Giro d’Italia 2021 – Il percorso

Il Giro d’Italia 2021 ha un grande pregio e qualche piccolo difetto. Il pregio è che si torna finalmente sulle strade bianche in Toscana. La corsa rosa ci era passata brevemente anche nel 2016, è vero, ma è dal 2010 che non si corre una tappa con tanto sterrato che possa rivoluzionare la classifica. I difetti sono i pochi km a cronometro (tutti all’inizio e alla fine) e la mancanza di una tappa di muri tosta in centro Italia, tipo quella leggendaria vista in marzo alla Tirreno – Adriatico (conclusasi con intervista a MVDP: “Why did you attack so early?” “Because I was cold”). Complessivamente, comunque, è un bel Giro e i big non possono arrivare impreparati perché già nella prima settimana ci sono tappe impegnative.

Tappa 1Sabato 8 maggio, Torino-Torino (8,6 km, crono)

Si parte con una crono individuale molto breve, tutta nella città di Torino. C’è qualche curva tecnica nella prima metà, ma complessivamente è un percorso per specialisti. Distacchi comunque contenuti. Difficoltà: **

Tappa 2Domenica 9 maggio, Stupinigi-Novara (179 km)

Prima (di poche) opportunità per i velocisti. C’è un insignificante GPM di quarta categoria che assegnerà la prima maglia azzurra. Il finale non è particolarmente tecnico, ma c’è una strettoia nell’ultimo km che può causare qualche problema. Difficoltà: *

Tappa 3Lunedì 10 maggio, Biella-Canale (190 km)

Tappa dai due volti: i primi 110 km sono quasi interamente pianeggianti, poi si entra nelle Langhe e il terreno diventa più impervio. I tre colli di categoria hanno pendenze attorno al 5% quindi non fanno paura. Quello che può fare la differenza, invece, è il muro di Guarene (2,6 km al 7%) che misteriosamente non è GPM ma sprint intermedio (WTF?). Dallo scollinamento mancano 15 km al traguardo, di cui solo 4 in discesa. Servono le gambe per andare da soli all’arrivo insomma. Più probabile uno sprint a ranghi ridotti. Difficoltà: **

Tappa 4Martedì 11 maggio, Piacenza-Sestola (187 km)

La prima frazione impegnativa di questo Giro 2021 parte con 70 km in pianura, che fanno da antipasto all’Appennino emiliano. Si va su e giù per tutto il giorno, con strappi anche impegnativi intervallati da falsi piani e discese tecniche. Ai -24 si affronta la salita non categorizzata di Montecreto (3,7 km all’8%), tosta a sufficienza per fare un po’ di selezione. Appena termina la successiva discesa, comincia l’ultima difficoltà di giornata, il Colle Passerino.

Questo è uno strappo che fa male, con vari km oltre il 10% di pendenza. La tappa non termina in vetta, ci sono altri 2 km frastagliati che sembrano perfetti per l’attacco di un finisseur. I big verosimilmente si muoveranno su quest’ultima salita, ma occhio perché questo è il classico profilo dove può andar via la fuga bidone che nessuno vuole controllare e a quel punto cambia il Giro. Difficoltà: ****

Tappa 5Mercoledì 12 maggio, Modena-Cattolica (177 km)

Praticamente un’autostrada di 180 km. Se si sbrigano riescono a farsi anche un bagno in riviera. Pericolo ventagli molto ridotto. Difficoltà: *

Tappa 6Giovedì 13 maggio, Grotte di Frasassi-Ascoli Piceno (San Giacomo) (160 km)

Il primo arrivo in salita della corsa è collocato al termine di una frazione breve, molto adatta alle fughe, quasi interamente in territorio marchigiano. Forca di Gualdo (10,4 km al 7,4%) è una salita vera, ma troppo lontana dal traguardo perché gli uomini di classifica possano muoversi. Il lungo tratto in valle porta ad Ascoli Piceno, dove comincia la lenta ascesa verso San Giacomo.

Sono quasi 16 km al 6%: i primi 10 pedalabili, con pendenze ideali per andare su di passo, mentre ai -5 la strada si fa più difficile e potrebbero esserci attacchi seri tra gli uomini di classifica. Come da tradizione, il primo arrivo in montagna non farà grandi distacchi, ma se qualcuno non ci arriva con la gamba giusta può anche perdere il Giro. Difficoltà: ***

Tappa 7Venerdì 14 maggio, Notaresco-Termoli (181 km)

Sulla carta tappa per sprinter, con un finale però da interpretare. Gli ultimi 40 km sono tutti in costa, su strade generalmente esposte: se tira vento (raro) può anche creare problemi. Attenzione poi all’arrivo di Termoli, con curva secca e breve rampetta al 12% che possono far deragliare le squadre dei velocisti giusto prima dell’ultimo km. Difficoltà: **

Tappa 8Sabato 15 maggio, Foggia-Guardia Sanframondi (170 km)

Frazione transitoria di media montagna perfetta per le fughe da lontano, è anche l’unica che tocchi regioni del sud Italia. Bocca della Selva (19 km al 4,5%) è una salita su cui è impossibile fare la differenza, e dalla vetta manca comunque una vita per andare al traguardo. Ai -11 comincia un falsopiano che porta allo strappo finale di Guardia Sanframondi (2,5 km al 7,5%), dove gli scalatori più esplosivi possono dare la sgasata e guadagnare una manciata di secondi. Difficoltà: ***

Tappa 9Domenica 16 maggio, Castel di Sangro-Campo Felice (Rocca di Cambio) (158 km)

Vedi il profilo e pensi: ohibò, questo è proprio un tappone, non c’è un metro di pianura. E invece no, proprio no. Nessuna delle salite in programma ha pendenza media superiore al 5%, a ruota si sta bene e dietro si staccano solo i velocisti. Il GPM conclusivo comincia ai -7 dopo un lungo tratto sull’altopiano e va su molto gentile fino all’ultimo km e mezzo.

Per andare a Campo Felice bisogna deviare su uno sterrato, generalmente usato come pista da sci. Anche le pendenze diventano più cattive, con un tratto al 14% proprio sul finale. Se non arriva la fuga, ci si gioca la vittoria proprio qui. Anche oggi comunque i distacchi dovrebbero essere contenuti. Difficoltà: ***

Tappa 10Lunedì 17 maggio, L’Aquila-Foligno (139 km)

Forse la frazione peggio disegnata del Giro. Brevissima, senza alcuna possibilità di fare la differenza, piazzata in un lunedì prima del giorno di riposo. Peccato perché su quelle strade, tra Abruzzo, Lazio e Umbria, il potenziale era davvero notevole. Difficoltà: **

Riposo 1Martedì 18 maggio

Tappa 11Mercoledì 19 maggio, Perugia-Montalcino (162 km)

Di rientro dal giorno di riposo, una tappa strepitosa che può completamente cambiare il volto del Giro 2021. Era dal 2010 che la corsa rosa non percorreva gli sterrati nei pressi di Montalcino e sì, possiamo dire che ne abbiamo sentito la mancanza. Quel giorno il cielo si aprì e le strade diventarono fango, dando vita a una delle frazioni più leggendarie nella storia recente del Giro. Arrivarono uno a uno, trasfigurati dalla palta e dal dolore.

La buona notizia è che la tappa di quest’anno è molto più dura di quella di allora, la cattiva notizia non c’è. I primi 80 km sono relativamente tranquilli ma a Torrenieri cambia tutto e comincia lo sterrato. In totale i tratti su ghiaia sono 4, per un totale di 37 km. La corsa esploderà presto, specialmente in caso di maltempo, ma il punto chiave è verosimilmente il Passo del Lume Spento.

12 km continuativi di sterrato non sono roba per tutti, anche perché i primi 6 sono in salita, con muri oltre il 10%. Al termine di questo tratto mancano ancora quasi 40 km per andare all’arrivo e non ci sarò un attimo per prendere fiato. Se buchi, cadi, ti fermi a guardare il (meraviglioso) paesaggio, non rientri più. Devi avere gambe, bike handling, coraggio e anche un po’ di culo. Oggi vince un campione. Difficoltà: *****

Tappa 12Giovedì 20 maggio, Siena-Bagno di Romagna (212 km)

Con le gambe ancora dure da ieri, il gruppo affronta un’altra frazione di media montagna molto impegnativa, con 4 colli di categoria e oltre 3000 mt di dislivello. Il primo tratto vallonato serve a mandar via la fuga, poi nell’ordine si affrontano Monte Morello (7,6 km al 6,6%), Passo della Consuma (17 km al 5,7%) e Passo della Calla (15 km al 5,5%). La discesa che segue questo terzo GPM è molto tecnica, di quelle in cui una squadra che spinge può forzare fratture nel gruppo, e ci sono solo una decina di km in valle prima di affrontare l’ultima asperità di giornata.

Irregolare e balordo, il Passo del Carnaio presenta una sezione centrale di 3 km al 9,5%, adattissima a corridori esplosivi. Chi si stacca qui difficilmente ha chance di recuperare. Dalla vetta, infatti, mancano solo 9 km al traguardo, di cui 5 di discesa complicata, prima del finale a Bagno di Romagna. Tappa lunga, bastarda, di quelle che possono lasciare il segno sul lungo termine. Difficoltà: ****

Tappa 13Venerdì 21 maggio, Ravenna-Verona (198 km)

Consueta frazione in pianura padana per dare l’ultima chance agli sprinter. Difficoltà: * (?)

Tappa 14Sabato 22 maggio, Cittadella-Monte Zoncolan (205 km)

La prima tappa alpina del Giro 2021 è anche la prima vera battaglia tra gli scalatori puri. Potrei anche descrivervi i 190 km che precedono l’ascesa finale, ma la verità è che conta solo lui: lo Zoncolan.

Salita mitica, malgrado faccia parte della storia rosa da neanche 20 anni, è già ora considerata un tempio del ciclismo. Questa volta viene scalata dal versante di Sutrio (il più semplice), dove nel 2003 vinse Gibo Simoni e che da allora non è più stato affrontato al Giro. Sono 14 km all’8,5%: i primi 10 relativamente abbordabili, con pendenze attorno al 7-9% e persino un km al 4% per tirare il fiato, ma da lì in poi diventa una tortura. Gli ultimi 3 km non scendono mai sotto l’11% e c’è un tratto malato al 27%. Non esiste strategia per una salita del genere, puoi solo andare col tuo ritmo e sperare che basti. Difficoltà: ****

Tappa 15Domenica 23 maggio, Grado-Gorizia (147 km)

Frazione breve con sconfinamento in Slovenia e un colle di 4ª categoria da ripetere 3 volte. C’era sicuramente terreno per fare qualcosa di più, anche perché è di domenica e la guarderanno (in tanti) da almeno due paesi. Gli ultimi 20 km possono essere comunque interessanti: ai -18 si scala Gornje Cerovo (1,7 km all’8,5%), poi discesa veloce, breve tratto in pianura e strappo di un km al 6% già nell’abitato di Nova Gorica. Dalla vetta mancano solo 3 km, quindi è perfetta per un finisseur di livello. Difficoltà: ***

Tappa 16Lunedì 24 maggio, Sacile-Cortina d’Ampezzo (212km)

Eccolo qua, il tappone dolomitico: 3 GPM di prima categoria, la Cima Coppi, quasi 5000 mt di dislivello complessivo. E’ un giorno importante al Giro, uno di quelli che separano i mestieranti dai campioni. Pronti via si scala La Crosetta (11,6 km al 7%), dove la lotta per prendere la fuga di giornata sarà furibonda, cui fa seguito un tratto di discesa veloce. Dopo Belluno, il gruppo imbocca la Val Cordevole, che con un lungo falsopiano porta al Massiccio della Marmolada. Qui comincia una delle salite più belle del mondo, il Passo Fedaia.

Incastonato tra boschi, meravigliose formazioni rocciose e ruscelli, il Fedaia è una gemma paesaggistica, colpevolmente dimenticata dal Giro per troppo tempo. La salita è irregolare ma pedalabile per i primi 8 km, poi da Malga Ciapela si inerpica e non scende più sotto il 10%. Per attaccare qui ci vuole un cuore grande e magari qualche compagno davanti, ma non è impossibile. Dalla vetta mancano 84 km: la discesa verso Canazei è tecnica e da lì si attacca subito il Passo Pordoi (11,8 km molto regolari al 7%), il punto più alto di questo Giro. Anche questa discesa è molto tecnica, quindi i big devono stare davanti. L’ultima salita di giornata è preceduta da un tratto molto irregolare in valle, che purtroppo rischia di penalizzare eventuali attacchi da lontano, specie se qualcuno da dietro insegue con una squadra forte.

Il Passo Giau (9,9 km al 9,3%) comincia a 27 km dal traguardo. E’ una salita cattiva, dove è impossibile prendere fiato, che arriva tra l’altro dopo una giornata di fatiche devastanti. Se vai in crisi all’inizio prendi l’imbarcata, perché i gregari non ti possono salvare. Dallo scollinamento ci sono solo 17 km per andare al traguardo, quasi tutti di discesa non semplice, mentre l’arrivo a Cortina è ancora in leggera ascesa. Questa è la tappa regina e domani è giorno di riposo: bisogna attaccare alla morte, pochi cazzi. Difficoltà: *****

Riposo 2Martedì 25 maggio

Tappa 17Mercoledì 26 maggio, Canazei-Sega di Ala (193 km)

Dopo l’ultimo giorno di riposo il gruppo trova un’altra frazione dia alta montagna, questa volta con salita finale inedita. I primi 140 km sono di lungo falsopiano discendente, che porta da Canazei a Trento e poi verso il lago di Garda. Ai -54 comincia il Passo San Valentino (15 km al 7,8%), un GPM duro e regolare, dove però non è facile succeda qualcosa tra gli uomini di classifica vista la distanza dal traguardo. La discesa seguente presenta molte sezioni complicate e potrebbe fare anche più selezione della salita. Altri 10 km in valle portano alla base dell’ascesa finale.

Salita mai affrontata dalla corsa rosa, Sega di Ala fu arrivo di tappa al Giro del Trentino 2013: quel giorno vinse Vincenzo Nibali e i distacchi furono pesanti (Cadel Evans prese un minuto, Wiggins quasi 2). Ci sono pendenze toste fin dall’inizio, per cui ogni momento è buono per attaccare. Complessivamente sono oltre 11 km al 10%, ma è un’ascesa molto irregolare, dove è importante dosare lo sforzo e non rispondere per forza ogni scatto. Verosimilmente non sarà una tappa decisiva, ma servirà per prendere la temperatura a chi vuole vincere il Giro in vista del durissimo ultimo weekend di corsa. Difficoltà: ****

Tappa 18Giovedì 27 maggio, Rovereto-Stradella (231 km)

La frazione più lunga del Giro è, come l’anno scorso, una tappa interlocutoria a metà ultima settimana. Nel 2020 alcune squadre decisero di scioperare, complice anche il maltempo, e la tappa venne accorciata di 100 km. Quest’anno ci auguriamo non vada così, anche perché il finale può riservare qualche sorpresa. Gli ultimi 35 km di corsa sono infatti in costante saliscendi e lo strappo verso Canneto Pavese termina a soli 6 km dal traguardo. Un attaccante con gran motore può anche vincere in solitaria. Difficoltà: ***

Tappa 19Venerdì 28 maggio, Abbiategrasso-Alpe di Mera (Valsesia) (176 km)

Il Giro torna in Piemonte, da cui era partito, per la penultima frazione di montagna della corsa. Dopo 70 km pianeggianti i corridori trovano il Mottarone (15 km al 6,7%), una salita impegnativa con pendenze cattive nel tratto centrale, ma troppo lontana dal traguardo perché i big si muovano. Discesa e lungo tratto in valle portano al secondo GPM di giornata, il Passo della Colma (7,5 km al 6,4%), che serve per indurire le gambe in vista della salita decisiva, l’Alpe di Mera.

Altro arrivo inedito per il Giro, questo è un colle di grande sostanza che diventa via via più duro al passare dei km. Gli ultimi 5 presentano pendenze costantemente in doppia cifra ed è lì che probabilmente arriveranno gli attacchi decisivi. Sulla carta non è frazione per fare grandi distacchi, anche perché molti cercheranno di serbare qualche energia in vista di domani. Ci si dovrebbe comunque divertire sull’ascesa finale. Difficoltà: ****

Tappa 20Sabato 29 maggio, Verbania-Valle Spluga (Alpe Motta) (164 km)

Come da tradizione, tappa 20 al Giro è sinonimo di battaglia finale tra gli scalatori. La Verbania – Alpe Motta è l’ultima opportunità per andare all’arrembaggio e rivoluzionare la classifica, anche attaccando da lontano qualora ce ne fosse bisogno. Si parte in pianura e si entra velocemente in territorio svizzero dove, dopo circa 80 km di corsa, comincia il primo GPM di giornata: il Passo San Bernardino (23,7 km al 6,2%).

Non bisogna lasciarsi ingannare dalla pendenza media, questa è una salita monumentale con svariati tratti sopra l’8%. Ci sono 2-3 km in pianura o anche in contropendenza per prendere fiato, ma per il resto si fa fatica, tanta fatica. Se uno vuole vincere il Giro e ha qualche minuto di distacco deve attaccare qui e non guardarsi indietro perché oggi le azioni dalla distanza sono possibili. Dalla vetta infatti mancano meno di 60 km per andare al traguardo: 7 di discesa tecnica, po 11 in valle prima di attaccare il Passo dello Spluga (9 km al 7,3%).

Più regolare e breve del San Bernardino, è comunque una salita di tutto rispetto, dove chi è al gancio non recupera. Se i big si sono mossi sul GPM precedente, qui i distacchi cominceranno a dilatarsi, i gregari a scomparire e le speranze di chi è indietro a morire. Se invece nessuno ha avuto il coraggio di attaccare prima, questo è il momento di farlo, perché per andare al traguardo non c’è più in metro di pianura. Lo scollinamento segna il rientro in Italia, cui fanno seguito 20 km di discesa molto complicata per arrivare a Campodolcino. Qui comincia l’ultima salita del Giro 2021.

L’Alpe Motta (7,3 km al 7,6%) può essere in realtà divisa in due parti, entrambe con pendenze vicine al 9%, intervallate da un falsopiano di un chilometro. Da sola non è un’ascesa che può far male a un gruppo di professionisti, ma viene dopo 3 settimane in bicicletta e (speriamo) dopo oltre 70 km corsi alla morte. Come sempre, l’andamento dell’ultima tappa di montagna dipende in larga parte dalla classifica generale, ma se per caso la maglia rosa va in crisi presto e c’è qualcuno con le gambe per far saltare il banco, questa può essere una gran giornata di ciclismo. Difficoltà: *****

Tappa 21Domenica 30 maggio, Senago-Milano (30,3 km, crono)

La crono conclusiva è ormai diventata un’abitudine per il Giro. Io non la amo, preferirei collocarla all’inizio dell’ultimo blocco di montagne, così da creare distacchi tra passisti e scalatori e costringere questi ultimi ad attaccare senza remore, ma è meglio di niente. Da Senago a Milano ci sono 30 km completamente pianeggianti, in cui sono chiaramente favoriti gli specialisti. Occhio però perché alla fine dei grandi giri le crono fanno spesso meno differenza di quanto ci si aspetterebbe: più dell’abitudine alla bici da crono, contano le gambe e il recupero. Non è comunque escluso che la maglia rosa cambi proprietario oggi, come è successo per esempio nel 2017 e nel 2020. Difficoltà: ***

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