What If : Super Bowl XLVII Edition

Lo showdown finale andato in onda a New Orleans, Louisiana  fra San Francisco 49ers e Baltimore Ravens è stato, come da tradizione Super Bowl dell’ultimo decennio, elettrizzante. A dire il vero l’aggettivo suona anche vagamente ironico visti i problemi “elettrici” occorsi per ben 33 minuti [chissà perché mi ricordo precisamente la durata dell’interruzione *$@%! ndr] di blackout al Mercedes-Benz SuperDome. Il match si è rivelato essere uno spettacolo ricco di colpi di scena, ad effetto e imprevedibili, una sceneggiatura che forse non avrebbe manco accontentato David Lynch. E per inciso, no, non sto parlando della reunion delle Destiny’s Child avvenuta durante lo show dell’half-time dove la regina del palcoscenico è stata Beyoncé.

Lo score al termine dei quattro quarti di gioco segna 34-31 Baltimore. I Ravens sono Campioni del Mondo, un po’ contro pronostici, sfruttando il momentum che li ha accompagnati in modo adrenalinico fin dalla Wild Card contro gli Indianapolis Colts e mostrando di essere una squadra caparbia, capace e con un coaching staff, capitanato da John Harbaugh, di primissimo livello. Dall’altra parte gli sconfitti, i San Francisco 49ers, in una delle più classiche storie americane, East Coast vs West Coast inserita per giunta nel contesto familiare dei due fratelli rivali, dove per la seconda volta su due meeting [dopo il Thanksgiving Day] Jim ne esce sconfitto. L’Har-Bowl si colora di viola, nero e la bandiera che sventola alta nel cielo è quella dello stato del Maryland, non della California.

Un risultato finale così ravvicinato lascia presagire a molteplici snodi, intrecci e key plays volti a svolgere più che mai l’ago della bilancia all’interno degli equilibri della partita. E così, perché non andare a ricordarli, più o meno piacevolmente per i nostri lettori, sotto le sembianze di “what if”, cara tecnica narrativa e retorica adoperata già da Napoleone nella nottata dopo Waterloo. Ma qui non siamo in Belgio e non dobbiamo parlare di antiche battaglie, la nostra [di battaglia] si è consumata giusto 72h fa e la ripercorriamo attraverso gli attimi più delicati che sfoceranno in impetuosi cambi di rotta. Volete un sottofondo musicale per capire la frase appena scritta? Incominciate ad ascoltare post-rock, ve lo consiglio. Altre raccomandazioni? Il giochino che vi proponiamo è proprio quello di leggere i “facts” e provare a immaginare il “what if” speculare. Ma basta perdersi in discorsi collaterali, come si direbbe nel mondo Nascar : start your engines !

– Il primo grande what if avviene nel 2nd quarter, sul punteggio di 7-3. I Ravens con Koch hanno appena puntato e Kaepernick sta muovendo molto bene la catena, prima on air con Crabtree [Granchialbero per gli amici] e Vernon Davis, poi consegnando l’ovale nelle fide mani di Gore e LaMichael James. Già, LaMichael James tradirà la fiducia di Kaepernick e compagni manco fosse Giuda all’Ultima Cena con Gesù. L’ex running back Ducks commette un fumble dolorosissimo e causato dal continuo cincischiare e danzare dietro la linea di scrimmage in una corsa senza alcuno sbocco e dal probabile yardaggio negativo. LaMichael non sei Natalie Portman in Black Swan e men che meno Barry Sanders, con tutto il bene che ti si può volere. C. Upshaw [OLB] forza il fumble e A. Jones [DL] lo recupera. Si era sulle 30yds di Baltimora, con alta possibilità di mettere punti sul tabellone, se non un TD, almeno un FG, sicurezza nella gamba di Akers docet. I Ravens nel drive successivo marceranno impietosamente verso la red zone dove un chirurgico Flacco colpirà Dennis Pitta in endzone per il TD [e conversione] che vale il 14-3. Il vento incomincia a soffiare a favore dei Corvi.

– Il secondo what if o come lo avrebbe ridefinito James O’Barr [sì, non Brandon Lee, ma James O’Barr], il “what if” del “non può piovere per sempre e invece piove incessantemente” avviene subito dopo. Per i 49ers non c’è manco il tempo di intavolare un drive per cercare di rimettere in carreggiata il Super Bowl che Kaepernick si fa intercettare su un lancio palesemente overthrown destinato a Randy Moss dai connotati missilistici nucleari degni della crisi di Cuba. E’ la seconda più grande safety di sempre, la prima come ben sappiamo è Brian Dawkins [si scherza, ragazzi] a compiere l’intercetto, Ed Reed. Il numero #20 riporterà per 5-6yds il pallone prima che una gigantesca rissa esploda nella zona di campo limitrofa alla sideline. Il QB da Nevada qui l’ha combinata grossa, la posizione di campo è un enorme regalo a Baltimore e a Joe “Cool” Flacco. Ma qui interviene l’amore fra fratelli che invade lo spirito di John, non può essere altrimenti. I Ravens hanno l’occasione di mettere ben due segnature fra loro e i 49ers grazie a un cheap shot di Tucker, cecchino infallibile al primo anno fra i pro ma, probabilmente, vedendo nel talentuoso kicker un possibile Usain Bolt decidono per il trick play con snap diretto e corsa su pitch esterno. Il gioco pur essendo sorprendente non paga, si rimane 14-3. E come si suol dire, il karma queste cose se le ricorda tutte.

– Il terzo what if invece lo scrivo con leggera soddisfazione visto che coinvolge Chris Culliver, personaggio dalle dubbie capacità comunicative che sarà condizionato per tutta la partita dagli influssi negativi inviategli da Harvey Milk e George Moscone dopo delle dichiarazioni non proprio da XXI secolo e da persona civile-dotata di raziocinio sugli omosessuali. La giocata in questione nasce da un 3&10 che Joe “Cool” “Badass” Flacco deve affrontare a mid-field, si va on air come logica richiama e quello che sta per accadere ci apre anche al più grande “what if” della partita, ovverosia, cosa sarebbe successo se i 49ers avessero avuto una difesa presentabile nel 1st-2nd quarter e, nello specifico, delle secondarie apprezzabili, particolarmente nella persona di Chris Culliver? Costui si fa umiliare da Jacoby Jones che lo punisce con il big play da 56yds e il TD del 21-3 fa piombare su San Francisco quella nebbia più cupa che solo nel mese d’agosto si può provare [esperienza personale, credetemi, provoca sensazioni altamente spettrali].

Un ritorno che spegne la luce

– Il quarto what if coinvolge ancora Jacoby Jones sempre più uomo copertina di questo Super Bowl insieme a Joe Flacco e Ray Lewis. Inizia il terzo quarto e San Francisco aveva chiuso il 2nd quarter mettendo sul tabellone la miseria di 3 punti dopo una non perfetta gestione del cronometro nei secondi finali. C’è bisogno di uno statement difensivo, di una reazione forte per far sì che lo scontro non termini in un blow-out di dimensioni colossali. Beh, lo “statement” qualcuno lo fa ed è proprio il WR/KR dei Ravens sopracitato che ritorna in faccia allo special team di San Francisco ben 108yds [ritorno più lungo della storia del Super Bowl] e in collaborazione con Tucker sigla il risultato su un annichilente 28-6. Game Over ? In molti lo pensano.

Ma è qui che inizia l’Odissea dei Ravens degna del miglior Ulisse che cerca di ritornare ad Itaca.

-Il quinto what if è ad opera di Ray Rice. Ma, come nelle serie tv, ricapitoliamo i minuti precedenti a ciò che riguarda il RB da Rutgers. Perché nel mezzo c’è stato un blackout e anche qui, what if cosa sarebbe successo se dal buio fosse sbucato un Bane incazzato nero perché il piano a Gotham City non era andato a buon fine ? Mai dire mai. Tornando al football giocato dopo la mezz’ora abbondante a luci spente è sucesso di tutto e di più. Kaepernick oramai entrato in modalità “non ho nulla da perdere”, che contraddistingue eroi della produzione hollywoodiana come Rambo, aveva prima connesso per 31yds con Crabtree per il TD del 28-13 e dopo approfittando di un punt di rara bruttezza [vedete? I Jaguars hanno fatto bene a prendere un punter al terzo giro, serve in queste occasioni, imparate, stolti] di Koch e un validissimo ritorno di Ted Ginn Jr. di una 30ina di yds i 49ers avevano apparecchiato il tutto per la corsa di Frank Gore che dalle 6yds bucava la D# dei Ravens e siglava il 28-20. Ma cosa c’entra Ray Rice in tutto questo? Rice c’entra in quanto nel drive immediatamente successivo alla riapertura ufficiale dei giochi commette un fumble prontamente recuperato da T. Brown [CB] dei 49ers sulle 24yds Ravens. San Francisco non capitalizza e si accontenta del FG di Akers che tanto cheap shot non era visto che c’è stato bisogno di un generoso “roughing the kicker” fischiato dalla crew arbitrale per permettere all’oramai ex [possiamo dirlo, suvvia] 49ers di mettere a segno i 3 punti che valgono il 28-23. I battiti cardiaci incominciano ad aumentare drasticamente.

Come cervo che esce dalla foresta

– Il sesto what if accade dopo che un fulmineo, esaltante, incredibile, maestoso [si capisce che mi sta simpatico?] Colin Kaepernick corre per 15yds [TD su corsa più lunga per un QB a un Super Bowl, battendo proprio…Joe Montana] per il TD del 31-29. Già, 31 BAL perché Tucker aveva portato un po’ di ossigeno ai suoi Ravens e dall’alto dei cieli pure Edgar Allan Poe ringrazia, ne sono certo. Tempo di esultare facendo Kaepernicking e sono attimi di decisioni importanti, il cronometro scorre impietoso e si è già nel 4th quarter. San Francisco decide di andare con la conversione da 2pt. optando per una soluzione aerea alla ricerca di Randy Moss con un blitz lacerante della difesa Ravens che legge le intenzioni del tatuato QB ed elimina ogni possibilità di pareggio. Ma, noi ci chiediamo, cosa sarebbe successo se forse si fosse chiamato un ground play vedendo il backfield e le potenzialità 49ers? Oppure cercato un target come Vernon Davis che ha illuminato e spiegato il gioco del football a Ray Lewis per tutta la partita? Misteri a cui solo Greg Roman e Jim Harbaugh possono rispondere.

– Il settimo what if è il finale. Il punteggio è sul 34-29, ancora una volta Justin Tucker, ex Longhorns, aiuta i Ravens nella loro missione di sopravvivenza alla furia dei 49ers. Un momentum che sembra completamente voltare faccia della medaglia nel drive che inizia a 4:19 dalle 20yds di San Francisco dopo il touchback. Prima Crabtree su ricezione di una saetta lanciata da Kaepernick poi 33yds di un fenomenale Gore portano San Francisco a ridosso dell’endzone Ravens, LaMichael James aggiusta il tiro e si è a 5yds dal touchdown della consacrazione, dal più grande comeback della storia del Super Bowl. Ma non c’è il lieto fine. I 49ers si impantanano come nelle più orribili sabbie mobili, non vedono alcuna via d’uscita come se foste abbandonati nella Death Valley e il 2nd&5 si trasforma rapidamente in 4th&5. Tutti i down saranno giocati con un lancio in endzone su Crabtree. 3 tentativi, 3 vuoti, 3 buchi nell’acqua, 3 macigni che seppelliscono ogni ambizione di gloria di Frisco. Ed eccolo ricomparire il “what if” ammirato in chiusura del sesto. Perché non tentare una corsa? Baltimore ha intasato il box, verissimo, ma il play-calling di Roman e Harbaugh [con la gestione aberrante del TO che si rivelerà fatale] fa piangere amaro. Cosa sarebbe successo se Kaepernick avesse corso con un pitch esterno? Cosa sarebbe successo se Gore avesse messo nelle proprie gambe tutta la rabbia agonistica di colui che a Frisco ci sta dagli anni più bui della gloriosa franchigia? Cosa sarebbe successo su LaMichael James si fosse fatto perdonare per quel fumble a inizio Super Bowl? Probabilmente avremmo altri vincitori. Ma la storia è un’altra. I Baltimore Ravens compiono lo goal-line stand più importante della stagione. E sono Campioni del Mondo. L’ultimo tassello nella carriera di Ray Lewis e il primo achievement importante per Joe Flacco, MVP e trascinatore di questi Ravens nei PO. Baltimore sorride, San Francisco si dispera.

Anzi, voglio lasciare con un ultimo what if : e se Ted Ginn Jr. dopo la safety volontaria dei Ravens avesse ritornato in TD il free kick di Tucker con 00:00 sul cronometro? Sipario.

zerokanada:
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