Giro d’Italia 2018 – Bollettino 1a settimana

Dopo la tre giorni suggestiva in Israele (me ne guardo bene dal fare discorsi politici, ma dal punto di vista paesaggistico e dall’accoglienza che si è vista per le strade di un Paese per nulla abituato al ciclismo, suggestiva mi pare la parola giusta), il Giro d’Italia ha preso a risalire lo Stivale partendo dalla Sicilia, andando a delineare i primi contorni di un dipinto che probabilmente scoprirà ogni suo dettaglio non prima dell’ultimo arrivo in salita, a Cervinia, tra una decina di giorni.

Questo quello che abbiamo imparato in questa prima settimana e come sono variate le “azioni” dei protagonisti.

Simon Yates: ha vinto una tappa e mezzo, oggi indosserà per la quarta tappa consecutiva la maglia rosa. Tutti ci domandiamo se potrà durare tre settimane: con questa brillantezza di pedalata probabilmente no (sta volando), verosimilmente la crono gli sarà sfavorevole (anche se a Gerusalemme è stato tra i migliori), ma ha già fatto due top 10 (Vuelta 2016, Tour 2017) con una conduzione di gara molto più meintjesiana di quanto sta facendo ora. Ad ogni modo: stiamo all’erta! Peraltro ha la squadra più forte della corsa (bentornato Chaves!!), per quanto visto sinora ben meglio della Sky.

Chris Froome: a proposito di Sky, le azioni di Froome sono quelle che in percentuale sono calate di più. La sofferenza in queste prime tappe era in preventivo, già meno preventivabile che arrivasse per terra due volte e perdesse dai primi su ogni terreno (cronometro inclusa). Resta il favorito? Probabilmente no. Sono di questo parere anche i bookmaker che lo pagano 10 e lo mettono dietro a Dumoulin (2,20), Yates (4) e Pinot (5,5).

Richard Carapaz: il picco più in alto nelle quotazioni lo fa registrare l’ecuadoriano che compirà 25 anni proprio 2 giorni dopo l’arrivo del Giro 101 a Roma. Nei tre arrivi in salita si è sempre piazzato nella top 10 vincendo a Mercogliano e diventando, strada facendo, il capitano della Movistar. Il suo animo è rivoluzionario, finché dura questo colpo di pedale può farci divertire.

Thibaut Pinot: a proposito di rivoluzionari, Thibaut ha già collezionato tre top3 di tappa (l’anno scorso si piazzò sei volte nei primi 6), lui rincorre vittorie e classifica con la stessa grinta e sinora pare abbia speso anche poco. Al momento staccare Yates pare impossibile, ma lui se ne frega.

Tom Dumoulin: per lui ci verrebbe da dire: tutto secondo i piani. Si trova dove avrebbe voluto trovarsi, anzi forse non avrebbe mai sperato di avere quasi 2 minuti di vantaggio sul suo rivale principale. Non ci fosse la Mitchelton-Scott sarebbe molto più sereno.

Fabio Aru: male, inutile girarci troppo attorno. Non avevo grandi aspettative su di lui e questa prima settimana (purtroppo) ha confermato il mio scetticismo che può essere esteso a tutta la squadra (e per tutta la stagione sinora). Gli va dato atto che prima di alzare bandiera bianca prenderà a calci la sua bici fino all’ultima rampa e se dovesse trovare la gamba giusta il terreno a lui congeniale per recuperare non manca. Forza Fabio!

Davide Formolo: prima e dopo l’Etna abbiamo visto un ottimo Formolo, il migliore di sempre. Ecco perché la caduta ai piedi del vulcano siciliano e i successivi 5 minuti persi (più di testa che di gambe) in quell’ascesa stridono, anzi danno proprio fastidio.

Domenico Pozzovivo: sta bene, anzi benissimo, eppure non sembra possa vincere né una tappa (ci sta provando con ardore, al Giro ha vinto una volta soltanto, nel 2012), né indossare la maglia rosa. La sensazione è che più di così non possa fare (non che sia poco eh…).

Miguel Angel Lopez: lui è il contrario di Pozzovivo, quello che poteva andargli storto gli è andato storto. Ormai abbiamo capito che il suo più grosso difetto è la mancanza delle rotelle laterali. In questa settimana però la condizione è andata lentamente migliorando, non ha ancora il colpo di pedale violento che gli ha già permesso in carriera varie spianate, arriverà.

George Bennett: un po’ ninja sinora, forse sa che se vuole restare in classifica per 3 settimane deve centellinare le energie e l’obiettivo è e resta quello: top 10.

Elia Viviani: il suo valore è stabile, si era presentato a questo Giro come grande favorito per ogni volata. La doppietta in terra straniera ha confermato questo, la sconfitta a Praia a Mare ci può anche stare, d’altronde non è mica Kittel dei tempi d’oro. Questa settimana potrebbe avere altre due chance (oggi, se non arriva la fuga, e giovedì ad Imola), ci preoccuperemmo solo se uscisse con 0 vittorie.

Jakub Mareczko: se fare una volata in un GT fosse solo esprimere velocità pura, Kuba ha confermato che in questo parterre sta con i migliori. Peccato che questo sia solo una parte del velocista. In tutto il resto (a partire dalla capacità di concludere una tappa dopo l’altra senza rischiare sempre il fuori tempo massimo) il velocista della Wilier deve ancora crescere e non poco.

Tra gli altri velocisti: Sam Bennett ovviamente bene e non solo per la vittoria (sempre nei primi 3), acuto che invece è mancato a Modolo. Personalmente sono un po’ deluso da Van Poppel: il velocista della LottoNL non ha mai dato la sensazione di poter venir fuori e lottare per la vittoria.

Fughisti tutti rimandati alla seconda settimana: alla fine l’unica fuga che è arrivata è quella sull’Etna con Chaves “scortato” dal rientrante Yates, quindi abbastanza particolare. Per il resto vuoi per le squadre dei velocisti, vuoi perché certi arrivi facevano gola ai big, il copione ha visto i cacciatori di gloria sempre ripresi con estrema facilità. La tappa di oggi è una bella prova in quest’ottica e già qualche squadra in più potrebbe avere meno interesse nella volata.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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