La scelta di Verdi

Simone Verdi ha detto no! Il suo trasferimento al Napoli non si farà per una sua scelta.

Simone Verdi era una promessa del calcio italiano, talento cresciuto alla scuola Milan, mandato poi a farsi le ossa in giro per la provincia italiana e non (prima Torino, poi Juve Stabia, Empoli, Eibar, Carpi ed ora Bologna) e mai più ritornato ai massimi livelli (come accade a molti).

La sua storia quindi non è dissimile da quella di molti talenti (o potenziali o presunti) che poi finiscono nel calderone del calcio italiano vittime dei “troppi stranieri”, il ritornello con il quale ci riempiamo a sproposito la bocca ormai da qualche anno a questa parte. A lui però una seconda chance gli è stata offerta, dopo tanto peregrinare ed un buonissimo girone d’andata nella tranquilla Bologna, è arrivato il Napoli a bussare alla sua porta, ripeto IL NAPOLI, che in data 16 gennaio è primo in campionato, con la concreta possibilità di giocarsi la vittoria dello Scudetto sino alla fine, ancor meglio con i rinforzi invernali.

Simone Verdi ha 25 anni, non è più un giovane di belle speranze, anzi è uno che s’era quasi perso e che un po’ dal nulla è ritornato in auge. Bello, romantico, il messaggio con il quale ha spiegato la sua scelta:

(NB. Dicono che sia un profilo fake, povero me, ma ad ogni modo, parola più parola meno, è quello che Verdi ha detto a Sky in TV)

Riconoscenza nei confronti del Bologna, ci sta. Però poi non lamentiamoci più che i nostri “giovani” non crescono o meglio smettiamola di incolpare gli altri. Si cresce abbracciando queste sfide, andando a giocare in situazioni in cui si lotta per qualcosa di grande e in cui ovviamente bisogna sudare per il posto o per qualche minuto in più di utilizzo. Bernardeschi sta crescendo molto di più in questi 6 mesi alla Juventus a fare la panchina ed a sgomitare per qualche scampolo su palcoscenici probanti e sotto stress, che negli ultimi 2 anni alla Fiorentina. Chiaramente sono lotte che non sempre si vincono (restando alla Juve può essere il caso di Rugani), ma sono lotte che vanno combattute: restare a gennaio al Bologna, come restare a Sassuolo (Berardi) o ad Udine (il Di Natale di qualche anno fa), significa non avere nemmeno il coraggio di voler crescere.

Dice: “e ma con Sarri non avrebbe più giocato!” Dirlo a priori pare solo una scusa. Dice: “fa la fine di Giaccherini!” Magari è più forte di Giaccherini (l’idea è quella, no?), ma la sfida è sfida: convincere un allenatore con la nomea dei “11 titolarissimi e basta” a far giocare di più anche lui. Se non ci vai, non lo saprai, resti al Bologna a tirare due punizioni, fai 7 8 gol, la squadra magari vince una partita con una big, ne parlano per mesi, a fine anno chiudi a 45 50 55 punti, ottavo, decimo, dodicesimo posto, tanto non cambia nulla.

Magari a fine anno il treno ripasserà, magari gli andrà bene e lo vorrà la Roma e allora avrà fatto bene (benino…considerando che comunque il Napoli lotta per lo scudetto ora). Ma senza giudicare a posteriori che li siam capaci tutti, al momento ha fatto una cazzata per lui e per il calcio italiano: perché i nostri talenti già limitati di loro se si adagiano a giocare nel loro salotto di casa, la comfort zone, non cresceranno mai. Poi ci auto-convinceremo che sono fortissimi per 6 7 gol a Benevento e Frosinone e quando li porteremo in giro per l’Europa a fare le qualificazioni e verranno presi a pesci in faccia perché è la prima volta che mettono piede fuori dai confini o che giocano per qualcosa di serio, allora lì ci lamenteremo che è colpa dei “troppi stranieri”.

azazelli: Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.
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