L’Offseason NFL secondo me – All in Rams?

Lo scudetto d’estate Il Vince Lombardi Trophy di primavera è il terrore di ogni tifoso: dicono porti male, di certo aumenta le aspettative e quindi modifica poi l’angolatura dei giudizi di quelli che saranno i risultati. Nessuno vuole essere favorito, c’è molta scaramanzia in questo (come se cambiasse qualcosa…), molti in realtà sperano solo di arrivare a fine stagione con il sapore dolce del non aver deluso, che finisce quasi per contare più del risultato assoluto in se stesso. Questo è un aspetto molto interessante dell’ “essere tifosi” che andrebbe approfondito, ma magari in un altro contesto, qua voglio parlare della offseason hollywoodiana dei Rams.

In realtà non è solo scaramanzia o voglia di non restare delusi, c’è la sensazione spesso confermata anche dalla realtà (qualcuno ha detto Tampa Bay?) che costruire una squadra solo a colpi di mercato in free agency non sia una via così vincente e certamente ben poco lungimirante. Il manuale del football vorrebbe che le squadre vincenti si costruiscano al draft, anzi ai draft.

Ma esiste il “manuale del football”? Non di rado tendiamo troppo ad estremizzare concetti giusti, ma non per questo per forza dogmi. Prendiamo gli Eagles freschi vincenti e autori di una stagione al limite della perfezione: la gestione di Pederson in due free agency ha portato gente come Torrey Smith, Alshon Jeffery, il ritorno di Nick Foles, Chris Long, Patrick Robinson, LaGarrette Blount, Rodney McLeod, Brandon Brooks, Nigel Bradham, tutta gente centrale (chi più, chi meno) in quello che è stato un 2017 da sole 2 sconfitte “significative”.

Un altro controesempio può essere quello dei Jaguars: loro nelle ultime 5 stagioni hanno portato prove in ogni verso, con scelte al draft spesso alte, non sempre azzeccate, e big splash a profusione in free agency, che sono andati sia in un verso che nell’altro. Ed alla fine quanto pesano nei successi raggiunti l’anno scorso le prestazioni di gente come Calais Campbell, A.J. Bouye, Barry Church o Malik Jackson (arrivato nel 2016)?! Sì, tanto.

Vi vedo scuotere la testa: “ma ci sono anche Wentz, Derek Barnett, Bortles (…), Fournette, Myles Jack, Ramsey, ecc…”, assolutamente, ma la base di partenza era che la free agency aggressiva fosse per forza “negativa” e questo non è vero. Il vantaggio di costruire soprattutto con il draft è intanto di natura economica (i contratti dei rookie sono veramente esigui, già dalla seconda parte del primo giro, figurarsi per quelli pescati tra secondo e terzo giorno), ma anche tattica, perché nella migliore delle ipotesi ti permette di plasmare il giocatore all’interno di un tuo concetto di football, cosa già meno facile andando a prendere giocatori già affermati (e per di più strapagati).

Ma il football è uno sport troppo complesso per poter credere di costruire una squadra vincente con 21/28 scelte (quelle che dovrebbero esserci di media in 3/4 anni, lasso di tempo in cui si può sfruttare il salario ridotto dei “giovani”). Ci sono troppi incastri che devono andare a buon fine ed anzi sarebbe troppo limitante puntare solo su quello. Tornando a bomba sui Rams, basta vedere che fine hanno fatto tutte le scelte guadagnate con la trade che portò Robert Griffin ai Redskins.

Ma i Rams sono all-in? A giudicare dal draft che (non) faranno a fine mese la risposta non può che tendere verso il “sì”. Al momento avranno sì 8 scelte, ma la prima sarà nella seconda parte del terzo giro (87esima assoluta), con le altre sparse tra quarto e sesto giro. Per di più hanno già mandato altrove due scelte del 2019 e se la settima spedita a New York nell’affare Ogletree non inciderà moltissimo, il secondo giro inserito nello scambio per Marcus Peters un certo peso ce lo potrebbe avere. Va detto che qualcosa potrebbe rientrare con le compensatory pick (qua la situazione delle squadre aggiornata).

Ma a livello salariale anche fosse un all in, potrebbe essere un all in gestibile: certo molto dipenderà se ed a quanto verranno rinnovati i giocatori arrivati via trade come Peters e Cooks, entrambi nella fase finale del contratto da rookie ed entrambi ceduti dalle rispettive squadre proprio perché non ritenuti meritevoli del contrattone. Perderli senza rinnovo significherebbe aver investito pick pesanti su dei “prestiti” annuali (aaaaall in!), ma il salary cap per rifirmare entrambi c’è ed in abbondanza già dal 2019 (con Cooks pare si voglia provare a trovare un accordo già prima che arrivi settembre).

Sui due giocatori i dubbi ci sono, caratteriali per l’ex Chiefs, già più complessi per il WR appena arrivato: Cooks sembrava perfetto per dare profondità ai Saints di Brees, poi sembrava perfetto per lavorare nell’underneath con Brady pronto a farlo diventare il nuovo Welker, insomma due utilizzi molto diversi e due “bocciature” (pur mantenendo inalterato il suo valore di mercato a giudicare dalle controparti delle due trade). Detto questo però restano giocatori giovani e di talento, che aumentano il valore del roster dei Rams (sul cambio Sammy Watkins-Brandin Cooks ci possono essere dubbi in realtà, ma siamo lì).

Prendere il 31enne Suh, senza impegnare scelte e dandogli un annuale che dovrebbe garantire un impegno mentale al 100% più che da all-in è una mossa da “pepe al culo” per il giocatore, che finalmente si trova a giocare in una squadra che parte sin da subito con ambizioni (non gli era mai successo a Detroit e Miami). L’arrivo di Talib è pesato un quinto giro, il prezzo pare giusto per un 32enne con un contratto impegnativo (11 quest’anno, 8 il prossimo) ma che non dovrebbe lasciar alcun strascico in fatto di dead money in caso di taglio. Per di più l’ex Broncos ritrova Wade Phillips ed i due assieme un anello se lo sono già messi al dito.

Senza poter sfruttare il prossimo draft, al momento l’aspetto più preoccupante del roster dei Rams è quello degli OLB: Quinn negli ultimi 3 anni ha combattuto (spesso invano) contro gli infortuni e contro un nuovo utilizzo tattico, Connor Barwin è ancora a spasso e non si sa bene se arriverà mai un’offerta per ritornare. Erano questi due i titolari, al momento sostituiti da un undrafted la cui stagione promettente è stata interrotta per un problema alla schiena (Matt Longacre) ed un quarto giro 2017 utilizzato con il contagocce l’anno scorso, ma che pare piacere molto al defensive coordinator (Samson Ebukam).

A Phillips mancherà quindi il “DeMarcus Ware”, in compenso con Suh in mezzo a Donald e Brockers ha messo su una linea difensiva che per talento non ha mai avuto. A giudicare da questo terzetto, se proprio dovesse essere un all in, pare che sia con almeno una coppia di K in mano. A cui poi va aggiunto il terzetto di cornerback (oltre a Peters e Talib, c’è il riconfermato Robey-Coleman arrivato dalla scorsa free agency e che nel frattempo si è meritato il pluriennale). Capisco la paura del tifoso posto davanti ad aspettative molto alte, ma dare questo materiale in mano a Wade Phillips può generare qualche “bel pensiero” primaverile senza vergognarsi troppo.

California dreaming

Quindi se proprio sarà un all in va detto che è stato fatto in una situazione di salary cap ed ambientale che non solo lo permetteva, ma proprio lo “incitava”. Sarebbe stato stupido non cercare di forzare un po’ la mano (avendone ampio spazio economico) in uno dei pochi anni in cui si può sfruttare la presenza di un QB titolare che non scriva 20 milioni a salario: sulle prestazioni di Goff potremmo aprire un capitolo infinito, io mi iscrivo ancora tra gli scettici, ma non è questo il punto, due cose sono innegabili 1) sarà lui il titolare 2) peserà meno di 10 milioni sul cap. Almeno una delle due tra 2 anni non sarà più vera e questo cambia di molto gli scenari di manovra futuri (dove verosimilmente si inseriranno anche i rinnovi di Donald e Gurley ancora con il contratto da rookie). Allora perché non forzare un po’ la mano ora?

Infine l’effetto Los Angeles (a proposito, quest’anno ci sarà il derby!). Valido più per i Rams (per i quali la relocation a L.A. è stata come un ritorno a casa), che per i Chargers (totalmente nuovi in quel mercato e relegati pure ad uno stadio un po’ sfigatello per ora…). Non puoi permetterti il low profile ad Hollywood, è come andare all’Oktoberfest e chiedere una birra piccola. Al primo anno s’è spinto per Goff con la trade up alla prima assoluta, l’anno scorso il volto nuovo, giovane ed intrigante di McVay, quest’anno poi, con un’ottima stagione alle spalle da capitalizzare, s’è deciso di essere aggressivi anche con i veterani con trade e firme pesanti.

Questo modus operandi aumenta la pressione per la squadra? Sì, ma se vuoi crescere devi imparare a gestirla, non c’è alternativa. Aumenta la possibilità di “rimanerci male” per i tifosi? Può essere, ma come dice il saggio di Fiano Romano: “Sticazzi”. Compromette il futuro? Si e no, come abbiamo visto. In fondo sarebbe stato molto più sciocco restare passivi avendo tutto questo margine di manovra.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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5 risposte

  1. Giacomo ha detto:

    Aza, quando c’embrocchi, c’embrocchi. Non c’è che dire, sottoscrivo ogni parola. Considera che questa FA un po’ da “bulli con la tintarella” serve anche in ottica conquista di Los Angeles, per gli abbonamenti, per il pubblico poco presente, per lo stadio che sta arrivando. Ho una paura fottuta per la sfiga da “dream team”, ma McVay sembra sempre tranquillo e questo mi consola. Ha sempre sotto mano tutto, o almeno dà questa impressione e i report su di lui confermano proprio questo tenore di cose. Quando ha detto che non aveva paura della troppa personalità aggiunta in difesa con Talib, Peters e Suh, perché l’OC ha più “swag” di tutti e tre messi assieme, ho capito che ha forzato la mano perché sa che c’è Phillips. E Wade sa gestire quei caratteri, è nel suo brodo. In attacco infatti ha portato un Wr come Cooks, che è rinomatamente un “bravo guaglione”. L’attacco lo gestisce lui e sa che personalità vuole. Snead ha detto che la stagione inizierà con 11 vittorie in meno dello scorso anno e l’idea non mi pare malvagia. Ma il tuo amico lì, quel burbero di angy, ci sta facendo le macumbe. Lo so. Fermalo ti prego.

    • azazelli ha detto:

      Aspettavo il tuo commento 😀 speravo condividessi l’analisi 🙂 alla fine la stagione sorprendente dell’anno scorso andava veramente cavalcata, ma di base non mi sembrano mosse troppo limitanti per il futuro se quest’anno dovesse andare male o meno bene.

      Angy è tranquillo, sa che fino a settembre potrà crogiolarsi nel mantra “Garoppolo imbattuto da starter” 😀

      • Giacomo ha detto:

        (rido)
        Lady Garoppola per me è il Carlos Raposo del football. Però ancora non l’hanno scoperto. Qui un link per chi non conoscese il Kaiser.

        https://www.youtube.com/watch?v=KNbhLOChHU4

        Angy deve riconoscermi la signorilità di non averlo cercato tutto lo scorso anno, seppure noi vincessimo e loro continuassero a baciarsi negli spogliatoi mentre venivano stuprati da qualunque squadra. A class act.

        • azazelli ha detto:

          ahahahah conoscevo la storia di Raposo, non ricordavo il nome: che cazzo di idolo! Occhio che però JimmyG is for real 🙂

  2. Riccardo Strusani ha detto:

    Vero Aza, quest’anno lo vedo come spartiacque per i Rams, se lo superano egregiamente posso essere determinanti per i prossimi anni, considerando che a meno di sorpresone potrebbero vincere la division senza grossi problemi incontreranno alla finale di conference Tampa Bay (visto che sulla carta e’ sempre fortissima ad Aprile).

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