Giro d’Italia 2018 – Il percorso

Il Giro 2018 ha un grande difetto, sembra molto più duro di quello che è. Ci sono tanti arrivi in salita, è vero, ma quasi tutti al termine di tappe semplici, e in cui la salita non pare nemmno troppo selettiva. Diminuiscono i km a cronometro, e questo non è mai un bene, perché dà la possibilità agli scalatori di correre in maniera conservativa almeno per le prime due settimane.

Di positivo c’è qualche frazione interessante di collina o media montagna, quelle che di solito rendono speciale il Giro, e i due tapponi finali in cui verosimilmente si deciderà la corsa. Partenza discutibile, e discussa, da Gerusalemme e arrivo a Roma, come non succedeva da ormai diversi anni.

Tappa 1Venerdì 4 maggio, Gerusalemme-Gerusalemme (9,7 km, crono)

Il trittico in Terra Santa si apre con una crono breve che serve ad assegnare la prima maglia rosa e sparigliare gli uomini di classifica con qualche distacco. C’è qualche saliscendi, ma il profilo inganna: si tratta comunque di roba per specialisti. Meglio fare ricognizione perché ci sono diverse curve tecniche. Difficoltà: ***

Tappa 2 – Sabato 5 maggio, Haifa-Tel Aviv (167 km)

Tappa breve con un ininfluente GPM di quarta categoria a metà percorso e tanti km in autostrada. Mettici anche le squadre fresche. Volata di gruppo al 100%. Difficoltà: *

Tappa 3 – Domenica 6 maggio, Be’er Sheva-Eilat (229 km)

Lunghi stradoni nel deserto per oltre 200 km, con arrivo leggermente in discesa. Volata probabile, ma occhio ai ventagli in caso di vento forte nel deserto, perché qualcuno può anche perdere il Giro in quel caso. Chi vuole vincere dev’essere nelle prime posizioni ai -350mt, dove c’è l’ultima curva a 90 gradi. Difficoltà: **

Riposo 1Lunedì 7 maggio

Tappa 4 – Martedì 8 maggio, Catania-Caltagirone (198 km)

Si torna in Italia, finalmente con una tappa dal profilo intrigante. Strade strette, curve tecniche, asfalto dissestato e qualche strappo bastardo nel mezzo. Un incubo per chi vuole tenere sotto controllo la corsa, e non escludo si muova qualcosa anche in classifica generale, perché l’arrivo a Caltagirone è un muro all’8% con punte al 13%. Terreno fertile per gli specialisti delle Classiche. Difficoltà: ***

Tappa 5 – Mercoledì 9 maggio, Agrigento-Santa Ninfa (Valle del Belice) (153 km)

Si resta in Sicilia con un’altra frazione ben disegnata. Ci sono diversi colli da scalare, specialmente negli ultimi 50 km. Anche questa ha un finale potenzialmente selettivo per far sognare i migliori finisseur. Difficoltà: ***

Tappa 6 – Giovedì 10 maggio, Caltanissetta-Etna (164 km)

Il Giro torna sull’Etna in back-to-back e sinceramente non è che se ne sentisse proprio il bisogno. La tappa non presenta difficoltà altimetriche fino a Ponte Barca, dove comincia un lungo falsopiano che poi si indurisce e diventa la salita propriamente detta.

Il versante da scalare quest’anno è inedito, più a ovest rispetto a quello utilizzato l’anno scorso e nel 2011. Il GPM comincia dopo l’abitato di Ragalna e si snoda su strade abbastanza ampie con poca vegetazione.

Sono 15 km non proprio regolari, con pendenze attorno al 7% e qualche strappo più duro. Il problema storico dell’Etna è che il vento arriva quasi sempre frontale con folate piuttosto decise, ed è quindi complicato attaccare e fare la differenza. Rimane una salita vera, in cui è impossibile nascondere una condizione imperfetta. Difficoltà: ****

Tappa 7 – Venerdì 11 maggio, Pizzo-Praia a Mare (159 km)

Si sbarca in Calabria con una tappa breve ed estremamente semplice, quasi tutta su stradoni a scorrimento veloce. C’è solo da capire chi si sacrifica per andare in fuga e venire ripreso a 10 km dal traguardo. Difficoltà: *

Tappa 8 – Sabato 12 maggio, Praia a Mare-Montevergine di Mercogliano (209 km)

Secondo arrivo in salita del Giro, e qui obiettivamente si poteva fare qualcosa di più. Non perché sia una brutta tappa in senso assoluto, però hai già messo l’Etna con un profilo simile, qui magari potevi cercare di rendere la parte centrale un po’ più dura, anche perché la zona è ricca di spunti. Invece si viaggia tranquilli per quasi 200 km prima di attaccare Montevergine.

E’ una salita incredibilmente costante, ma anche molto pedalabile per i professionisti. Raramente si incontrano pendenze superiori al 6%, quindi è fondamentale stare coperti a ruota dei compagni. L’unica difficoltà risiede nella lunghezza, sono ben 17 km per andare all’arrivo. Probabile sprint da gruppo ristretto. Difficoltà: ***

Tappa 9 – Domenica 13 maggio, Pesco Sannita-Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore) (225 km)

La prima settimana del Giro si chiude con un altro arrivo in salita (già il terzo della corsa), al termine di una tappa estremamente lunga in terra prima molisana e poi abruzzese. La prima parte è piuttosto semplice ma il GPM di seconda categoria verso Roccaraso (7 km al 6%) è antipasto di quello che verrà.

Dopo un lungo tratto in valle, ai -47 comincia l’ascesa verso Calascio (15 km al 6%), che formalmente è un GPM a sé stante ma in buona sostanza è parte integrante dalla scalata al Gran Sasso. Dalla vetta, infatti, ci sono solo 5 km pianeggianti per poi ricominciare a salire.

Il profilo parla chiaro, salita lunghissima con ampi tratti pianeggianti o in contropendenza e gli utlimi 4 km a separare i campioni dai buoni corridori. Non è una tappa semplice da interpretare: sono tante ore in bici al termine di una settimana impegnativa. Il segreto sarà spendere il meno possibile per fare la sparata nel finale. Si possono fare distacchi superiori a quanto il profilo suggerirebbe. Difficoltà: ****

Riposo 2 – Lunedì 14 maggio

Tappa 10 – Martedì 15 maggio, Penne-Gualdo Tadino (239 km)

Dopo il giorno di riposo arriva la tappa più lunga del Giro, che chiama a raccolta i coraggiosi e quelli abituati a stare in fuga per ore. Pronti via si scala Fonte della Creva (15,7 km al 6%), una salita irregolare con qualche strappo molto duro. Bisognerà menare forte e stare sempre davanti per prendere l’azione giusta, quella che verosimilmente andrà fino al traguardo. Nè gli uomini di classifica, né gli sprinter avranno voglia di far lavorare la squadra oggi. Difficoltà: **

Tappa 11 – Mercoledì 16 maggio, Assisi-Osimo (156 km)

Breve, ma molto frizzante, questa frazione collinare nasconde un finale veramente complicato. I primi 120 km sono abbastanza tranquilli, con due GPM di terza categoria che possono far male solo agli sprinter più pesanti, ma ai -30 il muro di Filottrano (1,8 km all’8%) rischia di spezzare in due la corsa e i nostri cuori, ancora così legati a Michele Scarponi. Seguono 15 km di mangia e bevi e ai -13 il muro di San Paterniano (1 km al 10%), prima di altri 5-6 km mossi.

Gli ultimi 5 km sono tostissimi: strappo di 300 mt sulle pietre, discesa, un km scarso di pianura e poi il muro di Osimo che decide la gara. Sono quasi 2 km al 6,5%, ma contano soprattutto i primi 500 al 12%, prima che la strada spiani nel centro storico. Qui anche i big si possono muovere. Difficoltà: ***

Tappa 12 – Giovedì 17 maggio, Osimo-Imola (Autodromo Ferrari) (214 km)

Se avete una vaga sensazione di deja vu, tranquilli, non siete in Matrix. Il finale di questa frazione è identico a quello della Forlì-Imola del 2015. Di diverso c’è tutto il resto, perché allora si partiva da Forlì, si affrontavano diversi colli tra cui due GPM di terza categoria e il circuito finale era da percorrere per ben 4 volte. Quella era una vera tappa di media montagna, questa una volata di gruppo con gli sprinter un po’ più sudati per il Tre Monti (4,4 km al 4%) a 8 km dalla fine. Traguardo collocato all’interno dell’autodromo. Difficoltà: **

Tappa 13 – Venerdì 18 maggio, Ferrara-Nervesa della Battaglia (180 km)

Classica tappa pianeggiante per attraversare la pianura padana. Il Montello non fa paura a nessuno. Difficoltà: *

Tappa 14 – Sabato 19 maggio, Sanvito al Tagliamento-Monte Zoncolan (186 km)

La fase decisiva di questo Giro 2018 si apre con una delle tappe più temute, quella del Monte Zoncolan. Sarebbe già un gigante di suo, ma gli organizzatori ci hanno disegnato attorno un profilo molto stuzzicante, che rischia di stravolgere completamente la classifica generale. I primi 130 km sono un gustoso antipasto di quello che verrà: colli brevi con pendenze in doppia cifra.

Ai -48 però si comincia a fare sul serio col Passo Duron (4,4 al 9,6%); una salita breve ma che ti riempie di acido lattico. Dall’attacco del Duron il percorso è identico alla tappa del 2010, con la picchiata verso Sutrio, il Sella Valcalda (7,6 km al 5,5%) e la discesa che porta a Ovaro. Qui i corridori guardano in alto e vedono solo lei, la salita più dura del mondo, sua maestà lo Zoncolan,

Non c’è quasi niente di comparabile in questo sport, a parte forse l’Angliru. Sono 10 infiniti km al 12%, dove non contano i treni, non contano i compagni, non conta nulla. Conta solo quanta benzina ti è rimasta in corpo e quanto in profondità riesci ad andarla a prendere. Questa è una salita talmente dura che i direttori sportivi lasciano le macchine a valle e salgono con le motorette, ascoltando le urla dei tifosi e le bestemmie dei propri corridori. Oggi il Giro d’Italia comincia per davvero. Difficoltà: *****

Tappa 15 – Domenica 20 maggio, Tolmezzo-Sappada (176 km)

Dopo il giorno più duro (finora) e prima del riposo, una frazione disegnata benissimo e collocata ancor meglio, che può addirittura far più danni di quella precedente. Andrà via una fuga corposa, mentre i big dovrebbero guardarsi per i primi 140 km di gara. Da lì in poi, però, non c’è modo di nascondersi. Il Sant’Antonio (8,3 km al 7,5%) è un trampolino ideale per chi vuole far saltare il banco.

Dalla vetta non c’è infatti un metro di pianura: discesa tecnica verso Campitello, scalata al Costalissolo (4 km al 9%) e altra discesa molto complicata per arrivare all’ultima difficoltà di giornata. L’ascesa verso Sappada è molto irregolare, ma la parte centrale presenta 2 km al 7%. Se sei al gancio e ti trovi da solo, qui saluti il Giro d’Italia. Occhio, perché domani è giorno di riposo, ci sarà parecchia gente all’arrembaggio. Difficoltà: ****

Riposo 3 – Lunedì 21 maggio

Tappa 16 – Martedì 22 maggio, Trento-Rovereto (34,2 km, cronometro individuale)

L’ultima settimana del Giro si apre con una crono sostanzialmente pianeggiante di media lunghezza. Si interrompe il ciclo delle crono a tema vinicolo, con un percorso interamente in Trentino che non presenta difficoltà altimetriche. Non decisiva, perché sono solo 34 km, ma gli specialisti possono davvero fare la differenza ed eventualmente riprendersi ciò che hanno perso nel weekend precedente. Difficoltà: ****

Tappa 17 – Mercoledì 23 maggio, Riva del Garda-Iseo (Franciacorta) (155 km)

Questa dipende molto da quanti e quali velocisti saranno rimasti in gioco. Se Viviani ha ancora fame e compagni all’altezza può provare a tenerla sotto controllo, altrimenti è roba per le fughe. Difficoltà: **

Tappa 18 – Giovedì 24 maggio, Abbiategrasso-Prato Nevoso (196 km)

Il trittico che decide la corsa si apre con la più semplice delle tre tappe alpine, una lunga processione in attesa dell’unica asperità di giornata: Pratonevoso. 180 km di sostanziale nulla fanno da preambolo a questa salita dura e costante, dove però non sarà semplice fare distacchi. Sono circa 13 km al 7% e raramente la pendenza va in doppia cifra, ma la tappa è talmente semplice che si andrà veramente forte dall’inizio alla fine. L’ultima volta che si è arrivati qui in cima era il 2008… al Tour. E vinse Simon Gerrans. Difficoltà: ****

Tappa 19 – Venerdì 25 maggio, Venaria Reale-Bardonecchia (184 km)

La tappa più misteriosa e al contempo affascinante di questo Giro 2018. Si parte da Venaria Reale con un lungo falsopiano, che poi si trasforma nel primo GPM di giornata: il Colle del Lys (13,8 km al 4,5%). E’ una salita lunga e irregolare, quasi sempre pedalabile, ma di grande importanza strategica. Chi riesce a mettere un compagno in fuga può ambire a fare la corsa, gli altri dovranno stare sulla difensiva. Dopo una discesa molto tecnica e 30 km in valle, comincia la Cima Coppi, il Colle delle Finestre.

Scoperto solo nel 2005, il Finestre è prepotentemente entrato nell’immaginario collettivo per la sua bellezza selvaggia e i ricordi di quei pomeriggi in cui Gibo Simoni prima (2005) e Mikel Landa poi (2015) provarono a entrare nella leggenda attaccando da lontanissimo. E’ una salita ammaliante, durissima nelle sue pendenze sempre costanti, incapace di dare respiro ai corridori.

La sua caratteristica distintiva è senza dubbio la seconda parte, quasi 8 km di sterrato al 9%, dove diventa quasi impossibile alzarsi sui pedali, malgrado le gambe brucino e reclamino aria. Qui non serve nemmeno attaccare, la selezione viene da sola, ma dalla vetta mancano ancora 73 km per andare al traguardo. Bisogna avere tanto coraggio e qualche uomo davanti per provarci seriamente.

A differenza di quanto successo nel 2015, infatti, la frazione non termina dopo la discesa tecnica e la scalata verso Sestriere (16,2 k al 4%). C’è un altro colle da affrontare, uno di quelli che al termine di tappe di questo tipo può distruggere i sogni di molti.

Sono 7,2 km al 9%, molto costanti, senza pendenze folli. Anche da sola è una salita su cui si possono fare distacchi, ma se qualcosa si è mosso prima, e il Sestriere ha fatto il suo lavoro (cioè succhiare benzina come un’idrovora), qui ci saranno crisi e madonne e lacrime. Potrebbe essere la tappa più bella del Giro, o anche la più deludente. Impossibile dirlo. Difficoltà: *****

Tappa 20 – Sabato 26 maggio, Susa-Cervinia (214 km)

Abbiamo dovuto aspettare tre settimane, ma la tappa regina è finalmente arrivata. 52 km di salita, quasi 4mila metri di dislivello complessivo per decidere il Giro. Dopo la partenza da Susa, i primi 130 km portano i corridori verso la Val d’Aosta su strade pianeggianti, ma ai -84 non è più tempo di scherzare.

Il Col Tsecore è il primo dei 3 GPM di prima categoria da affrontare, il più duro, quello in cui chi ha tempo da recuperare può provare a far saltare il banco. La prima metà è abbastanza regolare, con pendenze costanti sul 6-7%, ma dopo un breve tratto in falsopiano comincia il pezzo più duro, 3 km oltre l’11%, che sono il trampolino ideale per un attacco da lontano.

Dopo 16 km di discesa e altri 9 km in valle, si attacca il Col St. Pantaleon (16,5 km al 7%). E’ una salita regolare, senza pendenze impossibili, ma occhio perché a questo punto della corsa sono quelle che fanno più male. Non potendo aspettare Cervinia, gli attacchi arriveranno presto e se qualcuno non sta bene poi è durissima salvarsi.

Dopo una discesa non particolarmente selettiva, ecco l’ultima salita del Giro. Irregolare e ricca di falsopiani, l’ascesa verso Cervinia (18,2 km al 5,5%) non farebbe paura a nessuno nel mezzo di una tappa della seconda settimana. E’ però il terreno ideale per far fruttare quanto seminato nei 20 giorni precedenti. Chi è dietro, magari senza compagni, andrà alla deriva e i minuti voleranno come condor sul Grand Canyon. Oggi è l’ultima occasione per vincere il Giro d’Italia, è giorno di attacchi e imprese epiche. Difficoltà: *****

Tappa 21 – Domenica 27 maggio, Roma-Roma (115 km)

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Passerella in centro Roma e volata di gruppo. Difficoltà: * per i corridori, ***************** per chi aspetta un bus dell’ATAC. Restate a casa.

 

 

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2 risposte

  1. Joe ha detto:

    “Potrebbe essere la tappa più bella del Giro, o anche la più deludente. Impossibile dirlo. ” cit. La più bella, forse degli ultimi 20 anni. Grande Giro!

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