Giro d’Italia 2022 – Il Percorso

Tre tappe in Ungheria, un lungo trasferimento che porta la carovana in Sicilia e poi si comincia a risalire l’Italia: il Giro 2022 parte esattamente come sarebbe dovuto partire il Giro 2020. In mezzo c’è stata una pandemia, tante corse annullate, interviste con la mascherina, una marea di corridori che si ammalano e rinunciano alle gare, ecc.

Il Giro 2022 è, purtroppo, la conferma di un trend recente abbracciato prima dal Tour de France e poi anche dagli altri grandi giri: le cronometro sono un male necessario, quindi le accorciamo e le mettiamo in punti strategici (all’inizio e alla fine). A furia di accorciare a un certo punto spariranno, e grandi feste per tutti. Il resto del percorso è tutto sommato ok, malgrado due delle tappe più interessanti siano state modificate dopo la presentazione (in particolare quella di Genova).

Ci sono comunque alcuni profili stupendi, e una massiccia dose di salita nella terza settimana per separare i mestieranti dai campioni. L’Etna appena tornati in Italia e il Blockhaus qualche giorno più tardi garantiscono che gli uomini di classifica arrivino già pronti a inizio Giro. Speriamo più che altro di riuscire a vedere la corsa in TV quando ci sarà del brutto tempo.

Tappa 1Venerdì 6 maggio, Budapest – Visegrád (195 km)

Dopo 4 anni, la grande partenza del Giro torna in terra straniera. La prima tappa è pianeggiante, ma l’arrivo al castello di Visegrad (5,6 km al 4%) non è per velocisti. Probabile sprint da gruppo ristretto con Van der Poel favorito. Se ci saranno distacchi, saranno contenuti. Difficoltà: **

Tappa 2Sabato 7 maggio, Budapest – Budapest (9,2 km, CRONO)

Breve crono cittadina con diverse curve tecniche. L’ultimo km per arrivare al castello di Buda parte al 10% ma poi si ammorbidisce, diventando quasi un falsopiano. Sforzo violento, adatto a corridori esplosivi, pistard e specialisti dei prologhi. Non è detto che la maglia rosa cambi padrone. Difficoltà: ***

Tappa 3Domenica 8 maggio, Kaposvàr – Balatonfüred (201 km)

L’ultima frazione ungherese coincide con la prima chance per i velocisti puri. Ammirate il lago Balaton e pianificate il vostro viaggio in terra magiara. Difficoltà: *

Riposo 1Lunedì 9 maggio

Tappa 4Martedì 10 maggio, Avola – Etna/Nicolosi (172 km)

Dopo il giorno di riposo e il trasferimento verso l’Italia, la corsa rosa riprende con un arrivo in salita impegnativo, di quelli che possono già fare distacchi. L’Etna (23 km al 6%) viene scalato per la quinta volta nelle ultime sei edizioni. Forse troppe, anche perché è spesso un’ascesa condizionata dal vento frontale che riduce le possibilità di attacchi. I big dovranno comunque farsi trovare pronti. Difficoltà: ***

Tappa 5Mercoledì 11 maggio, Catania – Messina (174 km)

Portella Mandrazzi è una salita lunga, ma relativamente semplice per un gruppo di professionisti e si scollina quando mancano ancora 100 km al traguardo. Verosimile un’altra volata di gruppo, attenzione però al vento negli ultimi 40 km molto esposti. Difficoltà: **

Tappa 6Giovedì 12 maggio, Palmi – Scalea (192 km)

Si ritorna nel continente ma la musica non cambia. Sprint quasi sicuro, a meno che il vento non soffi davvero potente. Difficoltà: *

Tappa 7Venerdì 13 maggio, Diamante – Potenza (196 km)

Una gemma nella noia generale di questa prima parte di Giro, un profilo splendido, adatto a fughe da lontano ma anche ad azioni di squadra se qualche uomo di classifica si sente particolarmente bene. Passo Colla (9 km al 4,5%) e Monte Sirino (24,4 km al 4%) sono salite irregolari, ma tutto sommato pedalabili. Farà da spartiacque invece la Montagna Grande di Viggiano (6,6 km al 9%).

La salita è molto tosta, con pendenze spesso in doppia cifra, e dallo scollinamento mancano “solo” 60 km al traguardo. Servono gambe e compagni di squadra forti per provare un’azione, ma non è impossibile perché da qua in poi non c’è un metro di pianura. L’ultimo GPM di giornata (Sellata, 8 km al 6%) termina ai -24, poi 15 km di discesa, strappetto verso Potenza, di nuovo discesa e falsopiano che porta nuovamente all’arrivo di Potenza. Gli ultimi 300 mt sono all’8%. Difficoltà: ****

Tappa 8Sabato 14 maggio, Napoli – Napoli (153 km)

Questa invece è una grande opportunità sprecata, anche perché il Giro torna a Napoli dopo quasi 10 anni. Il terreno era perfetto per una crono ondulata sui 30-40 km, invece ci becchiamo una tappa breve, leggermente vallonata, ma con poche chance di creare distacchi tra i big. Probabile vada via una bella fuga, altrimenti lo strappo che termina ai -8 è perfetto per la sparata di un finisseur. Difficoltà: **

Tappa 9Domenica 15 maggio, Isernia – Blockhaus (191 km)

La seconda settimana del Giro si chiude con l’arrivo in salita più duro dell’intera corsa, una solida frazione appenninica che promette battaglia tra gli uomini di classifica. Si parte da Isernia e i primi 40 km sono già molto duri, con 3 GPM che saranno trampolino perfetto per la fuga di giornata. Da qui il gruppo può stare tranquillo per un centinaio di km, tra discese e falsopiani.

Ai -54 comincia Passo Lanciano (10,6 km al 7,3%), una salita costante e non particolarmente dura, ma perfetta per mettere un po’ di acido lattico nelle gambe. Dallo scollinamento mancano 44 km al traguardo, i primi 15 sono di discesa, poi un lungo falsopiano che porta alla base dell’ultima asperità di giornata: il Blockhaus.

Sono quasi 14 km all’8,4%: il primo tratto più semplice, poi quasi sempre attorno al 9-10%. Salita brutale, dove è impossibile nascondersi se arriva la cotta. L’ultima volta che il Giro passò da queste parti Quintana aprì il gas molto presto e, arrivati in cima, molti big dovettero contare i minuti di distacco. Inevitabile un primo vero scossone alla classifica generale. Difficoltà: *****

Riposo 2Lunedì 16 maggio

Tappa 10Martedì 17 maggio, Pescara – Jesi (196 km)

Di rientro dal giorno di riposo, il Giro continua a risalire la penisola entrando nelle Marche. Anche in questo caso, non il miglior profilo possibile, visti i tanti muri impegnativi presenti in zona. La frazione è pianeggiante per circa 100 km, mentre nella seconda metà si affrontano diversi colli, quasi tutti pedalabili. L’ultimo è quello di Monsano (4 km al 4%) che termina a circa 8 km dall’arrivo. Si passa anche da Filottrano, ma si poteva fare di meglio per omaggiare Michele Scarponi. Difficoltà: **

Tappa 11Mercoledì 18 maggio, Sant’Arcangelo di Romagna – Reggio Emilia (203 km)

L’Emilia Romagna ospita strade bellissime per il ciclismo. Peccato che il Giro sembri dimenticarsene quasi ogni anno. Difficoltà: *

Tappa 12Giovedì 19 maggio, Parma – Genova (204 km)

Mesi fa, durante la presentazione, questa era sembrata una delle tappe più intriganti in assoluto. Poi, come spesso succede con RCS negli ultimi anni, il profilo è stato stravolto, sostituendo il Monte Becco (10 km al 7%) che terminava a circa 20 km dal traguardo con il valico di Trensasco (4 km all’8%) da cui si scollina quando di km ne mancano più di 30. Frazione perfetta per un fugone da lontano, difficile si muovano i big. Difficoltà: ***

Tappa 13Venerdì 20 maggio, Sanremo – Cuneo (150 km)

Profilo insolito per questa tappa di transizione. Il Colle di Nava (10 km al 6,6%) porta il gruppo in Piemonte ed è sufficientemente duro per staccare gli sprinter puri rimasti in corsa. Dal GPM ci sono però quasi 100 km per andare all’arrivo, quindi qualcuno potrebbe rientrare. Se le squadre dei velocisti sono malridotte, questa è un’altra chance per la fuga. Difficoltà: **

Tappa 14Sabato 21 maggio, Santena – Torino (147 km)

Il penultimo del weekend del Giro si apre con una frazione disegnata meravigliosamente sui colli intorno a Torino. I primi 70 km sono già piuttosto ondulati, con un GPM di terza categoria e vari altri strappi duri, ma il divertimento comincia quando si entra nel circuito di Superga (5 km all’8,6%), da ripetere due volte.

La scalata alla Basilica è la stessa della Milano-Torino, ma non si arriva fino in cima: si svolta prima delle ultime rampe per imboccare una breve discesa e poi un tratto in falsopiano. Il secondo passaggio a Superga dista solo 27 km dal traguardo quindi è possibile provarci già qui, altrimenti si può aspettare il Colle della Maddalena (3,5 km all’8,1%).

Strappo duro, irregolare, è terreno perfetto per attacchi esplosivi. La vetta dista solo 12 km dall’arrivo: i primi 6 sono di discesa, poi c’è un altro strappo di 1,6 km al 7,5% e la picchiata verso Torino. Questa è una tappa dove può succedere molto, specialmente in caso di maltempo. Ed è una tappa che manda un messaggio chiaro: da qui in poi non si scherza più. Difficoltà: ****

Tappa 15Domenica 22 maggio, Rivarolo Canavese – Cogne (177 km)

Il primo tappone alpino della corsa ha un profilo strano, aperto a diverse interpretazioni. I primi 90 km sono sostanzialmente pianeggianti, poi arrivano in serie Pila-Les Fleurs (12 km al 6,9%) e Verrogne (14 km al 7,1%), due salite lunghe, regolari, dove si può andar su col treno per vedere se qualche avversario è in giornata storta. L’ultima asperità di giornata è l’ascesa verso Cogne (22,4 km al 4,3%).

Curioso caso di GPM con pendenze abbastanza dure all’inizio, che poi si trasforma in un lunghissimo falsopiano per andare al traguardo. Scoraggiante per chi volesse attaccare da lontano. Occhio però: negli ultimi 80 km di questa frazione non c’è un metro di pianura e le discese sono veramente molto tecniche. Se una squadra ha i numeri e vuole far saltare il banco, oggi è la giornata giusta, anche perché domani si sta in hotel a godersi il paesaggio. Difficoltà: ****

Riposo 3Lunedì 23 maggio

Tappa 16Martedì 24 maggio, Salò – Aprica (202 km)

Eccola qui, la tappa regina del Giro 2022: 3 colli di prima categoria e quasi 5000 metri di dislivello che portano il gruppo da Salò all’Aprica. Forse non il tappone a cui siamo stati abituati, ma ha almeno un grande pregio, non si va mai sopra i 2000 mt, abbassando drasticamente rischi di cancellazione e accorciamento.

Pronti via dal Lago di Garda si punta dritto verso le montagne e al km 40 si comincia a salire. Goletto di Cadino (20 km al 6%) è l’ascesa perfetta per ammorbidire le gambe dei corridori e mandar via una fuga numerosa. Discesa tecnica e poi lungo tratto in valle, prima di attaccare una delle salite iconiche della corsa rosa: il Mortirolo (12,6 km al 7,6%), stavolta affrontato da Monno, il versante facile.

Anche da qui è una salita non semplice, con pendenze costantemente all’8% e una rampa finale che fa male. La discesa seguente fa persino più paura, con i suoi tornanti sempre in ombra e la carreggiata stretta, dove uno specialista può infliggere distacchi pesanti a chi viaggia col freno a mano tirato. Il problema di chi vuole attaccare presto sono i 20 km in valle che cominciano a Grosio e favoriscono il gruppo all’inseguimento.

Ai -35 però si ricomincia a salire verso Teglio (5,6 all’8%). Inspiegabilmente lasciato senza categoria, questo è un colle duro, pieno di tratti al 14-16%. Se non è successo niente prima, la corsa deve esplodere qui: dalla cima ci sono infatti solo 10 km di discesa tecnica prima di attaccare il Santa Cristina (13,5 km all’8%).

L’ultimo GPM in programma è diviso in due parti: i primi 7 km sono relativamente pedalabili e non vanno mai sopra l’8%, da lì in poi è quasi tutto sopra il 10%. Considerata la durezza della tappa, qua è meglio scordarsi dei gregari o delle tattiche, conteranno solo il motore e la capacità di soffrire. Il traguardo non è in vetta, ma 6 km più avanti. Oggi vince un campione. Difficoltà: *****

Tappa 17Mercoledì 25 maggio, Ponte di Legno – Lavarone (168 km)

L’ultima settimana prosegue con un altro profilo intrigante in alta montagna. Si parte scalando il Passo del Tonale, poi per un centinaio di km il profilo è frastagliato ma non particolarmente duro. Ai -46 la tappa entra nel vivo con il Passo del Vetriolo (12 km al 7,7%), una salita impegnativa dalle pendenze costanti, dove non mi stupirei di vedere qualche outsider andare all’arrembaggio. Dallo scollinamento mancano infatti solo 34 km, di cui i primi 12 di discesa molto ripida. Altri 5 km di falsopiano portano all’inedito Menador (7,9 km al 9,9%).

Nonostante lo si senta nominare da anni, il Menador (o Monte Rovere) non è mai stato affrontato al Giro d’Italia. Parte fortissimo e non cala mai, costringendo tutti ad andare su del proprio passo e spezzando le gambe a chi osa troppo. Anche oggi il GPM non coincide con l’arrivo, ci sono 8 km di terreno ondulato che possono aprire scenari tatticamente interessanti. Chi è da solo in quel tratto rischia di prendere una bella mazzata. Difficoltà: ****

Tappa 18Giovedì 26 maggio, Borgo Valsugana – Treviso (152 km)

Consueto appuntamento di metà terza settimana con la frazione per i pochi velocisti rimasti o (più verosimilmente) per una fuga di 30 corridori che si giocano la vittoria. Difficoltà: *

Tappa 19Venerdì 27 maggio, Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte (178 km)

Tappa di media montagna che apre il weekend decisivo e potenzialmente lascia spazio a qualche imboscata. Ci sono due colli di terza categoria nei primi 100 km ma è dallo sconfinamento in Slovenia che le cose si fanno interessanti. Ai -54, infatti, comincia quella che è forse la salita più dura di tutta la terza settimana: Kolovrat (10,3 km al 9,2%).

I primi 6 km sono i più impegnativi, con pendenze costantemente all’11-12%, ma è un’ascesa che non concede respiro nemmeno nella seconda metà. Questo è il punto migliore per un attacco da lontano di tutto il Giro d’Italia. Se sei lontano in classifica parti adesso o ti accontenti di un piazzamento, non c’è altra via. Rientrati in Italia, ci sono 20 km di discesa piuttosto tecnici, poi altri 15 km in valle dove farebbe comodo avere un compagno per lavorare. La scalata finale al Santuario di Castelmonte (7 km al 7,8%) è tosta ma non abbastanza per fare grandi distacchi. Difficoltà: ****

Tappa 20Sabato 28 maggio, Bellluno – Marmolada (Passo Fedaia) (168 km)

L’ultima frazione in linea del Giro 2022 è anche la chance finale che gli scalatori hanno per ribaltare la classifica. Il Passo San Pellegrino (18,5 km al 6,2%) comincia dopo circa 60 km: è una salita pedalabile nel primo tratto e molto dura nel finale. Questo è forse il punto più adatto per provare l’impresa, ma servono cojones, una gambe mostruosa e possibilmente dei compagni già in avanscoperta. Dopo la discesa, infatti, comincia un lungo falsopiano in Val di Fassa che avvantaggia gli inseguitori.

Ai -57 si attacca il Passo Pordoi (12 km al 6,8%), cima Coppi di questo Giro e di molti altri in passato. La nota curiosa è che per la prima volta quest’anno si sale sopra i 2000 mt, ma le pendenze del Pordoi sono inadatte a fare distacchi nel ciclismo attuale. Dalla vetta mancano più di 30 km prima di cominciare il Passo Fedaia (14 km al 7,6%), il che scoraggia ulteriormente possibili attacchi da lontano.

L’aspettavamo da 10 anni, poi l’anno scorso venne cancellata causa maltempo, ma questa rimane una delle salite più belle di tutte le Dolomiti. I primi 8 km sono anche abbordabili ma ai -5 comincia un rettilineo di circa 3 km con pendenze sempre sopra l’11%: è un tratto brutale, spezzagambe, che non sembra finire mai. Potrebbe anche essere il punto in cui si decide il Giro d’Italia. Difficile che i big attacchino prima del Fedaia, sulla carta è un tappone ma il disegno e le pendenze non favoriscono i coraggiosi. Già vederla tutta in TV sarebbe comunque un grande upgrade rispetto all’anno scorso. Difficoltà: *****

Tappa 21Domenica 29 maggio, Verona (17,4 km, CRONO)

La cronometro più lunga di questo Giro misura solo 17 km. Non è roba per specialisti, anche perché metà di quei km sono in salita (Torricelle, 4,6 km al 5,1%) e in discesa. Il percorso è molto simile a quello del 2019, quando i distacchi tra gli uomini di classifica furono contenuti. Può risultare decisiva solo la classifica è estremamente corta. Difficoltà: ***

mattialuchetta:
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