farcela, ma lei insiste. Così mi accompagna davvero, mi racconta cosa fa, mi dice dove comprare una sim card per usare il telefono, mi fa vedere il collegio dove vive e dove frequenta la scuola e cosa vorrà fare una volta diplomata, mi dice che sta aspettando i suoi genitori per tornare per un po’ a casa.

Arriviamo davanti all’albergo e non so come ringraziarla, per avermi aiutata e per avermi raccontato della sua vita. Non avevo aspettative particolari sul popolo serbo, né negative né positive, sono stati a lungo in guerra ma la geopolitica insegna a non giudicare troppo i civili con gli equilibri politici dei potenti del momento, tutte le persone che ho incrociato sulla mia via avevano ampi sorrisi, sguardi umani, parole gentili, senso dell’ironia.

La cittadina ha una piccola parte pedonale quasi tutta ricostruita, dominata da un evidente tentativo di omologazione con altre cittadine, il resto attorno è vecchio, fatiscente, trascurato. Palazzoni sovietici, compreso il palazzetto dove si terranno le gare, chiamato SPENS.

Dopo aver mangiato burek, di evidente ispirazione ottomana, vado con un collega a ritirare l’accredito, sempre senza google maps ma muniti di mappa cartacea, ci perdiamo comunque un po’. Un ragazzo ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto, quindi inizia a camminare forse per mostrarci la via, noi rimaniamo fermi e dopo poco si accorge e torna indietro, quindi ci indica la strada e dice “turn right, walk straight and you’ll see a big socialist building”.

Arriviamo al grande palazzo socialista, la temperatura interna è molto elevata, l’aria calda entra nel naso, capisco che sarà dura. Al banco degli accrediti le ragazze mangiano quelli che sembrano essere una grande passione serba, i biscotti plasmon, detti Plazma, disponibili nelle più incredibili varianti, parzialmente coperti di cioccolato, interamente coperti di cioccolato, nocciola, noccioline, semplici, al miele. Allo SPENS non c’è l’aria condizionata ma funziona il wifi, però sembra un labirinto e non riusciamo a trovare le pedane, infine andiamo via sconfitti.

Il primo giorno, sabato, offre le prove individuali di fioretto maschile e sciabola femminile. Nessuna medaglia per le ragazze, fermata nei 32 Rossella Gregorio dal poi oro Sofya Velikaya, così come Loreta Gulotta dalla francese Queroli. Giunte fino agli ottavi invece Irene Vecchi e Martina Criscio.

Due le medaglie per gli Azzurri, d’argento quella di Daniele Garozzo, battuto dal russo Ceremisinov che sembra aver ritrovato forze che sembravano svanite prima dell’inizio di questa stagione. È proprio Aleksej a fermare in semifinale Giorgio Avola, che vince la terza medaglia Europea di bronzo consecutiva.

Stop ai piedi del podio per Andrea Cassarà, fermato anch’egli dal russo, e agli ottavi per Alessio Foconi per mano del francese Pauty.

La domenica tocca al fioretto femminile ed alla spada maschile.

Meravigliose medaglie per Alice Volpi ed Arianna Errigo, che si sfidano in semifinale. Sarà Inna Deriglazova a strappare l’oro all’Errigo, che, dopo una stagione diversa da quelle cui ci aveva abituati, dimostra di essere pronta e presente agli eventi importanti. Alice Volpi conferma la sua costanza sul podio e la sua forza.

Enrico Garozzo si ferma nei 64 con Jurka per una stoccata, per una stoccata perdono anche Marco Fichera e Andrea Santarelli agli ottavi, rispettivamente con Nikishin e Yannick Borel. Sarà proprio Borel a fermare anche l’esordiente Gabriele Cimini ai quarti, quinto posto per il giovane atleta. Terzo oro consecutivo ai Campionati Europei per il francese Borel.

Lunedì incontro Borel che stringe mani e ringrazia le persone che si fermano per congratularsi, dice che da quando è arrivato al palazzetto è così, è felice e lo merita, in uno sport in si può vincere tutto e si è comunque spesso ignorati.

Ultime due prove individuali sono spada femminile e sciabola maschile. Nessuna medaglia per gli italiani, né della sciabola né della spada. Stop nelle 64 per Alberta Santuccio, battuta dall’ungherese Dubai, nelle 32 Mara Navarria, fermata dall’estone Kuusk, poi medaglia d’argento. Fermate agli ottavi Giulia Rizzi e Rossella Fiamingo, dall’ucraina Kryvytska e dalla romena Popescu. Podio quasi tutto estone: vittoria per Katrina Lehis, argento per la Kuusk, e bronzo per Beljajeva.

Degli sciabolatori l’ultimo a fermarsi è Luca Curatoli, ai quarti, per mano del georgiano Badzaze, stop agli ottavi per Luigi Samele, battuto dal poi oro Hartung. Tra i 32 si era fermato Enrico Berrè con l’inglese Honeybone, sempre un inglese, Deary, aveva fermato Aldo Montano nei 64.

Si apre dunque il programma della gara a squadre, seguendo lo stesso ordine delle prove individuali.

Argento per il fioretto maschile, battuto in finale dalla Russia, per entrambe le squadre medaglie dopo una stagione altalenante. Le sciabolatrici perdono per una stoccata con la Francia la finale per il bronzo, fermandosi al quarto posto, la squadra è comunque numero uno al mondo nel ranking e saprà preparare bene il Mondiale di luglio.

Una delle medaglie più emozionanti degli Europei va alle fiorettiste, un oro sudato, conquistato mettendo coraggio e cuore in pedana, e strappato alle russe dopo una rimonta e per una stoccata di Alice Volpi, a tre secondi dalla fine della gara.

Un bronzo altrettanto sudato per gli spadisti, conquistato con netto distacco contro la Svizzera, dopo un crollo in semifinale con la Russia, oro di giornata, ed una vittoria strappata all’ultimo secondo con l’Ucraina da Marco Fichera.

Argento per gli sciabolatori, che confermano la loro solidità non scendendo praticamente mai dal podio, pur non riuscendo a battere l’Ungheria in finale.

Quinta la squadra femminile di spada, che si arrende ai quarti con la Francia, dopo aver battuto strenuamente Romania e Russia.

Oltre alle medaglie dei nostri, tra gli assalti ed i risultati più emozionanti il bronzo della Polonia, vinto con una Francia in black out. La sua medaglia la squadra polacca l’aveva però vinta ai quarti di finale, con la Germania, all’ultima frazione. Siess era salito in pedana in vantaggio, facendosi rimontare, poi, improvvisamente, come risvegliato si era riportato in parità ed aveva messo a segno la stoccata decisiva.

Devo confessare l’inconfessabile, ho tifato per il quartetto polacco nella finale per il bronzo, nonostante a parte gli italiani cerchi di vivere lo sport nel modo più professionale ed oggettivo possibile. Imprese come questa sono quello che rende lo sport vivo. Per fortuna non esistono molti documenti video incriminanti di me che urlo dobre dobre brawo.

A Novi Sad ho mangiato molta carne grigliata e molto ayvar, e chiesto molte insalate no onion no dressing per il pranzo ad una cameriera che al terzo giorno la preparava già senza che chiedessi niente, così, come sempre, ho creato un legame emotivo anche con questo luogo che apparentemente non era il più interessante dei luoghi sulla terra.

Molti visi mi hanno colpita e li ricorderò a memoria a lungo, come quello di un cameriere non giovane e non vecchio di un ristorante sul Danubio, con grandi occhi verdi e ciglia lunghe che diceva “potete sedervi dove volete”.

Ho imparato molto in questo Europeo, parlato con molte persone, intervistato molti atleti, ho avuto molto caldo, ho sudato, ho salito e sceso scale correndo, mi sono lavata i denti in lavandini verde acido, ho dimenticato più di una volta la carta memoria del registratore nel pc e lasciato atleti ad aspettare, probabilmente hanno pensato fossi confusa, a volte ero confusa.

Le mezze misure sono sconosciute alla scherma, si soffre molto, si gioisce molto, si è molto arrabbiati o molto felici. E così sono tutti quelli che lavorano attorno alla scherma, gli sguardi della scherma sono sempre vivi.

Sono grata a questo Europeo per avermelo svelato.

Arianna Scarnecchia

Ho 26 anni, vivo a Roma, studio Lingue all'Università e nel frattempo m'intrattengo con una serie di attività ricreative che comprendono passare più tempo possibile con fioretto e spada, mangiare, gestire una webradio che si chiama Polutropia, sfrecciare per le strade con la mia bici laVipera, imparare tutti i dialetti del mondo.

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